Don Gabriele
Burani, santo Antonio do Içá, Amazonas, 29-09-2021
In realtà qui
non abbiamo una prigione ufficiale, un luogo di detenzione organizzato, ma
nella sede della Polizia Militare vengono occupate alcune stanze che sarebbero
solo di passaggio, di pochi giorni, per poi passare ad una struttura maggiore.
Come spesso succede le cose vanno diversamente da come sarebbero progettate e questo
spazio angusto viene trasformato in luogo di detenzione stabile. La Polizia Militare ha sede in un piccolo
edificio; entrando un tavolo con un
poliziotto che riceve e scrive i dati delle eventuali denunce. Due stretti
uffici per il comandante e il segretario; continuando alla fine del corridoio, due stanze, a occhio 4m x4m, bagno
compreso ( ma non riesco ad avere una idea chiara delle dimensioni). La
scorsa settimana erano 38 detenuti: come fanno a starci tutti? Semplice, sono distribuiti a strati:
fissano la loro amaca a livelli differenti di altezza e quello é lo spazio
personale; le stanze sono alte 4-5 metri, quindi per qualcuno lo spazio vitale é
una amaca a 5 metri di altezza!
Nei mesi di
maggior diffusione del Coronavirus le visite erano abolite, e i detenuti non
uscivano dalla loro cella; chiusi, senza un momento per prendere un pó di sole
e di aria pura, molti sviluppano malattie della pelle. Uno spazio sul corridoio
munito di sbarre metalliche é poi la cella dei malati di coronavirus.
Quasi tutti sono giovani sui 20-30 anni e quasi tutti ( o
tutti) con problema di droga; in genere sono in prigione per
furti, traffico di droga, o violenze in famiglia. Nella città della Bahia dove
abitavo erano molti gli omicidi; tutti i mesi vari omicidi. Qui no, ci sono
molti furti, liti e violenze sí, ma non molti omicidi.
Quando vado,
comunico brevemente davanti alle sbarre; chiedono se li posso aiutare portando
materiale di igiene (sapone, dentifricio, shampoo, detersivi per lavare i
vestiti, e per la pulizia della stanza), ultimamente mi hanno chiesto medicine
per le malattie della pelle. Chiedo al comandante (ora é una donna) se viene
regolarmente un medico o infermiere; a volte vengono se li chiamano, non in
modo regolare, e i detenuti vanno in ospedale quando si presenta la necessità.
In una delle due celle si é rotto il
ventilatore, l’unico che avevano, e da settimane sono al caldo opprimente; ne ho comprato uno e
qualche giorno fa sono andato per darglielo, assieme ad una piccola griglia per
scaldare i panini che si era rotta nella cella accanto ma... non ho potuto
darglieli perché sono in punizione! Qualcuno di loro, attraverso il soffitto é
entrato nell’ufficio del comandante lasciando una certa confusione nella
stanza; ma nessuno é riuscito a fuggire! Così ora le celle sono in punizione per un certo tempo.
Nei mesi scorsi ho regalato a
tutti un vangelo;
sono molto contenti quando ricevono qualcosa, anche per la lettura; i
soldi per comprare il necessario dovrebbero arrivare dallo Stato, ma .... non
si sa! Non sappiamo se arrivano, o più probabilmente, come qualcuno dice, i
poliziotti li tengono per loro.
Molti
detenuti rimangono per mesi in questa situazione, il giudice lascia marcire i
poveri per lungo tempo, ma se l’avvocato lo paga, si risolve anche in pochi
giorni la scarcerazione. Ed é difficile che questi ragazzi abbiano la possibilità di pagare un avvocato, sono dei poveretti. Questa la nostra situazione, non sappiamo di
quale autorità civile possiamo fidarci, sembra di vivere in un paese senza legge,
o dove vale la legge del più forte/ del piú ricco. A chi fare riferimento? Non
saprei.
La prigione così fatta serve di lezione? Purtroppo no; la maggioranza di loro, pochi giorni dopo
la scarcerazione entra di nuovo in prigione, perché riprende subito a rubare. Un
ragazzo é uscito al mattino e alla sera era di nuovo incarcerato!
Un altro giovane ben
conosciuto ( per droga, furti
ecc...) veniva ogni tanto a chiedere cibo, e varie volte gli abbiamo dato il
pranzo; é entrato anche nelle sale parrocchiali per tentare di rubare
qualcosa.... forse é lui che mi ha rubato i cellulari.... comunque quando vado a fare visita mi saluta
sorridente; in pochi giorni di libertà aveva collezionato più di 20 denunce di
furto. Giorni e giorni ammassati in una
cella stretta, senza fare nulla, senza attività, senza un lavoretto che li
occupi, senza una lezione per imparare qualcosa..... Certo,
hanno infranto la legge, hanno commesso crimini, ed é giusto che ci sia una
forma di sanzione, ma si dovrebbe anche tentare una alternativa alla identità
criminosa che si sono fatti.
Il caldo é spesso opprimente, l’aria
viziata, e ovviamente sono stesi sulle amache senza vestiti, solo
con i pantaloncini corti. Mi colpisce
che quando vado e li invito a fare una preghiera, si alzano in piedi e tutti si
mettono una maglietta in senso di rispetto; non l’ho chiesto io ma loro lo
fanno spontaneamente; un loro ‘paramento liturgico’, più sensato di tanti panni
inutili che sono nelle nostre chiese. E
mi colpisce che pregano il Padre Nostro a voce ben alta quasi gridando per
manifestare la loro fede; mi fa pensare a come a volte le nostre comunità italiane
sono così timide nel manifestare la loro fede, così paurose, o forse pigre.
Poco tempo dopo il nostro arrivo abbiamo
ospitato nella casa parrocchiale un giovane uscito dalla prigione; era stato ‘beccato’ con una discreta quantità di
cocaina pura, proveniente dalla Colombia ( noi qui siamo al confine Brasile-
Colombia-Perù) e che passando attraverso
il Brasile sarebbe arrivata chissà dove. Lui era solo un corriere, pagato per
il trasporto fino a Manaus ma è stato individuato qui a Santo Antonio e quindi
messo qui in carcere. Ha avuto la scarcerazione ma deve rimanere in città fino
alla conclusione del processo; lui non è del paese, la sua famiglia abita molto
lontano e comunque non ha possibilità di aiutarlo; il padre, coinvolto in varie
attività criminose è morto poco tempo fa. Lo abbiamo accolto, è entrato a far
parte della nostra famiglia, lavora come guardia notturna per alcuni negozi
della piazza centrale dove abitiamo. Riceve un compenso dai commercianti, ma
non ha mai soldi, non sa gestirsi. Qualcuno ci critica per questa accoglienza,
anche perché oltre a essere ex carcerato per traffico di droga, è anche un
omossessuale dichiarato; comunque ci aiuta in molti lavori della casa
parrocchiale e manifesta gratitudine. Il giudice non lo ha mai chiamato finora per
concludere la sua vicenda giuridica; abbiamo pensato di pagare un avvocato
perché si arrivi al processo e si possa risolvere, in qualche modo, la sua
posizione. Ci sembra giusto aiutarlo, abbiamo fiducia che, pur con le
contraddizioni del suo carattere, possa essere rispettoso della legge e dei
valori della società.
Di fronte a qualche crimine tutti gridano: in prigione,
in prigione! Ma chi si preoccupa che ‘serva da lezione’? che ci sia un tempo e un ambiente non solo
per punire ma per riabilitare?