Gabriele Carlotti
– missionario diocesano in Amazzonia
In questo mese di marzo stiamo raccogliendo le
risposte alla verifica che abbiamo chiesto alle Comunità. Verifica sul nostro
operato e sulla nostra presenza, verifica anche del cammino della Comunità e
del suo vivere la fede. In questo primo viaggio siamo arrivati fino ad
Ipiranga, anche se non abbiamo potuto celebrare l’Eucaristia a causa del covid
19, c’erano infatti due casi positivi e i militari hanno, giustamente, proibito
ogni assembramento di persone. Siamo comunque andati per incontrare l’equipe
che coordina la Comunità. Le ultime cinque ore del viaggio le abbiamo fatte in una
specie di gara con una grande nave, la maggiore che solca il fiume. Si tratta
dell’UBS – Unità Basica di Salute. Siamo arrivati praticamente insieme al porto
di Ipiranga e qui, giustamente, l’abbiamo lasciata passare. L’UBS è una specie
di ospedale fluviale. C’è il medico generico, gli infermieri, il dentista e
alcuni specialisti di settore come malaria o altre malattie. In questo tempo di
pandemia c’è tutta una equipe per i testi del covid 19 e il primo intervento.
Non mancano poi i rappresentanti della società civile organizzata: il consiglio
dei bambini e adolescenti; l’area indigena con tanto di traduttore ufficiale; tutto
l’apparato inerente alla documentazione di cui le persone hanno bisogno. Manca
solo il prete e i “servizi religiosi”, ma per questo c’è la nostra piccola
barca indipendente.
Domenica passata, la 5° di quaresima, celebravo in città
e sono giunte molte richieste per pregare per tutti gli ammalati di
coronavirus, in ospedale e in casa. In questo momento la situazione in Brasile è
davvero complicata: più di 2.300 morti al giorno, circa 70.000 nuovi contagi giornalieri,
gli ospedali ‘chiusi’ per tutto esaurito, file enormi di gente che deve essere
ricoverata e che abbisogna di ossigeno, che manca! E se non bastasse, un quadro
politico demenziale.
Abbiamo già cambiato 4 ministri della salute e attualmente
ce ne sono due perché devono inventare un nuovo Ministero per evitare che il
ministro uscente vada in prigione. Rimanendo ministro sarebbe protetto dalle
leggi speciali dei parlamentari. Sembra che inventeranno il “Ministero
dell’Amazzonia” per proteggere la situazione penale dell’ex-ministro della
salute. Abbiamo un presidente che continua a negare la gravità della
situazione. Non usa maschera e paragona la pandemia a un piccolo raffreddore, è
contro il vaccino e riunisce folle di persone quando si muove. Ora sta
litigando in un braccio di ferro con i Governatori e i Sindaci che stanno muovendosi
autonomamente, anche nell’acquisto di vaccini, per far fronte in modo
scientifico e intelligente alla situazione ormai caotica. Ad oggi neppure il 5%
della popolazione è stata vaccinata. In questa situazione lo Stato
dell’Amazzonia, per la sua bassa densità di popolazione, va meglio che altri
Stati molto più evoluti. Le nostre sfide sono più di carattere locale: difficoltà
nei trasporti e isolamento dei popoli della foresta, mancanza di strutture e di
personale medico, corruzione dei politici locali nei diversi livelli municipale
e statale, dove spesso le cose funzionano solo se paghi salate tangenti. A
peggiorare poi la situazione abbiamo alcuni pastori di chiese evangeliche
pentecostali che stanno dicendo che il vaccino è il marchio della bestia
dell’apocalisse, o, altri, che i cinesi vogliono controllarci, oppure che se ti
fai vaccinare potresti correrai il rischio di trasformarti in un coccodrillo. Cose assurde dovute ad un
fondamentalismo crasso o a giochi politici sostenuti da una religione asservita
al potere. Fatto
sta che molti indigeni hanno rifiutato di farsi vaccinare, e questo certamente
non aiuta la situazione, ma la complica.
Ritornando alla 5° domenica di quaresima che ci ha
regalato la Parola di Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita tenendola per
sé, la perderà, ma chi la dona la serverà”; e ancora: “Se il chicco di
grano, nella terra, non muore rimane solo, ma se muore dà molto frutto”; mi
chiedevo: ma per chi davvero dobbiamo pregare? Che cosa possiamo chiedere a Dio
in questo momento così difficile e devastante? Per che cosa ci preoccupiamo?
Che cosa abbiamo paura di perdere e di non avere più? Certamente portiamo nella
preghiera i deboli, gli ammalati, gli abbandonati, i soli e quanti sono segnati
dalla perdita di un familiare o di un amico. Ma vorrei pregare anche per tutti
coloro che non hanno speranza. Per coloro la cui vita è ancora rinchiusa nel
tempo tra la nascita e la morte. Per coloro che si affannano per possedere cose
e privilegi e, per difenderli, diventano violenti. Per coloro che rimpiangono
le vacanze e non sanno che la maggioranza non le conosce. Per quanti sono preoccupati di chiudere i porti e i confini
e non si rendono conto del cammino dell’Umanità e della morte per
invecchiamento del nostro Bel Paese. Di
quanti si sono abituati alle notizie del telegiornale che mostrano tanti
fratelli e sorelle nei nuovi campi di concentramento dell’esclusione, dei muri
e delle tendopoli di rifugiati e, semplicemente, spengono la TV. Di quanti sui
social esprimono la loro rabbia contro un comunismo che non esiste più; e
sostengono un individualismo socio-economico che fa paura. Di chi si lamenta e violentemente
critica la parola di un papa pellegrino di speranza e di umanità riconciliata,
e ostentano un fondamentalismo religioso e un cattolicesimo clericale.
Ma come ci siamo ridotti! Ma che umanità è questa che ancora non si riconosce
fraterna, nonostante la sofferenza provata nella solitudine di morire intubati
o rinchiusi senza il calore di un affetto sincero?
Così nella 5° domenica di quaresima, l’ultima prima della
Pasqua, abbiamo pregato per questa nostra
Umanità sofferente e che fatica a ritrovare il sentiero della vita.
Gesù ci ha detto: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”.
Proviamo a guardare a quell’uomo nudo e essenziale sulla croce, quell’uomo
vero, e riconosciamolo nell’Umanità senza discriminazioni narcisiste e
violente. Guardiamo a quel Dio crocifisso, senza potere e senza privilegi e
sentiamoci amati nella nostra debolezza e povertà. Amati da Colui che si è
abbassato fino a noi per aiutarci a vedere oltre la morte, a scoprire la
profondità dell’amore che ci fa tutti fratelli e sorelle.
Anche nella Comunità di São Pedro si riflette questa
umanità. Siamo giunti nel primo pomeriggio, sono passato a salutare in tutte le
case, gli uomini giocando a calcio e le donne in filosso con i loro neonati in
braccio. Era una domenica pomeriggio. Verso le 6 facciamo il bagno, l’acqua del
fiume è più fredda del solito, 26° al posto dei 31° di sempre, sta piovendo
molto. Poi mangiamo qualcosa e andiamo alla scuola per la celebrazione della
Messa. É domenica, ci saremo in molti! Aspettiamo un po’, arrivano i bambini,
tutti i bimbi che giocavano nel pomeriggio, fortuna che avevo le caramelle.
Aspettiamo ancora e arriva una nonna con la nipotina, e una giovane mamma,
ragazza madre perché il marito se n’è andato.
Padre, possiamo cominciare... credo non verrà più
nessuno, siamo noi.
Mi guardo intorno e decido di non celebrare
la Messa, leggiamo il Vangelo e proviamo a parlarne un po’ insieme... “chi
tiene per sé perde tutto... chi dona riceve di più...”. Così distribuisco una caramella a ogni bambino, un
piccolo la scarta e se la mette in bocca voracemente. Richiamo la loro attenzione e dico che se qualcuno dona
la sua caramella ad un altro bambino ne riceverà due di caramelle.
Più avanti: chi dona due caramelle, ne riceverà tre; e così inizia un gioco
bello e interessante, i bambini, come esperti banchieri, fanno fruttare le loro
caramelle, chi dona di più riceve molto di più. Alla fine anche colui che si
era giocato/mangiato la sua unica caramella, si ritrova con le mani piene... Ci salutiamo e ci diamo appuntamento al
prossimo mese.
Ritornando sulla barca, preparandoci a dormire, con un
filo di tristezza, chiedo a Mosè, mio compagno di viaggio: ma perché non è
venuto nessuno? Poi sentiamo la musica e vediamo arrivare canoe dal vicinato,
tutti cominciano a bere e far festa fino alle sette del mattino... Davvero l’Umanità
si assomiglia molto ad ogni latitudine!
Il mattino, ancora assonnati, ci prepariamo a partire
verso la prossima Comunità a 4/5 ore di viaggio. Alzo lo sguardo e uno dei
bambini, forse ancora sveglio da una notte agitata, viene verso di noi, ci sorride
e accenna con la mano: grazie padre, ti aspettiamo il prossimo mese, ‘vai com
Deus’ – che Dio ti accompagni! Questo sorriso
ci ha ripagati di tutto, davvero impagabile e imperdibile il sorriso di un
bambino!
Grazie a tutti che ci
accompagnate nella preghiera e nella solidarietà:
BUONA PASQUA di RISURREZIONE!
San Oscar Romero - giornata di preghiera per e con i
missionári martiri, 24 marzo 2021
Nessun commento:
Posta un commento