Dopo circa un anno dal nostro arrivo, abbiamo pensato di
scrivere e inviare una sintesi del percorso che stiamo facendo nella nostra missione
reggiano-amazzonica in Santo Antonio do Içá – Amazonas, oltre alle lettere piú
dettagliata che sempre inviamo. Dividiamo
il testo in due parti perché don Gabriele Carlotti sta incontrando le comunitá
lungo i fiumi e don Gabriele Burani quelle della cittá.
Comunitá lungo il fiume. Santo Antonio do Içá, ottobre
2020
Il fiume Içá, o Putumayo, segna- per un lungo tratto - il confine tra Perú e Colombia, poi attraverso
la Colombia entra in Brasile, percorrendo tutto il territorio della nostra
parrocchia di Santo Antôno do Içá, per
poi gettarsi nel Rio Solimões ( Rio delle Amazzoni): 358 Km di fiume, da Ipiranga,
sede di una caserma dell’ esercito brasiliano sul confine con la Colombia, fino
alla cittá di Santo Antonio dove si incontra con il Rio Solimões. Lungo il fiume ci sono diverse comunitá
‘ribeirinhas’, alcune di indigeni Tikuna e Kokama. Inizialmente erano tutte comunitá cattoliche,
oggi alcune sono evangeliche della Chiesa Battista, della Assemblea di Dio,
altre della Chiesa della Croce (Cruzada), fondata da fratel José, un profeta
itinerante che aveva scelto il fiume Içá come luogo privilegiato di salvezza;
morto da pochi anni, il suo corpo é in una di queste comunitá. Ci sono 35 comunità, alcune formate da poche
famiglie, altre organizzate come “aldeias” e piccoli villaggi di un centinaio
di persone. Solo Betania si distingue con i suoi cinque mila abitanti, tutti
Tikuna e protestanti della Chiesa Battista. I frati cappuccini hanno accompagnato la vita religiosa
di questo popolo con il metodo della cosiddetta “desobriga”: arrivare una volta
l’anno (o poco più) e celebrare tutti sacramenti; finora non c’é stata la
possibilitá di una presenza che aiutasse a creare un senso di appartenenza alla
Chiesa Cattolica con un minimo di organizzazione. Un popolo che professa la sua fede in Dio
senza conoscerlo ma confidando nella sua presenza e il suo aiuto. Tutte le Chiese presenti nel nostro
territorio parlano di Gesú e per questo le persone rimangono disorientate e
passano da una confessione a un’altra; dipende dai missionari che arrivano
nella comunità con la offerta di una salvezza per loro. Dobbiamo dunque passare
da una pastorale di semplice visita ad una pastorale di presenza; dalla
‘desobriga’ alla catechesi; dal fatalismo alla fede.
Qualcuno conserva ancora le tradizioni religiose del suo popolo, ma le nuove
generazioni non conoscono piú la sapienza degli anziani e neppure hanno avuto
la possibilitá di conoscere il vangelo, abbandonando ogni pratica religiosa o
lasciandosi influenzare dalla predicazione fondamentalista di chi vuole fare
proseliti.
Iniziamo il nostro cammino, come diceva Francesco di
Assisi, non abbiamo fatto ancora nulla ma siamo in cammino. Abbiamo visitato tutte le comunitá riattivando
un legame con la Chiesa Cattolica e abbiamo constatato una grande fragilitá
nella coscienza di essere Chiesa a causa di un senso di abbandono. Molti sono passati ad altre Chiese perché non
hanno avuto nessun accompagnamento liturgico o catechetico o semplicemente una
vita di comunitá con un minimo di sacramentalizzazione. Per ora iniziamo
accompagnando le comunitá cattoliche, senza escludere nessuno e accettando con
gioia la presenza di cristiani di altre confessioni nei nostri incontri e
celebrazioni. Abbiamo progettato due viaggi al mese, di dieci giorni, per
essere presenti e celebrare l’eucaristia in tutte le comunitá una volta al
mese. Ogni comunitá sa che il prete arriva un giorno fisso del mese per
celebrare la Vita e la Fede assieme ai cristiani del luogo; questo perché non
abbiamo la possibilitá di comunicare, né per telefono, né via radio (che
raggiunge solo pochi villaggi). Siamo
alla ricerca di leaders per animare e presiedere la celebrazione domenicale
della parola di Dio. Durante i viaggi
un ministro della Parola accompagna il presbitero e presiede la liturgia della
Parola della Messa, per manifestare che tutti possono celebrare la fede e per
incentivare la ministerialitá. Per ora
stiamo approfittando delle celebrazioni liturgica per fare una catechesi che
coinvolga la vita delle persone.
Il cammino é lento, come l’acqua del fiume, ma non si ferma. Dopo tre mesi alcune comunitá hanno iniziato
a celebrare il giorno del Signore e condividono con noi le loro gioie e
difficoltá. Altre ancora non sono riuscite, per mancanza di persone che
sappiano dirigere. Stiamo aiutando a
ristrutturare le poche cappelle, appena quattro, e sosteniamo le altre comunitá
ad avere un luogo nel quale riunirsi per la preghiera e la condivisione di
vita. Le case sono piccole e non sempre c’é la scuola nella “aldeia”; due delle nostre
chiese servono anche come scuola per i bambini della comunitá. Abbiamo scelto
come segno il colore giallo, colore della luce della risurrezione, e la Croce
con la scritta “Gesù è risorto” sui bracci.
Crediamo che una presenza costante e rispettosa delle
persone e delle tradizioni possa incentivare e promuovere una appartenenza alla
Chiesa, non per dividere ma per dare la possibilità di un dialogo fraterno con
le altre confessioni che formano con noi la Chiesa, Popolo di Dio. Siamo coscienti che abbiamo davanti un lungo
cammino ma sappiamo che lo Spirito soffia come e dove vuole e per questo
cerchiamo di riconoscere la sua presenza nel popolo. Abbiamo la speranza di raggiungere la visione
di una Chiesa di Comunitá Ecclesiali di base, comunitá fraterne che promuovano
la vita e la speranza nella nostra cara Amazzonia.
Don Gabriele Carlotti
Santo Antonio do Içá. Ottobre 2020. Comunitá della cittá.
Il municipio di Santo Antonio do Içá ha il capoluogo
cittadino sitato nel punto di incontro del fiume Içá con il Solimões (Rio delle
Amazzoni); tutto il comune dovrebbe avere circa 22.000 abitanti ( non abbiamo i
dati sicuri perché l’ultimo censimento risale al 2010) di cui metá in cittá e
gli altri nei villaggi lungo il fiume. La
parrocchia è suddivisa in comunitá – come avviene di solito in Brasile- e in
cittá ci sono 6 comunitá con la loro cappella e 2 comunità in via di formazione
(senza cappella per il culto, né altre strutture se non le case). Nella comunitá centrale di Santo Antonio
abbiamo la Chiesa madre (la ‘matriz’), la casa parrocchiale, la segreteria e
altre strutture per la attivitá pastorale. Con auto o moto anche le comunitá piú lontane
si raggiungono in breve tempo; celebriamo la messa in tutte le cappelle una
volta la settimana e ogni due settimane nelle due comunitá che stanno iniziando
e che per ora sono formate dalla famiglia che ospita la liturgia con poche
altre persone. Un dato
rilevate è la presenza di molte chiese protestanti (o ‘evangeliche’), perlopiù
neo-pentecostali; come cattolici siamo in minoranza, le nostre comunitá hanno
una scarsa partecipazione e questo ci sfida ad assumere una presenza limitata e
povera. Ma anche a stimolare la missionarietá, l’incontro con le famiglie nei
loro luoghi di vita.
Dopo alcune settimane di convivenza con i frati
cappuccini, in dicembre 2019 il vescovo Adolfo ci ha affidato ufficialmente la
parrocchia. In febbraio 2020 giá siamo
coinvolti dal problema della pandemia- Covid19, e il nostro municipio presenta
subito uno dei tassi piú alti di contagiati di tutto il Brasile. Come in
Italia, la vita parrocchiale vive una situazione di sospensione, con la
chiusura delle chiese e il blocco della maggior parte delle attivitá pastorali.
A fine giugno abbiamo ripreso le celebrazioni nelle comunitá, ma l’attivitá
pastorale è molto lenta nel ricominciare; le scuole non hanno riaperto, non è
facile incontrare e riunire la gente. In questo momento poi, in vista delle
elezioni del nuovo sindaco e consiglieri, la maggioranza delle persone sono coinvolte
in un partito o un altro, e dobbiamo sospendere – o ridurre- per quasi due mesi
varie attivitá progettate. Dal 16 novembre si dovrebbe ritornare ad una certa
normalitá!
- In questi mesi abbiamo affrontato i lavori di
ristrutturazione della casa parrocchiale, almeno per renderla abitabile e ci
stiamo ancora lavorando ( in questi giorni il muro di cinta e staccionata che é
in parte crollata).
Non dobbiamo dimenticare poi le strutture delle comunità: dovremo costruire le
cappelle nelle due nuove comunitá, altre devono essere concluse o
ristrutturate; per questo chiediamo aiuti alla nostra chiesa reggiana.
Indubbiamente stiamo incontrando una realtá nuova per noi;
anche se abbiamo giá vissuto anni in Brasile, la Bahia non è Amazzonia e quindi
il nostro lavoro è quello di conoscere e farci conoscere e entrare in relazione
con la gente; lavoro molto lento per la natura delle persone di questi luoghi e
ulteriormente rallentato dalla situazione di isolamento dovuto alla pandemia ma
si tratta di una esperienza progressiva e positiva.
Eravamo abituati a parrocchie caratterizzate dalla presenza di preti diocesani, qui siamo
entrati in una storia di decenni di presenza dei religiosi cappuccini, e questo
dato comporta per noi entrare in contatto con una forma diversa di impostare le cose con
la conseguente necessitá di mediazioni.
- Come ci stiamo
muovendo, quali sono le nostre scelte e prioritá?
In sintesi direi che nostra priorità è dare forma
alle Comunitá Ecclesiali di Base
e alle Strutture essenziali della
Pastorale Parrocchiale.
questo cosa comporta?
De-centralizzare; molte attività (come la catechesi, celebrazione dei
battesimi…) erano soprattutto nel centro; stiamo dunque cercando di dare
vitalitá, nei limiti del possibile, a tutte le comunitá e non solo a quella
centrale.
- Ministeri. Servizi. In
tutta la parrocchia abbiamo solo 3 ministri della Comunione e altri 3 che sono
anche ministri della Parola. Sto facendo formazione ad un gruppo, per il
momento molto piccolo, per formare altri ministri, in modo che ogni comunitá
possa celebrare anche quando il presbitero non è presente; non è un traguardo
che si raggiungerá in poco tempo, ma giá abbiamo qualcuno in cammino.
Catechesi. Formazioni.
Analogamente abbiamo pochissimi
catechisti e quasi nessuno che si occupa di Pastorale Giovanile. Il mio desiderio è formare gruppi di catechesi
e evangelizzazione a tutti i livelli (bambini, adolescenti, giovani, adulti),
possibilmente in tutte le comunitá. Per ora abbiamo solo tre comunità un poco attive
a livello di catechesi e molti genitori e catechisti hanno ancora timore di riunirsi per la questione del
contagio Covid19 quindi il nostro lavoro è ancora a livello sporadico e da
organizzare.
- Non appena ci saranno le condizioni –
dopo le elezioni - inizierò incontri con i catechisti; vorrei arrivare ad elaborare
qualche indicazione adatta a noi, sulla base dei Direttori di catechesi della
Chiesa universale e del Brasile; per ora regna la anarchia! (e la buona volontà
dei catechisti).
- Tra le cose che più mi interessano è la Pastorale Giovanile; qui è
particolarmente difficile formare qualcosa di stabile perché molti giovani
vanno a studiare in altre cittá o si spostano per altri motivi, oltre al fatto
che trovare adulti disposti a lavorare pastoralmente con i giovani è una
raritá. Ció che vorrei fare nei prossimi
mesi, è formare un piccolo Coordinamento, per accompagnare le poche esperienze
che abbiamo e fare nuove proposte a livello della cittá.
Vorrei formare un piccolo gruppo di Pastorale
Battesimale per accompagnare le famiglie che chiedono il battesimo per i
loro figli; ho trovato 4 adulti disponibili per assumere questo servizio molto
bello e quando sará possibile per i loro orari di lavoro li incontreró per
impostare la nostra piccola catechesi battesimale.
Lettura orante della Bibbia. Abbiamo proposto un giorno di formazione biblica (
meditare e pregare la liturgia della Parola domenicale) settimanale nelle varie comunitá: è ancora
piuttosto faticoso e difficile riunire le persone con lo scopo di ascoltare la
Parola, è una novitá per loro; la loro spiritualitá è fondata sulle devozioni
ai santi oltre a devozioni apprese dalla
televisione, novene di vario tipo, ma
manca un alimentarsi alla fonte della Sacra Scrittura. Con pazienza stiamo
tentando di integrare le loro tradizioni con l’annuncio della Parola; sappiamo
che occorreranno vari anni per mettere un po’ più al centro la Scrittura nella
vita parrocchiale; stiamo seminando…..
-- Abbiamo constatato che le cappelle sono
prevalentemente luoghi di celebrazione liturgica dei pochi cattolici che si
riuniscono, e tutto si risolve lí; non è ancora Comunitá di Base. Le Comunitá di Base dovrebbero essere luoghi
di incontro, di relazione, di evangelizzazione, di missione, di formazione, di
interesse per i problemi sociali del quartiere…. Questo in parte lo vediamo
quando organizzano la festa del patrono o qualche altra festa; per il momento è
ancora poco lo spirito di missionarietá e una attenzione verso i piú poveri;
chi frequenta le nostre liturgie cattoliche in cittá sono in genere persone della classe
media locale(certo, con i criteri europei sarebbero tra i poveri: la maggior
parte vive in piccole case di legno con quasi nulla dentro, ma hanno comunque
un lavoro, non sono persi sulla strada e sono scolarizzati) e finora non ho
visto da parte loro una spinta missionaria, o un organizzarsi per accogliere e
sostenere i piú poveri.
- Abbiamo fatto qualche incontro per
impostare una Caritas Parrocchiale, ma i tempi non sono maturi per ora; i
nostri cattolici é difficile che si
organizzino per raggiungere i piú poveri. Forse la cosa migliore, sará visitare
le famiglie nei ‘bairros’ e pensare a qualche azione-segno iniziale.
- Abbiamo riunito rappresentanti delle comunitá per
formare un Consiglio Pastorale Parrocchiale e un Consiglio Affari Economici che
ancora non esistevano; da questo punto di vista dovremo aiutare ad assumere una
mentalitá ampia, che pensi alla parrocchia intera, alla diocesi e non solo agli
interessi della piccola comunitá di appartenenza.
Che il regno di Dio possa diffondersi in questa terra e
questo popolo che amiamo.
Don Gabriele Burani, Santo Antonio do Içá - Amazonas
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