Visualizzazione post con etichetta battesimo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta battesimo. Mostra tutti i post

domenica 2 aprile 2023

Fraternità e fame: “Dategli voi stessi da mangiare”.

 



 

Carissimi amici, nell’ultimo viaggio di febbraio abbiamo portato alle Comunità un pallone per i ragazzi, questa volta un pallone professionale, di quelli che si usano nelle partite ufficiali, più caro, ma molto più resistente. Ringraziamo di cuore gli amici scandianesi che hanno condiviso con noi e permesso di realizzare questo dono pasquale. Abbiamo comprato anche alcune scarpe perché molti giocano scalzi, ma nelle partite organizzate non è permesso e alcuni ragazzi venivano esclusi per questo. Abbiamo visto volti sorridenti e occhi sgranati… e questo ha ripagato abbondantemente la spesa. Poi in questa Pasqua abbiamo consegnato alle Comunità un pacco con tre chili di fagioli, tre chili di riso, tre chili di pasta, due litri di olio e alcune bustine per preparare succhi di frutta. Mancava la farina di manioca, l’açaì e il pesce, ma questo le Comunità riescono a procurarselo con facilità.

In ogni Quaresima la Chiesa brasiliana lancia una “Campagna per la Fraternità”: una riflessione su di un tema sociale che tocca la dignità della vita umana. Quest’anno il tema è “la fame”. Durante gli ultimi anni del governo federale di estrema destra (Bolsonaro) sono state smantellate molte delle politiche pubbliche in favore delle popolazioni più povere; a questo si aggiunge la struttura fondiaria, cioè una ingiusta distribuzione della terra, pochi con molta terra e molti senza un palmo di terra per piantare e vivere; l’assenza di una politica agricola attenta ai piccoli agricoltori, che solo contempla il latifondo legato all’agro negozio e all’allevamento del bestiame su grande scala; tutto questo, assieme ai cambiamenti climatici, dovuti anche al taglio di vaste estensioni della foresta amazzonica, hanno portato all’aggravarsi della situazione di gran parte della popolazione più povera. In aprile del 2022, 58,1% della popolazione brasiliana era toccata da una certa insicurezza alimentare, e il 15,5% vivevano in situazione di fame. Questo vuol dire che nel nostro Brasile più di 33 milioni di persone vivono in situazione di sottoalimentazione, dove i più fragili spesso muoiono: bambini, donne in gravidanza, ammalati e anziani. In questo contesto abbiamo proposto alle nostre piccole Comunità di riunirsi e condividere la Parola di Dio, Gesù che di fronte a una grande folla invita i suoi discepoli a non ‘lavarsene le mani’, ma a dare loro stessi il cibo necessario, distribuendo quei cinque pani e due pesci, sufficienti così a sfamare più di cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Abbiamo proposto come gesto liturgico di condividere il pesce e la farina di manioca, insieme agli alimenti ricevuti, affinché per la Pasqua tutti potessero mangiare insieme in Comunità.



Condividere, partecipare, educare, non buttare, interessarsi a progetti comunitari e sociali, partecipare attivamente nel dibattito politico… sono stati i verbi e le parole chiave di un nuovo impegno per la vita delle persone. La sapienza popolare ci insegna che “Poco con Dio è molto, e molto senza Dio non è nulla”, così abbiamo avuto il coraggio di chiedere ai poveri di condividere anche la generosità della loro povertà per contribuire a una grande raccolta in favore dei più bisognosi delle periferie cittadine e dei campesinos del Nordest. Poter dire con gioia: anche noi abbiamo partecipato a questo grande progetto per vincere la fame nel nostro Paese; anch’io ho dato il contributo della mia povertà”.

 

Carissimi amici, con questa speranza vogliamo vivere la Pasqua, arricchiti anche dall’arrivo di due Missionarie di Cristo Risorto: Virginia dall’Uruguay e Mariana dall’Argentina. Oggi vivono in casa con noi, ma stiamo costruendo una piccola casetta perché possano prolungare la loro presenza in appoggio alle Comunità Ecclesiali di Base, nelle periferie esistenziali, cittadine e lungo i grandi fiumi. Per tre mesi abbiamo anche la gioia di avere con noi Anna Chiara, una ragazza di Sassuolo che, dopo aver partecipato al campo estivo organizzato dal Centro Missionario Diocesano, nel settembre scorso, ora è ritornata per tre mesi per scommettere sulle possibilità creative dei giovani e adolescenti, perché il teatro è vita e la vita si esprime e spesso si fa libertà nel teatro. Al suo rientro Anna Chiara continuerà il suo impegno di promuovere cultura nel suo territorio di origine, nel rispetto di tutte le diversità e nell’impegno per l’inclusione di tutti; le auguriamo che anche questa sua esperienza amazzonica possa arricchire il suo essere, come arricchirà certamente l’espressione della libertà e della dignità dei nostri ragazzi.



Approfitto di questa opportunità per invitare altri a venire a conoscere la Missione Amazzonia, a metà agosto si farà il prossimo ‘campo in missione’, quest’anno sono pochi gli iscritti per motivi logistici, il campo va dal 16 agosto al 15 settembre, periodo buono per i costi del viaggio, ma più difficile per la disponibilità del tempo. Comunque ci sono posti liberi e chissà che non sia l’occasione e l’opportunità per una esperienza nuova, con amici della parrocchia e, perché no, accompagnati dal vostro don. Non vuole essere una alternativa alla GMG, ma una proposta parificata e complementare. Quindi: “Non abbiate paura…”.

 


Da ultimo voglio condividere una gioia dell’ultimo viaggio. Eravamo fermi nella Comunità di San Lazzaro e vediamo avvicinarsi una canoa con una coppia giovane, due bambini e un signore più maturo.

“Padre, fai il battesimo nella Comunità?”, mi chiedono.

 “Si, sempre, quando celebriamo la nostra vita con fede possiamo realizzare il battesimo dei nostri bambini… ma voi di dove siete?” rispondo.

“Siamo della Comunità di San Sebastiano, qui vicino”, mi dicono.

 “Ah si, siete della chiesa dell’Assemblea di Dio, per questo non mi fermo, siete tutti evangelici, così mi ha detto un giovane la prima volta che sono passato… solo il sr. Siro è cattolico, ma non ho avuto ancora la gioia di incontrarlo”.

 “No, padre, siamo tutti cattolici, anche il nome della Comunità lo conferma: San Sebastiano; quel giovane non abita più con noi, si è trasferito in città”.

“Allora, se volete, nel viaggio di ritorno posso fermarmi, possiamo conoscerci meglio e anche pregare e battezzare i vostri bambini… lunedì 20, verso le 11 del mattino posso fermarmi, se volete”.

“Ottimo, padre, ti aspettiamo”.

 


Così il Signore ha aggiunto un’altra Comunità a quelli che avevano abbracciato la fede. Il 20 è stato un giorno molto bello, abbiamo conosciuto queste famiglie e battezzato tre bambini, poi abbiamo pranzato insieme e ci siamo dati appuntamento per l’8 aprile, quando potremo celebrare insieme la Pasqua, nel prossimo viaggio, e battezzare altri due bimbi, le cui famiglie hanno chiesto il battesimo.

 

L’acqua del fiume sta crescendo rapidamente e presto le prime case saranno allagate. Qui è normale, ma in altre parti del Brasile, come nello Stato dell’Acre o sulla costa di San Paolo e Rio de Janeiro, le piogge stanno allagando intere città e provocando morte per chi ha costruito la casa nei pendii scoscesi della costa. Cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento e al riscaldamento globale del pianeta Terra. Cambiamenti che si vedono ormai ovunque, in tutti i continenti, e che confermano l’urgenza di prendere decisioni radicali e responsabili sui gas e sulle risorse che stiamo utilizzando. Ormai non è più una questione di politiche locali, ma è un imperativo che tocca tutti: America, Russia, Europa, Cina, Africa e India, nessuno escluso, nessuno può dire non mi riguarda. Questa dovrebbe essere l’unica guerra permessa: la guerra all’avidità dell’imperialismo capitalista. Tutte le altre sono e saranno sempre guerre ingiuste. Ormai la parola d’ordine dovrà essere “accoglienza e integrazione”, affinché questo Mondo ‘glocale’ possa vivere e l’Umanità possa ridistribuirsi nei vasi comunicanti dei nostri Paesi, alcuni troppo invecchiati e bisognosi di gioventù e bambini, come la nostra povera vecchia Italia. Altro che chiudere i porti e le frontiere, dovremmo spalancarli per non morire asfissiati nel nostro miope egoismo. Anche in questo la Missione ci può aiutare: il Brasile e l’Amazzonia sono il segno tangibile di una nuova società frutto dell’integrazione di molti popoli di culture, religioni, colori diversi e complementari. Una vera ricchezza! Che la Pasqua sia questo passaggio a una mentalità nuova e rinnovata dove al centro ci sia l’Umanità del Cristo Risorto e dei fratelli e sorelle accolte.

 

Un grande abbraccio a tutti e la preghiera di una Felice Pasqua di Risurrezione.

 

Gabriel Carlotti – missionario dell’Amazzonia

 

 

Santo Antonio do Içá, 2 aprile – Domenica delle Palme, Santa Pasqua 2023

martedì 15 giugno 2021

Festa del Patrono e battesimi nella aldeia




 Pe Gabriele Burani


 

Santo Antonio do Içá. 16-06-2021   

Carissimi, abbiamo festeggiato Santo Antonio, il nostro patrono, che viene ricordato nella memoria liturgica il giorno 13 giugno; è prassi qui in Brasile fare un periodo di festa, non solo il giorno della memoria liturgica; generalmente si fanno 9 giorni, o un ‘trezenario’, 13 giorni, con liturgia, cena, bingo, musica e altre proposte culturali tipiche della zona.  Quest’anno in tono un poco ridotto a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, ma già con una buona partecipazione di persone, segno che c’è il desiderio di incontro dopo un anno e mezzo di limitazioni nella vita della città e delle parrocchie.





Come tema per quest’anno è stata scelta “LA CHIESA” e ogni giorno una riflessione su un aspetto della Chiesa ( Chiesa e Parola, Chiesa e Carità, Chiesa e Eucaristia….). Nella speranza che possa aiutare la nostra gente ad avere una coscienza maggiore di Chiesa e di cosa è importante e secondario.


Il vescovo don Adolfo è rimasto una settimana con noi, in parrocchia, dopo quasi due anni che ( motivo pandemia) non si faceva vedere; abbiamo avuto così la possibilità di chiacchierare tranquillamente, e condividere le nostre esperienze e scelte pastorali.





Una cosa caratteristica di queste zone è il ‘mastro’, un tronco d’albero che viene innalzato il primo giorno del periodo di festa, e ‘derubado’, abbattuto il giorno della memoria del patrono: una usanza folcloristica che richiama le persone della comunità.

Il giorno 6 di giugno, battesimo di 6 adulti nella aldeia Kokama, che si sta formando nella zona di foresta, di cui ho scritto nella precedente lettera.  Mando qualche foto simpatica, per il condividere il percorso di pochi chilometri, ma non molto agevole per arrivare.

 



Uscendo dalla città, bisogna passare per la ‘Geenna’, la discarica comunale, sulla strada, luogo terribilmente malsano; non esiste qui la raccolta differenziata e il comune dovrebbe organizzare una discarica decente con nuovi sistemi, ma……  finora siamo ancora a standard ecologici primitivi, ma con sostanze moderne che inquinano!

 



Grande problema da affrontare è il fango: nei mesi di secca sono riuscito ad arrivare con l’auto, ma poche volte; altre ho tentato, ma l’auto è rimasta bloccata, e solo con l’aiuto di varie persone e molti tentativi, siamo riusciti a uscire da questo fango avvolgente.




Negli incontri di catechesi andavo con un signore che si preparava al battesimo e si muove con moto da cross, con le ruote ben equipaggiate; altre volte bisogna proseguire a piedi, e con gli stivaloni di gomma.

Ai lati della strada la foresta, gli alberi di varie altezze, piante, fiori…. La natura esuberante della Amazzonia, il canto degli uccelli, e anche migliaia di tipi diversi di insetti che accolgono con gratitudine chi si addentra nella zona.
Un giorno di sole mi sono addentrato nella parte interna del villaggio, attraverso le capanne che stanno costruendo, e fino alla fonte, luogo ‘sacro’, con l’acqua pura, protetta dagli alberi della foresta; quando siamo giunti, chi mi accompagnava ha immediatamente pregato, sentendo nel silenzio del luogo la presenza di Dio che crea e salva.  Poche persone che abitano questo luogo che potrebbe essere considerato alla estrema periferia rispetto al nostro mondo occidentale, e che è luogo per l’annuncio paziente del vangelo.



sabato 1 maggio 2021

INCONTRI...

 


Padre Gabriele Carlotti, missionario in Amazzonia


 

 

           Siamo a fine aprile 2021, l’acqua continua a crescere e quasi tutte le case sono ormai allagate. Così le abbiamo trovate nella comunità di “Moinho”. Riusciamo ad evitare due grossi alberi e arriviamo fino alla porta di casa. Qui leghiamo la barca perché passeremo la notte. Non so se la gente verrà, tutto è allagato. Ma ciò che per noi è novità, per loro è normale. Verso sera rientrano gli uomini dalla pesca, anche la moglie del cassique è andata, portando in braccio il figlio piccolo di pochi mesi, e la carabina: è andata col marito per cacciare scimmie e avere carne per cena...

Tutto bene?, le dico.

 Bene padre! mi risponde. Ma non abbiamo preso niente, ho sparato due volte, ma niente.

E il piccolo? Sta bene?

Benone padre, così si abitua e impara a pescare e cacciare... sei venuto a celebrare la Messa?

 Si, se volete..., verso le 7:30 sperando che venga qualcuno... nella tua casa, come sempre.

 Tranquillo, hanno già sentito il rumore della barca, quando sei arrivato... puoi entrare in casa, che prepariamo.

Alle 7:30 la casa era piena di gente, tutti sono venuti con la canoa: bambini, ragazze, adulti e anche i giovani e due anziani. Prima di iniziare la Messa, ritorno sulla barca e prendo due pacchi di biscotti perché quelli che avevo portato non sono sufficienti. Un bell’incontro, vissuto con gioia e partecipazione, canti animati e tutti cantando.

 Si, padre, ogni domenica ci incontriamo per pregare e impariamo i canti, suoniamo la chitarra e tutti sono molto felici.




           Tutt’altra storia  in “São João do Japacuà”. Siamo arrivati un poco tardi, era già buio e stava piovendo. Parlo con il cassique, appena arrivato dalla città perché era ammalato, e concordiamo per celebrare al mattino seguente. La moglie ci offre ‘assaì’, frutta tipica dell’amazzonia, molto valorizzata nelle famiglie perché altamente nutriente. È piovuto tutta la notte e al mattino la pioggia continua forte... nessuno è disposto a uscire di casa! Così decidiamo di lasciare il materiale di formazione per imparare a pregare il rosario meditando i misteri della vita del Signore: i misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria.

Padre, mi dice la moglie del cassique, ora tutta la nostra famiglia è ‘evangelica’ (protestante).

Di quale chiesa?, le chiedo. Imbarazzo... lei volge lo sguardo verso le figlie, ma nessuna sa a quale chiesa dicono di appartenere.

Così chiedo: Ma perché siete diventati evangelici?.

Vede, padre, i nostri figli uomini bevevano molto, qui in casa e anche nelle loro famiglie. Ora si ritrovano nella casa del vicino alle sei del mattino e anche verso sera, per cantare alcuni inni religiosi e hanno smesso di bere, così tutta la nostra famiglia è diventata evangelica, per appoggiarli in questo loro cambiamento.

Bene, (le dico) se la preghiera li aiuta a liberarsi dal vizio del bere, questo è molto buono e viene da Dio.

Ma non si preoccupi, padre (incalza lei) tutti continuiamo a partecipare alla Messa e al cammino della comunità, perché Dio è uno solo”. Così ci lasciamo nella speranza che i giovani possano davvero liberarsi dalla piaga dell’alcoolismo, con l’impegno di pregare gli uni per gli altri. Mi sto rendendo conto che la gente non ha coscienza e non conosce lo specifico di ogni chiesa e le loro diversità: chiesa cattolica, evangelica o della cruzada sono la stessa cosa. Per loro è chiaro che Dio è uno solo e Gesù è il Figlio di Dio; le chiese servono se e quando aiutano le persone, non solo materialmente, ma nella vita che ogni giorno deve affrontare molte sfide e difficoltà per non soccombere. In fondo la “fede” è proprio questo: diventare resilienti davanti al male e all’ingiustizia, con la certezza che l’amore di Dio non ci abbandona e che il Signore Gesù è risorto e ha vinto la morte; fiducia in Dio, fiducia in se stessi e fiducia negli altri. Camminare oggi sulle strade, sporcandoci i piedi e le mani nella solidarietà, con lo sguardo rivolto verso l’alto, oltre la fatica e la paura.



           Così è accaduto nella comunità di “São João do lago grande”. Battezziamo sette bambini, quattro di una mamma senza marito, o forse di molti mariti, neanche riconosciuti all’anagrafe. Lei è colombiana e vive a Vila Alterosa, a due ore di canoa, qui vive la sorella. A Vila Alterosa c’è solo la chiesa della cruzada e il pastore si rifiuta di battezzare i suoi figli, perché non ha marito... Così la sorella l’ha chiamata e lei è venuta.

Padre, non è facile con quattro figli e senza marito che mi aiuti... ma ho molta fede in Dio e nel Signore Gesù, che mi aiutino ad essere una buona mamma, per questo voglio battezzare i miei bambini.

Bene, (le dico) hai già scelto i padrini?

Si, questa coppia che sono sempre presenti quando c’è bisogno, non solo per aiutarmi, ma anche per sostenermi e darmi coraggio. Alla fine della celebrazione, la coppia si avvicina per parlare, avevo battezzato il loro secondo figlio subito dopo natale.

Padre, noi vorremmo sposarci, cosa dobbiamo fare? Dopo aver detto loro che è una decisione molto bella, è chiedere la benedizione di Dio sul loro amore; dico loro che è anche una decisione molto importante, è sfidare le difficoltà della vita credendo che l’amore possa vincerle tutte. Come Gesù che col suo amore per noi ha sfidato anche la morte. E l’amore ha vinto, Dio che è Amore, l’ha risuscitato dalla morte, e ora non muore più. Così è anche il nostro amore, ogni volta che superiamo una difficoltà, ogni volta che è messo alla prova dalla vita, diventa più forte.

Bene, ragazzi (lei ha 25 anni e lui 22, e hanno due figli) se siete decisi, serve solo il vostro certificato di battesimo.

Si, padre, ma io non sono battezzata e mio marito, da piccolo, è stato battezzato nella cruzada. Li guardo con occhi di madre e sorrido:

Ancora meglio, cosi, se volete, prima di celebrare il vostro matrimonio, celebriamo il vostro battesimo nella comunità, e avrete la gioia di confermare quella fede che state già vivendo.



           Al mattino presto riprendiamo il viaggio, ritorniamo verso casa, verso la città di Santo Antonio do Içá. Abbiamo ancora tre giorni di viaggio e sei comunità da visitare, celebrando l’Eucaristia e portando il regalo di Pasqua ai bambini: un pallone da calcio e uno da pallavolo. Dopo alcune ore di viaggio vedo arrivare una lancia, color grigio, che mi fa segno di fermarmi. Penso sia la Marina dell’esercito brasiliano, ma sono tranquillo perché abbiamo i documenti in regola: libretto della barca e patente nautica. Stacco l’acceleratore e, anche senza freni (che non ci sono), con l’attrito dell’acqua, la barca si ferma, lasciandosi appena portare dalla corrente. Così la misteriosa lancia si avvicina. Riconosco ‘Nego’, da alcuni mesi ha iniziato a interessarsi del “garimpo”, estrazione (illegale) dell’oro nel fiume Puritè, affluente dell’Içá.

Padre, sa che le comunità del rio Puritè, in maggioranza di persone peruviane, sono molto povere? Quando passiamo ci fermano per chiederci un poco di zucchero e di caffè”.

Non le conosco, sono tutte della chiesa della cruzada, peruviani che il pastore ha fatto venire per avere più seguaci e più offerte...; forse un giorno riuscirò a visitarle, ma sono molto lontane, due giorni di viaggio dall’entrata nel rio Puritè.

 

Se vuole ci andiamo insieme, l’80% della gente è a favore della nostra presenza e solo il 20% è contraria.

 

Ma tu sai che il mercurio inquina acqua e pesci, così diventa pericoloso e nocivo anche per la salute delle persone che vivono di pesca e bevono l’acqua del fiume.

 

Siamo in pochi, solo quattro “draghe” (grossi macchinari per l’estrazione dell’oro nel letto del fiume), e per pochi mesi, solo quando l’acqua è alta perché poi non si riesce ad entrare. Se vuole possiamo aiutare con 200 “ceste basiche” (un kit alimentare per una famiglia), che puoi distribuire con la tua barca alle famiglie più bisognose. Ho parlato anche con il tuo aiutante, là in città, perché c’è in giro la chiacchiera che la chiesa vuole fare una denuncia...

 

Per ora mi sono limitato a pregare, nelle messe domenicali, per la conversione di quanti non rispettano l’ambiente e chi vive lungo il fiume: acqua, piante, pesci e persone. Ma, grazie per l’avviso e la proposta, ci penserò...

 


Così ci salutiamo con un sorriso un po’ forzato. Il mio compagno di viaggio era sparito, poi lo vedo scendere dal tetto della barca. “Padre, non mi piace questa gente!”. Lo rassicuro e gli dico di non preoccuparsi: la nostra preghiera è stata ascoltata dagli uomini, ma anche da Dio!

           Così continuiamo il nostro viaggio di ritorno. Nelle comunità di “Manacapurù” e di “Nossa Senhora das Dores” non c’è nessuno perché l’acqua è già entrata dentro le case e le famiglie sono scese in città presso dei parenti, aspettando che l’acqua diminuisca. Consegniamo le otto casse per la raccolta dell’acqua piovana alla comunità di “Uniao da boa fè” e ci dirigiamo a “Nova esperança”. Improvvisamente il motore fa strani rumori e perde potenza. Pensiamo sia un problema all’elica, ma no, si è spezzato il supporto dove è imbullonato il motore e ora non ci sono più le condizioni di farlo funzionare. Piano piano ci avviciniamo alla riva, fortuna che eravamo vicini alle case, e leghiamo la barca a un picchetto di ferro che ci portiamo sempre dietro per sicurezza. Che fare? Chiediamo se qualcuno ha un ‘motore rabetta’, quello che usano sulle canoe, già un’altra volta eravamo tornati con un ‘motore rabetta’ di potenza 5.5; un signore ne ha uno di scorta, siamo fortunati, è di potenza 13.0, ma anche molto più pesante da trasportare! Ma non ha benzina, e noi abbiamo solo gasolio a bordo, così chiediamo una canoa imprestata e andiamo nella comunità vicina, dove abbiamo lasciato le casse per raccogliere l’acqua della pioggia. Siamo ancora fortunati e ci imprestano 20 litri di benzina, ce la possiamo fare! Moises, mio compagno di viaggio, improvvisa un supporto in legno per poter installare il motore. Lo carichiamo sulla barca e facciamo un bagno, poi ceniamo con lo spezzatino con banane, rimasto dal mezzogiorno. Siamo pronti per celebrare la Messa in casa di una famiglia. Improvvisamente scoppia un temporale, acqua a secchiate e vento forte... non ci sono le minime condizioni di uscire dalla barca. Aspettiamo una ora e mezza, poi alle nove decidiamo di rinunciare: attacchiamo le amache e ci prepariamo per il meritato riposo. Piove tutta la notte e con forte vento, sono un po’ preoccupato, ma dalla finestra vedo le luci delle case, anche se la barca è sferzata dal vento. Ci addormentiamo. Alle quattro mi sveglio, c’è molto scuro e non vedo nessuna luce, apro la finestra, poi la porta e esco... siamo in mezzo al fiume, trasportati dalla corrente! Il vento forte ha sradicato il picchetto che fortunatamente è rimasto legato alla barca. Sveglio Moises e decidiamo di aspettare l’alba, alle sei e mezza, lasciandoci trasportare dall’acqua; in fondo siamo nelle mani di Dio, il buon pastore, non abbiamo nulla da temere perché sono mani sicure. Col chiarore dell’aurora montiamo il ‘motore rabetta’ sulla poppa della barca e, piano piano, ci dirigiamo verso casa.



           E penso: quanti pescatori e mamme e bambini sono nelle mani del buon Dio, tutti i giorni, con fiducia e poche certezze del domani! Il grande fiume ci accompagna e molti pesci fanno capolino fra le acque: è ‘piracema’ e c’è molto pesce. Alcuni delfini di fiume saltano attorno alla barca e ci fanno festa, ci accompagnano fino al porto sicuro della città. 

           Il prossimo incontro sarà a sera, con Gabry e Caio (il giovane che abbiamo accolto in casa) per raccontare la nostra avventura e sapere le novità, dopo una settimana di silenzio mediatico.

 

San Giuseppe operaio - giorno dei lavoratori, sabato 1° maggio 2021

 



martedì 30 marzo 2021

É lo Spirito che da vita ...

 



 

 

              Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

La storia degli uomini sempre ci sorprende!

La Comunità di Nazaré sembrava morta e invece ha una base forte, fatta dalla fede degli adulti e anziani: uomini e donne che credono. I giovani, col loro entusiasmo e creatività sono la speranza, ma la radice che porta alimento sono le persone mature. Così possiamo ben sperare che i rami nuovi e le foglie verdi possano produrre frutti. Già a São João de Japuaqua, che sembrava che tutto camminasse bene verso una vita di fede comunitaria, il professore e il cassique (responsabile dell’aldeia-villaggio) dicono di essere diventati evangelici. Ho chiesto di quale chiesa, ma neanche loro lo sanno, è che il figlio del professore, di 22 anni, ha un amico pastore evangelico della stessa età, e ha deciso di esserlo anche lui, forse un modo di pensare a sostenere economicamente (decima) la sua famiglia. E il sangue non mente, così i parenti si sono stretti attorno a lui e dicono: “siamo diventati evangelici!”. Non mi preoccupa la fede, che passa in molti rivoli, come l’acqua che non può essere fermata quando scorre. Mi preoccupa la divisione che si è creata nella Comunità, che lascia tutti meno disponibili e, concretamente, più individualisti. Occorre trovare un cammino comune, ma quando di mezzo ci sono i soldi (decima), tutto è più difficile.

 

Nella Comunità di Moinho, che sta crescendo molto in numero di persone, lo Spirito ci ha dato consolazione: hanno cominciato a riunirsi la domenica mattina per imparare i canti, poi leggono il Vangelo, pregano il Padre Nostro e l’Ave Maria e, finalmente, fanno colazione insieme, continuando la festa con canti tipici della cultura locale. Molto bello, speriamo che duri, perché abbiamo percepito la gioia che hanno trovato nell’incontrarsi. Poi, durante la Messa, scopro che chi anima la liturgia e suona la chitarra (ne ho portata una per aiutare a insegnare ai giovani a suonare) è di una chiesa evangelica, lui e la moglie quando abitavano in città facevano parte di questa chiesa. Venuti a stare a Moinho, visto che la Comunità è di tradizione cattolica, si sono inseriti e partecipano con gioia. Al momento della comunione ho invitato ad accogliere il dono della vita del Signore per tutti, e anche loro l’hanno ricevuta con gioia. Poi il chitarrista mi confida: “sai padre, è la prima volta che faccio la comunione, l’avevo sempre desiderato fin da piccolo, ma non sapevo come fare...” e mi fa un grande sorriso. Davvero lo Spirito del Signore ci sorprende nel suo cammino di unità e di comunione! Dopo l’ascolto del Vangelo, proclamato dal mio compagno di viaggio, Moises, che è anche Ministro della Parola e dell’Eucaristia, in preparazione alla Pasqua, parlavo di Gesù che ha fatto della sua vita un dono, e del segno del lavare i piedi come servizio: essere cristiani, uomini e donne di fede vuol dire essere gioiosi nel lavarci i piedi a vicenda, nel servizio gli uni agli altri, senza discriminazioni o meriti, ma nella gratuità che il Signore Gesù ha avuto e continua ad avere con tutti. Anche a Giuda, Gesù ha lavato i piedi, anche a Pietro che non voleva! In questo momento vedo arrivare due anziani, sono le fondamenta, le radici della Comunità. Vengono scalzi perché l’acqua del fiume sta crescendo ed è piovuto molto, c’è fango nel cammino e le ciabatte di gomma che tutti usiamo (havaianas) sono pericolose per l’instabilità della loro età.



 Lei ha in mano un bastone per sicurezza e lui si appoggia alle sue fragili spalle con la mano. Li vedo arrivare da lontano, nella penombra, e vedo due giovani che vanno loro incontro e gli offrono il braccio come appoggio sicuro. Così, mentre ancora sto condividendo la Parola del Vangelo e il gesto di Gesù del lavare i piedi, loro salgono le scale di legno per raggiungere la veranda dove stiamo celebrando e, prima di entrare, restano fermi sulla soglia: i due giovani lavano loro i piedi e li introducono nel cerchio intorno alla tavola, due seggiole di plastica bianca vengono prontamente offerte per farli accomodare. In silenzio, il cuore si riempie di gioia: davvero lo Spirito ci precede! Lo Spirito del Padre che ci ha creati fratelli e sorelle perché ci prendiamo cura gli uni degli altri, dei più deboli. Lo Spirito del Signore Gesù che ci è dato dalla croce per sostenerci nella gioia di donare la vita. E prego che questi giovani ascoltino il loro cuore e siano preservati dalla tentazione.



Nella Comunità di São Cristóvão prendo i nomi di due bimbe che battezziamo nella celebrazione della domenica delle palme. E, mentre copio il nome delle bambine dal registro di nascita, mi accorgo che la madre è la stessa, ma il papà è diverso... chiedo spiegazioni e la risposta del marito presente è bella e serena: “padre, l’ho accolta come mia moglie che aveva già questa figlia con il primo marito che però non sono andati d’accordo... così ora ho già due figlie, due belle bambine!”. Questo giovane papà ha solo 19 anni. Così mi viene in mente che, anche due giorni prima, nella Comunità di Boa União, ho battezzato tre bimbi e la più grande era figlia solo della mamma, ma accolta dal suo nuovo papà. E di questi casi ce ne sono molti.

 

A Manacapuru ormai l’acqua è arrivata alla soglia delle case, ma è ancora troppo bassa per poter avvicinarci con la nostra barca, che rimarrebbe incagliata. Allora ci fermiamo a distanza, vicino ad alcuni alberi che in questi mesi crescono in mezzo all’acqua e pensiamo: “ci verranno a prendere!”. Normalmente noi carichiamo una famiglia, con molti bambini, dall’altra parte del fiume; oggi la vediamo arrivare di canoa, la mamma dirige al timone, e ci passano accanto: “coraggio padre, salta sulla canoa, che vieni con noi fino alla casa, poi dopo la Messa ti riportiamo indietro”. Così é: ‘una mano lava l’altra’.

 


Buona Pasqua a tutti di cuore, Pasqua di servizio ai più deboli perché viviamo la gioia del donare la vita nella quotidianità delle relazioni fraterne. Pasqua di Risurrezione nella novità del corpo risorto e glorioso del Signore Gesù. Era proprio il suo, con il segno dei chiodi e la ferita al costato, ma ora è un corpo completamente nuovo, che si fa presente in molti luoghi e non ci sono più barriere che gli impediscano d’incontrare i suoi ancora paurosi.

Che possiamo risorgere da questa pandemia e vincere la paura e le barriere che ci avevano divisi in classi sociali, nazionalità chiuse, interessi capitalistici e, infine, nel circolo vizioso dell’ego-individualismo. Risorgiamo con una mentalità nuova, un cuore nuovo che sappia accogliere e amare senza riserve: non muri ma ponti, non guerre ma solidarietà per ritrovare la gioia di una Umanità riconciliata, libera e fraterna. Buona Pasqua di Risurrezione a tutti, perché il Signore Gesù è davvero risorto. Alleluya!




Domenica delle palme, 28 marzo 2021

martedì 26 gennaio 2021

Oggi non abbiamo il pranzo...

 



                       Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Nel gennaio 2021 abbiamo fatto un unico viaggio, iniziato il giorno 9 e concluso il giorno 21, visitando tutte le Comunità cattoliche che stiamo accompagnando. In questi giorni ho provato a rifare la mappa del Rio Içá, includendo tutte le piccole Comunità sul fiume: 25 cattoliche, 21 della cruzada e 6 evangeliche. Nel mese di febbraio non andremo per la celebrazione della Messa, ma abbiamo chiesto alle Comunità di incontrarsi per fare un bilancio di ciò che è stato positivo, di quello che è mancato e anche dei limiti o errori commessi. Dopo sei mesi che percorriamo il fiume da punta a punta, incontrando e celebrando la vita e la fede mensilmente con tutte le Comunità, ci sembra bello ed opportuno ascoltare le persone, dare la parola al Popolo di Dio perché valuti e verifichi il nostro operato e anche la loro partecipazione. Qui la chiamano “avaliação”, ed è una caratteristica della Chiesa brasiliana, del suo vivere la pastorale e l’impegno per l’evangelizzazione: tutti gli anni si fa una Assemblea con i responsabili laici delle Comunità, i preti, le suore, i ministri e il vescovo; il Popolo di Dio si incontra per fare una verifica sul cammino e gli obiettivi, col fine di imparare dal vissuto, evitare di ripetere errori del passato e scoprire nuovi cammini di vita.

Questo è stato un viaggio un po’ faticoso, per la durata e per le molte Comunità incontrate. Finalmente arriviamo a Mamurià, Comunità vivace e partecipativa, una delle due che sempre ci offre il pranzo per passare insieme qualche ora in più e conversare della vita... Arriviamo presto, verso le nove del mattino, poi impariamo che loro vanno col sole e quindi per loro erano solo le otto del mattino. Come sempre l’accoglienza è festosa con tanti bambini, ma, osservando bene stanno mancando alcuni giovani, sono presenti le ragazze, e anche alcuni uomini non sono venuti ad accoglierci. Non ci preoccupiamo, andiamo verso la chiesa e la celebrazione è molto bella e curata come sempre. Gli assenti non sono venuti... dev’essere accaduto qualcosa! Poi ci fermiamo a parlare del più e del meno, la novità è che il governo ha inviato alla Comunità una lancia con un motore di 40 cavalli per le emergenze di salute e non solo. É la prima volta che questa Comunità riceve qualcosa dai politici, non sono classificati come indigeni e quindi sono fuori dai normali canali del Governo federale. Il resto dipende dalla politica locale e questa volta, dopo dodici anni, il candidato che hanno appoggiato ha vinto le elezioni, quindi è arrivato subito il “suo” ringraziamento. Altre Comunità che hanno appoggiato il perdente, non hanno ricevuto nulla. Non sempre la vita e le persone hanno lo stesso valore agli occhi di chi comanda. Vedo che l’animatore della Comunità parla con sua moglie e con la moglie di suo fratello, le due donne si scusano e si ritirano, le vedo andare in cucina, nel fondo della casa, e preparare qualcosa che non riesco ad identificare. Continuiamo il nostro dialogo e verso l’una, per loro mezzogiorno, ci invitano in casa e ci dicono: “Scusate, ma oggi non abbiamo il pranzo! Abbiamo preparato una merenda per voi, macaxeira frita e beijou com suco de abacaxi”. Solo in questo momento mi rendo conto che la casa è piena, ci sono tutti i bambini e le ragazze, tutti seduti per terra e con un grande sorriso stampato in faccia... ma nessuno mangia e non c’è cibo, né piatti o pentole sul pavimento. Così per apprezzare il lavoro delle mamme e la bellezza di questo momento, un po’ con vergogna, faccio merenda, tra l’altro molto appetitosa, e allungo qualcosa ai bimbi che prontamente si avvicinano aiutandomi, in un batter d’occhio, a concludere il pranzo. Fuori c’è agitazione, ritornano alcuni giovani con il fucile in mano, ma non hanno selvaggina.... speriamo che gli uomini siano riusciti a pescare qualche grosso pesce. Quando non c’è il pranzo, si spera ci possa essere la cena...



Così riprendiamo il nostro viaggio e spesso il pensiero ritorna a quel momento: “Oggi non abbiamo il pranzo”. Detto con naturalezza, come se non fosse la prima volta... si mangia quando c’è il pranzo, se no pazienza, e nessuno si lamenta! Una buona lezione di vita anche per me che ero preoccupato per il viaggio di ritorno, visto che il cibo stava finendo sulla barca.

Ma vorrei tornare alla nostra “verifica”. Abbiamo lasciato alle Comunità un foglio per ricordare i passi fatti da agosto 2020 (quando è arrivata la barca) a gennaio 2021: celebrazione della Messa tutti i mesi, libretti di canto, rosari, materiale illustrato per una catechesi biblica per i bambini, e alcune dispense fatte da noi per aiutare a celebrare la domenica giorno del Signore risorto e della Comunità, le celebrazioni dell’Avvento e del Natale e ora le celebrazioni della Quaresima e della Pasqua. Piccoli aiuti per seguire la liturgia domenicale e i tempi liturgici, come pure un incentivo alla preghiera comunitaria. Le nostre Comunità vedevano il frate solo due o tre volte all’anno... Abbiamo sempre incentivato il ritrovarsi la domenica per la preghiera e la condivisione, alcune Comunità hanno iniziato a celebrare la Parola e a far colazione insieme. Tra le domande che abbiamo lasciato per aiutare la verifica chiediamo di valutare la nostra presenza, se è stata positiva o negativa, se ha aiutato o è stata di ostacolo... chiedendo concretamente come possiamo migliorare affinché la Comunità possa crescere nella fede e nell’amore fraterno. Cosa chiedono al prete... come continuare il cammino... che cosa privilegiare... come incontrare persone disponibili per le diverse responsabilità nella Comunità... quale catechesi per un Battesimo spesso “solo” amministrato e ricevuto... come conoscere la Parola di Gesù e vivere l’Eucaristia... Da ultimo stiamo anche incentivando la costruzione di una piccola cappella in legno come segno di identità della Comunità di fede. Le immagini sono parte della tradizione, ma sono anche fonte di molta confusione tra i credenti di diverse confessioni, per questo abbiamo proposto di collocare al centro della chiesa una croce con su scritto: “JESUS RESSUSCITOU”. La croce ci ricorda la sua morte per amore, ma la croce ‘nuda’ ci dice che il Signore Gesù oggi non è morto, ma, in quanto risorto e asceso alla destra del Padre, è il Vivente! Poi, chiaramente, la piccola immagine del patrono non può mancare...

Sappiamo che non sarà facile realizzare questo momento di verifica, ma abbiamo fede che porterà molti e buoni frutti. Il pensiero va così alle nostre Parrocchie o Unità pastorali dove un prete arriva, un altro se ne va e non ci si ritrova per valutare e verificare il cammino, non per criticare, ma di cuore aperto per imparare e migliorare il servizio di fede di cui la Comunità dei credenti è debitrice alla società e al mondo. Anche il cambio di un vescovo dovrebbe essere una grande possibilità di verifica e di crescita per una Chiesa locale. Non si può solo criticare o sperare un cambiamento secondo le ‘nostre’ idee e aspettative... ma bisogna valutare e crescere nella fede ad ogni nuovo passo, con umiltà e purezza di cuore. Non mi riferisco solo agli aspetti liturgici, pensavo, per esempio alle lotte politiche per le scuole confessionali cattoliche. Davvero hanno realizzato il Vangelo di essere lievito affinché tutta la farina possa crescere, o sono diventate delle isole monocolore che non hanno aiutato le scuole pubbliche a crescere nei valori cristiani? Forse si sarebbe dovuto investire molto di più nell’accompagnamento e nel sostegno degli insegnanti che sono anche credenti oltre che docenti. Non lo so, valutare, verificare è sempre importante, è un cammino sinodale che il Concilio ci ha proposto e papa Francesco ci scongiura di compiere.



Poi abbiamo ripreso il viaggio, a Ipiranga nella Messa abbiamo anche celebrato alcuni compleanni con diritto alla torta e alle candeline. I lavori della chiesetta vanno avanti piano piano, come anche il cammino della Comunità ha bisogno ancora di molto tempo. Ci siamo fermati nel “paranà da Boa União”, una scorciatoia sul fiume dove ci sono poche case. Una coppia è arrivata da poco e nel precedente viaggio avevano chiesto di sposarsi e battezzare il loro bambino di sette anni.  Ci aspettiamo perché ogni famiglia viene con la sua canoa, finalmente ci siamo tutti. Mi accingo a preparare l’altare, ma nella casa non c’è neppure un tavolino, solo una panca già occupata. Così stendo la tovaglia sul pavimento di assi e invito tutti a sederci attorno all’altare improvvisato. Mi scappa un sorriso pensando alle polemiche della mia Diocesi sul fatto che l’altare non possa essere mobile, ma debba essere fisso e che anche una tavola non sarebbe adeguata... e penso: più fisso del pavimento non si può, quindi siamo in regola! Al momento di preparare i documenti per il matrimonio ci accorgiamo che lo sposo è stato battezzato nella chiesa della croce, chiesa nata negli ultimi quarant’anni e che non si definisce neppure evangelica, anzi si definisce “evangelica – cattolica – apostolica” non “romana”. Il Battesimo non è riconosciuto dalla nostra Chiesa e allora dobbiamo rimediare perché lo sposo, comunque, è un credente, cristiano e attuante nella Comunità. Bene, procediamo con ordine, prima battezziamo il papà, poi benediciamo le nozze e, infine, battezziamo il loro bambino. Davvero grande è la misericordia del Signore! Con gioia continuiamo la Messa e ci nutriamo della presenza del Signore risorto che nella sua Parola ci ha chiamato ad essere “pescatori di uomini”. Pescatori non per interesse, il pesce, ma per amore alla vita delle persone, gli uomini appunto. La Parola ci chiama alla conversione perché il Regno di Dio è presente e si fa prossimo; l’Eucaristia sostiene il nostro cammino perché è il segno più bello della gratuita dell’amore del Padre.

Può succedere che “Oggi non abbiamo il pranzo”, ma non mancherà l’accoglienza e la gioia di chi ha imparato a condividere il “beijou e a macaxeira”: a condividere iniziando dalla propria povertà.

 

 

Festa della conversione di San Paolo Apostolo, 25 gennaio 2021

 

 

 

Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...