
Questa seconda uscita è durata otto giorni, due in più della prima, piano
piano la barca diventa la nostra casa e tante cose che sembravano strane sono
ormai normali. Meno normale è il motore che continua ad aver problemi,
nonostante l’avessimo lasciato a Manaus perché fosse revisionato. Abbiamo
scoperto che non avevano cambiato l’olio, dopo più di cinque anni, era
praticamente una melma! Pensavamo fosse un 400 cavalli, ma dovendo aprire i
documenti verifichiamo che è un 52 cavalli, almeno consuma poco! Durante questo
viaggio abbiamo avuto seri problemi con il raffreddamento idraulico del motore
e, solo all’ultimo giorno ci accorgiamo che il filtro dell’acqua è pieno di
sabbia e di foglie, mai aperto e pulito... La cosa positiva è che, piano piano,
un problema per volta, stiamo diventando provetti meccanici e conoscitori del
motore disel. Dulcis in fundo, togliamo la copertura del motore per aggiungere
olio alla direzione idraulica ormai bloccata, meno male che ne avevamo con noi,
e vediamo la pompa dell’acqua caduta, la saldatura é saltata! E ora, cosa fare?
Fortuna volle che avevamo caricato alcuni travetti di legno: uno per tenere la
pompa a debita distanza e tirare la cinghia di trasmissione, uno per evitare
che sia catapultata fuori quando il motore sarà avviato e un terzo per tenerla
a giusta distanza dalle pareti laterali... non sembra vero, ma funziona e così
riusciamo, piano piano, a percorrere i 150 km del ritorno a casa. Anche questo
é missione! E capisci perché i meccanici hanno le unghie delle mani e dei piedi
così nere, e i vestiti così unti e sporchi... stanchi, ma felici di aver
superato queste prove tecniche di missione.
Il nostro obiettivo é di visitare le Comunità cattoliche della parte
centrale del fiume Içà, lasciando per ora quelle che sono completamente
Evangeliche o della Croce, un movimento fondamentalista nato da un missionario,
fratel José, negli ultimi 40 anni, che ha percorso queste zone. Ci racconta un
signore di 83 anni, che ha vissuto con lui diverso tempo, che irmão José diceva
di venire da Minas Gerao, ma che la gente disse che veniva da Minas Gerais (uno
stato brasiliano). Gli chiedo dove sarebbe questo Minas Gerao di cui non ho mai
sentito parlare, e lui mi risponde con tutta serietà e serenità: in cielo! Le
Comunità cattoliche che abbiamo in programma di visitare sono undici. Non
vorrei stancarvi con un relato ripetitivo, ma credo sia importante uno sguardo
complessivo di questa realtà che abbiamo incontrato.
La prima é la Comunità di Boa Vista,
accolti bene dal cassique tikuna che mette a disposizione la chiesetta evangelica
Battista per la celebrazione, visitiamo alcune famiglie di cui avevamo
battezzato i figli nel novembre passato, e mi rendo conto che non hanno
coscienza di essere cattolici, va bene tutto, così partecipano del culto
battista che viene fatto da un dirigente locale, il frate passa solo tre volte
all’anno, giusto per battezzare. Al mattino, aspettiamo quasi due ore, ma
nessuno viene per la celebrazione della Messa, così salutiamo e ringraziamo i
responsabili che ci hanno accolto e proseguiamo il viaggio.

La seconda è la Comunità di São Joao
da Liberdade, la patrona era l’Immacolata Concezione, ma ci dicono che
forse l’immagine della madonna è stata gettata nel fiume e comunque non c’é
più. La famiglia che ci accoglie è forse l’ultima rimasta cattolica, le altre
dopo un grande evento con un pastore dell’Assemblea di Dio venuto dalla città
con molta gente, sono diventate evangeliche. Stanno anche costruendo una grande
chiesa nel mezzo del paesino. Incontriamo il giovane dirigente della chiesa
evangelica che ci disse esserci ancora alcune famiglie cattoliche che non si
sono convertite e propone di celebrare la Messa tutti insieme alla sera nella
scuola. Naturalmente la sera siamo pochi, una famiglia della chiesa evangelica
“Dio é amore”, due famiglie della chiesa evangelica “Assemblea di Dio” e la
nostra superstite famiglia cattolica. La celebrazione é stata bella e
partecipata, tutti hanno fatto la comunione e ci salutiamo cordialmente. Nel
prossimo viaggio decidiamo di celebrare nella casa della famiglia cattolica
perché marito e moglie vogliono battezzare i due nipoti ormai grandicelli che
loro hanno cresciuto visto che i genitori abitano a Manaus. Naturalmente la
porta rimarrà aperta, vedremo se altre famiglie, che si dicono evangeliche,
parteciperanno. Certamente in quel tempo sarà finita e inaugurata la grande
chiesa.
La terza é la Comunità di São
Cristóvão II, é composta da una unica grande famiglia: i nonni, i tre figli
con le loro mogli e tanti nipoti. Incontriamo
i tre fratelli e concordiamo con loro di celebrare alle 17, naturalmente
nessuno dei tre si fa vedere, sono andati a pescare, ma ci sono le tre mogli e
tutti i loro bambini. Una che è anche l’insegnante appartiene ad una chiesa
orientale proveniente dalla Tailandia, le altre due dicono di appartenere alla
chiesa della croce, ma di non partecipare perché troppo lontano, naturalmente
tutte battezzate nella chiesa cattolica. Non celebriamo la Messa perché non ci
sembra ci siano le minime condizioni, ma facciamo una celebrazione della
Parola, con un buon dialogo tra di noi e sul Vangelo... tutti crediamo nel
Signore Gesù. Lasciamo alcuni libri per la catechesi che le mamme si impegnano
a fare in casa, una catechesi biblica sulla vita di Gesù basata sul Vangelo di
Luca. Lasciamo anche il materiale per realizzare una celebrazione comunitaria
della Parola, come avevamo appena fatto, ma difficilmente sarà possibile per la
diversità di culto. Caramelle per i bambini e ci salutiamo cordialmente.
Dirigendoci verso la nostra barca incontriamo uno dei giovani mariti e gli
chiediamo di farci una canoa che vorremmo caricare sulla barca, lui prontamente
si offre e al ritorno ci fermeremo a prenderla.
La quarta è la Comunità di Muinho.
Dovuto al momento politico la Comunità sta rinnovando le case e vogliono
costruire anche una scuola. Ci dicono di voler cambiare la patrona che era
Santa Lucia, ma non sono ancora decisi sul nuovo patrono, sembra che una
famiglia abbia fato una promessa per una guarigione e ogni hanno farà una
grande festa in favore del santo che ha aiutato, ma per ora non c’è niente di
definito, vedremo. Siamo bem accolti da tutte le persone presenti, la maggior
parte cattoliche, solo una famiglia è della chiesa evangelica dell’Assemblea di
Dio. Ci chiedono anche per battezzare due bambini che sono stati presentati in
città nella chiesa evangelica, ma visto che c’è l’occasione del “frate”
possiamo battezzarli... poi alla Messa questa famiglia non si presenta. Verso
le cinque ci ritroviamo per l’Eucaristia, poche persone partecipano: due anziani,
due uomini, quatro donne e tre bambini. Tutti gli altri che ci avevano accolto
così cordialmente sono spariti. Sembra che pregare non sia cosa per i “maschi”.
Quelli presenti, c’erano per causa di um battesimo dell’ultima ora. Ci
comunicano che verrà il pastore dell’Assemblea di Dio e farà um grande culto,
portando com sè più di cento persone... e pongono uma domanda: perchè noi
cattolici partecipiamo alla loro preghiera e siamo accoglienti, mentre loro non
vengono ai nostri incontri di preghiera?
La quinta è la Comunità di São
Sebastiao I che si trova di fronte, sull’altra sponda del fiume, appena
dieci minuti più avanti. La comunità è fatta di sole due case, due famiglie che
però sono espressione di una grande fede. Ci chiedono di battezzare due bambini
piccoli e quando chiedo il nome dei papà... c’è un momento di imbarazzo, non ci
sono i papà, sono “figli del boto”, un grande pesce che assume la paternità di
tutte le ragazze madri, e lungo il fiume ne incontriamo diverse. La
celebrazione è molto partecipata, lasciamo gli strumenti per la catechesi dei
bambini e per la celebrazione della Parola, anche alcuni libri di canto e,
naturalmente, i rosari per tutti. Alla domanda: ma vi riunite alla sera o alla
domenica per pregare insieme? La risposta è sempre la stessa: no, solo quando
viene il missionario, che fino ad ora veniva tre volte all’anno!
La sesta è la Comunità di São
Sebastiao II. Comunità indigna Kaichana, una comunità grande di più di
dieci case, tutti partecipano della chiesa evangelica in città dell’Assemblea
di Dio tradizionale. Solo la famiglia del signor Ciro è cattolica, ma non era
presente, quindi salutiamo, e proseguiamo il nostro viaggio.
La settima è la Comunità di São
Lázaro, comunità indígena Kocama. Qui tutte le famiglie sono cattoliche,
c’era anche una chiesetta, ma ormai sono rimasti solo i ruderi... sempre
promettono di ricostruirla, ma ad oggi ancora non si vedono i risultati... Celebriamo
nella scuola con la partecipazione di tutti coloro che erano presenti nel
villaggio, alcuni uomini erano fuori a pescare e sono arrivati verso la fine,
scusandosi di non poter rimanere perchè dovevano subito pulire il pesce e
metterlo sotto sale.

L’ottava è la Comunità di Boa União.
O meglio, era la Comunità di Boa União, perché le poche famiglie si sono
trasferite in città e sono rimaste le case vuote, vengono ogni tanto per
piantare, specie quando l’acqua è bassa, è rimasta solo una famiglia che però
appartiene alla chiesa della Croce. Lungo il cammino ci sono alcune piccole
comunità interamente evangeliche, o dell’Assemblea di Dio o della Croce. In
questo viaggio non ci siamo fermati. Continuiamo la navigazione per due ore e
arriviamo alla prossima comunità. Lungo il cammino entriamo in un ‘paranà’
(piccole scorciatoie sul fiume che permettono di tagliare le curve e di
abbreviare le distanze). Facciamo fática e rischiamo di incagliarci nella
sabbia, ma vogliamo visitare la famiglia di Francisco che abita qui con la
moglie e i suoi cinque figli. Fr. Gino nel suo ultimo viaggio ha realizzato il
matrimonio di questa coppia e si è raccomandato di visitarli, e così abbiamo
fato. Siamo arricati e ci hanno accolto quatro bambini, la figlia maggiore di
sete anni e il piccolino che ancora prende il latte, di alcuni mesi. Chiediamo:
dove sono mamma e papà? Il papà è fuori da due giorni a pescare, non è ancora
tornato. La mamma è uscita presto con la canoa e una figlia di quatro anni
(quella a cui la pirangna ha staccato due dita della mano sinistra) per cercare
nella spiaggia uova di tracajá (tartarughe di circa 50 cm) perchè non c’è
niente in casa. Offriamo um sacchetto di caramelle per la gioia dei bambini,
raccomandandoci che ne lascino anche all’altra sorellina, e siamo sicuri che lo
faranno. Mentre conversiamo vediamo avvicinarsi una canoa, è la mamma che
rientra dopo cinque ore... non ha trovato niente, non ci sono uova sulla
spiaggia! Ci salutiamo, lei mi riconosce subito, ero passato a novembre con fr.
Gino. Conversiamo un po’ e le chiedo se accetta un poco di cibo, la metà di
quello che abbiamo con noi sulla barca. Guardo Mosé, il mio compagno di viaggio
che mi sorride... avevamo appena commentato che non sarebbe bastato per il
viaggio di ritorno, ma Mosè è un provetto pescatore e non ci preoccupiamo. La
mamma risponde prontamente: lo sai tu quello che vuoi e puoi fare... Così
lasciamo il cibo per la gioia pacata di quella famiglia che ci chiede di non
dimenticarci di loro e, sempre quando passiamo, di fermarci. Nel prossimo
viaggio non potremo entrare nel paranà perchè sarà troppo secco, ma avremo una
piccola canoa di tre metri e due remi... sarà una bella esperienza!
La nona è la Comunità di São Pedro,
Comunità cattolica formata da sette case, anche se solo tre famiglie partecipano
assiduamente. La sera celebriamo all’aperto, in compagnia di insetti e zanzare
varie, al lume di candela e di alcune torce. Sono tutti presenti, tanti
bambini, alcuni giovani, le donne e anche gli uomini. La celebrazione è bella e
condivisa. Naturalmente al lume di candela non rimaniamo legati ai testi
scritti, il Vangelo è raccontato e le varie preghiere sgorgano dal cuore,
accompagnate da alcuni gesti. Insieme stendendo le mani come la comunità
apostólica, invochiamo lo Spirito Santo sul pane e sul vino perchè siano per
noi il corpo e il sangue del Signore Gesù, morto e risorto per la salvezza di
tutti. Con lo stesso gesto partecipato invochiamo lo Spirito sulla Comunità
riunita e anche su coloro che non sono presenti, perché si viva nell’unità e nella
fraternità, per ricevere il dono della pace. La preghiera del popolo di Dio, il
Padre Nostro e l’Ave Maria riesce a unire le voci di tutti in un unico coro.
Abbiamo ringraziato il Padre per i suoi doni: la terra e la foresta, il fiume e
i pesci, la pioggia e il sole, il lavoro dei campi e della pesca, la famiglia e
la comunità. Lo abbiamo ringraziato specialmente per la fede e per il dono del
suo Figlio che ci ha insegnato ad amare con la sua propria vita. Cantiamo un
inno di gioia ripetendo alcuni ritornelli a guardiamo le stelle e la luna,
signora della notte che risplende della luce del sole, sorella e imagine della
Chiesa-Comunità che risplende della luce del Risorto. Prima di concludere la
Messa condividiamo alcuni problemi della vita di chi vive sulle sponde del
fiume, distante dalla così detta civiltà, spesso dimenticato da chi
amministra... è tempo di elezioni politiche ed è importante usare bene del
nostro diritto di cittadinanza e di democrazia, il voto. Ci affidiamo al
Signore che tutto conosce e tutto può e chiediamo la Sua benedizione.

La decima è la Comunità di São Joao
do lago grande, così chiamata perchè situata proprio all’ingresso di un
grande lago creatosi lungo il corso del fiume, dovuto al suo continuo cambiare
direzione. Mentre ci spostavamo da São Pedro a São Joao una anziana signora ci chiede
se possiamo imprestare un po’ di benzina per il motore della sua canoa, era con
un ragazzo e una bimba piccola. Ci scusiamo perchè abbiamo solo disel e non
abbiamo benzina, lei ci sorride. Proverà ad andare con il poco carburante che è
rimasto. Mentre risaliamo il fiume la incontriamo seduta sulla punta della
canoa remando perchè il motore è morto. La invitiamo a salire con i due nipoti,
leghiamo a traino la canoa e ci dirigiamo verso la Comunità. Scopriamo solo
dopo che lei è il Cassique (responsabile) della Comunità di São Joao di lago
grande. La Comunità è divisa: questa signora e i suoi figli, quatro famiglie,
vogliono aderire alla chiesa della Croce, hanno già avuto la visita del pastore
che ha lasciato “il calvário” e la foto di ir. Josè, il fondatore; ma le altre
cinque famiglie non sono d’accordo. Lei dice perchè vogliono bere e divertirsi,
ascoltare musica e danzare (la chiesa della Croce è fondamentalista e gli uomini
vestono con giacca e cravatta e le donne usano il velo). Di fatto alla Messa
vengono quasi tutti, tutti accettano il rosario e il libretto della catachesi,
un papà molto giovane chiede se nella prossima Messa, quando ripasseremo,
possiamo battezzare il suo primo figlio di pochi mesi. Naturalmente nessuno
prega in casa e ancor meno insieme in comunità. La fede è qualcosa di molto
intimo ed è vissuta individualmente. Condividiamo
le solite caramelle che sono la gioia dei piccoli visto che non possono
ricevere “la bolacha” che il prete dà agli adulti...
Finalmente, al ritorno, ci fermiamo nella Comunità di Nossa Senhora das Dores, l’undicesima, a cinque ore da Santo
Antonio do Içà. È una comunità divisa, la metà sono della chiesa evangelica
dell’Assemblea di Dio (perché il figlio di una signora è diácono di quella
chiesa e viene a fare il culto ogni settimana), e l’altra metà sono cattolici.
Salutiamo le donne della chiesa evangélica e ci chiedono se il prete fa
battesimi e matrimoni, rispondo di si, ma le invito a rivolgersi alla loro
chiesa... mi dicono che là è molto caro e non possono permetterselo. Poi una
mamma mi presenta il caso di suo marito: è peruviano e stanno insieme da dieci
anni, hanno già cinque figli; vorrebbe essere battezzato e vorrebbero
sposarsi... per avere i documenti per la nazionalità brasiliana. Le ricordo che
sono evangelici, ma lei mi risponde che è battezzata nella chiesa cattolica e
c’è un solo Dio per tutti. Nel mentre vado a parlare con la parte cattolica
della comunità e chiedo se vogliono celebrare l’Eucaristia verso sera, dormirei
qui e domani riprendo il cammino di casa. Dopo una consulta tra i vari membri
mi chiedono se fosse possibile più avanti per la festa della patrona, la
Madonna Addolorata che inizia la domenica 6 settembre, fino al 15. Concordiamo
per il pomeriggio del 6, è una domenica e ci saranno alcuni battesimi.
Battezzeremo anche il papà peruviano di 36 anni. Il sei settembre inizieremo il
terzo viaggio per concludere la visita delle famiglie fino ad Ipiranga il
confine colombiano. Dormiremo qui la sera e il mattino presto partiremo per
Ipiranga a 358 km dalla sede della parrocchia. Lasciamo alcuni ribretti per la
catechesi biblica sulla vita di Gesù e le famiglie si impegnano a riunirsi la
sera per leggere insieme la vita del Signore che il Vangelo di Luca ci riporta.
Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la domenica pomeriggio quando sarà
innalzato um grande palo (tipo albero della cuccagna) ricoperto di frutta,
cocchi e altri doni e portando sulla cima la bandiera della Comunità
dell’Addolorata. Saranno nove giorni di festa, qualche preghiera tradizionale e
un grande banchetto finale, sacrificando il porco che è stato ingrassato per
l’evento. Questa volta non potrò esserci il giorno della festa (mi perdo la
porchetta), ma ci sarò all’apertura dei festeggiamenti in onore della Madonna.

Che dire! Fr. Gino ha fatto miracoli, per quarant’anni visitando questa
gente e battezzando i loro bambini, realizando qualche matrimonio, visitando
gli ammalati e portando alcuni aiuti specialmente nel campo della salute. Era
la così detta “desobriga”. Molte più persone abitavano il fiume, era molto più
popolato e fr. Gino ricordava a tutti che quando una famiglia si trasferisce in
città non può portarsi dietro il pesce né l’orto e la terra da coltivare...
solo la fame perchè in città la vita è più difficile. Ma l’esodo verso le città
e i grandi centri è inevitabile e continuo, i giovani sono attratti dai diversi
servizi e possibilità che la città offre, hanno voglia di incontrarsi con altri
e la solitudine della riva del fiume, spesso senza energia elettrica né acqua
in casa e nemmeno il gabinetto... diventa insopportabile.
Che fare! Forse ocorre um passo nuovo: passare dalla desobriga alla vita di
Comunità; da una fede individuale a una fede condivisa e fraterna. Per questo
ci vorrà tempo e formazione, affinché sorgano vari servizi e ministeri che
rendano possibile una coscienza di essere Chiesa e la scelta di essere Comunità
di fede. In dialogo con tutti e impegnata per un mondo giusto e fraterno.
Dio è uno solo, ma molti sono i cammini per andare verso di lui, forse
dobbiamo scoprire e gioire del fatto che lui, il Signore e il Maestro, si è
fato vicino a noi, Emmanuele, Dio-con-noi. Così la Chiesa cattolica potrà, se
Dio vorrà, annunciare ancora una (la) Buona Notizia.
Gabriele Carlotti –
missionário diocesano in Amazzonia
Festa del Creato, 1° settembre 2020