Santo Antonio do Içá 15-05-2024
La nostra è la regione della cosiddetta ‘triplice
frontiera’, dove Brasile, Colombia e Perù si incontrano; e la nostra
parrocchia, seguendo il fiume Içá- Putumayo giunge al confine con Colombia e Perù.
Il consumo di cocaina sta nel mondo sta
crescendo, una notevole crescita negli ultimi anni, Italia compresa. E la produzione è ovviamente in aumento; Colombia e Perù producono più del
80% di coca a livello mondiale.
Erano stimati 204.000 ettari di terreno coltivato per la produzione di coca nel 2021 in Colombia; navigando
sul nostro fiume Içá e sul Rio delle Amazzoni ( o Solimões) la droga arriva a
Manaus o altre città brasiliane, poi per
il mercato europeo e asiatico.
La zona in cui abitiamo ( Alto Solimões)
è diventata una delle maggiori al mondo
per il traffico di cocaina; la città
di Santo Antonio si affaccia proprio nel punto di incontro dei due grandi
fiumi, passaggio di grandi quantità di cocaina. La Polizia Federale a volte
sequestra carichi di coca, ma ci sono solo 4 agenti su un territorio vasto, e
una ricca ragnatela di fiumi grandi e piccoli e canali nascosti dalla
esuberante foresta equatoriale.
A Tabatinga, la città maggiore e sede del vescovo, operano da anni gruppi
criminali che si dividono il territorio, spesso con scontri tra loro e parecchi
omicidi. Da noi a Santo Antonio sembra più
tranquilla la situazione, forse meno appariscente la criminalità, anche se si
dice che chi è ricco in città è per il traffico di droga. Non ci sono molti
omicidi come in altre zone del Brasile, ma ci sono punti di vendita di sostanze
in molti posti della città; tante persone, di tutte le età ma soprattutto
giovani, consumano hashish e quella che chiamano ‘pasta base’ della cocaina. Moltissime le persone con problemi di alcool,
considerando che gli Indios, anche con un consumo moderato, facilmente si
ubriacano; in ogni caso la moderazione non è il loro forte: quando si
incontrano possono bere 15- 20 lattine di birre ciascuno, più volte la
settimana, perdendo dignità, perdendo il rispetto per se stessi e per gli
altri.
Qui da noi, come in Italia e tante altre parti del mondo,
coca e alcool distruggono le famiglie, inducono a comportamenti violenti e
distruttivi, causano grandi sofferenze.
Non si nota una volontà seria di combattere il traffico; anzi, molti ci dicono
che la Polizia riceve soldi dai piccoli trafficanti diffusi in tutta la città. CHE
FARE?
Difficile contrastare questa tendenza, ma stiamo cercando
di fare qualcosa, da due punti di vista:
1: La vita parrocchiale, con l’annuncio del vangelo, la
liturgia, le relazioni comunitarie... la
vita di fede dà un senso alla vita; la sequela di Gesù Cristo non è alienazione
ma, al contrario, è un grande antidoto alla alienazione, è un lottare con tutto
se stessi per la realizzazione del Regno di Dio qui sulla terra; la vita
Cristiana educa al rispetto di se stessi e degli altri e ad accogliere con
gioia la propria dignità di persona amata da Dio; è un dato molto importante
per la nostra gente.
2. In città abbiamo attivato tre gruppi di incontro per
chi vive situazioni di dipendenza e per i famigliari; si possono definire gruppi
di auto-aiuto, tutti con una dimensione spirituale Cristiana. Un gruppo si ritrova nei locali del Comune,
nella sede dei Servizi Sociali; altri due in parrocchia, uno è accompagnato
dalla ‘Pastorale della sobrietà, un altro è più specifico per chi decide di
entrare nella comunità terapeutica (Fazenda della speranza) e accetta un periodo
di preparazione necessario.
Per ora gruppi di poche persone rispetto al grande numero
di famiglie con problemi di dipendenza ma era per noi importante iniziare, soprattutto
per dare una possibilità per affrontare questo male a tante persone che
comunicano la loro sofferenza e disperazione.
Interessante il fatto che questo é uno
dei pochi luoghi ecumenici; è nata una bella collaborazione tra cattolici e
fedeli di altre chiese protestanti (cosa assai rara!), inoltre proprio le
persone che erano schiave della droga si dedicano con grande impegno a servizio
degli altri.
Non dobbiamo rassegnarci alla impotenza di fronte alla
distruzione; é sempre possibile aprire percorsi di vita e speranza collaborando
con altri rafforzando gli aspetti
positivi della nostra umanità.
Don Gabriele Burani, Santo Antônio do Içá –
Amazonas