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sabato 29 aprile 2023

Viva i lavoratori onesti: la festa è loro!

 




 

Omilia del 30 aprile, giorno mondiale delle vocazioni: tutti chiamati all’onestà materiale, spirituale e, diciamolo pure, contrattuale. In verità il primo che ci ha preso a servizio per il Regno e per difendere la Casa Comune è proprio Lui, il Buon Pastore. E il salario è oltre al dovuto: affinché abbiamo la vita in abbondanza… davvero Bello questo Pastore!

 

Non è della nostra cultura, né italiana e né brasiliana, ma della Terra di Gesù. Per evitare i pericoli della notte, l’assalto di lupi e ladri, i pastori riunivano le loro greggi in grandi recinti comuni, più facili da sorvegliare e difendere. Poi al mattino, il primo che usciva “chiamava le sue pecore” per nome e loro riconoscevano la voce del pastore, si alzavano e lo seguivano. E così uno dopo l’altro i pastori ricomponevano le loro greggi e uscivano verso i pascoli. Questo verbo “conoscere” è così bello perché comprende l’amare, il prendersi cura dell’altro: il pastore è attento alle sue pecore e loro lo accompagnano con gioia e fiducia. “Le pecore seguono il Pastore perché conoscono la sua voce”. È la nostra chiamata alla fede: seguire il Signore guidati dalla sua Parola di vita e di libertà. Chi riconosce il Pastore, la porta delle pecore, troverà vita piena, entrerà e uscirà nella bellezza di una scelta di libertà, senza paure e senza obblighi, nella libertà dell’amore.

 


Purtroppo ci sono anche molti ladri e assaltanti, questi sono corrotti da interessi economici e di potere, vengono solo per rubare, uccidere e distruggere.

 

Così nell’ultimo viaggio sul fiume abbiamo incontrato ancora delle “draghe” dei cercatori d’oro, e ci siamo chiesti il perché la gente non reagisce e lascia che l’acqua del fiume venga inquinata dal mercurio che porta alla morte dei pesci e alle malattie per chi non ha altra acqua da bere. Perché? Alle prime risposte ci siamo scoraggiati: vedi padre, il cassique, il capo della comunità, ha dato il permesso di lavorare sulla spiaggia in cambio di due grammi di ora la settimana (500 reais, pari a 100 euro), e se lui ha dato il permesso cosa possiamo fare noi? Poi scopri che anche chi alzava la voce e criticava è stato messo a tacere, anche lui riceverà la sua parte. Grazie a Dio c’è sempre qualcuno onesto che si oppone all’illegalità e allo sfruttamento delle risorse come l’oro, il legname e il pesce. Ma quando è uno della tua famiglia, il tuo proprio padre che lascia fare, che si lascia corrompere, allora che cosa puoi fare? La famiglia e il padre devono essere rispettati!

 


Cerchiamo di capire e dialoghiamo sulla possibilità di rivolgersi alle autorità affinché intervengano in difesa del diritto alla vita di tutti. Vedi padre, mi dice Francesco con in braccio l’ultima di cinque figli, abbiamo minacciato di denunciare, come fai tu, e sai che cosa ci hanno risposto: Fate pure, tanto il Delegato della polizia civile lo paghiamo tutte le settimane, direttamente a casa sua in città, la Polizia Federale della città quando viene chiede solo la sua parte, teniamo sempre pronto un poco di oro per l’occorrenza, quindi siamo tranquilli; poi chi compra il nostro oro è la massima autorità presente, il proprio Sindaco del Comune… il Giudice lo conoscono tutti, è la persona più corrotta di tutta la zona, basta offrire soldi e tutto si risolve; anzi, quando c’è una soffiata alla Polizia Federale di Tabatinga, loro ci avvisano in tempo e tutto viene nascosto nei tanti meandri che la foresta offre, così nessuno viene colto in fragrante. Rimango abbastanza perplesso e penso a questa situazione ‘mafiosa’. Ho parlato anche con l’Esercito ad Ipiranga, ma mi hanno detto che loro sono lì per difendere i confini dello Stato, e non possono intervenire se non sono chiamati dalle autorità locali, siamo messi bene!

 


Violenza, corruzione e ingiustizia sono all’ordine del giorno, e le pecore continuano a morire nelle braccia di ladri e assaltanti che solo sanno rubare, uccidere e distruggere!

 

L’apostolo Pietro continua ad esortarci: “Salvatevi da questa gente corrotta”. Lo possiamo fare se riconosciamo la Sua voce e Lo seguiamo con fiducia. Buon 1° maggio, buona festa dei lavoratori onesti!

 

Gabriel Carlotti, missionario dell’Amazzonia

 

Santo Antonio do Içá, 1° maggio 2023 – Festa dei lavoratori.   

 

 

mercoledì 24 marzo 2021

Niente paga il sorriso di un bambino: Buona Pasqua!

 



 

  Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

In questo mese di marzo stiamo raccogliendo le risposte alla verifica che abbiamo chiesto alle Comunità. Verifica sul nostro operato e sulla nostra presenza, verifica anche del cammino della Comunità e del suo vivere la fede. In questo primo viaggio siamo arrivati fino ad Ipiranga, anche se non abbiamo potuto celebrare l’Eucaristia a causa del covid 19, c’erano infatti due casi positivi e i militari hanno, giustamente, proibito ogni assembramento di persone. Siamo comunque andati per incontrare l’equipe che coordina la Comunità. Le ultime cinque ore del viaggio le abbiamo fatte in una specie di gara con una grande nave, la maggiore che solca il fiume. Si tratta dell’UBS – Unità Basica di Salute. Siamo arrivati praticamente insieme al porto di Ipiranga e qui, giustamente, l’abbiamo lasciata passare. L’UBS è una specie di ospedale fluviale. C’è il medico generico, gli infermieri, il dentista e alcuni specialisti di settore come malaria o altre malattie. In questo tempo di pandemia c’è tutta una equipe per i testi del covid 19 e il primo intervento. Non mancano poi i rappresentanti della società civile organizzata: il consiglio dei bambini e adolescenti; l’area indigena con tanto di traduttore ufficiale; tutto l’apparato inerente alla documentazione di cui le persone hanno bisogno. Manca solo il prete e i “servizi religiosi”, ma per questo c’è la nostra piccola barca indipendente.

 

Domenica passata, la 5° di quaresima, celebravo in città e sono giunte molte richieste per pregare per tutti gli ammalati di coronavirus, in ospedale e in casa. In questo momento la situazione in Brasile è davvero complicata: più di 2.300 morti al giorno, circa 70.000 nuovi contagi giornalieri, gli ospedali ‘chiusi’ per tutto esaurito, file enormi di gente che deve essere ricoverata e che abbisogna di ossigeno, che manca! E se non bastasse, un quadro politico demenziale.

 

Abbiamo già cambiato 4 ministri della salute e attualmente ce ne sono due perché devono inventare un nuovo Ministero per evitare che il ministro uscente vada in prigione. Rimanendo ministro sarebbe protetto dalle leggi speciali dei parlamentari. Sembra che inventeranno il “Ministero dell’Amazzonia” per proteggere la situazione penale dell’ex-ministro della salute. Abbiamo un presidente che continua a negare la gravità della situazione. Non usa maschera e paragona la pandemia a un piccolo raffreddore, è contro il vaccino e riunisce folle di persone quando si muove. Ora sta litigando in un braccio di ferro con i Governatori e i Sindaci che stanno muovendosi autonomamente, anche nell’acquisto di vaccini, per far fronte in modo scientifico e intelligente alla situazione ormai caotica. Ad oggi neppure il 5% della popolazione è stata vaccinata. In questa situazione lo Stato dell’Amazzonia, per la sua bassa densità di popolazione, va meglio che altri Stati molto più evoluti. Le nostre sfide sono più di carattere locale: difficoltà nei trasporti e isolamento dei popoli della foresta, mancanza di strutture e di personale medico, corruzione dei politici locali nei diversi livelli municipale e statale, dove spesso le cose funzionano solo se paghi salate tangenti. A peggiorare poi la situazione abbiamo alcuni pastori di chiese evangeliche pentecostali che stanno dicendo che il vaccino è il marchio della bestia dell’apocalisse, o, altri, che i cinesi vogliono controllarci, oppure che se ti fai vaccinare potresti correrai il rischio di trasformarti in un coccodrillo. Cose assurde dovute ad un fondamentalismo crasso o a giochi politici sostenuti da una religione asservita al potere. Fatto sta che molti indigeni hanno rifiutato di farsi vaccinare, e questo certamente non aiuta la situazione, ma la complica.

 

Ritornando alla 5° domenica di quaresima che ci ha regalato la Parola di Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita tenendola per sé, la perderà, ma chi la dona la serverà”; e ancora: “Se il chicco di grano, nella terra, non muore rimane solo, ma se muore dà molto frutto”; mi chiedevo: ma per chi davvero dobbiamo pregare? Che cosa possiamo chiedere a Dio in questo momento così difficile e devastante? Per che cosa ci preoccupiamo? Che cosa abbiamo paura di perdere e di non avere più? Certamente portiamo nella preghiera i deboli, gli ammalati, gli abbandonati, i soli e quanti sono segnati dalla perdita di un familiare o di un amico. Ma vorrei pregare anche per tutti coloro che non hanno speranza. Per coloro la cui vita è ancora rinchiusa nel tempo tra la nascita e la morte. Per coloro che si affannano per possedere cose e privilegi e, per difenderli, diventano violenti. Per coloro che rimpiangono le vacanze e non sanno che la maggioranza non le conosce. Per quanti sono preoccupati di chiudere i porti e i confini e non si rendono conto del cammino dell’Umanità e della morte per invecchiamento del nostro Bel Paese. Di quanti si sono abituati alle notizie del telegiornale che mostrano tanti fratelli e sorelle nei nuovi campi di concentramento dell’esclusione, dei muri e delle tendopoli di rifugiati e, semplicemente, spengono la TV. Di quanti sui social esprimono la loro rabbia contro un comunismo che non esiste più; e sostengono un individualismo socio-economico che fa paura. Di chi si lamenta e violentemente critica la parola di un papa pellegrino di speranza e di umanità riconciliata, e ostentano un fondamentalismo religioso e un cattolicesimo clericale. Ma come ci siamo ridotti! Ma che umanità è questa che ancora non si riconosce fraterna, nonostante la sofferenza provata nella solitudine di morire intubati o rinchiusi senza il calore di un affetto sincero?

 


Così nella 5° domenica di quaresima, l’ultima prima della Pasqua, abbiamo pregato per questa nostra Umanità sofferente e che fatica a ritrovare il sentiero della vita. Gesù ci ha detto: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”. Proviamo a guardare a quell’uomo nudo e essenziale sulla croce, quell’uomo vero, e riconosciamolo nell’Umanità senza discriminazioni narcisiste e violente. Guardiamo a quel Dio crocifisso, senza potere e senza privilegi e sentiamoci amati nella nostra debolezza e povertà. Amati da Colui che si è abbassato fino a noi per aiutarci a vedere oltre la morte, a scoprire la profondità dell’amore che ci fa tutti fratelli e sorelle.

Anche nella Comunità di São Pedro si riflette questa umanità. Siamo giunti nel primo pomeriggio, sono passato a salutare in tutte le case, gli uomini giocando a calcio e le donne in filosso con i loro neonati in braccio. Era una domenica pomeriggio. Verso le 6 facciamo il bagno, l’acqua del fiume è più fredda del solito, 26° al posto dei 31° di sempre, sta piovendo molto. Poi mangiamo qualcosa e andiamo alla scuola per la celebrazione della Messa. É domenica, ci saremo in molti! Aspettiamo un po’, arrivano i bambini, tutti i bimbi che giocavano nel pomeriggio, fortuna che avevo le caramelle. Aspettiamo ancora e arriva una nonna con la nipotina, e una giovane mamma, ragazza madre perché il marito se n’è andato.

 

Padre, possiamo cominciare... credo non verrà più nessuno, siamo noi.

 

Mi guardo intorno e decido di non celebrare la Messa, leggiamo il Vangelo e proviamo a parlarne un po’ insieme... “chi tiene per sé perde tutto... chi dona riceve di più...”. Così distribuisco una caramella a ogni bambino, un piccolo la scarta e se la mette in bocca voracemente. Richiamo la loro attenzione e dico che se qualcuno dona la sua caramella ad un altro bambino ne riceverà due di caramelle. Più avanti: chi dona due caramelle, ne riceverà tre; e così inizia un gioco bello e interessante, i bambini, come esperti banchieri, fanno fruttare le loro caramelle, chi dona di più riceve molto di più. Alla fine anche colui che si era giocato/mangiato la sua unica caramella, si ritrova con le mani piene...    Ci salutiamo e ci diamo appuntamento al prossimo mese.

Ritornando sulla barca, preparandoci a dormire, con un filo di tristezza, chiedo a Mosè, mio compagno di viaggio: ma perché non è venuto nessuno? Poi sentiamo la musica e vediamo arrivare canoe dal vicinato, tutti cominciano a bere e far festa fino alle sette del mattino... Davvero l’Umanità si assomiglia molto ad ogni latitudine!




Il mattino, ancora assonnati, ci prepariamo a partire verso la prossima Comunità a 4/5 ore di viaggio. Alzo lo sguardo e uno dei bambini, forse ancora sveglio da una notte agitata, viene verso di noi, ci sorride e accenna con la mano: grazie padre, ti aspettiamo il prossimo mese, ‘vai com Deus’ – che Dio ti accompagni! Questo sorriso ci ha ripagati di tutto, davvero impagabile e imperdibile il sorriso di un bambino!

 

Grazie a tutti che ci accompagnate nella preghiera e nella solidarietà:

BUONA PASQUA di RISURREZIONE!

 

San Oscar Romero - giornata di preghiera per e con i missionári martiri, 24 marzo 2021

lunedì 30 novembre 2020

Incredible... ma vero!

 



Gabriele Carlotti – missionário diocesano in Amazzonia

 

 

Dopo le elezioni amministrative riprendiamo i nostri viaggi missionari. Il nuovo sindaco è uno del partito repubblicano, quindi non molto di sinistra e abbastanza legato alla classe dirigente. Comunque migliore del suo avversario che possiamo definire del partito “opportunista”: è già stato sindaco per dodici anni e ha fatto ben poco per la popolazione, specie per i più poveri. Si è limitato a distribuire soldi per comprare voti e chiudere bocche che reclamavano. Il nuovo sindaco, per i prossimi quattro o otto anni se sarà rieletto, é forse la persona più ricca della città, commerciante che ha anche una impresa di costruzione e due chiatte per trasportare merci da Manaus a qui, ogni mese. La sua é stata una campagna politica abbastanza ‘pulita’, non ha fatto grandi promesse e, almeno sembra, non ha comprato voti. Il suo discorso è stato questo:

 

“Non ho bisogno dei soldi del Comune, ne ho abbastanza per me e per la mia famiglia, vorrei che fossero spesi bene per chi vuol lavorare e quindi merita di avere un lavoro, e cominciando dai più poveri, cercherò di amministrare per chi davvero ha bisogno. Non posso e non darò soldi a uno o all’altro, aiuterò le comunità in quello di cui hanno più bisogno: casa, sanamento basico, infrastrutture, scuola e salute”.

 


Così ha ripetuto anche nel suo primo discorso da sindaco eletto. E così gli ho scritto un WhatsApp quella notte, ricordandogli le sue parole in favore dei più poveri e assicurandogli il nostro accompagnamento che ad ogni occasione, opportuna o non opportuna, gli ricorderà di questa parola data.

Così, passate le elezioni, riprendiamo il nostro viaggio missionario diretti a Ipiranga, ultima comunità, posto militare sul confine colombiano. Ci fermiamo a “Itu” a circa sette ore dal confine, arriviamo di notte con un temporale che non consiglio a nessuno: cielo plumbeo, fulmini e tuoni, il fiume agitato che si diverte a sballottare la barca e, dulcis in fundo, visibilità zero per la pioggia scrosciante. Guidati dalle luci della comunità, approdiamo e mettiamo in sicurezza la barca, ancora tremante per il forte vento. Bene, due uova fritte e due salcicce, un succo di limone e sull’amaca per una notte di meritato riposo. Il giorno dopo ci riuniamo con la comunità: due nonni con le tre figlie sposate, una già vedova, e molti nipoti. Hanno anche un figlio piccolo, portatore di Handicap, ma che tengono nascosto. Quando inizio la celebrazione della Messa, nel tardo pomeriggio, arriva anche la famiglia vicina, un colombiano con la moglie e i suoi sei figli, alcuni già grandi di 17/20 anni e altri minori di 13/15 anni. É la festa di Cristo Re così chiedo ai bambini: Quando finisce l’anno? Silenzio assoluto! In che mese siamo? Silenzio! Sapete quando siete nati? Quanti anni avete? I volti smarriti. Il sorriso della mamma e lo sguardo che dice: “Ma cosa ci chiedi... a cosa serve...?”. Volevo semplicemente introdurre il tempo dell’Avvento come inizio di un nuovo anno liturgico in preparazione alla festa del Natale... ma ho lasciato perdere. Così mi limito a domandare: “Sapete quando è Natale quest’anno?” Provo ad aiutarli... “Alla fine del prossimo mese, il 25 di.....?” Nessuno risponde, appena tanti sorrisi e tanti occhi sgranati. “Ma sapete in che mese siamo?” Silenzio! Anche i ragazzi grandi sembrano cadere dalle nuvole, chiedo se sanno leggere e scrivere... “Poco e con difficoltà, abbiamo frequentato solo la 1° e la 2° serie. Normalmente la scuola funziona una settimana o dieci giorni al mese, poi il professore va in città per ricevere lo stipendio e si ferma un tempo in casa con la famiglia; spesso non c’è la merenda che viene data dallo Stato, e così alle nove si ritorna a casa... nessuno resiste a scuola senza mangiare! Ma la preghiera è stata molto bella, partecipata e gioiosa. Anche i bimbi più piccoli si sforzavano di rimanere svegli... per non perdere le caramelle e i biscotti alla fine della celebrazione!

Nel viaggio di ritorno a “São João do lago grande” troviamo solo la famiglia del professore, che si scusa perché non c’è nessuno, sono andati tutti a pescare e torneranno solo domani dopo la notte di pesca. Lasciamo i fogli che abbiamo preparato per le celebrazioni dell’Avvento e del Natale e ricordiamo che passeremo il 25 nel pomeriggio per celebrare con loro la festa del Natale.

Proseguiamo per la comunità di “São Pedro” a circa una ora e mezza di distanza. Scendo e incontro tre mamme, due stanno allattando i loro bambini e la terza pettinando la sua bimba. Saluto, sento come stanno, se c’è qualche ammalato nella comunità. Tutto bene, padre! Chiedo se sanno che oggi c’è la Messa, mi dicono di no, che non hanno sentito niente, ma il cassique sta in casa, lui deve sapere. Osservo i bimbi e tutti portano una piccola croce al collo, probabilmente sono simpatizzanti della ‘chiesa della croce’ o semplicemente la usano come protezione contro il male. Vado nella casa di Isaia, il cassique, la moglie è sdraiata sull’amaca, chiedo del marito, sta lì nell’altra stanza, vedo un’amaca appesa... aspetto un po’, ma solo silenzio... così saluto e vado in un’altra casa, piena di bambini. Il papà è sdraiato sul pavimento di assi, pancia in giù, non da segni di vita, i bimbi giocano saltando su di lui, saluto la mamma, sull’amaca, che ricambia gentilmente il saluto e... silenzio. Rimango ancora cinque minuti sulla soglia, poi vedo un uomo che sta preparando la ‘cuia’ per la sua canoa, così vado ad incontrarlo. “Si, padre, il cassique ha avvisato per la Messa, ma ci sono molti ammalati, con febbre alta e diarrea”. Chiedo se sia malaria... no, perché non hanno i brividi e sudano molto. 



Chiedo che acqua bevono. Quella del fiume, mi risponde. Qui non ci sono igarapé (piccole sorgenti). Ma la trattate con il cloro...? no, è finito e qui non abbiamo nessuno della salute pubblica. Sono già stato a Juì (paese a cinque ore di canoa motorizzata), ma dicono che non possono darlo senza una richiesta del responsabile della salute... che qui non abbiamo. Mi ricordo in questo momento di una frase ironica di fr. Gino, mio predecessore: “Bevete l’acqua del fiume, è così inquinata che anche i microbi e i batteri muoiono!”. Ricordandomi della mia Bahia chiedo: “Ma non potete usare l’acqua piovana? Qui piove spesso, quasi tutti i giorni...”. “Sarebbe bello, mi risponde, ma qui nessuno ha una cassa di plastica per raccogliere l’acqua, solo qualche pentola, ma finisce subito. E i prossimi quattro anni saranno difficili perché il nostro candidato ha perso...”. Rispondo che il nuovo sindaco ha detto che non ci sarà persecuzione politica, ma aiuto per i più bisognosi, e che la Chiesa proverà ad accompagnare questo processo. Ma so che lui ha ragione e non sarà facile! Più tardi quest’uomo viene sulla barca e mi avvisa che la gente vuole celebrare la Messa, alle 18, perché alla sera non c’è luce, è finita la benzina e il motore non funziona... Mentre preparo l’occorrente per la celebrazione e i biscotti per i bambini, penso tra me: “Incredibile, ma vero”, nel più grande bacino acquifero del mondo, l’Amazzonia, non c’è acqua pulita da bere! Il Vangelo di questa ultima domenica dell’anno liturgico ci coinvolge: “Avevo sete e mi avete dato da bere”. Così lascio alcune medicine per la febbre e la diarrea, e chiedo quante case ci sono, mi rispondono cinque, bene proverò a cercare cinque casse da 500 litri ciascuna, voi pensate a come fare una specie di grondaia e al prossimo viaggio, il 12 dicembre, ve le porto. Non saranno di proprietà individuale, ma della comunità, non si possono vendere né portare via, serviranno per voi e i vostri figli, per bere ‘acqua viva’.




Così, durante la notte, ripenso a quante famiglie devono affrontare questa situazione... ripenso alle cisterne fatte nella secca Bahia e mi ripropongo de vedere, nei prossimi viaggi, la necessità concreta di acqua potabile, in questa Amazzonia dove piove tutti i giorni e i fiumi sono una ricchezza enorme di acqua dolce. Incredibile, ma vero!

 

 

1° domenica di avvento, 29 novembre 2020

martedì 17 novembre 2020

Mezzo vuoto.... o mezzo pieno?

 



 

 

Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

É proprio così, quando ti offrono un bicchiere di vino e il livello è proprio a metà, lo guardi e ti chiedi: questo bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno? Io preferisco sempre essere positivo e apprezzare quanto mi viene offerto e può essere accolto con gioia. É pur sempre il “vino” che rallegra il cuore dell’uomo!

Così, ad ogni viaggio il cuore raccoglie le fatiche e le gioie della realtà incontrata. Non mi nascondo che a volte il disanimo si fa sentire. Dopo una giornata iniziata alle sei del mattino per raggiungere una Comunità e poter ripartire per un servizio nella parrocchia vicina di Amaturà, perché il prete colombiano si è preso le ferie, preferendo rimanere lontano in questo tempo di politica a volte violenta. Arrivo dopo sette ore di navigazione e trovo la chiesa chiusa:

 padre, ci deve essere un errore, il parroco si è confuso perché qui la messa è sempre al mattino, non abbiamo ancora energia nella cappella”,

 

non ci sono problemi, dormo sulla barca e domani mattina celebriamo nella chiesa parrocchiale che è domenica” rispondo.

 

E così è stato, alle 7:30, con poche persone celebriamo, fortuna che c’era un giovane che suonava e una ragazza che cantava e hanno aiutato a ringraziare, poi una signora di mezz’età che cantando il salmo mi ha fatto venire la pelle d’oca, l’ho ringraziata per il suo canto di lode e di fede!




Nel viaggio di ritorno facciamo sosta a Patià, comunità indigena per celebrare l’Eucaristia. Vengo a sapere che l’animatore non ha avvisato nessuno, c’è un forte contrasto politico che ha diviso la Comunità. Così passiamo di casa in casa e, scusandoci, avvisiamo le famiglie che benevolmente accettano di prepararsi per la celebrazione domenicale.

 

A Moinho avevo una grande aspettativa, il mese passato ci eravamo riuniti a casa del Cassique (lìder della comunità) e concordato di spostare la messa alla sera per una maggiore partecipazione delle famiglie e di preparare la festa del patrono, Santa Lucia, il tredici dicembre, cominciando anche la costruzione della cappella come luogo di incontro e segno della fede, che potesse esse usata anche dai fratelli evangelici nel segno dell’unità. Ma quando arrivo, nel pomeriggio, mi avvisano che non c’è quasi nessuno, solo due famiglie e pochi bambini. Sono tutti sul lago a pescare, già da tre giorni e torneranno domani... quando io sarò già a sei ore di navigazione, risalendo il fiume per raggiungere la prossima Comunità. Sorrido e prepariamo la celebrazione con i bimbi e le due mamme, una è molto interessata e ravviva la mia speranza, le lascio le dispense preparate per il cammino dell’Avvento/Natale e le chiedo di riferire agli altri che non sono presenti. Passiamo la notte e all’alba ripartiamo.

 


Chiedo agli amici di São Lazaro di anticipare la celebrazione nel pomeriggio, invece che alla sera, so che alcuni non ci saranno, ma pazienza, domani alle 8:00 ho la messa e un battesimo con due famiglie giovani che vivono in un ramo secondario del fiume, molto isolate. Così, dopo la celebrazione, sempre gioiosa per la partecipazione dei piccoli, ripartiamo per passare la notte due ore più avanti, dovremo navigare accendendo il faro perché il sole sta già rientrando. Arriviamo al porto e vediamo un movimento di canoe, trasportando viveri e caricando bambini...:

 padre abbiamo pensato di partire questa notte per arrivare domani a Santo Antonio per le elezioni”.

 Rispondo che c’è tempo e possono partire domani dopo il battesimo. “Lasciamo per il prossimo mese, anche i padrini stanno partendo con noi...” “Bene, state attenti che viaggiare di notte è pericoloso”. Ringrazio il Signore e mi addormento sull’amaca, stanco e pensieroso, che neanche le zanzare riescono più ad infastidirmi.

 


A Nova Canaan, quasi sette ore di navigazione, scendo per vedere se si ricordano che la sera, nella scuola, abbiamo la Celebrazione Eucaristica. Sembrano sorpresi, ma una signora interviene:

Si padre, non ci sono problemi, apriamo la scuola e può venire a celebrare la ‘sua’ messa”.

Mi si rivolta lo stomaco e sorrido: “Certo, faccio un bagno e ci vediamo verso le sette e mezza per pregare insieme, ringraziare il Signore e celebrare la ‘nostra’ messa!”.

 

É ancora molto difficile il cammino di una fede che sia anche vissuta e condivisa fraternamente, in Comunità, è difficile far crescere una appartenenza ecclesiale, il sentirsi Chiesa – Popolo di Dio. Erano abituati a vedere il frate 2 o 3 volte all’anno, solo per battezzare i loro figli; ora una presenza mensile è quasi troppo esigente, senza parlare della difficoltà di riunirsi per ascoltare la Parola e pregare insieme nel giorno del Signore... il cammino è davvero lento e lungo!

 


Quale gioia quando mi dissero, andremo alla casa del Signore”, così nella Comunità di São Vicente hanno iniziato a riunirsi tutte le domeniche per celebrare la Parola di Dio e pregare insieme. Si fermano per conversare della vita delle loro famiglie e festeggiano i compleanni. Ora vogliono costruire la cappella della Comunità, hanno già scelto il luogo, vicino alla scuola, al centro dell’aldeia. Il Cassique incentiva tutti a collaborare e ad essere presenti. Anche gli uomini ci sono e i giovani, alcuni dei quali già papà a 16/18 anni, vengono con i loro bimbi e le loro mogli. É bello vedere che il seme produce frutto e questo ravviva la speranza in una Fede che sia davvero possibilità di una vita fraterna. Certo, rimangono dei segni di vecchie incrostazioni religiose. Una giovane mamma, che animava il canto, viene a cercarmi sulla barca per chiedere spiegazioni. Ho avuto un figlio da un mese e ancora non ho fatto il rito di purificazione, come Maria nel tempio. L’ascolto con rispetto e le chiedo da dove venga questa preoccupazione. Mi risponde che alcune amiche che frequentano l’Assemblea di Dio, chiesa evangelica, le hanno detto che è impura e deve chiamare il pastore per essere purificata, così pure le donne, quando hanno il mestruo, non possono entrare in chiesa, né fare la comunione. Ho già 57 anni e ho sentito parlare che anche nella chiesa cattolica si facevano questi riti, e mi vieni in mente che già in un’altra comunità alcune donne non facevano la comunione. I mariti mi dissero che non potevano perché stavano nei ‘loro giorni’. Spiego a questa mamma da dove vengono queste cose, legate all’associare il sangue alla vita, la perdita di sangue con l’impurità. Ma spiego che la verità è esattamente il contrario: la donna perde sangue quando non rimane incinta perché il suo organismo si rinnova e si prepara per la possibilità di accogliere una nuova vita nella prossima ovulazione. Quindi la rassicuro e le dico che la Fede ha cancellato queste pratiche religiose e riconosce la bellezza della vita presente anche nel come il Signore ha voluto le sue creature, anche nel funzionamento del corpo. E mi chiedo: quando, finalmente, ci libereremo da paure ancestrali che le religioni hanno usato, perdendo la gioia e la bellezza della vita! La Fede ci rende uomini e donne liberi, nuovi nel cuore e nella mente. Purtroppo queste nuove chiese evangeliche stanno riprendendo tutte queste norme religiose della legge di Mosè, così rivendicano e legano le persone caricandole di pesanti fardelli. Ma la Parola del Vangelo, che annunciamo, ci ha liberato dalla Legge!

 


E come non ricordare la gioia di 5 fratelli, orfani di padre (brasiliano morto nel traffico di droga) e di madre (peruviana morta di malattia), che non hanno registro e quindi non esistono per la società. La gioia di essere battezzati, di essere accolti e sentirsi riconosciuti, membri di una Comunità. La possibilità ora di fare anche il registro civile, perché hanno un documento che attesta chi sono: il registro di battesimo.    

 

A Novo Pendão chiedo se possiamo anticipare la celebrazione alle quattro del pomeriggio, perché il giorno seguente vorremmo partire presto alle 6:00 del mattino, ci vorranno dodici ore ininterrotte per arrivare a casa alle 6:00 del pomeriggio del sabato e così la domenica poter votare e scegliere il nuovo sindaco. “Certo padre, senza problemi!” Chiedo se davvero non ci sono problemi e se avevano programmato altre cose.

 

Solo volevo uscire a pescare un pesce per pranzare, ma non ci sono problemi”.

 

Cosi prendo alcune salsicce sulla barca, un chilo di riso, uova e biscotti e li ringrazio condividendo ciò che era rimasto per il viaggio di ritorno. Noi mangeremo in casa, assaporando quel mezzo bicchier di vino che rallegra il cuore dell’uomo!

 

Santa Elisabetta di Ungheria, 17 novembre 2020

 

domenica 18 ottobre 2020

CHIESE CHIUSE. Ma non per il Covid19. È la politica, cari amici.

 



don Gabriele Burani

Venerdì sera era il giorno della messa nella nascente comunità di Santa Clara nella casa della coordinatrice, come al solito; ma non vedo nessuno. Spunta dalla casa una ragazzina, e mi dice che la mamma sta ancora lavorando per la inaugurazione di una scuola (per il giorno seguente) e quindi non arriva nessuno per la messa. Trascinando il mio piede ingessato, le dico che avrebbe dovuto avvisare....



Martedì incontro di Lectio Divina in una famiglia della comunità di Nostra Signora della Salute; già due volte rimandato perché veniva a mancare l’elettricità e con il quartiere tutto buio la gente non esce; questa volta entrando nella via sento musica a volume alto, molte moto parcheggiate, molte persone chiacchierando, una festa insomma. E per l’incontro biblico 4 persone della famiglia ma nessun altro.


Giovedì sera incontro nella comunità di San Giuseppe, e quando arrivo con il mio autista, il giovane che stiamo ospitando nella casa parrocchiale (ancora io non posso guidare): la chiesa é chiusa. Arriva un gruppo di persone, che riconosco come i soliti frequentatori della comunità e stanno camminando velocemente, ma non verso la chiesa: hanno un incontro politico di partito. Mi salutano di fretta, io dico anche a loro, stizzito, che avrebbero potuto avvisare che avevano un altro incontro e in chiesa non sarebbe venuto nessuno!




Sabato pomeriggio, catechesi nella comunità di Santo Antonio centro, con il gruppetto di cresimandi; ma quando è il momento di entrare, passano per la strada principale centinaia/ migliaia di persone a piedi, in moto, con auto, cantando, sventolando bandiere...  una confusione incredibile, e catechista e ragazzi si fermano a guardare per mezz’ora, dicendo poi che l’orario di catechesi era passato e arrivederci al prossimo sabato. In effetti il volume della manifestazione non permetteva di ascoltare e dialogare nelle stanze di catechesi.


Domenica invito (con molte fatiche e insistenze) ad una formazione liturgica per chi canta e suona e anima la liturgia, invitando le varie comunità della città; solo 3 arrivano. Non si può far molto. Ho capito che in questo periodo non si può far molto. Cosa sta capitando? Ci stiamo preparando alla elezione del prossimo sindaco del nostro municipio!  Due candidati si contendono questo ruolo; uno è già stato sindaco in passato 12 anni in questa città, l’altro entra nella contesa per la prima volta, è il maggior impresario della città, possiede e gestisce l’unico grande supermercato, forse la persona più ricca del municipio. E che dà lavoro a molte persone.


Si formano due partiti, relativi ai due candidati sindaci; il municipio è diviso in queste due fazioni e due mesi prima delle elezioni cominciano incontri, feste, manifestazioni in piazza, cortei di auto e moto per le strade.  Ogni gruppo fa una ‘convention’, presentando il sindaco e consiglieri, con musiche, canti, animazione, bandiere, colori...  Un municipio di 22.000 abitanti, ma sembra di essere alle presidenziali degli Stati Uniti.

Arrivano le barche dalle comunità che sono lungo il fiume Içá per fare il tifo per il loro candidato sindaco; i due vice-sindaci sono Indios e abitano nelle comunità del fiume Içá. Arrivando al 15 novembre tutti i giorni ci sono incontri nei quartieri, feste, sfilate per le vie della città con suoni e bandiere; i due gruppi si contendono gli elettori cercando di far colpo con il marketing elettorale.  In Italia si vedono manifestazioni del genere solo quando si vince il campionato di calcio o la coppa del mondo! Chiese chiuse, incontri rimandati a dopo le elezioni, quasi tutti sono coinvolti nell’appoggiare un partito. Una grande passione politica anima la città. Eppure ad una prima impressione mi era sembrata una cittadinanza piuttosto passiva, sia dal punto di vista ecclesiale che da altri punti di vista.

La questione è che qui in Brasile, il sindaco ha grandi poteri, soprattutto le decisioni su come gestire i soldi, nell’ambito sanitario, scolastico, urbanistico, dei servizi.   Il nuovo sindaco che arriva può dimettere chi stava lavorando nei vari ambiti per piazzare i fedelissimi del suo partito; ecco da dove nasce la grande passione politica di queste ultime settimane.

Non ci sono problematiche di tipo ideologico ( ad esempio un candidato di idee più socialiste, un altro liberista) e ancora non conosco le concrete proposte dei due ma ho capito – per il momento-  che i criteri di scelta della nostra gente  non sono di tipo ideologico, né programmatico- progettuale, ma semplicemente il vantaggio personale. Poi forse si può ragionare con qualche parrocchiano sulla politica che guarda al bene comune, ma per ora gli animi sono accesi nella contesa. Ci sono parole offensive di membri un partito contro l’altro, gesti di provocazione, ancora non di violenza fisica, ma in passato capitava spesso.  



Che fare?  Sono arrivati libretti della CNBB (vescovi del Brasile) con indicazioni della Chiesa sulla politica e le elezioni dei sindaci: dove sarà possibile cercherò di fare qualche incontro nei quartieri per conversare in modo pacato e rispettoso degli altri, alla luce della Parola di Dio e del magistero della Chiesa. Vedremo!   

Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...