Don Gabriele Burani
Scrivo dalla parrocchia di Santo
Antonio, nel cuore della Amazzonia, dove risiedo da un anno. Municipio di circa
23.000 abitanti ( il numero preciso attuale non lo sappiamo, l’ultima indagine
anagrafica é del 2010), metà abitano in città, metà nelle piccole comunità
lungo il fiume. Mi hanno detto che
abbiamo il più basso tasso di cattolici
della zona; 8 sono le comunità cattoliche in città.
Il nostro
servizio in parrocchia si è svolto tutto – tranne un breve periodo iniziale-
nel tempo della pandemia e quindi abbiamo una esperienza fortemente
caratterizzata dal Covid19 che ci ha costretti a limitare o interrompere molte attività
pastorali.
Un dato che mi ha colpito già nei primi tempi: la forte
caratterizzazione ‘devozionale’ della
parrocchia, dove la attenzione e la partecipazione sono maggiori nelle pratiche
devozionali particolari rispetto alle attività ecclesiali comunitarie
tradizionali.
Per capire:
abbiamo il gruppo delle ‘Mani insanguinate di Gesù’, il gruppo di Nostra
Signora del Perpetuo Soccorso, il gruppo del Rosario degli uomini e quello del
Rosario delle donne, e quello del
Rosario della Famiglia! Il gruppo del Sacro Cuore di Gesù.
Interessanti le
devozioni familiari a un santo, che si tramandano nella medesima famiglia: San
Sebastiano, San Giorgio, Santi Cosma e Damiano, sono tra i santi molto
presenti. Come funziona? Una famiglia è devota a San Sebastiano e nella propria
casa organizza una novena di preghiere, celebrazioni, con festa finale il
giorno in cui si fa memoria liturgica del santo. Spesso senza un legame
effettivo con la parrocchia: i devoti del santo non frequentano la messa
domenicale ma chiedono che il parroco celebri la messa durante la novena del
loro santo! Per loro la vita Cristiana si esaurisce nella devozione al santo di
famiglia. Come nasce questa devozione
familiare? Chi lo sa! A volte una
guarigione miracolosa avvenuta un lontano passato, attribuita a quel santo. Non sempre la famiglia conosce il motivo
storico del perché hanno quella devozione.
In brasile ci sono reti televisive confessionali, sia
cattoliche che protestanti o di altre religioni. Le televisioni influenzano
molto lo stile religioso e le devozioni, che si diffondono in tutto il Brasile.
Indubbiamente si nota un legame tra i contenuti televisivi e la prassi attuale
delle nostre comunità.
Ho cercato di osservare e conoscere per cogliere le
tendenze, le peculiarità del nostro contesto.
Mi pare siano diffusi linguaggi diversificati, e vi comunico quelli che
mi sembrano emergenti, alla luce delle esperienze che sto facendo e che ho
fatto in Brasile.
1. Linguaggio
devozionale/particolare più che ecclesiale/comunitario nella tradizione
della Chiesa. Gesti, scelte, immagini, ritualità
del ‘sacro’ che si esprimono a livello familiare più che ecclesiale in senso
ampio. Persone che non celebrano i sacramenti della tradizione cattolica, ma
che si pensano cattolici. Le pratiche
religiose non sono esoteriche, escludenti…. sono aperte a tutti; la famiglia
invita gli altri nella loro casa per condividere la loro devozione. Sono famiglie generose, invitano alla festa i
vicini, offrono il pranzo o rinfresco durante i giorni di novena.
Si tratta poi di una manifestazione religiosa
intermittente: per la maggioranza si accende una volta l’anno per i nove giorni
della festa del santo.
Per diverse famiglie la fede si esprime con questo
linguaggio; come accompagnare questa realtà? Qualcuno ci invita per celebrare
la messa o animare la preghiera – una minoranza, per la verità- cerchiamo di
andare, invitando le persone presenti a partecipare anche alla vita della comunità
cui appartengono. Capita che le
devozioni particolari e la vita liturgica della Chiesa parrocchiale si svolgano
in parallelo.
Un esempio: una famiglia della città ha una devozione a Gesù
Bambino e raduna i vicini per la novena di Natale; la notte del 24 è il giorno
festivo, quindi non partecipano alla messa della notte in chiesa, ma fanno la
loro festa, nella loro casa, con le loro preghiere e cantando, mangiando e
bevendo!
Sono realtà
diffuse, si potrebbero ignorare o combattere, togliendo però ciò che di fede
autentica è presente. Per ora la strada
migliore penso sia aprire i fedeli alla comprensione di una dimensione
ulteriore; è una cosa buona quello che fanno, ma si può crescere e
approfondire, partecipando alla vita della comunità oltre che della famiglia.
2. Linguaggio
conservatore, tradizionalista
Un gruppo ristretto da noi ma è una tendenza forte
pensando al Brasile in generale. La
fede vissuta soprattutto nelle celebrazioni, con una obbedienza alle rubriche
intese come l’unica fonte liturgica, con poco interesse per la storia o la
teologia liturgica. Essere conservatori non è un male, ma in certi casi l’immagine
che si percepisce è di formalismo e dissociazione tra fede e vita: la esigenza
di rispettare le norme liturgiche spesso è unita alla critica aspra,
aggressiva, dai toni di condanna, verso
chi ha una impostazione differente; difesa dei dogmi della Chiesa ( ma non
conoscenza del loro significato e storia)
insieme all’intolleranza nei confronti dei ‘diversi’.
In parrocchia abbiamo il gruppetto dei super-ortodossi
che hanno subito preso le distanze dai noi, criticando; di fatto, poche persone
da noi ma moltissime nel Brasile.
Chiedono la comunione eucaristica in ginocchio, non accettano di
ricevere il pane consacrato in mano (anche se richiesto dalle norme relative al
Covid19), qualcuno dice che è proibito battere le mani mentre si canta a messa;
non accettano i ministri straordinari per la comunione e così via.
Capita che ci siano ‘fedeli’ che non accettano di
collaborare con il prete concreto che è in parrocchia! L’obbedienza è ad alcuni
preti della televisione, che sparano veleno contro la CNBB (vescovi brasiliani,
secondo loro colpevoli di schierarsi politicamente troppo a sinistra) e si
ergono come difensori della vera fede ortodossa.
Insomma, nel cuore della Amazzonia incontriamo alcuni che
vogliono essere cattolico-romani, con le forme che vedono nei pontificali in
TV, ma ancora più rigidi e ingessati (per non sbagliare). E noi italiani siamo accusati di non
saperci inculturare se facciamo qualche osservazione su prassi desuete, o introduciamo
qualche minimo cambiamento; col tempo
certe asprezze vanno diminuendo. Si tratta solo di un piccolo gruppo qui da
noi, ma, come ho scritto, piuttosto ampio nel Brasile attuale.
Sono diffusi anche blog e video sulla Rete, con una
peculiare contraddizione: si dicono papisti e amano la gerarchia, ma critici
contro papa Francesco. Amano l’idea di papa come supremo garante della verità
cattolica, ma sono contro il papa attuale che non dice quello che dovrebbe dire
e non difende la autentica fede cattolica ma semina ambiguità. Si alla figura
del papa, ma no al signor Bergoglio, alle sue scelte e affermazioni che
sarebbero semplicemente opinioni personali; il papa viene dissociato!
Rispetto ai tradizionalisti del passato, che si ponevano
nella obbedienza alla cosiddetta ‘gerarchia ecclesiastica’ in quanto tale, i
tradizionalisti attuali sono molto più soggettivisti, cioè vorrebbero imporre
la loro visione pensata come ortodossa, e non accettano chi nella Chiesa ha il
servizio di garantire questa ortodossia se non è in linea con la loro
visione. Hanno un’idea di tradizione
bloccata sul passato e non di tradizione viva; ad esempio, se le norme
liturgiche indicano che ci si deve inginocchiare durante la preghiera
eucaristica, non si chiedono come è entrata questa prassi nella chiesa, che
teologia riflette, quali sono i significati della posizione del corpo, e se
questo è il più adeguato ecc. semplicemente bisogna applicare le norme scritte
senza discutere.
Valutazione: è da apprezzare la ricerca di una unità dei
fedeli, la ricerca di una dottrina sicura e di una prassi liturgica condivisa
da tutti. Ma è forte il rischio di un allontanamento dal vangelo per difendere
una forma rigida. Se la tradizione non è viva e si riduce ad una osservanza di
norme, e se unità significa uniformità e non comunione rispettando le alterità,
e se non si dialoga ma si giudica e condanna, mi sembra di entrare in un clima
soffocante e di non respirare più l’aria pura del vangelo.
( in seguito proporrò altri linguaggi della fede importanti qui in Brasile).
A cultura de fé de um povo quando observada ao meio da dutrina da igreja hoje fica mais sólida,o respeito a cultura local são meios humanos da plena realização da Espíritualidade,
RispondiElimina