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sabato 1 maggio 2021

INCONTRI...

 


Padre Gabriele Carlotti, missionario in Amazzonia


 

 

           Siamo a fine aprile 2021, l’acqua continua a crescere e quasi tutte le case sono ormai allagate. Così le abbiamo trovate nella comunità di “Moinho”. Riusciamo ad evitare due grossi alberi e arriviamo fino alla porta di casa. Qui leghiamo la barca perché passeremo la notte. Non so se la gente verrà, tutto è allagato. Ma ciò che per noi è novità, per loro è normale. Verso sera rientrano gli uomini dalla pesca, anche la moglie del cassique è andata, portando in braccio il figlio piccolo di pochi mesi, e la carabina: è andata col marito per cacciare scimmie e avere carne per cena...

Tutto bene?, le dico.

 Bene padre! mi risponde. Ma non abbiamo preso niente, ho sparato due volte, ma niente.

E il piccolo? Sta bene?

Benone padre, così si abitua e impara a pescare e cacciare... sei venuto a celebrare la Messa?

 Si, se volete..., verso le 7:30 sperando che venga qualcuno... nella tua casa, come sempre.

 Tranquillo, hanno già sentito il rumore della barca, quando sei arrivato... puoi entrare in casa, che prepariamo.

Alle 7:30 la casa era piena di gente, tutti sono venuti con la canoa: bambini, ragazze, adulti e anche i giovani e due anziani. Prima di iniziare la Messa, ritorno sulla barca e prendo due pacchi di biscotti perché quelli che avevo portato non sono sufficienti. Un bell’incontro, vissuto con gioia e partecipazione, canti animati e tutti cantando.

 Si, padre, ogni domenica ci incontriamo per pregare e impariamo i canti, suoniamo la chitarra e tutti sono molto felici.




           Tutt’altra storia  in “São João do Japacuà”. Siamo arrivati un poco tardi, era già buio e stava piovendo. Parlo con il cassique, appena arrivato dalla città perché era ammalato, e concordiamo per celebrare al mattino seguente. La moglie ci offre ‘assaì’, frutta tipica dell’amazzonia, molto valorizzata nelle famiglie perché altamente nutriente. È piovuto tutta la notte e al mattino la pioggia continua forte... nessuno è disposto a uscire di casa! Così decidiamo di lasciare il materiale di formazione per imparare a pregare il rosario meditando i misteri della vita del Signore: i misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria.

Padre, mi dice la moglie del cassique, ora tutta la nostra famiglia è ‘evangelica’ (protestante).

Di quale chiesa?, le chiedo. Imbarazzo... lei volge lo sguardo verso le figlie, ma nessuna sa a quale chiesa dicono di appartenere.

Così chiedo: Ma perché siete diventati evangelici?.

Vede, padre, i nostri figli uomini bevevano molto, qui in casa e anche nelle loro famiglie. Ora si ritrovano nella casa del vicino alle sei del mattino e anche verso sera, per cantare alcuni inni religiosi e hanno smesso di bere, così tutta la nostra famiglia è diventata evangelica, per appoggiarli in questo loro cambiamento.

Bene, (le dico) se la preghiera li aiuta a liberarsi dal vizio del bere, questo è molto buono e viene da Dio.

Ma non si preoccupi, padre (incalza lei) tutti continuiamo a partecipare alla Messa e al cammino della comunità, perché Dio è uno solo”. Così ci lasciamo nella speranza che i giovani possano davvero liberarsi dalla piaga dell’alcoolismo, con l’impegno di pregare gli uni per gli altri. Mi sto rendendo conto che la gente non ha coscienza e non conosce lo specifico di ogni chiesa e le loro diversità: chiesa cattolica, evangelica o della cruzada sono la stessa cosa. Per loro è chiaro che Dio è uno solo e Gesù è il Figlio di Dio; le chiese servono se e quando aiutano le persone, non solo materialmente, ma nella vita che ogni giorno deve affrontare molte sfide e difficoltà per non soccombere. In fondo la “fede” è proprio questo: diventare resilienti davanti al male e all’ingiustizia, con la certezza che l’amore di Dio non ci abbandona e che il Signore Gesù è risorto e ha vinto la morte; fiducia in Dio, fiducia in se stessi e fiducia negli altri. Camminare oggi sulle strade, sporcandoci i piedi e le mani nella solidarietà, con lo sguardo rivolto verso l’alto, oltre la fatica e la paura.



           Così è accaduto nella comunità di “São João do lago grande”. Battezziamo sette bambini, quattro di una mamma senza marito, o forse di molti mariti, neanche riconosciuti all’anagrafe. Lei è colombiana e vive a Vila Alterosa, a due ore di canoa, qui vive la sorella. A Vila Alterosa c’è solo la chiesa della cruzada e il pastore si rifiuta di battezzare i suoi figli, perché non ha marito... Così la sorella l’ha chiamata e lei è venuta.

Padre, non è facile con quattro figli e senza marito che mi aiuti... ma ho molta fede in Dio e nel Signore Gesù, che mi aiutino ad essere una buona mamma, per questo voglio battezzare i miei bambini.

Bene, (le dico) hai già scelto i padrini?

Si, questa coppia che sono sempre presenti quando c’è bisogno, non solo per aiutarmi, ma anche per sostenermi e darmi coraggio. Alla fine della celebrazione, la coppia si avvicina per parlare, avevo battezzato il loro secondo figlio subito dopo natale.

Padre, noi vorremmo sposarci, cosa dobbiamo fare? Dopo aver detto loro che è una decisione molto bella, è chiedere la benedizione di Dio sul loro amore; dico loro che è anche una decisione molto importante, è sfidare le difficoltà della vita credendo che l’amore possa vincerle tutte. Come Gesù che col suo amore per noi ha sfidato anche la morte. E l’amore ha vinto, Dio che è Amore, l’ha risuscitato dalla morte, e ora non muore più. Così è anche il nostro amore, ogni volta che superiamo una difficoltà, ogni volta che è messo alla prova dalla vita, diventa più forte.

Bene, ragazzi (lei ha 25 anni e lui 22, e hanno due figli) se siete decisi, serve solo il vostro certificato di battesimo.

Si, padre, ma io non sono battezzata e mio marito, da piccolo, è stato battezzato nella cruzada. Li guardo con occhi di madre e sorrido:

Ancora meglio, cosi, se volete, prima di celebrare il vostro matrimonio, celebriamo il vostro battesimo nella comunità, e avrete la gioia di confermare quella fede che state già vivendo.



           Al mattino presto riprendiamo il viaggio, ritorniamo verso casa, verso la città di Santo Antonio do Içá. Abbiamo ancora tre giorni di viaggio e sei comunità da visitare, celebrando l’Eucaristia e portando il regalo di Pasqua ai bambini: un pallone da calcio e uno da pallavolo. Dopo alcune ore di viaggio vedo arrivare una lancia, color grigio, che mi fa segno di fermarmi. Penso sia la Marina dell’esercito brasiliano, ma sono tranquillo perché abbiamo i documenti in regola: libretto della barca e patente nautica. Stacco l’acceleratore e, anche senza freni (che non ci sono), con l’attrito dell’acqua, la barca si ferma, lasciandosi appena portare dalla corrente. Così la misteriosa lancia si avvicina. Riconosco ‘Nego’, da alcuni mesi ha iniziato a interessarsi del “garimpo”, estrazione (illegale) dell’oro nel fiume Puritè, affluente dell’Içá.

Padre, sa che le comunità del rio Puritè, in maggioranza di persone peruviane, sono molto povere? Quando passiamo ci fermano per chiederci un poco di zucchero e di caffè”.

Non le conosco, sono tutte della chiesa della cruzada, peruviani che il pastore ha fatto venire per avere più seguaci e più offerte...; forse un giorno riuscirò a visitarle, ma sono molto lontane, due giorni di viaggio dall’entrata nel rio Puritè.

 

Se vuole ci andiamo insieme, l’80% della gente è a favore della nostra presenza e solo il 20% è contraria.

 

Ma tu sai che il mercurio inquina acqua e pesci, così diventa pericoloso e nocivo anche per la salute delle persone che vivono di pesca e bevono l’acqua del fiume.

 

Siamo in pochi, solo quattro “draghe” (grossi macchinari per l’estrazione dell’oro nel letto del fiume), e per pochi mesi, solo quando l’acqua è alta perché poi non si riesce ad entrare. Se vuole possiamo aiutare con 200 “ceste basiche” (un kit alimentare per una famiglia), che puoi distribuire con la tua barca alle famiglie più bisognose. Ho parlato anche con il tuo aiutante, là in città, perché c’è in giro la chiacchiera che la chiesa vuole fare una denuncia...

 

Per ora mi sono limitato a pregare, nelle messe domenicali, per la conversione di quanti non rispettano l’ambiente e chi vive lungo il fiume: acqua, piante, pesci e persone. Ma, grazie per l’avviso e la proposta, ci penserò...

 


Così ci salutiamo con un sorriso un po’ forzato. Il mio compagno di viaggio era sparito, poi lo vedo scendere dal tetto della barca. “Padre, non mi piace questa gente!”. Lo rassicuro e gli dico di non preoccuparsi: la nostra preghiera è stata ascoltata dagli uomini, ma anche da Dio!

           Così continuiamo il nostro viaggio di ritorno. Nelle comunità di “Manacapurù” e di “Nossa Senhora das Dores” non c’è nessuno perché l’acqua è già entrata dentro le case e le famiglie sono scese in città presso dei parenti, aspettando che l’acqua diminuisca. Consegniamo le otto casse per la raccolta dell’acqua piovana alla comunità di “Uniao da boa fè” e ci dirigiamo a “Nova esperança”. Improvvisamente il motore fa strani rumori e perde potenza. Pensiamo sia un problema all’elica, ma no, si è spezzato il supporto dove è imbullonato il motore e ora non ci sono più le condizioni di farlo funzionare. Piano piano ci avviciniamo alla riva, fortuna che eravamo vicini alle case, e leghiamo la barca a un picchetto di ferro che ci portiamo sempre dietro per sicurezza. Che fare? Chiediamo se qualcuno ha un ‘motore rabetta’, quello che usano sulle canoe, già un’altra volta eravamo tornati con un ‘motore rabetta’ di potenza 5.5; un signore ne ha uno di scorta, siamo fortunati, è di potenza 13.0, ma anche molto più pesante da trasportare! Ma non ha benzina, e noi abbiamo solo gasolio a bordo, così chiediamo una canoa imprestata e andiamo nella comunità vicina, dove abbiamo lasciato le casse per raccogliere l’acqua della pioggia. Siamo ancora fortunati e ci imprestano 20 litri di benzina, ce la possiamo fare! Moises, mio compagno di viaggio, improvvisa un supporto in legno per poter installare il motore. Lo carichiamo sulla barca e facciamo un bagno, poi ceniamo con lo spezzatino con banane, rimasto dal mezzogiorno. Siamo pronti per celebrare la Messa in casa di una famiglia. Improvvisamente scoppia un temporale, acqua a secchiate e vento forte... non ci sono le minime condizioni di uscire dalla barca. Aspettiamo una ora e mezza, poi alle nove decidiamo di rinunciare: attacchiamo le amache e ci prepariamo per il meritato riposo. Piove tutta la notte e con forte vento, sono un po’ preoccupato, ma dalla finestra vedo le luci delle case, anche se la barca è sferzata dal vento. Ci addormentiamo. Alle quattro mi sveglio, c’è molto scuro e non vedo nessuna luce, apro la finestra, poi la porta e esco... siamo in mezzo al fiume, trasportati dalla corrente! Il vento forte ha sradicato il picchetto che fortunatamente è rimasto legato alla barca. Sveglio Moises e decidiamo di aspettare l’alba, alle sei e mezza, lasciandoci trasportare dall’acqua; in fondo siamo nelle mani di Dio, il buon pastore, non abbiamo nulla da temere perché sono mani sicure. Col chiarore dell’aurora montiamo il ‘motore rabetta’ sulla poppa della barca e, piano piano, ci dirigiamo verso casa.



           E penso: quanti pescatori e mamme e bambini sono nelle mani del buon Dio, tutti i giorni, con fiducia e poche certezze del domani! Il grande fiume ci accompagna e molti pesci fanno capolino fra le acque: è ‘piracema’ e c’è molto pesce. Alcuni delfini di fiume saltano attorno alla barca e ci fanno festa, ci accompagnano fino al porto sicuro della città. 

           Il prossimo incontro sarà a sera, con Gabry e Caio (il giovane che abbiamo accolto in casa) per raccontare la nostra avventura e sapere le novità, dopo una settimana di silenzio mediatico.

 

San Giuseppe operaio - giorno dei lavoratori, sabato 1° maggio 2021

 



giovedì 19 novembre 2020

ANALISI E SINTESI DI UN ANNO DI MISSIONE IN AMAZZONIA



Dopo circa un anno dal nostro arrivo, abbiamo pensato di scrivere e inviare una sintesi del percorso che stiamo facendo nella nostra missione reggiano-amazzonica in Santo Antonio do Içá – Amazonas, oltre alle lettere piú dettagliata che sempre inviamo.  Dividiamo il testo in due parti perché don Gabriele Carlotti sta incontrando le comunitá lungo i fiumi e don Gabriele Burani quelle della cittá. 


Comunitá lungo il fiume. Santo Antonio do Içá, ottobre 2020

Il fiume Içá, o Putumayo, segna- per un lungo tratto -  il confine tra Perú e Colombia, poi attraverso la Colombia entra in Brasile, percorrendo tutto il territorio della nostra parrocchia di Santo Antôno do Içá,  per poi gettarsi nel Rio Solimões ( Rio delle Amazzoni): 358 Km di fiume, da Ipiranga, sede di una caserma dell’ esercito brasiliano sul confine con la Colombia, fino alla cittá di Santo Antonio dove si incontra con il Rio Solimões.  Lungo il fiume ci sono diverse comunitá ‘ribeirinhas’, alcune di indigeni Tikuna e Kokama.  Inizialmente erano tutte comunitá cattoliche, oggi alcune sono evangeliche della Chiesa Battista, della Assemblea di Dio, altre della Chiesa della Croce (Cruzada), fondata da fratel José, un profeta itinerante che aveva scelto il fiume Içá come luogo privilegiato di salvezza; morto da pochi anni, il suo corpo é in una di queste comunitá.  Ci sono 35 comunità, alcune formate da poche famiglie, altre organizzate come “aldeias” e piccoli villaggi di un centinaio di persone. Solo Betania si distingue con i suoi cinque mila abitanti, tutti Tikuna e protestanti della Chiesa Battista.  I frati cappuccini hanno accompagnato la vita religiosa di questo popolo con il metodo della cosiddetta “desobriga”: arrivare una volta l’anno (o poco più) e celebrare tutti sacramenti; finora non c’é stata la possibilitá di una presenza che aiutasse a creare un senso di appartenenza alla Chiesa Cattolica con un minimo di organizzazione.  Un popolo che professa la sua fede in Dio senza conoscerlo ma confidando nella sua presenza e il suo aiuto.  Tutte le Chiese presenti nel nostro territorio parlano di Gesú e per questo le persone rimangono disorientate e passano da una confessione a un’altra; dipende dai missionari che arrivano nella comunità con la offerta di una salvezza per loro. Dobbiamo dunque passare da una pastorale di semplice visita ad una pastorale di presenza; dalla ‘desobriga’ alla catechesi; dal fatalismo alla fede.
Qualcuno conserva ancora le tradizioni religiose del suo popolo, ma le nuove generazioni non conoscono piú la sapienza degli anziani e neppure hanno avuto la possibilitá di conoscere il vangelo, abbandonando ogni pratica religiosa o lasciandosi influenzare dalla predicazione fondamentalista di chi vuole fare proseliti.



Iniziamo il nostro cammino, come diceva Francesco di Assisi, non abbiamo fatto ancora nulla ma siamo in cammino.  Abbiamo visitato tutte le comunitá riattivando un legame con la Chiesa Cattolica e abbiamo constatato una grande fragilitá nella coscienza di essere Chiesa a causa di un senso di abbandono.  Molti sono passati ad altre Chiese perché non hanno avuto nessun accompagnamento liturgico o catechetico o semplicemente una vita di comunitá con un minimo di sacramentalizzazione. Per ora iniziamo accompagnando le comunitá cattoliche, senza escludere nessuno e accettando con gioia la presenza di cristiani di altre confessioni nei nostri incontri e celebrazioni. Abbiamo progettato due viaggi al mese, di dieci giorni, per essere presenti e celebrare l’eucaristia in tutte le comunitá una volta al mese. Ogni comunitá sa che il prete arriva un giorno fisso del mese per celebrare la Vita e la Fede assieme ai cristiani del luogo; questo perché non abbiamo la possibilitá di comunicare, né per telefono, né via radio (che raggiunge solo pochi villaggi).  Siamo alla ricerca di leaders per animare e presiedere la celebrazione domenicale della parola di Dio.   Durante i viaggi un ministro della Parola accompagna il presbitero e presiede la liturgia della Parola della Messa, per manifestare che tutti possono celebrare la fede e per incentivare la ministerialitá.  Per ora stiamo approfittando delle celebrazioni liturgica per fare una catechesi che coinvolga la vita delle persone.
Il cammino é lento, come l’acqua del fiume, ma non si ferma.   Dopo tre mesi alcune comunitá hanno iniziato a celebrare il giorno del Signore e condividono con noi le loro gioie e difficoltá. Altre ancora non sono riuscite, per mancanza di persone che sappiano dirigere.   Stiamo aiutando a ristrutturare le poche cappelle, appena quattro, e sosteniamo le altre comunitá ad avere un luogo nel quale riunirsi per la preghiera e la condivisione di vita.  Le case sono piccole e non sempre c’é la scuola nella “aldeia”; due delle nostre chiese servono anche come scuola per i bambini della comunitá. Abbiamo scelto come segno il colore giallo, colore della luce della risurrezione, e la Croce con la scritta “Gesù è risorto” sui bracci.



Crediamo che una presenza costante e rispettosa delle persone e delle tradizioni possa incentivare e promuovere una appartenenza alla Chiesa, non per dividere ma per dare la possibilità di un dialogo fraterno con le altre confessioni che formano con noi la Chiesa, Popolo di Dio.  Siamo coscienti che abbiamo davanti un lungo cammino ma sappiamo che lo Spirito soffia come e dove vuole e per questo cerchiamo di riconoscere la sua presenza nel popolo.  Abbiamo la speranza di raggiungere la visione di una Chiesa di Comunitá Ecclesiali di base, comunitá fraterne che promuovano la vita e la speranza nella nostra cara Amazzonia. 

Don Gabriele Carlotti

 

 

Santo Antonio do Içá. Ottobre 2020. Comunitá della cittá.

Il municipio di Santo Antonio do Içá ha il capoluogo cittadino sitato nel punto di incontro del fiume Içá con il Solimões (Rio delle Amazzoni); tutto il comune dovrebbe avere circa 22.000 abitanti ( non abbiamo i dati sicuri perché l’ultimo censimento risale al 2010) di cui metá in cittá e gli altri nei villaggi lungo il fiume.  La parrocchia è suddivisa in comunitá – come avviene di solito in Brasile- e in cittá ci sono 6 comunitá con la loro cappella e 2 comunità in via di formazione (senza cappella per il culto, né altre strutture se non le case).  Nella comunitá centrale di Santo Antonio abbiamo la Chiesa madre (la ‘matriz’), la casa parrocchiale, la segreteria e altre strutture per la attivitá pastorale.  Con auto o moto anche le comunitá piú lontane si raggiungono in breve tempo; celebriamo la messa in tutte le cappelle una volta la settimana e ogni due settimane nelle due comunitá che stanno iniziando e che per ora sono formate dalla famiglia che ospita la liturgia con poche altre persone.    Un dato rilevate è la presenza di molte chiese protestanti (o ‘evangeliche’), perlopiù neo-pentecostali; come cattolici siamo in minoranza, le nostre comunitá hanno una scarsa partecipazione e questo ci sfida ad assumere una presenza limitata e povera. Ma anche a stimolare la missionarietá, l’incontro con le famiglie nei loro luoghi di vita.



Dopo alcune settimane di convivenza con i frati cappuccini, in dicembre 2019 il vescovo Adolfo ci ha affidato ufficialmente la parrocchia.  In febbraio 2020 giá siamo coinvolti dal problema della pandemia- Covid19, e il nostro municipio presenta subito uno dei tassi piú alti di contagiati di tutto il Brasile. Come in Italia, la vita parrocchiale vive una situazione di sospensione, con la chiusura delle chiese e il blocco della maggior parte delle attivitá pastorali. A fine giugno abbiamo ripreso le celebrazioni nelle comunitá, ma l’attivitá pastorale è molto lenta nel ricominciare; le scuole non hanno riaperto, non è facile incontrare e riunire la gente. In questo momento poi, in vista delle elezioni del nuovo sindaco e consiglieri, la maggioranza delle persone sono coinvolte in un partito o un altro, e dobbiamo sospendere – o ridurre- per quasi due mesi varie attivitá progettate. Dal 16 novembre si dovrebbe ritornare ad una certa normalitá!

- In questi mesi abbiamo affrontato i lavori di ristrutturazione della casa parrocchiale, almeno per renderla abitabile e ci stiamo ancora lavorando ( in questi giorni il muro di cinta e staccionata che é in parte crollata).
Non dobbiamo dimenticare poi le strutture delle comunità: dovremo costruire le cappelle nelle due nuove comunitá, altre devono essere concluse o ristrutturate; per questo chiediamo aiuti alla nostra chiesa reggiana.     


Indubbiamente stiamo incontrando una realtá nuova per noi; anche se abbiamo giá vissuto anni in Brasile, la Bahia non è Amazzonia e quindi il nostro lavoro è quello di conoscere e farci conoscere e entrare in relazione con la gente; lavoro molto lento per la natura delle persone di questi luoghi e ulteriormente rallentato dalla situazione di isolamento dovuto alla pandemia ma si tratta di una esperienza progressiva e positiva.
Eravamo abituati a parrocchie caratterizzate dalla  presenza di preti diocesani, qui siamo entrati in una storia di decenni di presenza dei religiosi cappuccini, e questo dato comporta per noi entrare in contatto  con una forma diversa di impostare le cose con la conseguente necessitá di mediazioni.

  - Come ci stiamo muovendo, quali sono le nostre scelte e prioritá?

In sintesi direi che nostra priorità è dare forma alle  Comunitá Ecclesiali di Base e alle Strutture essenziali della Pastorale Parrocchiale.  
questo cosa comporta?  

 De-centralizzare; molte attività (come la catechesi, celebrazione dei battesimi…) erano soprattutto nel centro; stiamo dunque cercando di dare vitalitá, nei limiti del possibile, a tutte le comunitá e non solo a quella centrale.
- Ministeri. Servizi.  In tutta la parrocchia abbiamo solo 3 ministri della Comunione e altri 3 che sono anche ministri della Parola. Sto facendo formazione ad un gruppo, per il momento molto piccolo, per formare altri ministri, in modo che ogni comunitá possa celebrare anche quando il presbitero non è presente; non è un traguardo che si raggiungerá in poco tempo, ma giá abbiamo qualcuno in cammino.  

Catechesi. Formazioni.  Analogamente abbiamo pochissimi catechisti e quasi nessuno che si occupa di Pastorale Giovanile.  Il mio desiderio è formare gruppi di catechesi e evangelizzazione a tutti i livelli (bambini, adolescenti, giovani, adulti), possibilmente in tutte le comunitá. Per ora abbiamo solo tre comunità un poco attive a livello di catechesi e molti genitori e catechisti hanno ancora  timore di riunirsi per la questione del contagio Covid19 quindi il nostro lavoro è ancora a livello sporadico e da organizzare.
-  Non appena ci saranno le condizioni – dopo le elezioni - inizierò incontri con i catechisti; vorrei arrivare ad elaborare qualche indicazione adatta a noi, sulla base dei Direttori di catechesi della Chiesa universale e del Brasile; per ora regna la anarchia! (e la buona volontà dei catechisti).
- Tra le cose che più mi interessano è la Pastorale Giovanile; qui è particolarmente difficile formare qualcosa di stabile perché molti giovani vanno a studiare in altre cittá o si spostano per altri motivi, oltre al fatto che trovare adulti disposti a lavorare pastoralmente con i giovani è una raritá.  Ció che vorrei fare nei prossimi mesi, è formare un piccolo Coordinamento, per accompagnare le poche esperienze che abbiamo e fare nuove proposte a livello della cittá.

Vorrei formare un piccolo gruppo di Pastorale Battesimale per accompagnare le famiglie che chiedono il battesimo per i loro figli; ho trovato 4 adulti disponibili per assumere questo servizio molto bello e quando sará possibile per i loro orari di lavoro li incontreró per impostare la nostra piccola catechesi battesimale.



Lettura orante della Bibbia. Abbiamo proposto un giorno di formazione biblica ( meditare e pregare la liturgia della Parola domenicale)  settimanale nelle varie comunitá: è ancora piuttosto faticoso e difficile riunire le persone con lo scopo di ascoltare la Parola,  è  una novitá per loro;  la loro spiritualitá è fondata sulle devozioni ai santi  oltre a devozioni apprese dalla televisione, novene di vario tipo,  ma manca un alimentarsi alla fonte della Sacra Scrittura. Con pazienza stiamo tentando di integrare le loro tradizioni con l’annuncio della Parola; sappiamo che occorreranno vari anni per mettere un po’ più al centro la Scrittura nella vita parrocchiale; stiamo seminando…..

-- Abbiamo constatato che le cappelle sono prevalentemente luoghi di celebrazione liturgica dei pochi cattolici che si riuniscono, e tutto si risolve lí; non è ancora Comunitá di Base.  Le Comunitá di Base dovrebbero essere luoghi di incontro, di relazione, di evangelizzazione, di missione, di formazione, di interesse per i problemi sociali del quartiere…. Questo in parte lo vediamo quando organizzano la festa del patrono o qualche altra festa; per il momento è ancora poco lo spirito di missionarietá e una attenzione verso i piú poveri; chi frequenta le nostre liturgie cattoliche  in cittá sono in genere persone della classe media locale(certo, con i criteri europei sarebbero tra i poveri: la maggior parte vive in piccole case di legno con quasi nulla dentro, ma hanno comunque un lavoro, non sono persi sulla strada e sono scolarizzati) e finora non ho visto da parte loro una spinta missionaria, o un organizzarsi per accogliere e sostenere i piú poveri. 
-  Abbiamo fatto qualche incontro per impostare una Caritas Parrocchiale, ma i tempi non sono maturi per ora; i nostri cattolici é difficile che  si organizzino per raggiungere i piú poveri. Forse la cosa migliore, sará visitare le famiglie nei ‘bairros’  e pensare  a qualche azione-segno iniziale.



- Abbiamo riunito rappresentanti delle comunitá per formare un Consiglio Pastorale Parrocchiale e un Consiglio Affari Economici che ancora non esistevano; da questo punto di vista dovremo aiutare ad assumere una mentalitá ampia, che pensi alla parrocchia intera, alla diocesi e non solo agli interessi della piccola comunitá di appartenenza.  

Che il regno di Dio possa diffondersi in questa terra e questo popolo che amiamo.
Don Gabriele Burani, Santo Antonio do Içá - Amazonas

 

Cammini di libertà e di liberazione

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 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...