martedì 5 agosto 2025

DAL CORSO SULLA REALTA’ AMAZZONICA

 


Il gruppo dei corsisti


Tra storia, cultura e nuove sfide

Paolo Bizzocchi

 

Ciao a tutti e tutte,

Vi scrivo mentre sono di ritorno da Manaus, dove ho trascorso due settimane frequentando un corso specifico sull'Amazzonia: la sua storia, la sua cultura, le sue sfide. Non è stato facile, perché il mio portoghese non è all'altezza degli interventi che ho ascoltato, ma ne è valsa la pena: l'Amazzonia è un territorio che ha specificità uniche e chiede un lungo cammino di conoscenza. Lo testimonia anche il fatto che una parte dei partecipanti era brasiliana: anche all'interno del Brasile, l'Amazzonia è percepita come una realtà a se stante.

A cosa mi e servito? Direi innanzitutto per tre cose: capire cosa sta succedendo oggi attorno a me, che vivo qui; assumere lo sguardo dell'altro, che in questo caso sono le popolazioni originarie, indigene; cogliere perché papa Francesco ha dato tanta importanza a questo pezzo di mondo ove ho il privilegio di trovarmi.

È chiaro che si tratta di prime intuizioni, ma cerco di dire qualcosa.



 

Cosa sta succedendo in Amazzonia? È triste dirlo, ma sta succedendo quello che succede da 500 anni. Nonostante si siano fatte legislazioni a tutela dei popoli originari e dell'ambiente, la lotta per lo sfruttamento economico del territorio è ancora pienamente in corso. É di queste settimane la notizia che il Congresso, l'organo legislativo della repubblica, attualmente con una forte maggioranza di estrema destra, abbia appena approvato una legge che di fatto permetterà un ampio sfruttamento economico del territorio. Con la motivazione di snellire complessi iter autorizzativi, di fatto si dá alle grandi aziende e multinazionali la possibilità di agire senza dover rispettare le legislazioni relative alla tutela dell'ambiente e dei suoi abitanti legittimi. A questo si collega una forte lotta culturale che punta a legittimare e porre in buona luce l'antica colonizzazione con lo scopo evidentemente di giustificare la colonizzazione attuale. In questa linea di pensiero le popolazioni indigene non hanno una dignità propria, sono considerate primitive ed improduttive, quindi parassitarie e prive di diritti: occupare e sfruttare i loro territori diviene un'opera positiva e meritoria, perché favorisce il progresso economico della nazione.

 


Una seconda cosa che mi ha colpito è la possibilità di guardare le cose dalla parte delle popolazioni indigene o socialmente marginali. Questa secondo me è la cosa più importante ed è una vera rivoluzione interiore. Se non si fa questo, al massimo si arriva ad avere una posizione di difesa sociale o di assistenza, ma non si cambia il modo di guardare la realtà. Non si tratta di passare dal mito del "cattivo indigeno" al mito del "buon indigeno" o simili, ne di dire che il nostro progresso è cattivo, ma di cogliere che il nostro sguardo sul mondo ha paraocchi molto spessi.

A noi hanno sempre insegnato a valutare l'umanità e la sua storia a partire dal progresso tecnico ed economico, visti come unico criterio di valore. Per noi il progresso dell'uomo è l'assunzione di nuovi strumenti tecnici capaci di aumentare il nostro potere sulla natura, partendo dalla pietra per arrivare all'intelligenza artificiale: l'umanità che ha più strumenti tecnici è la più progredita, la migliore... fino ad affermare che "il progresso non si può fermare", neanche quando viene a nostro danno. Le popolazioni indigene dell'Amazzonia ci dicono che c'è un altro modo di leggere la vita ed il bene dell'uomo, nel quale la capacità tecnica ha molto meno valore e la sapienza del vivere nell'armonia della totalità è la vera fonte di felicità. Questa è davvero una grande provocazione: non si tratta di respingere la tecnica o l'economia, ma di dargli lo spazio che realmente serve per la felicità nostra e del creato.

 


Infine, se state ancora pazientemente leggendo, la terza cosa è capire perché papa Francesco ha profeticamente posto gli occhi in modo così forte su questa realtà. É stato un suo pallino personale o c'è un'intuizione da non perdere? L'intuizione c'è, ed è forte. L'intuizione, a mio parere, é aver colto che nei popoli amazzonici si conserva una sapienza di fede e di umanità che il mondo tecnicamente evoluto ha perso da tempo. Una sapienza che ha permesso a questi popoli millenari di vivere un equilibrio col resto del creato che il nostro mondo non ha saputo custodire.

Questo vale anche per la nostra fede cristiana. Non è un caso che nella nostra fede l'importanza che diamo all'opera di Dio e di Cristo nella Creazione sia minima: ci limitiamo a dire che Dio ci ha affidato il mondo, e ce lo teniamo ben volentieri. La spiritualità indigena può essere per noi un grande aiuto per riscoprire la presenza di Dio nel Creato e ritrovare una sapienza di vita che pare perduta.

 

Ok... di certo oggi non sono stato molto gradevole, ma credo che siano temi davvero importanti. Magari potremo riprenderle una volta che faremo un incontro via web, perché con la parola il confronto è più facile: sono cose che non toccano solo la testa, ma anche il cuore!

 

Il Signore ci accompagni tutti!

d. Paolo

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