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| Il momento di preparazione con il gruppo che oggi ha fatto la Prima Comunione, compresi Luciane e George con la loro figlia: una coppia molto bella ed unita, che ora sta programmando il matrimonio. |
Ciao
a tutti e tutte,
rieccomi,
dopo alcuni giorni in più di assenza. Di fatto qui sono stati giorni un po’
intensi e caotici e molte cose stanno mutando in breve tempo: questo mi ha
coinvolto in modo piuttosto forte e sono contento di trovare finalmente la
mezz’ora per scrivervi.
Partiamo
dall’Assemblea del Popolo di Dio della scorsa settimana: esperienza
davvero interessante, ove ho finalmente potuto conoscere le altre parrocchie e
conoscere meglio le persone di S. Antonio che hanno partecipato. Questo secondo
aspetto non è stato meno importante del primo: stare a tavola con loro, avere
tempo per parlare, cercare di capire il pensiero ed il comportamento di ognuno
ha aperto la strada ad una nuova qualità di relazione che ora sta dando i suoi
frutti. Ci sono state anche le conseguenze negative: fra tutte, la condivisione
della camera con gli altri uomini del gruppo, che da buoni brasiliani
impazziscono per il climatizzatore e mi hanno lasciato in eredità un
raffreddore che si è affezionato molto alla mia gola.
Dall’assemblea
sono uscite quattro direttrici molto concrete da seguire per i prossimi anni,
che in parte riprendono e rafforzano quelle già esistenti:
·
Curare l’Iniziazione alla Vita
Cristiana, sottolineando che non è solo per i bambini e che è
iniziazione alla Vita e non solo ai Sacramenti, che sono strumenti preziosi per
la Vita.
·
Curare lo sviluppo delle Comunità
Ecclesiali di Base e dei Ministeri, di una chiesa non
centralizzata, ma che vive nel territorio. È una sfida grande, ma che va
vissuta con tanta fiducia.
·
Avere cura delle fragilità delle
persone e del creato. Per noi si traduce immediatamente nel
riprendere in mano la nostra Caritas, che è in un momento di seria difficoltà
per mancanza di persone, ma soprattutto di obiettivi e modalità di azione più
chiare. Non è solo un problema nostro: una sensibilità per i fragili non è
diffusa, oscurata dal mito dell’avanzamento sociale.
·
Dare spazio ai giovani, seguendo i
loro cammini di crescita. Questo chiede tanto ascolto, perché
in questo momento lo “stacco generazionale” si sta sentendo molto anche qui. La
cosa importante è stare liberi dal desiderio di “riempire la chiesa di
giovani”, per aiutare i giovani a “riempirsi di Dio e di amore alla sua
chiesa”.

In radio con Aricia. Il sabato mattina dalle 7 alle 9 abbiamo una trasmissione dedicata alla comunità cattolica. Sto iniziando... qui la radio locale gode di buona attenzione.
Con
questi indirizzi me ne sono tornato da Tabatinga ed in questi giorni sto
vivendo la sensazione e l’esperienza di un reale “passaggio di consegne” con d.
Gabriele. Per la gente di qui comincio ad “essere il parroco”, ad essere
considerato tale a tutti gli effetti. È molto bello, ma anche molto
impegnativo, sia per carenze ancora molto evidenti nella lingua, sia per la
complessità di una comunità con una storia segnata da molte sofferenze passate
e presenti.
Il
primo compito che mi spetta è contenere l’ansia di dover capire e fare tutto,
con il distruttivo senso di colpa che sempre ne consegue. Il secondo è quello
di ascoltare, ascoltare, ascoltare, anche se di quello che ascolto capisco solo
una parte (più o meno grande, dipende da chi parla): anche se non capisco
tutto, la cosa importante è che loro si sentano ascoltati e che io inizi a
lasciarmi toccare ed interrogare da realtà che fino ad ora ho visto solo
esteriormente. In questo si sta rilevando importante anche l’esperienza delle
Confessioni, che sto iniziando a vivere: sono una porta di ingresso in realtà a
volte molto crude, che poi sono chiamato a portare in me per lasciarmi un po’
ri-modellare da questo mondo affascinante e complesso.
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| La nostra casa oggi, sotto lo sguardo attento ed un pó pensieroso di d. Gabriele, che è la "mente" di tutto |
Sempre
legato all’esperienza dell’essere parroco, vedo anche crescere e modificarsi
alcune relazioni che possono diventare importanti: cominciano ad esserci
persone che mi guardano col desiderio di essere guardate, di entrare in un
rapporto di fiducia ed affidamento. È un aspetto da vivere con grande
attenzione, perché i “codici” di qui sono molto diversi dai nostri; di certo
non posso interpretare il loro modo di relazionarsi, i loro gesti e parole, le
loro presenze o assenze, con i criteri che usavo in Italia. Quelli di qui
ancora non li conosco e questo mi chiede di usare molta prudenza, che però non
può tradursi in una distanza artificiale. Al momento tendenzialmente rispondo
ai loro “movimenti” con atteggiamenti dello stesso tipo, evitando di prendere
iniziative di qualsiasi tipo e conservando sempre quella “distanza formale” che
qui ha molto valore.
Poi
vedremo cosa succede…
Mi
fermo qui. Abbiamo iniziato i “grandi lavori” in casa, e su questo ci sarebbe
molto da dire, ma ve lo lascio per una prossima volta.
Il
Signore ci accompagni sempre!
d.
Paolo


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