sabato 23 marzo 2024

Pasqua 2024

 

Ciao a tutti, anche quest’anno la Pasqua illumina i nostri giorni. Sto viaggiando sul grande fiume, quando siamo partiti, il 10 marzo, la luna era appena un filo nel cielo stellato, ora è già più della metà e sarà luna piena il 31, giorno della Pasqua di Risurrezione del Signore Gesù.



Sappiamo che il giorno del Natale, 25 dicembre, è stato scelto per sostituire, battezzare si dice qui da noi, la festa pagana del Sole. È la nascita del Figlio di Dio che ha portato la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Così la Pasqua, festa della primavera, della vita che rinasce dopo il lungo inverno, coincide con la luna piena che rischiara la notte e vince le tenebre. Navigare lungo il fiume di notte non è facile, si può perdere la rotta, mi è già capitato alcune volte di credere di star risalendo il fiume, e invece stavamo scendendo, ritornando al punto di partenza. Quando c’è la luna piena invece è molto bello viaggiare anche durante la notte, tutto è chiaro di una luce che non abbaglia, ma ti permette di trovare la rotta giusta, e la notte non ha potere di ingannarti e farti perdere la direzione. Così credo sia la Pasqua di Risurrezione. Una presenza che non ferisce e non obbliga, ma ti da l’opportunità di navigare nel mare della vita, nonostante la notte e le burrasche a volte con onde alte, è la possibilità reale di non perdere la direzione, di non tornare indietro sui propri passi, di non rinnegare la speranza che ci chiede sempre di guardare avanti. In questo viaggio missionario abbiamo riflettuto sul Perdono, come possibilità reale di ricostruire la vita.



 Perdonare non è dimenticare, nessuno dimentica! Perdonare è riconcedere fiducia a sé stessi e all’altro. Perdonare sempre, settanta volte sette, senza stancarsi, nella consapevolezza che tutti noi abbiamo ricevuto gratuitamente la vita dalla bontà di Dio e siamo sempre accolti e perdonati da Lui. Così Gesù sulla croce si rivolge al Padre: “Perdona a loro perché non sanno quello che fanno”, perdona a tutti, anche se soprattutto a chi non lo merita. E ancora al ladrone che condivide la sua morte ingiusta dice: “Oggi sarai con me nel paradiso”. Non sanno quello che fanno, come tanti nel mondo di oggi che provocano guerre e morti ingiuste, che non sanno o non vogliono accogliere i fratelli e le sorelle che cercano vita; non sanno quello che fanno, ma che, se aprono gli occhi e si rendono conto dell’obbrobrio, di aver rubato tante vite umane, allora sono inondati dall’amore del Signore che salva.



Ho augurato Buona Pasqua alla mia gente, alle famiglie che sto incontrando in questo viaggio; ho augurato fraternità, perdono, pace, accoglienza. E una mamma mi ha risposto: “Sì padre, che sia una Pasqua con molto pesce, molto assaì (una bevanda fatta con frutti di palma), molta macaxeira e farina perché tutti possiamo mangiare e bere con abbondanza. Mi sono reso conto di come io ero ancora astratto e concettuale, mentre loro sono concreti: quando c’è cibo per tutti ed è condiviso, quando nessuno è malato o escluso, allora c’è pace e prosperità. Chiediamo al Signore della Vita che anche nelle nostre case e fra le nostre nazioni ci sia questa coerenza, che papa Francesco ci ha ricordato con quella bellissima affermazione: “A Pasqua mangiate quello che vi pare, ma vogliatevi bene!”. Buona Pasqua di vero cuore. Grazie a ognuno e ognuna di voi. Il Signore ci guardi e ci doni la sua Pace. Un grande abbraccio a tutti.

 

        Gabriel Carlotti – missionario dell’Amazzonia

 

 

   Santo Antonio do Içá, 24 marzo 2024 – memoria del martirio di Oscar Romero

mercoledì 13 marzo 2024

RICOMINCIARE - STAGIONI DELLA PASTORALE GIOVANILE

 



 

Arrivato a Santo Antonio do Içá, nel Consiglio Pastorale ho proposto che si iniziassero gruppi di giovani nelle comunità. Per il momento due comunità avevano un gruppetto di giovani con attività organizzate ma di fatto, uno di questi ( nella comunità del centro del paese) non si incontrava più .  Abbiamo deciso di organizzare domeniche pomeriggio di incontro-animazione nelle varie comunità cercando di individuare qualche adulto responsabile e invitare i giovani della comunità – quartiere, a riunirsi.  Nel giro di qualche mese in quasi tutte le comunità della città si era formato un gruppo di giovani che si riuniva.

 


In realtà non era la fascia dei cosiddetti ‘giovani’ ma adolescenti dai 13 ai 17 anni; con i giovani non siamo riusciti a realizzare proposte specifiche perché dai 18 anni, concludendo il ciclo scolastico avvengono cambiamenti significativi: qualcuno inizia una facoltà  universitaria, a Manaus o altre città. (A Santo Antonio abbiamo ancora molto poco a livello universitario). Altri iniziano a fare qualche lavoretto; altri già hanno un impegno di famiglia, infatti diverse ragazze adolescenti hanno figli.



Qualche adulto delle comunità ha accettato di accompagnare il percorso spirituale degli adolescenti MA……per poco! Dopo un anno, due anni tutti i giovani-adulti che si erano impegnati per accompagnare gli adolescenti, hanno lasciato. Qualcuno perché trasferito altrove, qualcuno per gli orari di lavoro troppo pressanti, altri per de-motivazione, difficoltà nel lavoro con gli adolescenti; qualcuno si è reso disponibile per la catechesi ai bambini ma non con i giovani.  E senza adulti di riferimento, i gruppi di adolescenti si sono sfaldati.  Che fare quando qualcosa finisce?  Ricominciare.
Non sempre vale la pena, ci sono realtà della pastorale che è bene lasciar morire, ma nel caso nostro, abbiamo pensato di continuare a lavorare per la Pastorale Giovanile, almeno tentare.  Con Virginia, una missionaria che viene dall’ Uruguay con una esperienza di oratorio salesiano, abbiamo continuato, con persone nuove, un coordinamento di Pastorale Giovanile. Poche persone, ma pensiamo sia importante fare proposte di evangelizzazione per gli adolescenti. Per ricominciare l’anno pastorale è stato proposto un evento do tre giorni (anche dormendo fuori casa) in uno spazio che un pastore protestante ci ha prestato. Da cinque anni non si faceva un incontro di questo tipo; noi non abbiamo strutture e solo pochi mezzi, per cui non è piuttosto impegnativo organizzarlo, ma i ragazzi che hanno accettato il nostro invito hanno partecipato lasciandosi coinvolgere e tornando in famiglia entusiasti. Ora dobbiamo dare continuità nelle proposte della vita ordinaria delle comunità.

 


Osservazioni

·         Le nostre comunità cattoliche difficilmente hanno forze, disponibilità, voglia o capacità per accompagnare gli adolescenti e giovani. Molte volte parole di critica: i giovani non vengono, i giovani, non fanno, i giovani non si impegnano….  ma noi adulti li stiamo accogliendo, accompagnando, ascoltando, aiutando?

·         Saper ricominciare.  Abbandoni, fallimenti, stanchezza… per tante motivazioni certe esperienze finiscono ma se vale la pena (se sentiamo che è volontà di Dio) bisogna sempre ricominciare.

·         Scopriamo sempre una bellezza nell’animo degli adolescenti, un accendersi di desideri buoni, una volontà di spendersi, una ricerca di Dio. Mi chiedo se i ragazzi vedono nelle loro famiglie, nelle comunità persone animate dallo Spirito Santo, persone che amano la vita, persone positive che testimoniano la bellezza della vita evangelica.

·         È importante per gli adulti assumere le contraddizioni, incertezze, incostanze dei più giovani. E’ un ‘mestiere’ degli adulti dare stabilità, fermezza, perseverare nelle prove… insomma, manifestare che c’è qualcosa (qualcuno) per cui vale la pena vivere.

 


 

Buona Pasqua a Tutti, con la forza di ricominciare sempre!

Don Gabriele Burani. Santo Antonio do Içà – Amazonas, 13-03-2024   


giovedì 25 gennaio 2024

FRATERNITÀ e SORORITÀ

 




 

     Gabriel Carlotti – missionario dell’Amazzonia

 

 

È il primo viaggio missionario del 2024, dal 10 al 23 gennaio, ogni Comunità ha il suo giorno fisso, per aiutare a ricordare il giorno della messa mensile. Qualcuno ricorda, molti no, ma noi continuiamo fedeli, secondo il proverbio: “Acqua molle in pietra dura, tanto batte che alla fine fura”. Abbiamo incontrato le tre Comunità del Solimões e siamo entrati nella foce dell’Içá. Nossa Senhora de Nazaré, São João do Japacuá, Santa Maria e, finalmente, Vista Alegre, Comunità indigena Ticuna. Sono 18 famiglie, la maggioranza molto giovani, ma non mancano i nonni, gli anziani che si riempiono gli occhi di speranza vedendo crescere i molti nipoti.



Arriviamo presto, verso le tre del pomeriggio e subito siamo accolti da un picchiettare di martelli. Gli uomini stavano lavorando per rifare la copertura di una grande cucina comunitaria, dove si prepara la farina di manioca e la macaxeira, con tre grossi forni per cuocere e avere le provviste per il tempo in cui l’acqua coprirà la terra e non si potrà più piantare. I più giovani stavano sul tetto e gli anziani a terra passando il materiale per la copertura. Santiago e Moisés, cassique e pajé, dirigono i lavori perché tutto sia fatto secondo una logica comune. È bello vederli lavorare in armonia per qualcosa che non è di qualcuno in particolare, ma appartiene a tutti, è per la vita della Comunità. Sentiamo il motore di due canoe che si avvicinano, caricate fino al limite dell’acqua con manioca e macaxeira. Sono le donne alla conduzione e alcuni adolescenti, giovani e ragazze, le accompagnano. Raggiunta la terra, subito c’è un gran movimento e vengono riempite grosse gerle di vimini e comincia una lunga processione di donne, ragazze, giovani e anche alcuni bambini, tutti caricando il peso appoggiandolo sulla testa con un robusto laccio di cipó ricavato da una pianta. Io non riuscirei, da solo, a sollevare una di queste gerle, ma due aiutano il portatore a caricarla sulla schiena e ad assicurare il laccio sulla testa. Così il peso è spalmato sulla colonna vertebrale e ognuno riesce a portare la grande gerla. Nel mentre, vedo alcuni anziani attivare una specie di grande grattugia mossa a motore e man mano che arrivano le gerle piene, subito il prezioso contenuto viene grattugiato. Dovrà essere pressato per togliere l’acqua velenosa e cotto nei grandi forni della cucina comunitaria.



All’improvviso un urlo interrompe l’armonia del lavoro comunitario. I bimbi si divertono a tuffarsi nel fiume e le mamme si sgolano avvertendoli che è pericoloso ora che l’acqua è alta, ci possono essere dei serpenti. Di fatto, dall’alto, gli uomini vedono una sucurí (serpente velenoso che può raggiungere anche i cinque metri di lunghezza) avvicinarsi. Immediatamente un giovane si tuffa e con un grosso bastone e macete riesce a uccidere il pericoloso animale, ora collocato sulla riva del fiume per ricordare il pericolo sempre presente. Vedo una mamma correre alla canoa con un remo in mano, si allontana alcuni metri fino a raggiungere un ragazzino, suo figlio, conosciuto da noi come “il pescatore”, perché sempre intento a pescare. Lo chiama, lo fa salire sulla canoa, lo porta a riva e appena scesi, con un balzo, gli mette il remo sul collo facendolo sdraiare a terra e tenendolo ben fermo in quella posizione scomoda. Poi lo lascia andare e segue un pianto inconsolabile. Ora “il pescatore” sa che deve obbedire perché il pericolo è sempre alla porta e non si scherza con la sucurí. Tutti gli altri hanno già ripreso il loro lavoro, non si sono ufficialmente accorti dell’azione educativa di questa mamma, ma la guardano compiacenti, come per approvare quel gesto così forte che potrà salvare la vita del suo bambino.



Quest’anno la Campagna della Fraternità, che accompagna il tempo che precede la Pasqua, un modo brasiliano di vivere la quaresima, ha come tema: “Fraternità e amicizia sociale” – “Voi siete tutti fratelli e sorelle (Mt 23,8)”. Vuole essere una risposta, una medicina, per guarire la grande malattia del nostro tempo, un super individualismo che produce una fobia verso tutto e tutti che sono diversi da noi. L’ Amicizia Sociale è “l’amore che supera le barriere geografiche e spaziali” (papa Francesco). Vuole essere la fine dell’indifferenza, dell’odio, delle divisioni e guerre, superando questo sistema che gonfia l’individuo a scapito delle grandi cause sociali e comunitarie. L’Amicizia Sociale non esclude nessuno, è una fraternità aperta a tutti. Occorre andare oltre le apparenze, fisiche e morali, e considerare l’altro come prezioso, degno, apprezzabile e buono. Amare l’altro per ciò che è, questo ci spinge a cercare e fare sempre il meglio per la sua vita. Pensando alla Campagna della Fraternità di quest’anno e vedendo il lavoro fatto insieme e con armonia degli indigeni Ticuna mi veniva in mente il volontariato della nostra terra reggiana, tanta gente spendendosi per una causa comune, dalla Croce Rossa al Carnevale, dallo Sport alle feste di paese. Come sarebbe importante che lo spirito del volontariato, fiore all’occhiello di noi reggiani, illuminasse i nostri occhi e il nostro cuore quando guardiamo all’altro, chiunque egli sia, senza giudizio e senza preconcetti, ma come fratello e sorella con i quali condividere e costruire un Mondo migliore, un Mondo giusto e fraterno. Che ci fosse una causa comune, come la pace e la convivenza tra i popoli, come il valore inalienabile della persona, come il futuro per il nostro pianeta Terra e pianeta Acqua, la salvaguardia del Creato e il diritto alla vita per tutti, iniziando dai più deboli; che ci fosse una causa comune capace di creare armonia. Come è importante che le nostre Parrocchie riunite in Unità Pastorali imparino a guardare con occhi positivi, senza giudizio e senza preconcetti a tutte le persone e a ognuna in particolare. Promuovere e valorizzare la partecipazione di tutti, senza esclusioni di appartenenza politica, di situazione ecclesiasticamente ‘regolare’, di nazionalità e religione; accogliere tutti come fratelli e sorelle per offrire una Speranza, per la costruzione di un nuovo Umanesimo, ina nuova Società dove l’amicizia e il rispetto vincano l’individualismo e la paura dell’altro. L’Amicizia non è qualcosa di naturale, non è un legame di sangue, ma è una scelta libera e personale. Per questo è frutto di conversione: occorre, liberamente e con gioia, scegliere di farci amici, farci prossimi. Una Società dove sparisca l’interesse privato a favore di un volontariato per il Bene Comune.



Così continuiamo il nostro viaggio, dobbiamo arrivare alla Comunità di San Pietro per condividere una situazione spinosa. Abitano e piantano su questa terra ai margini del grande fiume da più di 40 anni. Sono nati qui e qui sono nati i loro figli. Ora è apparso un signore della città, accompagnato dalla polizia locale e affermando di essere il proprietario di questa terra. Non vuole mostrare i documenti, ma si presenta con un mandato del giudice locale, notoriamente corrotto. Chiede 35.000 reais per vendere la terra a coloro che la possiedono per diritto già da una generazione. Così, come equipe missionaria, ci stiamo attivando, raccogliendo testimonianze e con l’aiuto de un avvocato del CIMI (Consiglio Indigenista Missionario), una Pastorale della Chiesa cattolica brasiliana, proveremo ad impedire una ulteriore usurpazione del diritto dei popoli indigeni in favore delle leggi dei colonizzatori. Sarà una lotta lunga e ardua, ma val la pena difendere il diritto alla vita di chi vive di pesca e di agricoltura, nato su questa Terra madre, anche senza possedere un titolo legale. Il diritto alla vita precede il diritto alla proprietà privata.



Mi ricordo, nel tempo in cui ero missionario in Bahia, nella Diocesi di Ruy barbosa, le prime occupazioni dei ‘Senza Terra’ per una riforma agraria, perché la terra sia di chi la lavora e produce. Anche nell’ultima grande secca, che ha distribuito viveri in quantità per le persone che stavano soffrendo, sono stati i grandi Assentamenti di Riforma Agraria: il “Movimento dei Senza Terra” ha condiviso ciò che la Terra madre ha prodotto con il sudore dei suoi figli. Nordest o Amazzonia, cambia la latitudine, ma il grande problema del Brasile si ripresenta: l’ingiustizia che produce povertà e miseria. Che la Quaresima sia tempo di conversione riscoprendo la fraternità universale che ponga fine alle guerre e ai conflitti di interesse. Conversione perché si faccia giustizia e si riconosca il diritto universale di tutti i popoli: una Terra per abitarci e per produrre l’alimento per vivere in pace. Quella pace che viene dal Dio della Vita e che è frutto della giustizia. Buon cammino di Quaresima a tutti e a tutte, Buona Pasqua di Risurrezione per una vita di fraternità e sororità tra tutti i popoli, per costruire Amicizia e Convivenza Sociale.

 


   Santo Antonio do Içá, 25 gennaio 2024 – Festa della conversione di San Paolo apostolo

 

venerdì 8 dicembre 2023

IMMACOLATA

 




É ancora Natale, nella festa di Maria libera dal peccato, rinnoviamo il nostro impegno per la fraternitá e la giustizia. Che l'arroganza delle guerre, la superficialitá corrosiva del consumismo e ogni tipo di violenza e esclusione non abbruttiscano piú l' Umanitá. Imploriamo pace per tutti i popoli! Pace e Speranza per una Umanitá Nuova, senza idoli e senza odio. Una Umanitá che profumi di perdono, riconciliazione, rispetto, accoglienza e laboriositá. Una Umanitá felice e gioiosa! Pe Gabriel Carlotti-Amazzonia.

giovedì 30 novembre 2023

AVVENTO -NATALE 2023

 




Don Gabriele & Gabriel

 

 

Carissimi, a voi che collaborate con il Centro Missionario donando un vostro contributo per la Missione Reggiana in Amazzonia, il nostro ringraziamento e una piccola riflessione sul Natale. Il mistero del Natale cristiano è la storia di Dio che si fa uomo per rendere gli uomini più umani; si, di questo abbiamo bisogno, trovare la nostra piena umanità.  Siamo disumani quando ci distruggiamo a vicenda per motivi economici, politici, religiosi. Siamo disumani quando accettiamo e alimentiamo le grandi ingiustizie che ancora feriscono l’umanità; siamo disumani quando l’indifferenza appiattisce la coscienza e non ci permette di soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce; siamo disumani se inquiniamo e sfruttiamo senza porre limiti il mondo che ci è stato affidato; siamo disumani se non diamo il tempo giusto per la famiglia, i figli.

Il cristianesimo vuole essere una umile presenza umanizzante, che crea relazioni autentiche e che dopo tanti anni di storia ancora crede e spera e si impegna per un mondo migliore, un mondo più umano e, per questo, esperienza effettiva del Regno di Dio.

Grazie di cuore a tutti voi e che il tempo di Avvento e Natale alimentino la nostra speranza e la perseveranza nell’ accogliere il vangelo di Gesù.

Ho ascoltato in questi giorni una parola molto bella su Giovanni il Battista, personaggio simpatico che, assieme a Maria ci accompagna al Natale. Chiedono ad Elisabetta che nome dare a questo figlio avuto in età già avanzata. Lei risponde: si chiamerà Giovanni. Ma Giovanni non è un nome di famiglia, nessuno ha usato questo nome prima, è una rottura con il passato. Allora chiedono a Zaccaria, che era muto, visto che è il padre a dover dare il nome. Zaccaria prende una tavoletta e scrive: il suo nome è Giovanni, e recupera la parola sulla sua bocca. Vivere la Missione è un po’ così, rimanere aperti alla novità di Dio che sempre ci viene incontro nella vita delle persone. L’Altro: indigena Ticuna, Kocama, Caixana, Cambeba; il Caboclo figlio di europei e donne indie; abitante della città, del centro o della periferia; ribeirinho che vive lungo i fiumi di pesca e di caccia; lo straniero e il migrante; tutti siamo il mistero del nuovo che irrompe nella storia. Anche questo è Natale, la ricchezza di condividere la diversità e accogliere il dono di ogni persona: la gioia del bambino che nasce e la sapienza di molti anni dell’anziano, tesori custoditi dall’unica Comunità. Così la Missione non sarà mai migliore o peggiore della nostra quotidianità, ma ci aiuta sempre ad allargare i nostri orizzonti verso una fraternità universale. Così è stato il cammino della Buona Notizia che non poteva rimanere rinchiusa nella nazionalità di un popolo, e si è aperta per tutti i popoli della Terra.

Credo che partecipare del cammino della Missione con la preghiera, l’ascolto e la condivisione della nostra vita, dei piccoli progetti rivolti ai più bisognosi, l’attenzione ai poveri, ci siano sempre di grande aiuto, affinché la Buona Notizia del Vangelo, la pace e la giustizia siano ancora speranza. Grazie davvero a tutti per il sostegno e l’amicizia, Buon Natale, novità di speranza e di pace!     

Santo Antônio do Içá, dicembre 2023 

mercoledì 18 ottobre 2023

ANCORA UN OTTOBRE MISSIONARIO

 



 Gabriel Carlotti

Un saluto a tutti dalla Missione in Amazzonia. Sapete che Burani è in Italia per un breve periodo in famiglia, così io e le Missionarie Mariana (argentina) e Virginia (uruguaiana), ci alterniamo tra fiume e città. Sabato 7 ottobre le abbiamo accompagnate alla Comunità di Moinho e ritorneranno domenica 15, dopo aver visitato cinque Comunità. Le abbiamo portate con la barca, ma ritorneranno in canoa, accompagnate dai Tikuna per circa 6 ore di navigazione. Lunedì 16 partirò io per Ipiranga e passeremo in tutte le 26 Comunità per il nostro appuntamento mensile. Le Missionarie rimangono uno o due giorni, una o due notti nelle piccole Comunità sul fiume. Portano con loro le amache per dormire nelle case della gente, un poco di cibo per collaborare alle spese domestiche, qualche litro di benzina per aiutare nel trasporto di canoa da una comunità all’altra e un secchio, perché non ci sono bagni, ci si lava al fiume e per il resto si fa come si può. Vi confesso che io farei fatica, sulla nostra barca ci sono due bagni, grazie al cielo e a voi!



Allora quando parliamo di Missione dobbiamo tenere insieme questi due aspetti complementari: i mezzi aiutano e spesso risolvono tante situazioni precarie, ma le persone sono indispensabili. Pregate il Signore della messe, che mandi operai per la sua messe, ci ricorda il Vangelo. La Missione è sempre opera dello Spirito che muove i nostri cuori e i nostri passi. Celebrare la Giornata Missionaria Mondiale vuol dire anche condividere perché non manchino i mezzi, ma principalmente metterci in gioco perché ad ognuno di noi è rivolto l’invito e il comando del Signore: andate e annunciate che il Regno di Dio è in mezzo a noi. Preghiamo allora perché la nostra Chiesa di Reggio – Guastalla sia capace di inviare preti e laici, giovani e famiglie per condividere la Missione. Preghiamo perché ognuno di noi, anche se non parte per terre lontane, viva il servizio e la testimonianza: perché sappiamo annunciare il Regno di Dio nell’accoglienza del povero e dello straniero (come ci insegna l’Antico Testamento), ma anche nella tessitura di relazioni belle e di misericordia, relazioni di fraternità e di Comunità guidate dall’amore (come ci ha insegnato il Signore Gesù). Grazie davvero per tutto quello che ci unisce. Coraggio, non abbiate paura di vivere ciò che siete: tutti fratelli e sorelle in Cristo Gesù, che da ricco che era si fece povero per amore nostro. Proprio sulla povertà della Chiesa, sulla sua fiduciosa testimonianza nel Signore che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli del cielo, si gioca il futuro della fede.



Celebrare la Giornata Missionaria Mondiale, per noi Chiesa italiana, vuol dire fare una scelta di povertà: rinunciare a privilegi amministrativi come l’esenzione delle tasse sugli immobili, all’uso non sempre chiaro di sovvenzioni statali e comunali o ripartizione degli otto millesimi sulle tasse dei cittadini, ma farci carico delle nostre Comunità come parte viva delle nostre famiglie, con libertà di cuore, di spirito e anche di interessi. Mettendo la condivisione al primo posto, secondo le necessità di ognuno. Lottando contro le spese militari e di armamenti dei nostri governi, e richiedendo con forza il diritto alla vita e alla cittadinanza di tutti coloro che effettivamente vivono e lavorano in terra italiana. Solo così ci sarà pace! Molte organizzazioni internazionali compiono un servizio alla vita e alla pace, e come cristiani possiamo parteciparvi attivamente e devolvere a loro le nostre deducibilità.



La Missione invece ci insegna la libertà e la responsabilità di farci carico dei fratelli bisognosi. Così fece l’apostolo Paolo chiedendo la libera condivisione delle Comunità da lui fondate, per i poveri di Gerusalemme, ancora oggi martoriata dall’imperialismo americano e dall’allineamento europeo. Quando il recipiente è colmo, allora non serve più piangere per l’acqua versata, che fa sempre male, ma bisogna prendersi cura del diritto dei popoli palestinesi, armeni, congolesi, ucraini, sarawi e di molti popoli africani e del medio oriente dove ancora i cristiani sono macchiati dal sangue dei martiri. Le Chiese giovani della Missione, che sempre ringraziano per tutto l’affetto e gli aiuti che ricevono, ci insegnano però che possiamo essere una Chiesa povera per i poveri. Solo così saremo credibili e felici. Il Concilio Vaticano II ha fatto tante riforme nella Chiesa, ma ha lasciato in sospeso questa scelta di povertà che Dossetti e il cardinale Lercaro di Bologna avevano promosso. Solo alcuni vescovi si impegnarono per questa scelta coraggiosa ed evangelica, una notte nelle Catacombe romane. È la scelta di Francesco di Assisi che ha riformato la Chiesa del suo tempo, la scelta di Francesco vescovo di Roma che ci offre ancora questa possibilità: devolvere quello che è di Cesare a Cesare, per essere liberi e capaci di amare con la vita, come Lui ci ha amato. Dall’amore che avrete per tutti, riconosceranno che siete miei discepoli, perché il Mondo ha bisogno di testimoni, più che di maestri; il nostro tempo ha ancora bisogno di profeti. Allora Buona Giornata Missionaria Mondiale. Un grande abbraccio a tutti di cuore!


Santo Antonio do Içá, 11 ottobre 2023 – memoria di San Giovanni XXIII

sabato 7 ottobre 2023

Tempo di secca!

 




 

Gabriel Carlotti – missionario dell’Amazzonia

 

Davvero i cambiamenti climatici si fanno sentire, che uniti al fenomeno di “El Ninho” che surriscalda l’acqua dell’oceano Pacifico, hanno favorito un grande secca nel nostro “estate amazzonico”, così chiamato perché piove poco e per questo il caldo si fa sentire più intenso. Anche in Europa il caldo è stato davvero eccezionale, e continua ad esserlo. Il papa scrive una lettera per preparare la prossima Conferenza Mondiale sul Clima che si terrà a Dubai, nella speranza che non sia solo un bla bla bla, ma un atto di responsabilità collettiva ed effettiva, per essere anche efficace. Tutti siamo coinvolti e toccati dagli eventi che ci sovrastano. L’Amazzonia non poteva restarne fuori, nonostante il fatto di essere il più grande bacino acquifero del pianeta Terra.



Ma cosa sta succedendo? Come sapete il nostro grande fiume è anche molto tortuoso e la forza dell’acqua spesso rompe gli argini aprendo varchi e scorciatoie che tagliano le curve, qui chiamati “paranà”. Nel viaggio di settembre siamo dovuti rientrare prima del previsto perché passando per il “paranà Matintin”, già abbastanza secco e con punti di soli due metri di acqua, abbiamo toccato il fondo e spezzata in due l’elica in un grosso tronco giacente nel letto del fiume. Così, piano piano siamo rientrati lasciando la visita di alcune Comunità per il viaggio seguente. L’acqua alta copre tutto, anche i pericoli, ma in tempo di secca anche un vecchio tronco diventa pericoloso e occorre molta attenzione.



Anche nella Chiesa molti pericoli sono emersi, molte fragilità e incomprensioni, non c’è più l’acqua alta della cristianità che purtroppo ha coperto molte lacune e favorito molta corruzione. Il grido di papa Francesco all’Angelus: “Peccatori si, corrotti no!” ancora risuona nella piazza San Pietro simbolo di tutte le piazze. Così il tempo di secca può essere anche un tempo opportuno per ritrovare l’essenziale e ricostruire la “sua” casa. Benedetto Sinodo che possa aprire nuovi orizzonti e nuove opportunità di dialogo e di ricerca evangelica.



Tornati a casa abbiamo cambiato l’elica, verificato il motore e ci siamo preparati per il secondo viaggio, più lungo e più faticoso. Non si possono più prendere scorciatoie, bisogna percorrere tutto il lungo fiume e aggirare le grandi spiagge che sono emerse, dobbiamo stare attenti alla profondità, perché la superficialità, in questo tempo di secca, diventa un pericolo reale. Ritornare alle origini, al corso originario del fiume. Con Francesco ritornare alla semplicità e radicalità del Vangelo. Ci hanno insegnato che la Chiesa o è missionaria o non è Chiesa. La Missione è ancora la luce per il nostro tempo, non una missione generica, ma la Missione del Signore: inviati per annunciare la Buona Notizia ai poveri. Non c’è missione senza povertà. Una povertà scelta per amore: amatevi come io ho amato voi. Dove la dignità di ogni persona è il traguardo, senza distinzione di razza, de genere o di cittadinanza.



Pensavo in questi giorni alla fragilità del nostro servizio. Le Comunità cattoliche sono le più piccole dove ancora non c’è una vita di fraternità, spesso segnate da conflitti inter-familiari e da numerosi problemi legati alla sopravvivenza. A volte mi chiedo se valga la pena investire tante energie umane ed economiche. Ma ogni volta che incontro il volto di una mamma, di un bambino, del suo papà o di quel giovane che ancora non sa leggere e scrivere, che mi salutano perché ormai mi conosco: “cosa è successo che non sei arrivato, ti abbiamo aspettato, stai bene è tutto a posto…. Si, tutto a posto, abbiamo solo rotto l’elica, ma ora l’abbiamo sostituita e siamo qui, è questo che conta”.

Sono arrivati in città alcuni pescatori: “padre, anche gli emissari dei laghi sono seccati e i pesci sono in trappola, siamo riusciti a liberare alcuni pesci grandi, presi con le reti e gettati nel fiume, ma i piccoli stanno morendo, molti sono già morti per la temperatura elevata dell’acqua e la mancanza di ossigeno”.

 Li ascolto con attenzione, pensando al viaggio della prossima settimana. Se il pesce muore, anche la pesca dei prossimi anni sarà pregiudicata, tutto è interligato (tutto è in relazione): la vita degli uni dipende dalla vita degli altri. Anche nella Chiesa e nella Società, quando c’è stagnazione alcuni grandi si salvano, ma molti piccoli muoiono. Così nelle guerre, nelle grandi migrazioni, nelle relazioni internazionali e nel cammino della fede. In alcune Comunità la nostra ‘grande’ barca non potrà entrare, c’è solo un rigagnolo d’acqua, dovremo chiedere aiuto alle piccole canoe della gente, loro ci porteranno fino a casa loro, con gioia. Il passare per la porta stretta, ora si fa molto concreto, dobbiamo spogliarci del superfluo ed essere piccoli e poveri come bambini, perché di loro è il Regno dei Cieli. Quando non possiamo cambiare il Mondo, anche se lo vorremmo, possiamo cambiare noi stessi e farci fratelli e sorelle. Gli amici si scelgono, i fratelli no; questa è la grande rivoluzione del Vangelo: siamo tutti fratelli!

Un grande abbraccio e un saluto a tutti, con l’affetto di sempre.

 

 

   Santo Antonio do Içá, 7 ottobre 2023 – memoria della Beata Vergine del Rosario

Pasqua 2024

  Ciao a tutti, anche quest’anno la Pasqua illumina i nostri giorni. Sto viaggiando sul grande fiume, quando siamo partiti, il 10 marzo, la ...