Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia
Anche questa volta siamo dovuti rientrare in anticipo
per problemi meccanici, ma ormai ci siamo abituati agli imprevisti e abbiamo
imparato a sorridere nonostante tutto. Tornare senza poter usare il volante,
quindi senza poter curvare a destra o a sinistra, non è molto piacevole, ma
abbiamo imparato ad accompagnare la corrente dell’acqua... è un po’ come sciare
sulla neve fresca, devi lasciarti andare! In questi pochi giorni non sono
mancate consolazioni: la fede dei giovani, la tradizione delle feste popolari,
l’unione delle famiglie.
La fede dei giovani. La Comunità di São Vicente non faceva parte di questo viaggio, ma ci siamo fermati per lasciare dieci casse di 500 litri per la raccolta dell’acqua piovana. Stiamo aiutando a migliorare la qualità dell’acqua potabile. Faremo anche un incontro, appena avremo preparato il materiale didattico, per insegnare e condividere il modo di mantenere i raccoglitori, le grondaie e i tetti puliti; come anche trattare l’acqua perché sia potabile.
Crediamo che, prenderci cura della qualità della
vita, sia la strada migliore per annunciare il Vangelo e così offrire oltre
all’acqua pulita e potabile, anche l’acqua Viva della fede e della speranza,
quella che cambiò la vita alla samaritana e aprì gli occhi al cieco nato...
Siamo arrivati presto, sotto una pioggia battente, alle nove e mezza del
mattino, proprio quando la gente usciva di casa per ritrovarsi a pregare nella
scuola, visto che era domenica. Ci accolgono con gioia e ci invitano a pregare con
loro, prima di scaricare le casse per l’acqua. Chiaro che accettiamo. La
celebrazione si svolge in forma bella e seguendo le indicazioni che avevamo
dato, la ragazza, già mamma, che anima la celebrazione è molto semplice e con
la sua umiltà ha conquistato la fiducia anche dei più anziani. La novità è che
dopo la lettura del Vangelo e del piccolo comento che avevamo dato, era la
festa di Pentecoste, lei ha aperto la possibilità di intervenire a chi volesse
contribuire alla riflessione. Così, uno dopo l’altro, tre giovani, con la loro
Bibbia in mano, hanno letto alcuni versi di un profeta, del libro dei numeri e
dell’esodo. Dopo la lettura, ognuno ha trasmesso il suo messaggio. In
particolare un giovane ha concluso dicendo: “Questa
settimana Dio mi ha parlato e mi ha trasmesso questo messaggio, che io oggi,
con molta gioia, ho trasmesso a voi, perché possiamo seguire il cammino di
Gesù, possiamo vivere nella luce e non nelle tenebre, come discepoli, persone
risorte”. Poi anche lei, l’animatrice ha dato il suo messaggio, e la
celebrazione è continuata nel rendimento di grazie, con la preghiera del Padre
nostro e la benedizione finale. Tutto intercalato con alcuni canti. Non nego il
mio stupore e la gioia di aver partecipato, davvero il Signore si rende presente
attraverso i piccoli e nella nostra povertà. Questi giovani leggevano a stento
e senza punteggiatura, due sono già papà e avevano in braccio i loro figli, ma
durante la settimana hanno aperto la Bibbia, hanno letto e scelto un brano che
li ha colpiti, hanno riflettuto e accolto la Parola come Parola di Dio... e per
questo l’hanno trasmessa a tutta la Comunità nella celebrazione domenicale.
Molto bello! Sia lodato il Signore che compie meraviglie!
La
tradizione delle feste popolari. L’obiettivo
del nostro viaggio era celebrare la Festa del Divino Spirito Santo (Pentecoste)
nella Comunità di Nova Esperança. E così è stato, arrivati verso le quattro del
pomeriggio, incontriamo molta gente venuta anche dalla città con una grande
barca che avevano affittato per l’occasione. Anche noi portiamo alcuni doni: la
campana che verrà issata sul punto più alto del tetto della chiesa, con i suoi
14 kg. Per l’occasione la chiesetta è stata tutta rinnovata e pitturata di
giallo, il colore della luce del Risorto. La campana sarà la voce che chiama
per riunire la Comunità. Poi una tovaglia bianca con la scritta “Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta” (chiaro, in
brasiliano). É il cuore della fede: annunciamo la morte del “Signore”, cioè
di colui che è vivo, è il Signore dei vivi e dei morti; proclamiamo che è
risorto, che ha vinto la morte; e aspettiamo il suo ritorno come ha promesso,
preghiamo perché venga presto e questo mondo, questa umanità, possa entrare nel
Regno di Dio. E infine un piccolo leggio di legno con una Bibbia formato grande
che rimanga sull’altare, segno della presenza di un Dio che parla e dialoga con
i suoi figli e le sue figlie: un Dio che entra in relazione. È il primo mistero
della nostra fede, quello della Santissima Trinità: un solo Dio – Padre, Figlio,
Spirito Santo. Come in tutte le feste tradizionali, nove giorni prima della
festa, viene innalzato un grande palo con in cima la bandiera del santo, il ‘Mastro’.
La cosa bella é che dopo la messa, il Mastro è stato caricato sulla grande
barca e intercalando canti tradizionali e scoppio di mortaletti, si sono fatti
tre cerchi sul fiume, prima di gettare in acqua il Mastro, perché il grande
fiume lo porti fino al mare, passando e benedicendo le acque e le terre che
incontrerà. Rientrati in chiesa, cantiamo l’ultimo ‘benditus’ dove le sette
bandiere del Divino (i sette doni dello Spirito) si inchinano davanti alla
Colomba che, tradizionalmente, rappresenta lo Spirito Santo. Tutto fatto nella
massima e semplice solennità, uomini e donne consapevoli del loro posto di responsabilità
nella Comunità. Giovani e bambini accompagnando e assorbendo la forza della
tradizione. Chiaro, tutto dentro a una cornice di molta festa: musica e danze
tutta la notte, molta carne per soddisfare il desiderio di mangiare bene. Per
l’occasione si sono uccisi e preparati un bue, due porci e diverse galline e
anatre. Il pesce è l’alimento quotidiano e feriale che lascia il posto alla
carne, più difficile da incontrare sulla tavola e nel piatto dei poveri.
L’unione
delle famiglie. Passiamo la notte dormendo
sull’amaca, ascoltando ancora le ultime musiche della festa. Al mattino,
durante la colazione, sentiamo il rumore di molte persone entrando e uscendo di
casa, ci affacciamo dalla nostra barca e ci rendiamo conto che la festa è
finita, tutti stanno caricando i loro bagagli sulla grande barca e chi abita
nella Comunità si affretta a portarsi a casa tutto quanto è rimasto, le ossa
del bue, la carne cotta, il riso, la pasta... niente viene gettato, tutto serve
per i prossimi giorni. Salutiamo e ci dirigiamo verso la Comunità União da Boa
Fé, a mezz’ora circa. Purtroppo, sarà l’ultima di questo breve viaggio, perché
proprio entrando nell’igarapé ci rendiamo conto che il volante non funziona più
perché i denti dell’ingranaggio sono completamente consumati. Dovremo guidare
usando due grosse corde legate al timone per riuscire a fare le curve
necessarie, anche se con molta fatica e molti lividi sulle gambe costrette ad
aiutare le braccia a mantenere la direzione. Ma prima celebriamo con la
Comunità. Un unico giovane presente, molti bambini e le donne. Prima di
iniziare chiedo come mai non ci sia neppure un uomo presente, è forse successo
qualcosa...? “No, padre, gli uomini sono fuori da una settimana, forse
tornano questa notte, sono andati per cacciare e pescare”. Bene, dico io,
così avrete carne e pesce per i prossimi giorni. La carne e il pesce vengono
trattati con il sale e messi al sole per seccare, così si conservano per
diverse settimane. Solo una piccola quantità viene messa nel ghiaccio per
essere consumata ancora fresca. Ma, incontrare il ghiaccio, è difficile, bisogna
andare in città con grosse casse di polistirolo... e non dura più di quattro o
cinque giorni, il tempo necessario per consumarlo o, se il pesce è grande,
portarlo al mercato e ricavare dalla vendita il necessario per comprare olio,
riso, pasta e alcuni dolci per i bambini. Mi è sembrato molto bello, forse un
po’ primitivo, ma interessante questo fare battute di caccia e di pesca, che
diventa anche l’opportunità per gli uomini di condividere i problemi della
famiglia e della società, oltre a vivere un momento di svago e sano
divertimento. Le battute di caccia e di pesca sono una delle attività
importanti in una Comunità. Le donne che rimangono a casa e custodiscono i
bambini, a loro volta, hanno l’occasione di una relazione più libera e aperta
fra di loro, e di condividere il loro pensiero e il loro modo di vedere e
giudicare la vita. Quando il marito è presente, la moglie spesso vive
preoccupata di non fargli mancare nulla al rientro, e comunque è sempre pronta
per i molti servizi domestici. Il prendersi spazi e tempi di libertà, sia da
parte degli uomini che delle donne, certamente fa bene alla vita della famiglia
e rafforza la reciproca fiducia. All’arrivo dei papà, è sempre una grande festa
dei bambini, accompagnata dal sorriso accogliente delle mamme. Così, ruoli e
responsabilità diverse sono la base di una unione più solida: siamo “uguali”
non perché facciamo le stesse cose, ma perché, nella stima e nel rispetto
reciproco, viviamo una relazione che ci completa e si arricchisce delle nostre
differenze. “Dio creò l’essere umano a sua immagine e somiglianza: maschio e
femmina li creò!”.
Solennità della Santissima Trinità, domenica 30 maggio
2021.
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