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Il Presidente del Brasile Lula ed il vescovo protestante Samuel Ferreira |
Paolo
Bizzocchi
Ciao a tutti e tutte.
Oggi vi scrivo da… una
stanza d’albergo di Manaus. Mi ero organizzato per ripartire ieri per S.
Antonio ed arrivare oggi pomeriggio, con una buona combinazione fra l’aereo per
Tabatinga ed il successivo traghetto per S. Antonio. Ma ieri, dopo più di sei ore
di ritardo, il volo è stato annullato e tutta la comitiva spedita in albergo…
Nulla di drammatico e
molto di edificante, vedendo la straordinaria capacità di questo popolo di far fronte
alle difficoltà: nonostante la presenza di anziani e madri con bambini, i
sorrisi e le battute hanno abbondantemente prevalso sullo sconforto ed i
brontolamenti.
Come scrivevo un’altra
volta, se c’è una buca ci si gira attorno, poi la si aggiusterà, se possibile.
Vista la mia
impossibilità di arrivare, in parrocchia si organizzeranno con le Liturgie
della Parola, perché d. Gabriele è sul fiume: anche in questo sono speciali,
capaci di grande flessibilità (poi fanno come possono, senza molte pretese…).
Ciò che mi spiace è che
non potrò partecipare alla “Giornata Missionaria” che grazie all’intraprendenza
di Mariana si terrà domani. Vivere la “Giornata Missionaria Mondiale” facendo
una missione nella città… una grande idea!
In cosa consiste? Ormai
nella città abbiamo una cappella in ogni bairro (quartiere, ndr), con comunità
più o meno attive. Ne manca uno, il Pantanal; qui abbiamo comprato il terreno,
ma non abbiamo costruito nulla. Ma prima di costruire, occorre iniziare a
radunare una piccola comunità.
Per questo, domani un
gruppo di persone della parrocchia faranno visite alle famiglie, organizzeranno
alcuni giochi con i bambini, pranzeranno nel quartiere ed organizzeranno un
incontro con gli abitanti.
Possibilità di ottenere
risultati? Pochissime, perché la maggior parte delle famiglie del quartiere
partecipano alla chiesa evangelica più attiva della città…, però si va’.
Quello che mi ha stupito
e che volevo “toccare con mano” è stata la grande risposta delle persone,
perché alla missione parteciperanno uomini, donne e giovani provenienti da
tutte le nostre comunità; non certamente tantissimi, non servirebbero, ma con
una partecipazione che nasce dal cuore.
Non è una cosa da poco,
significa esporsi come cattolici davanti a famiglie e persone che non è detto
che accoglieranno volentieri e che il giorno dopo si potranno rivedere sul
lavoro o a scuola o facendo la spesa… È un segno di vitalità molto bello, che
dà coraggio ed interpella!
Nel contempo, si muovono
altri canali di “evangelizzazione” fatta con altri schemi… Leggevo ieri la
notizia che il presidente Lula in vista delle elezioni del 2026 ha stretto
un’alleanza con il vescovo Samuel Ferreira, figlio del vescovo Manoel Ferreira,
leader della più potente chiesa evangelica del Brasile, che nelle precedenti
elezioni era alleato con Bolsonaro.
Vescovi chiaramente non
cattolici, con una trasmissione dinastica di una lideranza ecclesiale che ha
caratteristiche più manageriali che spirituali.
Di fatto stupisce
l’enorme potenza economica e politica che alcune chiese evangeliche hanno
assunto in pochi decenni, diventando centri di potere capaci di influenzare in
modo notevole la politica e l’economia della nazione. Il nome di Gesù e di Dio
è esibito come simbolo di appartenenza e di presenza in edifici sempre più
grandi ed in luoghi sempre più visibili, con una miscela fra la fede semplice
della gente ed i giochi di potere dei leader che non può lasciare indifferenti.
Dobbiamo scandalizzarci?
Credo di no, perché non è molto diverso da quanto è avvenuto nella chiesa
cattolica a partire dal IV secolo e fino a ieri l’altro (e qualcuno vorrebbe
anche oggi e domani…), con alleanze fra sacro e profano di certo non molto edificanti.
Chi ha la mia età, forse ricorda le lotte per distinguere Chiesa Italiana e
Democrazia Cristiana che abbiamo vissuto negli anni ’80… Quello che oggi
stupisce con le chiese evangeliche, è la rapidità del processo: in pochi
decenni sono passate dall’essere fenomeni secondari ad avere altissimi livelli
di influenza in diversi settori della vita del paese.
Più che scandalizzarci,
credo che dobbiamo rallegrarci.
Rallegrarci del cammino
compiuto dalla Chiesa cattolica negli ultimi decenni, dei pontificati che ci
hanno aiutato e ci stanno aiutando a riscoprire l’essenza della fede cristiana,
di papa Francesco, di papa Leone e del suo primo documento “Dilexit te”, che
rimette i poveri e la povertà al centro della vita cristiana.
Rallegrarci perché,
attraverso tante prove ed indecisioni, c’è un cammino di rinnovamento che si
sta realizzando e ci vede protagonisti.
L’imposizione della fede
o della morale cristiana attraverso alleanze politiche ed economiche, possiamo
tranquillamente lasciarle ad altri…
Il Signore ci accompagni!
d. Paolo
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