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sabato 1 luglio 2023

2° Assemblea delle Comunità Ecclesiali di Base

 




che vivono lungo i fiumi Solimões e Içá

della Parrocchia Santo Antonio di Lisbona

Diocesi dell’Alto Solimões – Amazzonia

 

 

Il sabato 10 giugno abbiamo iniziato la nostra 2° Assemblea delle CEBs. Su 29 Comunità hanno partecipato 21, solo 8 sono mancate a questo importante appuntamento. Abbiamo preparato questo incontro portando l’invito alle Comunità circa due mesi prima della data prevista, invitando almeno tre persone per ogni comunità e offrendo la benzina per i viaggi di andata e ritorno di una canoa, chiaro, secondo le distanze di ognuno dalla città; qualcuno è vicino e impiega tre ore per arrivare, altri debbono viaggiare due giorni e una notte, abitando molto distanti. 80 persone hanno così partecipato, con alcuni bambini che non potevano rimanere a casa e molti giovani, più della metà dei partecipanti. All’interno dell’invito a partecipare c’era anche un resoconto dei punti positivi e negativi visti nell’Assemblea dell’anno passato, come anche gli impegni presi. Questo per aiutare le Comunità a valutare eventuali progressi o stagnazioni nel cammino nella fede e nella vita comunitaria.

 

 

VEDERE

 

Siamo 29 Comunità, con circa 225 case e 250 famiglie, per un totale di 1.135 persone. 20 Comunità sono costituite solo da cattolici, in 5 sono presenti alcune famiglie delle chiese evangeliche e in 4 della chiesa evangelica della croce. La maggioranza beve acqua della pioggia, alcuni bevono l’acqua delle sorgenti e altri quella del fiume che è sempre più inquinato anche a causa dell’estrazione illegale dell’oro. 9 Comunità sono senza luce elettrica, 6 hanno la luce ma spesso non funziona e 4 utilizzano un piccolo generatore a benzina. 3 hanno placche solari nelle scuole, montate dall’Amministrazione comunale per migliorare le condizioni di insegnamento, utilizzando anche internet. Nel campo della salute, 11 Comunità hanno un responsabile per la salute che visita le famiglie settimanalmente fornendo alcune medicine basiche; ma 9 Comunità hanno grossi problemi per il trasporto dei malati, che spesso possono usufruire solo della canoa, quando c’è benzina disponibile. Questa la realtà fotografata nel dialogo con i responsabili delle Comunità.

 


Ci sono poi alcuni SOGNI, desideri che sono stati espressi dalle Comunità: 5 vorrebbero un trasporto migliore, con una piccola lancia a motore; 4 che ci fosse un responsabile per la salute nella propria Comunità; 4 vorrebbero una scuola migliore per i loro figli; 4 chiedono energia per le loro case e per la conservazione del pesce; 3 si lamentano per l’acqua sporca che bevono e vorrebbero che si perforasse un pozzo artesiano; 3 sono ancora senza la cappella per celebrare la propria fede e condividere il cammino della vita; 2 sognano che l’acqua possa arrivare in tutte le case con un piccolo tubo e rubinetto; 2 sentono la necessità di avere un luogo per riunirsi e realizzare incontri comunitari; 1 Comunità chiede aiuto per migliorare le condizioni delle loro case; e 1 vorrebbe internet, come altre hanno avuto nelle scuole.

 

Con questi dati possiamo paragonare il cammino della nostra Chiesa fatta di piccole Comunità, al “resto di Israele”: tutto è iniziato con i 12 apostoli, o 24 se consideriamo anche le donne presenti, e noi siamo circa 250 famiglie, circa 1.135 persone in mezzo a un totale di circa 12.000 abitanti che vivono sulle sponde dei nostri due grandi fiumi. Un “piccolo resto”, ma che animato dallo Spirito e aperto alle altre chiese evangeliche, potrà essere una presenza di fede e di libertà, capace di inspirare anche le chiese evangeliche e i cattolici addormentati. Abbiamo bisogno di svegliarci con una fede impegnata nella la vita, la giustizia e una ecologia integrale; questa è la nostra missione. Cerchiamo di realizzare i nostri sogni, in una Chiesa dal volto amazzonico, come impegno di una Chiesa di Comunità che camminano insieme sinodalmente.

 

 

 

GIUDICARE

 

Dopo aver visto la realtà ci siamo fermati a riflettere sul nostro ESSERE CHIESA di COMUNITÁ ECCLESIALI di BASE – CEBs. Abbiamo riflettuto su due fiumi: il fiume dell’Utopia e il fiume della Comunità che celebra la sua fede insieme alla sua vita. Tutta la bibbia ci parla del sogno che Dio ha per noi: i profeti, il Vangelo e l’apocalisse annunciano “cieli nuovi e terra nuova”. Questa promessa di Dio, per non restare solo un bel sogno, ma per essere utopia capace di diventare realtà, deve essere celebrata da Comunità che credono nel Risorto e vivono la fraternità con tutti. Solo una Chiesa presente nella vita della gente, nel suo quotidiano, per farla incontrare con la luce trasformatrice della risurrezione di Gesù, reso presente dallo Spirito, solo questa Chiesa potrà aiutare a far si che l’utopia diventi realtà.

 


Þ                    L’evento centrale della nostra fede è la morte per amore di Gesù sulla croce e la sua risurrezione.

Þ                    La Comunità – CEB, celebra la propria vita in questa fede nella pasqua di Gesù (morte e risurrezione).

 

In questo modo la CHIESA – POPOLO di DIO è formata da una rete di Cebs, di piccole Comunità tutte in relazione le une con le altre, come a formare una “rete” dei pescatori, immagine biblica per parlare del Regno di Dio. Non c’è più la “chiesa parrocchiale” e le varie cappelle, in Italia si direbbe la parrocchia principale e le altre parrocchiette dell’Unità Pastorale, ma una rete di Comunità, diverse tra di loro, ma che camminano insieme in comunione di fede e fraternità di vita. Ogni Comunità, con la sua dignità di Chiesa, vivendo e celebrando la sua Speranza e anche la sua Resistenza (o Resilienza), due caratteristiche dell’unico volto di Chiesa nata il giorno di Pentecoste. Altre linee indispensabili di questa Chiesa sono il Ben Viver: terra, acqua, salute, lavoro, educazione, mezzi di trasporto, …; la Gioia: unione tra fede e vita; la Missione: la Parola – il Pane – la Carità – l’Evangelizzazione; l’Impegno Sociale: la giustizia e la libertà economica, politica, culturale e ecologica.

Þ                   Vogliamo ESSERE una CHIESA di CEBs, POPOLO di DIO: al servizio di una vita piena per tutti e tutte (giustizia); con un volto amazzonico e latinoamericano (cultura); sinodale, di comunione e partecipazione di tutti e tutte, laici e laiche, tutti protagonisti del cammino di Comunità, dove si ascolta, si condivide la responsabilità, si cresce nella formazione della fede e si decide insieme.

 

 

 

Nella domenica 11 giugno abbiamo lavorato in 4 gruppi, quattro tavoli di lavoro su 4 tematiche:

 

1.                      La catechesi dei bambini prendendo spunto dai canti liturgici, imparando i canti, scoprendo le referenze bibliche, attualizzando il contenuto in relazione alla vita di oggi.

 

2.                      La centralità della Parola di Dio, l’uso della bibbia nella preghiera personale e nel culto/celebrazione domenicale della Comunità; la relazione con le altre Chiese cristiane evangeliche.

 

3.                      Adolescenti e giovani, il loro mondo e la loro presenza, la valorizzazione nella propria Comunità ecclesiale. Dinamiche di gruppo.

 

4.                      Come preparare una Celebrazione della Parola: partendo dalla vita nella Comunità, nell’ascolto del Vangelo – Buona Notizia, curando l’ambiente e la simbologia, nella condivisione della preghiera di intercessione e di rendimento di grazie. Il nutrirci del Pane Eucaristico, legame al mistero pasquale di morte e risurrezione, in comunione con tutta la Chiesa. La scelta dei canti appropriati.

 

In questi due giorni di lavoro pastorale, ci ha aiutato molto il canto fatto insieme, l’animazione scherzosa e coinvolgente, come anche la condivisione della colazione, del pranzo e della merenda. Anche il corpo deve partecipare… non solo la mente e il cuore.

 

 



AGIRE

 

Il lunedì 12 giugno abbiamo finalizzato i lavori della nostra Assemblea. Ci siamo divisi in gruppi minori per permettere il dialogo e il coinvolgimento di tutti i presenti, perché ognuno avesse la possibilità di esprimersi senza paure o condizionamenti. Ogni gruppo doveva rispondere a un’unica questione:

 

Þ                   Dopo aver ascoltato la nostra realtà, dopo aver lasciato entrare la luce della Parola di Dio e dello Spirito, quali proposte concrete possiamo abbracciare per il cammino della vita delle nostre Comunità, per migliorare la loro organizzazione e affinché siano effettivamente e affettivamente Comunità missionarie?

 

I gruppi hanno lavorato per circa due ore, poi ci siamo riuniti per condividere la ricchezza di tutto quello che lo Spirito ha detto alla sua Chiesa riunita in Assemblea. Finalmente abbiamo cercato di fare sintesi e tutti abbiamo approvato 6 proposte – impegni per il cammino delle nostre Comunità:

 

A.                    In primo luogo, ripassare tutto il contenuto della nostra Assemblea, alle nostre Comunità affinché tutti possano condividere il cammino e abbiano l’opportunità di portare il loro contributo.

 

B.                     Promuovere lungo l’anno alcuni incontri fra le Comunità vicine, tipo una domenica di fraternità: con un momento di formazione, la celebrazione della Messa, il pranzo comunitario e giochi, tornei ….

 

C.                     Visita delle suore/missionarie a tutte le Comunità rimanendo due giorni e due notti per ascoltare e  aiutare lì dove c’è più bisogno: nelle famiglie, nella catechesi dei bambini, con gli adolescenti e giovani, nella celebrazione della fede e della vita della Comunità, affinché la domenica divenga sempre più opportunità di incontro e di fraternità, tempo di missione e di carità.

 

D.                    Continuare e migliorare l’organizzazione delle Comunità affinché i vari servizi siano svolti da più persone e non concentrati nei pochi disponibili. Migliorare l’ascolto di tutti perché ci sia una vera condivisione e partecipazione nelle responsabilità e nelle decisioni. Iniziare la Pastorale della Decima, dove ognuno scelga liberamente di contribuire, mensilmente, con la vita della Comunità, per crescere nella condivisione e anche nell’auto-sostentamento, quindi in una libertà maggiore.

 

E.                     Impegnarci perché ci sia in tutte le Comunità la catechesi dei bambini e degli adolescenti, dando una attenzione speciale ai giovani, nell’ascolto e nel loro coinvolgimento nella vita della Comunità.

 

F.                      Valorizzare la Domenica come “Giorno del Signore”, celebrando in Comunità la Parola di Dio e condividendo il Pane della vita. Che sia giorno di incontro e di fraternità valorizzando la presenza e la partecipazione delle famiglie. Che sia anche opportunità di Missione, visitando e ascoltando quelle famiglie che ancora non partecipano, offendo loro la Buona Notizia del Vangelo e la vita in Comunità.

 


Così abbiamo concluso la nostra 2° Assemblea delle CEBs dei grandi fiumi, siamo ritornati pieni di gioia alle nostre Comunità, portando con noi le decisioni prese insieme, mossi dallo Spirito e frutto del nostro incontro. Ora sarà importante, un passo alla volta, provare a mettere in pratica quello che abbiamo condiviso, affinché l’Utopia degli albori della Chiesa degli Atti degli Apostoli, piano piano, diventi la nostra realtà di vita:

 

“Tutti erano perseveranti nell’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere. In tutti loro c’era un grande stupore, a causa dei numerosi prodigi e segni realizzati dagli apostoli. Tutti coloro che avevano abbracciato la fede erano uniti e mettevano in comune tutte le cose; vendevano le loro proprietà e i loro beni e dividevano il denaro con tutti, secondo la necessità di ciascuno. Tutti i giorni, insieme, frequentavano il Tempio e nelle case spezzavano il pane, mangiando insieme con gioia e semplicità di cuore. Lodavano Dio e godevano della stima di tutto il popolo. E, ogni giorno, il Signore univa alla Comunità altre persone che accoglievano la salvezza”.  Libro degli Atti degli apostoli: 2,42-47

venerdì 12 maggio 2023

CEB : Comunità Ecclesiali di Base

 



Lettera dalla missione in Amazzonia.

Carissimi, molti ci chiedono: come sta andando la missione, cosa stiamo facendo... condivido con voi il contenuto principale della Assemblea Parrocchiale delle comunità della città. É un momento importante in cui si ascolta il percorso delle varie comunità (le luci e le ombre, le realtà positive e quelle negative) e insieme si cerca di dare un indirizzo al percorso della nostra Chiesa.   Per noi preti è importante ascoltare, capire, e anche proporre; il nostro sforzo in questi anni è stato quello di entrare in una realtà nuova; conoscere, condividere, ma anche con la responsabilità di annunciare il Vangelo con la sua carica di novità, di purificazione e a volte di rottura; accompagniamo il percorso della nostra gente, ma anche facciamo nuove proposte, o cambiamo qualcosa rispetto alle loro abitudini, accettando qualche opposizione e resistenza.
      Cosa abbiamo messo al centro questo anno? Il percorso delle Comunità Ecclesiali di Base (CEB); è la scelta di un modo di essere Chiesa, una scelta tra le altre possibili ma per noi con una forza particolare perché sottolineata fortemente nella Assemblea Diocesana e comunque da anni presente in Brasile (anche se non in tutte le diocesi, e non con la stessa forma). La nostra è una parrocchia formata da 8 comunità in città, 3 sul Rio delle Amazzoni (Solimões) e più di 20 sul Rio Içá.  La assemblea di domenica 30 aprile era per le comunità della città: comunità diverse tra loro (alcune abbastanza organizzate, altre ben poco, una ancora senza cappella o luogo di incontro). Perché abbiamo insistito sul cammino di CEB?



La storia della nostra parrocchia è quella di una chiesa centrale (Matriz di Santo Antonio) con alcune comunità che si sono formate nel tempo, ma la maggior parte delle attività erano al ‘centro’: catechesi, gestione economica, celebrazioni....  per molto tempo avevano solo un Ministro straordinario della Comunione. Negli ultimi anni abbiamo cercato di dare una maggiore autonomia alle comunità, considerando anche la comunità del centro come una tra le altre (ovviamente con qualche resistenza da parte dei parrocchiani del centro, che si sono visti impoveriti per certi aspetti).  Ci sono poi bairros (quartieri) senza alcun segno di vita della chiesa cattolica, e in questi bairros più periferici vorremmo iniziare qualche attività; grazie a due Missionarie che si sono stabilite qui da noi e Anna Chiara, una giovane di Sassuolo che per tre mesi condivide la nostra missione, in due bairros abbiamo iniziato attività di oratorio, con i bambini, al sabato e al centro attività di teatro coinvolgendo giovani della città.
- In genere le comunità della città erano\sono solo comunità liturgiche: si riunivano per la celebrazione della messa settimanale e per la festa del santo patrono.
 Ma la Comunità Ecclesiale di Base non è solo questo; ci si raduna per un ascolto più approfondito e condiviso della Sacra Scrittura, per una vita di amicizia e condivisione, e anche per affrontare i problemi sociali del quartiere; la Comunità di Base ha una valenza politica come esigenza naturale dell’essere discepoli di Gesù.  Abbiamo proposto _ e anche questa è una novità per loro- di formare gruppi di famiglie (5-6 famiglie) che si riuniscono stabilmente per una Lettura Spirituale della Scrittura, per una condivisione di vita, e per mantenere un dialogo anche sulla situazione della città. Gruppi stabili di famiglie e non solo incontri occasionali (come accade nel mese missionario, o nella novena di natale); vedremo come questa proposta si svilupperà!
Da un documento brasiliano sulle CEB, ho illustrato tre principi di base che orientano le nostre scelte.



1.      De-colonizzazione    La Chiesa è entrata in Amazzonia con un volto europeo (grazie agli ordini religiosi di origine europea) ma ora è possibile realizzare una vita di Chiesa con il volto amazzonico? Il sinodo sulla Amazzonia voluto da papa Francesco possiede questa valenza. É una questione molto aperta: come esprimere e vivere la fede considerando le tradizioni locali e non imponendo solo la forma romana del cattolicesimo? Ma anche: come affrontare la colonizzazione nord-americana che ci sta invadendo, soprattutto attraverso le numerose chiese neo-pentecostali?

 Anche a Reggio abbiamo bisogno di una de-colonizzazione; siamo eredi di forme di pensiero, di pregare, di celebrare, di catechizzare che erano valide nei secoli passati ma oggi? La colonizzazione del pensiero medievale e moderno (molto utile in epoche passate) rischia di ingabbiare la chiesa; come evangelizzare oggi senza esprimere semplicemente il fascino di qualcosa di arcaico?

- Non solo: dobbiamo accettare il pensiero post-moderno come un dogma e adeguarci? Si, i cristiani occidentali vivono nel mondo post-moderno e l’annuncio deve esprimersi nella cultura attuale. Ma la chiesa deve solo assumere le categorie del post-moderno (frammentazione, relativismo, pensiero debole, società liquida... ) e cercare di annunciare il vangelo di Gesù con queste categorie o può tentare strade diverse? É necessario incarnarsi nella cultura dominante ma con la libertà di non diventarne schiavi e quindi con possibili proposte alternative.



2.      De-centralizzazione.   Per noi qui a Santo Antonio significa attivare vita liturgica, catechetica, caritativa, di ascolto, di responsabilità... nelle varie comunità; avere una certa autonomia in tutte le comunità per rendere possibile una esperienza più personale: ci si conosce, si dialoga, si condivide.... la vita cristiana non si riduce a una partecipazione anonima alla messa domenicale.
 Una domanda che rimane aperta anche per la chiesa di Reggio; si formano le Unità Pastorali e si unificano le iniziative nel centro maggiore dove abita il parroco. Ma si potrebbe anche scegliere di mantenere vive le varie comunità anche se il parroco non è residente. Mantenere una presenza capillare; quando si centralizza troppo, si rischia l’anonimato dei partecipanti; diventa difficoltosa la esperienza di relazioni profonde, di comunione e condivisione.

3.      De-clericalizzazione.  Il terzo principio, ancora abbastanza difficile da assumere; in positivo significa riconoscere la dignità di tutti credenti in Cristo, di vivere insieme, di abituarci a decidere insieme, di incentivare la ministerialista dei laici. Il prete ha una responsabilità, ma non è la ‘pietra’ più importante dell’edificio- chiesa.: è come gli altri, ognuno con i propri carismi e ministeri. Non si tratta di una lotta di potere, ma di apprendere a lavorare insieme, con spirito di umiltà. Come preti potremmo continuare a metterci a servizio della formazione dei laici, per rapporti alla pari (senza annullare i ruoli specifici) in cui ci si aiuta a vicenda nel seguire Gesù Cristo.

In tutto il Brasile, e forse anche in Italia, la tendenza dei seminaristi e preti giovani è quella di una accentuazione del clericalismo; cercare privilegi, cercare potere, avere un ruolo per distinguersi dagli altri, entrare in una cerchia di persone superiori; cercare prestigio e ruoli appariscenti; amare i riflettori e presentarsi come ‘sacri’, a volte con la sfacciataggine di manipolare le persone.

Che lo Spirito rinnovi, purifichi le nostre comunità e ci renda semplici, capaci di comunione fraterna.


don Gabriele Burani

Santo Antonio do Içá – Amazonas, 11-05-2023

Cammini di libertà e di liberazione

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 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...