Gabriele
Carlotti – missionario
diocesano in Amazzonia
Su tredici Comunità che abbiamo incontrato, solo in 6 ho
potuto celebrare l’Eucaristia, il 50% sembrerebbe un buon risultato, ma se
penso alle ore di viaggio, in questi nove giorni, allora mi chiedo il perché...
e cosa stia mancando... quale passo sarebbe importante per rispondere a questa realtà?
É già passato un anno da quando è arrivata la nostra barca e il prossimo
viaggio del 24 luglio sarà il ventiquattresimo. Credo che nessuno prima di noi sia
stato così presente lungo il fiume e nelle piccole comunità. Anche la nostra
gente è un po’ spiazzata, non abituata a vedere il prete così spesso. Prima si lamentavano dell’assenza, ma ora sembra quasi che sia
troppo, e manca l’attesa, il desiderio. Quando arrivo spesso mi
sento dire: “C’è la messa oggi, si può battezzare? Perché il frate quando
veniva ci avvisava risalendo il fiume e sapevamo il giorno in cui si fermava,
quando scendeva”. E ogni volta li guardo sbigottito e sorridendo: “Ma, è un
anno che vengo tutti i mesi e sempre lo stesso giorno, così sapete che quel
giorno del mese il padre arriva, lo sapete un mese prima, e vi ho lasciato
anche un foglio con la data e l’orario...” “Hai ragione, ma ci siamo
dimenticati, chissà dove è finito il foglio...”. Così ogni volta mi rendo conto
che il tempo è relativo e il calendario non esiste, se non per il giorno in cui
si va in città a ritirare i soldi della pensione o degli aiuti del governo alle
famiglie, giorno sacrosanto! Già è successo, e più di una volta, di arrivare in
una comunità e non trovare nessuno, o solo una famiglia. “Ma dove sono andati
tutti?” - “Sono scesi oggi in città per la pensione e la borsa-famiglia” - “ma
sapevano che oggi c’era la messa della comunità, potevano andare domani... ho
impiegato sette ore per arrivare in tempo!” - “ha ragione, padre, ma.... se
vuole celebrare, noi ci siamo”. Così mi rendo
conto che la vita di preghiera come momento comunitario è ancora un sogno.
Sono poche le comunità che si riuniscono alla domenica per pregare e ascoltare
insieme, condividere la Parola. In questo i nostri fratelli evangelici sono
migliori e più fedeli al culto della loro chiesa! Mi rendo conto che il cammino
è ancora lungo. Tutto questo non mette in dubbio la Fede personale, non il
contenuto che è vicino allo zero, ma la fiducia in Dio e nella sua presenza e
provvidenza. In questa materia le nuove generazioni sono molto più deboli degli
anziani, questo ci fa pensare: come aiutarli?
Anche nei popoli indigeni, dove tutto è comune, questo
aspetto della religiosità è sempre più segnato dall’individualismo, frutto
prediletto di un certo sistema economico che ormai è davvero globalizzato. In
almeno cinque comunità erano presenti quasi solo bambini, una ventina, e alcune
mamme, così, prima della merenda, abbiamo preso spunto dal Vangelo e conversato
sull’essere parte della famiglia di Gesù, suoi fratelli, sorelle e madre. E ci
siamo chiesti dove sia, come chiamarlo nel bisogno, dove cercarlo... “Dì al
mio popolo che non c’è bisogno che mi cerchino e mi chiamino: io sono colui che
è sempre presente, io sarò lì al loro fianco, ho visto l’umiliazione del mio
popolo, ho udito il loro lamento e sono venuto per liberarli... e mando te –
questo è il mio nome”. Così Mosè ci
indica la strada, nell’andare incontro ai fratelli, nel fare con loro un
cammino di liberazione e di libertà, incontreremo Dio, ci renderemo conto della
sua presenza fedele. Così, un po’ improvvisato, con alcuni canti conosciuti,
abbiamo vissuto un momento di catechesi che ci ha coinvolti e ha provocato
interrogativi, risvegliando il desiderio di una vita fraterna perché amata e
desiderata dal Signore. Poi abbiamo fatto merenda con i biscotti che avevamo
portato, ed è stata una festa. I bambini riescono sempre a valorizzare la
presenza e sono i primi ad accoglierci e gli ultimi a lasciarci andare. Certo
Gesù ce lo aveva consigliato: “diventate come i bambini”. E aveva ragione,
bambini non si nasce, ma si diventa. Forse questo voleva dirci quando ci ha
chiesto di “rinascere dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito”.
Quest’anno ci eravamo prefissati di celebrare tutti i
mesi in tutte le comunità, per iniziare, aiutare e sostenere una vita fraterna.
Qualcosa si è mosso: sette comunità celebrano la Parola alla domenica, due
hanno anche la condivisione del pane eucaristico e in otto è stata costruita o
ristrutturata la chiesetta, segno e luogo della Comunità. Ma non basta, è
urgente evangelizzare! Così, per il prossimo anno, iniziando ad agosto,
pensiamo di preparare una catechesi mensile, iniziare i nostri incontri
comunitari attorno a un tema e alla Parola, in agosto pensavamo di parlare di
Maria della sua figura di donna e giovane di fede, della sua libertà e della
sua fiducia che la fa rischiare, del suo farsi discepola del proprio Figlio,
visto che c’è la festa dell’Assunta e agosto è il mese vocazionale in tutto il
Brasile. Poi sceglieremo altri temi: settembre la Parola, qui è il mese della
bibbia, che il papa ha proposto per tutta la Chiesa; ottobre è il mese missionario
e potremo approfondire il nostro essere discepoli-missionari, la missione come
vita della Chiesa. Nelle comunità dove è possibile continueremo, dopo la
catechesi, con l’offertorio e la parte eucaristica della messa; in altre ci
limiteremo alla preghiera del Padre Nostro, dell’Ave Maria e della pace,
condividendo i biscotti o altro che a volte le persone ci offrono. Evangelizzare mantenendo forte il legame Fede-Vita per
riaccendere il desiderio di una vita fraterna. A questo mirano anche i segni di condivisione
presenti, come il doposcuola in chiesa a Ipiranga, la distribuzione delle casse
per l’acqua piovana, la denuncia dell’estrazione illegale dell’oro e il
conseguente inquinamento del fiume, come pure la distribuzione di generi
alimentari nelle situazioni familiari più difficili.
Così era stato per il Vaticano II°: ritornare
alle origini! Alla Parola per l’evangelizzazione dei poveri. Non
dare più per scontata la tradizione cristiana, la conoscenza dei suoi contenuti
che spesso non erano più vissuti, facendo scadere la Fede in ritualismo,
ideologia o movimento religioso. O la Fede è la Vita e la Speranza di una
persona che si riconosce parte di una Comunità, o non è Fede! È di questa
coscienza e scelta libera, di questo desiderio del cuore che sentiamo il
bisogno e intravediamo la forza dirompente. Pur nella coscienza che nulla è
scontato. Anche nel Concilio la questione dei poveri e della povertà della
Chiesa non ha avuto seguito! Eppure una liturgia
vuota di povertà rimane un aborto! Al contrario, la scelta di una
povertà dignitosa e fraterna è già una liturgia di lode che sa gridare per
giustizia senza mai maledire, ma fiduciosa nel suo Signore.
L’evangelizzazione qui è stata, di fatto, una
sacramentalizzazione. La gente chiede solo il battesimo, ma non c’è coscienza e
volontà, desiderio di una vita fraterna di Comunità. E a
peggiorare la situazione la ‘pratica’ religiosa si basa sulle feste dei santi una
volta all’anno. Ma quando scatta il cambiamento le persone sono felici di
essere parte di una nuova famiglia, la Comunità appunto, e si impegnano molto.
Noi continuiamo a gettare la semente, a piantare e irrigare. Il Signore farà
crescere. E altri raccoglieranno... tanto siamo in una ‘azienda familiare’ e
tutto appartiene a tutti. O meglio, tutti amiamo lo stesso Signore, poniamo in
lui la nostra fiducia e lavoriamo nel suo Regno di giustizia, di speranza e di
pace!
Per inciso, credo
che la situazione italiana non sia molto diversa nella sostanza, solo, a volte
e sempre meno, si presenta meglio; allora se avete
qualche suggerimento lo accogliamo con gioia e riconoscenza. Noi continuiamo a
trasmettere e condividere la nostra esperienza e la bellezza che qui
incontriamo nella vita dei poveri. Voi aiutateci a riflettere! Buon cammino a
tutti!
Santo Antônio do Içá, Festa di Santa Maria Maddalena, giovedì
22 luglio 2021
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