Nossa Senhora de Nazaré,
25 ottobre 2020
Gabriele
Carlotti, missionario
diocesano in Amazzonia
Questa mattina alle 8:30 scendo al porto, incontro Moises, fedele compagno di
viaggio, e usciamo con destinazione “Nazaré”, una Comunità sul fiume Solimões
(rio delle amazzoni) a un’ora e mezza di navigazione scendendo... ci vorranno
almeno due ore per risalire al ritorno. Due manovre per schivare le
imbarcazioni che ci avevano stretto e, finalmente, sull’immensità dell’acqua.
Il fiume é ancora basso, deve crescere nei prossimi mesi di almeno cinque o sei
metri. Ci dirigiamo verso l’altra sponda per evitare spiagge ancora visibili e
altre appena sotto un metro d’acqua, ostacolo pericoloso... e mentre allungo lo
sguardo, qualcosa mi sembra strano: l’acqua ha uno strano colore verde! Poi
metto a fuoco e vedo il fiume completamente coperto di fiori verdi della
dimensione di dieci o venti centimetri, che galleggiano e rendono la superficie
dell’acqua come fosse un giardino fiorito. Non credo ai miei occhi e chiedo a
Moises di dove viene questo spettacolo. È il temporale di ieri, il vento forte
e l’acqua agitata hanno portato nel fiume i fiori dei laghi. Per lui cosa
normale, già vista dopo i temporali. Quello di ieri me lo ricorderò per un po’,
stavo al volante dell’imbarcazione e nel giro di dieci minuti il cielo è
diventato cupo e il vento ha cominciato a farci ballare, poi le onde si sono
ingrossate e la pioggia ci ha tolto quasi totalmente la visione. Mi sono
portato subito vicino alla costa, a pochi metri per riuscire a vedere il tragitto,
ma non è stato facile... bella esperienza! Ma ritorniamo a noi, dopo un
temporale il fiume si trasforma in un giardino fiorito! Dopo la Croce viene la
Risurrezione! Dopo la prova, la Speranza. Così ripenso ai giorni passati dal 9
al 18 ottobre, da Santo Antonio al confine con la Colombia, percorrendo tutta
l’estensione della nostra Parrocchia.
Nella Comunità di “São Vicente”, la prima lungo il fiume, ci sono proprio tutti, dal cacique
all’ultimo bimbo che prende ancora il latte al seno della madre. Alcuni giovani
commentano sottovoce: già erano quattro o cinque anni che non venivo alla
messa... e ne avevo proprio bisogno! Una gioia grande, la Comunità ha preso sul
serio l’impegno a ritrovarsi la domenica mattina per la preghiera, e anche la
colazione comunitaria, una mano aiuta l’altra. Così piano piano mamme, figli,
uomini e giovani si sono riavvicinati al Vangelo. Preghiamo Dio per il dono
della perseveranza!
Già a “Nossa Senhora das Dores” continua la
difficoltà di riunirsi solo quando arriva il prete. Battezziamo alcuni bambini
e benediciamo le nozze di una coppia che vive insieme da dieci anni e hanno
cinque figli. Speriamo che qualcosa si muova e che questa famiglia possa
aiutare le altre a scegliere di celebrare insieme il giorno del Signore.
A “Santa Maria” non siamo mai arrivati perché la notte era proprio scura e ci siamo
incagliati nella sabbia di una spiaggia apparsa nel mezzo del fiume. Così dopo tre
tentativi ci siamo arresi, gettiamo l’ancora e appendiamo le amache per
dormire. Ci fermeremo al ritorno, due case piene di bambini, lascio il foglio
della programmazione mensile e così mi accorgo che nessuno sa leggere e
scrivere, né gli adulti né i ragazzi che non frequentano la scuola. Ci vorrebbe
un insegnante disponibile la sera... perché di giorno si lavora la terra...
La Comunità di “Moinho” è in subbuglio, stanno riorganizzandosi, c’è un cacique
molto giovane anche se già padre di quattro bambini, celeriamo alla sera nella
sua casa. Vogliono costruire la chiesa, ma hanno il problema di due famiglie
evangeliche, che celebrano il culto. Dico loro che la chiesa può essere di
tutta la Comunità, senza divisioni di religione, anzi può essere un luogo per sentirsi
tutti figli e figlie dell’unico Padre. Importante è che ci sia rispetto per le
devozioni e i modi complementari di vivere la fede.
Passiamo la notte in “São Sebastião” e
giungiamo a São Lazaro dopo diverse ore di viaggio. É una Comunità tutta cattolica
e vorrebbero rifare la chiesetta, ma l’olio per il moto serra è molto caro...
porterò loro un po’ di benzina e l’olio che devo cambiare nel motore della
barca (serve per lubrificare quando si tagliano le assi di legno), così non
avranno più scuse. Staremo a vedere.
Ripartendo da “Nova Canaan” un bambino mi
chiama e mi disse: ne hai ancora di quelle collanine (rosario) perché ho due
sorelline che la vorrebbero.... Esco dalla barca e vedo un papà sulla canoa con
i suoi tre figli. Mi chiede perché non sono andato da loro, nella Comunità di
“Pronto Soccorro”, rispondo che sono passato, ma una donna mi ha detto che non
c’era bisogno perché erano passati tutti alla chiesa evangelica della Croce. Il
papà mi guarda serio e triste, poi mi disse: no, padre, può venire perché
abbiamo bisogno della preghiera. Così concordiamo che dal prossimo mese, prima
di celebrare nelle Comunità di Nova Canaan e di Novo Pendão, passerò da loro
nel pomeriggio e potremo pregare insieme.
A “Itù” ci sono solo due mamme con i loro
molti bambini, la nonna e il marito sono partiti al mattino presto per vendere
pesce a cinque ore di distanza, perché non c’era più niente in casa. Ma con i
bimbi è sempre una festa, anche se piove e sei scivolato nel fango e nonostante
i molti carapanã (zanzare) che partecipano all’incontro.
A “Mamurià”, per la festa di san Francesco,
hanno pitturato la chiesa e anche la staccionata di giallo, hanno già messo la
Croce con la scritta: JESUS RESSUSCITOU e sono orgogliosi del loro lavoro.
Pranziamo insieme, uova di pesce, pirarucou, grandi come uova di gallina.
La comunità di “Nova
Esperanza” la troviamo deserta, solo una famiglia. Gli altri sono scesi
in città (due giorni di viaggio) perché hanno alcune persone ammalate. Non
celebriamo, ma ci raccontano della caccia. Hanno rischiato la vita, ma sono
riusciti a uccidere sette cinghiali. Incuriosito chiedo se ci sono altri
animali, e la risposta è positiva. C’è molta cacciagione e anche animali feroci
come le “onçe” (pantere) che spesso si avvicinano alle abitazioni. Già in altre
comunità si sono lamentati perché le scimmie distruggono il raccolto di
granoturco e rubano le banane. In compenso qui un buono spezzatino di macaco
(scimmia) è all’ordine del giorno!
Finalmente “Ipiranga”. Ci presentiamo ai
militari per registrare i nostri documenti. Visitiamo alcune famiglie e la sera
celebriamo sotto una veranda. La partecipazione è un po’ migliorata, ma credo
che la mancanza di un luogo di preghiera sia una difficoltà in più. Così ne
parliamo la sera tra una birra e carne arrostita di ‘porco do mato’
(cinghiale), nella casa del tenente responsabile. Chiedo se fosse possibile
avere un pezzo di terra per una piccola cappella in legno, visto che tutta la proprietà
é dell’esercito. La risposta è positiva, poi all’improvviso: Venga padre, che
le faccio vedere un deposito in muratura che non stiamo usando da diversi
anni.... Ottimo, sarà la nostra chiesetta di Santo Espedito, patrono dei
militari. Noi ripartiamo il mattino presto, alle cinque e trenta, perché ci
aspettano due giorni di viaggio per rientrare a casa, ma alcuni animatori,
presenti all’incontro, si incaricano di riunire la gente e di discutere la
proposta. Vedremo il prossimo mese se ci saranno novità.
Il fiume è molto largo, ci sono molte insidie nell’acqua
che scorre lentamente e impetuosa, ma alcuni fiori ci riempiono di gioia e
mantengono viva la Speranza. “Non abbiate paura, io ho vinto il Mondo” ci
diceva Gesù. Non abbiate paura ci ripete oggi di fronte alle sfide che la Vita
ci presenta. Coraggio!
A missão Cristã aplicada em diversos ambientes encontrar em meio a difícil acesso, isso aumenta o intusismo para seguir o brilhante trabalho de evangelização sem fronteiras sociais, culturais em ambientes diversos lugares dezejados e até mesmo indesejáveisa sseguir em frente é missão Cristã.
RispondiEliminaQue missão linda dessa pessoa linda e abençoada levando o principal alimento a palavra de Deus. Emocionante os comentários.
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