martedì 25 novembre 2025

L'IMPORTANZA DI ASCOLTARE

 

Il momento di preparazione con il gruppo che oggi ha fatto la Prima Comunione,  compresi Luciane e George con la loro figlia: una coppia molto bella ed unita, che ora sta programmando il matrimonio.



Ciao a tutti e tutte,

rieccomi, dopo alcuni giorni in più di assenza. Di fatto qui sono stati giorni un po’ intensi e caotici e molte cose stanno mutando in breve tempo: questo mi ha coinvolto in modo piuttosto forte e sono contento di trovare finalmente la mezz’ora per scrivervi.

 

Partiamo dall’Assemblea del Popolo di Dio della scorsa settimana: esperienza davvero interessante, ove ho finalmente potuto conoscere le altre parrocchie e conoscere meglio le persone di S. Antonio che hanno partecipato. Questo secondo aspetto non è stato meno importante del primo: stare a tavola con loro, avere tempo per parlare, cercare di capire il pensiero ed il comportamento di ognuno ha aperto la strada ad una nuova qualità di relazione che ora sta dando i suoi frutti. Ci sono state anche le conseguenze negative: fra tutte, la condivisione della camera con gli altri uomini del gruppo, che da buoni brasiliani impazziscono per il climatizzatore e mi hanno lasciato in eredità un raffreddore che si è affezionato molto alla mia gola.

 

Dall’assemblea sono uscite quattro direttrici molto concrete da seguire per i prossimi anni, che in parte riprendono e rafforzano quelle già esistenti:

·         Curare l’Iniziazione alla Vita Cristiana, sottolineando che non è solo per i bambini e che è iniziazione alla Vita e non solo ai Sacramenti, che sono strumenti preziosi per la Vita.

·         Curare lo sviluppo delle Comunità Ecclesiali di Base e dei Ministeri, di una chiesa non centralizzata, ma che vive nel territorio. È una sfida grande, ma che va vissuta con tanta fiducia.

·         Avere cura delle fragilità delle persone e del creato. Per noi si traduce immediatamente nel riprendere in mano la nostra Caritas, che è in un momento di seria difficoltà per mancanza di persone, ma soprattutto di obiettivi e modalità di azione più chiare. Non è solo un problema nostro: una sensibilità per i fragili non è diffusa, oscurata dal mito dell’avanzamento sociale.

·         Dare spazio ai giovani, seguendo i loro cammini di crescita. Questo chiede tanto ascolto, perché in questo momento lo “stacco generazionale” si sta sentendo molto anche qui. La cosa importante è stare liberi dal desiderio di “riempire la chiesa di giovani”, per aiutare i giovani a “riempirsi di Dio e di amore alla sua chiesa”.

 

In radio con Aricia. Il sabato mattina dalle 7 alle 9 abbiamo una trasmissione dedicata alla comunità cattolica. Sto iniziando... qui la radio locale gode di buona attenzione.

Con questi indirizzi me ne sono tornato da Tabatinga ed in questi giorni sto vivendo la sensazione e l’esperienza di un reale “passaggio di consegne” con d. Gabriele. Per la gente di qui comincio ad “essere il parroco”, ad essere considerato tale a tutti gli effetti. È molto bello, ma anche molto impegnativo, sia per carenze ancora molto evidenti nella lingua, sia per la complessità di una comunità con una storia segnata da molte sofferenze passate e presenti.

Il primo compito che mi spetta è contenere l’ansia di dover capire e fare tutto, con il distruttivo senso di colpa che sempre ne consegue. Il secondo è quello di ascoltare, ascoltare, ascoltare, anche se di quello che ascolto capisco solo una parte (più o meno grande, dipende da chi parla): anche se non capisco tutto, la cosa importante è che loro si sentano ascoltati e che io inizi a lasciarmi toccare ed interrogare da realtà che fino ad ora ho visto solo esteriormente. In questo si sta rilevando importante anche l’esperienza delle Confessioni, che sto iniziando a vivere: sono una porta di ingresso in realtà a volte molto crude, che poi sono chiamato a portare in me per lasciarmi un po’ ri-modellare da questo mondo affascinante e complesso.

La nostra casa oggi, sotto lo sguardo attento ed un pó pensieroso di d. Gabriele, che è la "mente" di tutto


Sempre legato all’esperienza dell’essere parroco, vedo anche crescere e modificarsi alcune relazioni che possono diventare importanti: cominciano ad esserci persone che mi guardano col desiderio di essere guardate, di entrare in un rapporto di fiducia ed affidamento. È un aspetto da vivere con grande attenzione, perché i “codici” di qui sono molto diversi dai nostri; di certo non posso interpretare il loro modo di relazionarsi, i loro gesti e parole, le loro presenze o assenze, con i criteri che usavo in Italia. Quelli di qui ancora non li conosco e questo mi chiede di usare molta prudenza, che però non può tradursi in una distanza artificiale. Al momento tendenzialmente rispondo ai loro “movimenti” con atteggiamenti dello stesso tipo, evitando di prendere iniziative di qualsiasi tipo e conservando sempre quella “distanza formale” che qui ha molto valore.

Poi vedremo cosa succede…

 

Mi fermo qui. Abbiamo iniziato i “grandi lavori” in casa, e su questo ci sarebbe molto da dire, ma ve lo lascio per una prossima volta.

 

Il Signore ci accompagni sempre!

d. Paolo

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