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lunedì 19 aprile 2021

Fratello sole e sorella acqua

 



Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Quando pensiamo all’Amazzonia, pensiamo subito alla foresta e alla sua bio-diversità. Ma gli elementi principali affinché la foresta possa vivere, con le sue piante e animali, perché la vita sia possibile per i popoli indigeni e per quanti sono venuti qui cercando una vita migliore, questi elementi sono il sole e l’acqua. É strano pensare al “freddo” nella foresta amazzonica, eppure come avviene anche per il deserto, ci sono giorni di pioggia e notti dove, se non hai una coperta non dormi dal freddo. Ma quando il sole splende, anche se spesso il cielo si riveste di nuvole, quando non piove il “calore” diventa insopportabile: un caldo umido che il tuo corpo percepisce più forte della realtà, fino a raggiungere i 40/50 gradi e farti grondare di sudore dalla testa ai piedi. Anche per questo, oltre che per il cibo meno grasso e unto dell’ottima cucina emiliana, chi viene qui perde alcuni chili nei primi mesi di permanenza, poi il corpo si adatta e riesce anche a recuperare. É nota la simbiosi dei popoli indigeni con l’acqua, e oggi anche dei cabocli provenienti in maggioranza dal nord-est per sfuggire alle grandi secche, o in cerca di terre da coltivare, oppure discendenti di coloro che vennero per l’estrazione della gomma dalle piante qui chiamate di ‘siringa’. I bambini stanno praticamente tutto il giorno dentro e fuori dall’acqua del fiume. Le donne lavano i vestiti e le stoviglie al fiume, sedute nell’acqua e bagnandosi continuamente. Gli uomini escono a pescare con la loro canoa che, lungo il viaggio, imbarca acqua, che prontamente viene rigettata nel fiume. Spesso si pesca durante la notte e tutti i giorni, quasi tutti segnati dalla pioggia, a volte in forma di temporale, altre volte come pioggia fina battente tutto il santo giorno. Così, durante il passare delle ore, il corpo è bagnato e asciugato più volte, naturalmente. É difficile adattarsi a vivere in città, dove l’acqua è solo quella che scende dal rubinetto, quando non viene a mancare. In questo periodo (dicembre – giugno) l’acqua del fiume è alta e sta ancora crescendo allagando case e specialmente i terreni coltivati, così bisogna correre ai campi per raccogliere la mandioca e la macaxeira prima che si perda per l’inondazione che arriva in fretta e non ti lascia il tempo di organizzarti. È un lavoro tutto fatto a mano e pesante: donne e bambini sono coinvolti, anche costretti a lasciare la scuola per aiutare i genitori a non perdere il raccolto. E quando l’acqua è alta gli insetti si moltiplicano e collaborano affinché ci si mantenga in movimento per ammazzarli a ‘manate’ sul proprio corpo o, nel peggiore dei casi, per grattarsi un po’, cercando sollievo. La malaria e la denghi sono due malattie che portano febbri molto alte e pericolose, dovute proprio a certe zanzare ‘amiche’. Più pericolosi sono i serpenti velenosi che, grazie all’acqua alta, riescono ad entrare anche dentro alle case, e non sempre si accontentano di giocare con i bambini. Oggi l’acqua del fiume ha una temperatura di 26°C e può arrivare nei mesi di luglio – ottobre fino a 33/34 °C, dando origine a temporali improvvisi e violenti, con pioggia e vento impetuosi e impietosi, se sorprendono le agili e fragili canoe a lottare contro alte onde, capaci anche di spezzare o affondare le imbarcazioni con i loro equipaggi.

 


Fratello sole è come il fuoco, indispensabile per cucinare; ma sorella acqua ci dà l’alimento: feconda la terra per il raccolto, offre il pesce quotidiano alle famiglie e disseta il nostro organismo. Proprio in questo contesto, l’acqua potabile è uno dei problemi vitali per la gente che vive lungo il fiume. Senza luce elettrica e senza internet si può vivere anche bene. Senza acqua no!

Alcuni bevono l’acqua dell’igarapé (ruscelli), la maggioranza quella del fiume e pochi quella della pioggia. Il fiume, e spesso anche le sorgenti, sono molto inquinati dovuto al fatto che il fiume raccoglie tutti gli scarichi che vengono dalla Colombia, dal Perù e, per ultimo, dal Brasile. In più l’attività illecita dei ‘garimpeiros’ che estraggono oro e altri minerali, inquina con mercurio e altre sostanze chimiche gettate nel fiume. Quando l’acqua è alta, da novembre a giugno, allaga e contamina tutto. Viene trattata con cloro (quando c’è), ma spesso i batteri sono resistenti. E diarrea e vomito sono all’ordine del giorno, specie per i bambini, ma anche per gli adulti, provocando febbri e dolori muscolari. Chi beve l’acqua della pioggia sta meglio. Così abbiamo pensato che un aiuto importante per le famiglie potrebbero essere delle casse di plastica omologate, di 500 litri ognuna, per raccogliere l’acqua piovana dai tetti delle case, visto che pochi hanno contenitori grandi e decenti, con coperchio, per mantenere pulita l’acqua raccolta. Chiaro che questo non basta e non risolve il problema. Ci vuole tutta una educazione per come raccogliere, trattare e conservare l’acqua perché non sia contaminata. In alcune Comunità il potere pubblico sta installando delle torri con una cassa grande di 3.000 litri e un depuratore. Solo dove arriva l’energia elettrica, e spesso la linea elettrica è interrotta e a volte sono più i giorni che manca energia di quelli che l’energia funziona. Certo, il potere pubblico, Governo e Comune, hanno una loro responsabilità e anche le condizioni economiche per risolvere la “questione acqua”, ma sappiamo come funzionano queste cose e, senza una volontà politica impegnata sulla qualità della vita, non succede niente. Oggi il Brasile certamente non può fare affidamento su questa volontà politica in favore della vita! Anche il disboscamento della foresta è aumentato a dismisura, lasciando il posto all’agro-negozio e all’allevamento dei bovini. Così pure l’estrazione illecita dei minerali, senza nessun controllo, sta distruggendo molti luoghi che erano fino ad oggi incontaminati, come la nostra regione. Nonostante tutto questo, aspettando tempi migliori, la gente vive e spesso muore! Per questo crediamo che, almeno come supporto tecnico, offrire la possibilità di avere acqua pulita, come quella della pioggia, sia comunque un grande passo avanti nel rispetto della vita dei più deboli.

 


Il Rio Içá (è il nome che il  fiume/rio Putumaio colombiano/peruviano prende entrando in Brasile), affluente del Rio delle Amazzoni, qui chiamato Rio Solimões, percorre tutto il nostro territorio per più di 350 Km. Lungo le sue rive ci sono piccole e grandi Comunità ribeirinhas (della riva del fiume), alcune di poche famiglie, altre veri e propri paesi. Sul confine colombiano troviamo il paese di Ipiranga (300 abitanti circa - cattolica), a metà del percorso del fiume in territorio brasiliano il paese di Villa Alterosa (4.000 abitanti circa - cruzada) e al suo inizio, a 5 km dalla città di Santo Antonio do Içá, il paese di Betania (5.000 abitanti circa - evangelica). Le altre Comunità sono relativamente piccole, e anche più abbandonate.

 


Noi percorriamo il fiume due volte al mese, con la piccola barca che ci avete aiutato a ristrutturare, per incontrare 25 di queste Comunità, quelle cattoliche. Ma ci sono anche 6 Comunità evangeliche e 21 che appartengono ad un movimento religioso fondamentalista sorto nel secolo scorso denominato “cruzada”. In questo ultimo mese (marzo) abbiamo cercato di capire quale sia il fabbisogno reale delle 25 Comunità che conosciamo, e abbiamo rilevato la necessità di circa 250 casse per l’acqua di 500 litri. Chiaro, che non vogliamo fare discriminazioni religiose, solo non conosciamo e non abbiamo avuto l’opportunità di passare nelle altre 27 Comunità, anche per la difficoltà dei trasporti fluviali e i tempi di percorrenza. Sarà un secondo passo che comporta programmare alcuni viaggi (oltre ai due che già facciamo tutti i mesi), viaggi che durano 8/10 giorni, per incontrare le altre Comunità e iniziare un dialogo per conoscersi e conquistare la fiducia, cosa non immediata, né scontata. Ma, come dicono i nostri anziani, “visto che la Terra non è stata fatta in un giorno solo”, vale la pena cominciare! E abbiamo già cominciato, portando nella Comunità di São Pedro, 5 casse per raccogliere l’acqua piovana, nel mese di dicembre 2020. All’epoca una cassa di 500 litri costava 275,00 reais. Oggi, marzo 2021 il costo è di 300,00 reais. Qui l’inflazione è grande!



Nel paese di Ipiranga, avamposto militare sul confine colombiano, ultima delle nostre Comunità, stiamo studiando la possibilità di viabilizzare 3/4 punti di “acqua comunitaria”, con casse grandi di 2/3 mila litri che servano per più famiglie, quelle della stessa strada o quartiere. Chiaro che servirebbero grondaie, tela per filtrare l’acqua o filtri già pronti... Ma non è giusto dare il pesce, crediamo importante insegnare a pescare: la cassa per l’acqua ricevuta in dono dovrà produrre frutti affinché le famiglie si prendano cura della loro acqua. É una questione di educazione ambientale. Sappiamo che non tutti lo faranno, ma crediamo che, comunque, valga la pena rischiare e provocare un cambiamento della situazione attuale anche con la collaborazione dei diretti interessati. Cambiare la mentalità/cultura è un processo molto lento perché chi è nato in questi luoghi è abituato a raccogliere quello che viene spontaneamente dalla natura: il pesce, la cacciagione e la frutta. Inoltre, con le politiche populiste degli ultimi governi, sono stati abituati a ricevere senza impegnarsi per i propri diritti e compiere i propri doveri. Programmi del governo federale che dovevano essere per l’emergenza, sono diventati la normalità per assicurarsi il voto della gente. Così accade anche per il governo statale e per quello municipale. Tutto crea una mentalità del ricevere e dell’aspettare che venga da altri: il sindaco, il governo, la chiesa…. Cambiare questa cultura indotta è una sfida e un impegno anche nostro.

 


       Quasi sempre la celebrazione dell’Eucaristia è alla sera, per aspettare chi rientra dalla pesca. Verso le sei del pomeriggio, quando il sole sta entrando, è l’ora del bagno. Una festa per i bambini che approfittano per gli ultimi tuffi prima di insaponarsi. Il bagno, all’imbrunire, è pure occasione per i giovani e le ragazze di morosare un po’, scambiando due parole, passandosi il sapone, lavando una maglietta o tuffandosi ripetutamente in acqua. Anche gli adulti, spesso in momenti diversi, prima le donne e poi gli uomini, non mancano a questo appuntamento quotidiano. Il bagno è anche opportunità di incontro, di raccontarsi la giornata vissuta in casa o sulla canoa a pescare. A volte mi è capitato di vedere famiglie unite dove prima i genitori lavano i figli piccoli, attenti a non lasciarli cadere in acqua, perché il bagno è fatto su piccole zattere poste in corrispondenza delle case, che chiamano comunemente “porti”. Dopo aver lavato i piccoli, anche gli adulti fanno il bagno, regolarmente vestiti e, con un pudore sereno, il sapone passa dai vestiti alla pelle. Anche al mattino presto, quando tutti vengono al fiume per lavarsi i denti, mi è capitato di vedere papà con i loro piccoli in braccio, già pronti per il primo bagno della giornata; e mamme che insegnano alle figlie a lavare le stoviglie della sera appena passata. Così mamme e papà molto giovani, con la tenerezza di Dio, si prendono cura dei loro bambini, iniziando ancora un nuovo giorno, che sarà rischiarato da fratello sole e troverà ristoro in sorella acqua.

 


E penso... quando riusciremo a capire che la vita vale molto di più che la tecnica e un ipotetico progresso! Che la salvaguardia del creato e l’abbandono dello sfruttamento delle risorse, e la lotta contro tutti i tipi di inquinamento, stanno alla base di una rinnovata qualità della vita. L’essere ancora rinchiusi ci fa sentire la nostalgia delle vacanze all’aria aperta, ai monti o al mare. Ma... perché accontentarsi di un brevissimo periodo di vacanze e non impegnarci affinché la natura e il creato ci siano fratelli e sorelle di vita nuova?

 

Giorno dell’Indio, lunedì 19 aprile 2021

 

Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...