Santo Antônio do
Içá
Siamo nella
diocesi di Alto Solimões, stato di Amazonas, nel cuore della grande regione
amazzonica, zona di confine tra Brasile, Colombia, Perú. Dopo piú di 50 anni di presenza in Bahia,
nella diocesi di Ruy Barbosa, la nostra Chiesa reggiana ha deciso di rendersi
disponibile per una missione in zone nelle quali si presentava una maggiore
necessitá. Da qualche anno sia i vescovi del Brasile che il papa hanno
richiamato la attenzione sulla Amazzonia, chiedendo disponibilitá di
missionari. Una zona enorme, estremamente interessante e ricca dal punto di
vista della natura, sfruttata da parte di potenze economiche straniere e
brasiliane. Pensando alla estensione
del territorio e al numero di abitanti, ci sono pochi preti, pochi missionari;
la maggior parte delle comunitá possono celebrare la Eucaristia solo poche
volte l’anno, o una volta sola, quando si fa la festa del santo patrono. In
giugno 2018 abbiamo fatto una visita ad alcune diocesi e abbiamo deciso di
impegnarci per la diocesi di Alto Solimões, quella che ci è sembrata piú povera
di mezzi e di strutture, con pochi preti, ( solo due preti diocesani nativi del
territorio, poi ci sono due colombiani, due rumeni, uno del sud del Brasile e
altri di ordini religiosi) un solo seminarista,
e una enorme estensione, 131.000 Kmq ( la provincia di Reggio è poco piú
di 2.000kmq); il Vescovo, dom Adolfo è un saveriano, è spagnolo, è una persona
accogliente e dinamica. Dai dialoghi iniziali sembrava ci venisse affidata una
parrocchia nella cittá sede della diocesi, Tabatinga. Poi, nuovi eventi hanno fatto cambiare la
prima proposta; i frati cappuccini stavano lasciando una parrocchia, Santo
Antônio do Içá, e quindi la necessitá del servizio pastorale in questa
parrocchia.
La presenza dei religiosi ( solo europei inizialmente) è
stata fondamentale per la Amazzonia; non essendoci un clero locale, la cura
pastorale è stata affidata a vari ordini religiosi. Nel 1910 è stata creata la
‘ Prefeitura Apostolica do Alto Solimões’ e affidata ai Cappuccini della
regione Umbria. In anni piú recenti sono giunti altri ordini religiosi,
maschili e femminili e la presenza di clero locale e seminaristi assolutamente
esigua.
Anche nella nostra parrocchia di Santo Antonio do Içá ci sono sempre stati i
frati cappuccini come parroci e responsabili della parrocchia, fino a dicembre
2020 quando siamo entrati noi.
La nostra parrocchia ha un centro, un paese di circa 12.000 abitanti, sede del
municipio e di tutte le attivitá istituzionali e commerciali, poi ci sono le
comunitá riberinhas, le comunitá lungo i fiumi, di solito formate da poche
famiglie ( tranne tre che sono grandi, con qualche migliaio di abitanti); anche
qui sui 12.000 abitanti, ma non abbiamo i dati aggiornati, non essendoci una
anagrafe del municipio. La cittá di
Santo Antonio do Içá è situata nell’incontro dei due grandi fiumi, il rio
Solimões ( è il nome della prima parte del Rio delle Amazzoni, che cambia nome
a Manaus incontrando il Rio Negro) e il Rio Içá, grande fiume che scende dalla
Colombia e Perú. Siamo in quasi-isolamento, nel senso che non ci sono strade
per andare in altre cittá; solo i fiumi come vie di comunicazione; per arrivare
a Manaus, la capitale dello stato di Amazonas, la barca che trasporta persone e
merci impiega almeno 3 giorni, o 5 per ritornare perché la corrente è contraria.
Con la barca piú veloce, mi pare che in
20 ore si arrivi.
Una cittá
isolata e che non produce quasi nulla, quindi tutto deve arrivare con le
barche, quando arrivano! Anche le cose piú semplici arrivano da Manaus o da
altri centri. A volte per qualche giorno non si trova un limone in cittá, o
qualche verdura, fino a che non arriva
una barca con merci. Abbiamo cominciato ad innalzare un muro che ci separa dal
cimitero, poi abbiamo interrotto, concludendo dopo due settimane perché in
cittá non si trovava cemento da nessuna parte, e anche i mattoni erano finiti.
Non abbiamo edicola, non ci sono librerie, e non abbiamo internet in casa, solo
funziona Whatsapp ( quando cé’ il segnale). Impariamo ad usare quello che
abbiamo, quello che si trova; anche per la alimentazione ci sono le cose
essenziali, non molta varietá ma non manca cibo. Le persone hanno l’essenziale,
semplice, e per ora non abbiamo visto molte persone alla fame; carto, la maggior
parte delle famiglie sono povere e vivono con poco, e con i criteri occidentali
sarebbero in miseria, ma vivono dignitosamente anche con poco. A causa del Covid19 e il conseguente
isolamento sociale non abbiamo avuto la
possibilitá di conoscere le povertá del nostro paese; solo in questo periodo qualcuno con problemi
di droga o alcolismo che viene a chiedere cibo nella casa parrocchiale.
Ad iniziare la
missione reggiana in terra amazzonica
dunque, don Gabriele Carlotti e don Gabriele Burani; scandianesi della
parrocchia di Santa Teresa, cresciuti con don Gianni Mazzali; entrambi con un
tempo di servizio in Bahia, io 5 anni, Gabriele Carlotti ben 17. Ci conosciamo da quando eravamo ragazzi, ma
non abbiamo mai collaborato insieme come preti. Pur essendo ben diversi per molti
aspetti, e anche con impostazioni diverse nell’ambito pastorale, per ora concordiamo sulle scelte
fondamentali. Don Fortunato Monelli ha condiviso con noi un periodo per
conoscere la nuova missione e rendersi disponibile, poi per motivi di salute è
ritornato in Italia, per una operazione chirurgica giá in programma da molto
tempo. Nella idea di missione la diocesi pensava anche alla possibilitá di
presenza di missionari laici, e puó essere che in un futuro prossimo arrivi
qualcuno. Abbiamo preferito iniziare
solo noi due, per conoscere territorio e persone, per capire quale tipo di
presenza in queste zone, e per non coinvolgere molte persone in eventuali
situazioni iniziali problematiche!
In questi mesi,
da quando siamo arrivati, abbiamo dovuto affrontare molti lavori di
ristrutturazione, ricostruzione nella casa parrocchiale. Rendere abitabili le stanze, collocare
controsoffitto per non essere invasi da ragni, topi, pipistrelli, scarafaggi e
insetti vari…. Ristrutturare la cucina, preparare uno spazio per la segreteria
parrocchiale, adibire una stanza a lavanderia, ristrutturare il cortile, alzare
un muro nel confine con il cimitero, revisionare tutti i condizionatori,
rivedere la parte elettrica… insomma, da mesi siamo alle prese con muratori e
operai. In futuro poi dovremmo
intervenire anche nella parte delle altre opere parrocchiali, stanze di
catechesi e cosí via. Abbiamo anche un edificio, nel cortile interno, che era
usato per incontri e per ospitare frati in formazione, ma che è stato
abbandonato ad un certo punto, e ora sta cadendo; dovremmo pensare a cosa
farne, quando crollerá tutto! E abbiamo
anche qualche progetto riguardo alla zona del salone parrocchiale e stanze per
incontri e catechismo, ma per ora teniamo le cose come sono. Si vedrá nei
prossimi anni. Non volendo gravare sui
bilanci della parrocchia, i lavori alla casa parrocchiale sono portati avanti a
nostre spese.
La parrocchia si
snoda anche lungo il Rio Içá per 358 Km, e sulle rive del fiume vivono le
famiglie dei ´riberinhos´, popolo del fiume. Parte della nostra missione è visitare, celebrare, accompagnare il loro
cammino di fede. Sono comunitá di poche
famiglie, tranne due che sono paesi con qualche migliaio di persone, e in
queste maggiori non abbiamo una presenza
cattolica: una ( Betania, il paese piú grande lungo il fiume, di crica 5.000
abitanti) è tutta di evangelici battisti, l’altra è sede della ‘cruzada’, un gruppo religioso
cristiano, vicino al cattolicesimo ma indipendente, diffuso nella nostra zona (
giunge alla Colombia e Perú) e la tomba del fondatore è appunto in questa comunitá. La parrocchia arriva sino al confine con
Colombia, e al confine l’esercito brasiliano, con soldati e qualche famiglia. (
circa 300 persone in tutto). I frati
cappuccini facevano visita a queste comunitá e celebravano i sacramenti;
soprattutto frate Gino, con una grande barca che lui sentiva come sua. Di fatto
la evangelizzazione di queste comunitá è recente e sono quelle piú trascurate;
viaggiare costa molto, soprattutto di carburante, e la parrocchia non riesce a
sostenere grandi spese. Le famiglie che sono sul fiume vivono di pesca e
agricoltura, non hanno quasi soldi e non hanno la possibilitá di contribuire
per le spese dei viaggi. Don Gabriele Carlotti avrebbe soprattutto la missione
delle comunitá lungo i fiumi e io in cittá.
Ci sono molti
protestanti, e i gruppi cattolici ha la celebrazione eucaristica solo poche
volte l’anno. Ora, è da quasi 8 mesi che non ricevono visita missionaria, che
non celebrano l’eucaristia: sia per il periodo della pandemia, Covid19, sia
perché la barca se ne è andata con i cappuccini e quindi avevamo bisogno di
acquistare una nuova barca, prendere la patente nautica, avere i documenti in regola….
Qui non ci sono barche da acquistare ma solo a Manaus, e quindi mille km di
fiume da percorrere per arrivare alla cittá. Una grazia inaspettata è stata la
occasione di una barca usata, dimenticata, che appartiene alla diocesi e
nessuno usava. Certo, aveva bisogno di
un buon lavoro di ristrutturazione ma con una spesa ben minore che non
l’acquisto di una barca nuova. Dopo le riparazioni e la documentazione, è stata
trainata da Manaus a Santo Antonio, e ora deve essere equipaggiata per
affrontare la missione sul fiume. Le comunitá riberinhas hanno poca storia
cattolica, non hanno avuto molto come evangelizzazione, e solo in pochi casi ci
sono persone in grado di essere punto di riferimento per gli altri dal punto di
vista ecclesiale. In qualche centro le comunitá si radunano la domenica per una
liturgia; a volte sono gli insegnanti del villaggio che fanno una catechesi ai
bambini. Nella maggior parte sono persone con scarsa istruzione. L’orario
scolastico è ben ridotto: poche ore al giorno e quando l’insegnante viene in
cittá per ricevere lo stipendio, rimane fuori sede almeno una decina di giorni
al mese, quindi….
Per questa
missione abbiamo bisogno di aiuto dall’Italia; la spesa è molto alta pensando
alle rendite della nostra gente. Questa
è una prima presentazione generale, con i dati piú esterni, della nostra missione reggiana in Amazzonia.
Don Gabriele
Burani
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