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mercoledì 13 marzo 2024

RICOMINCIARE - STAGIONI DELLA PASTORALE GIOVANILE

 



 

Arrivato a Santo Antonio do Içá, nel Consiglio Pastorale ho proposto che si iniziassero gruppi di giovani nelle comunità. Per il momento due comunità avevano un gruppetto di giovani con attività organizzate ma di fatto, uno di questi ( nella comunità del centro del paese) non si incontrava più .  Abbiamo deciso di organizzare domeniche pomeriggio di incontro-animazione nelle varie comunità cercando di individuare qualche adulto responsabile e invitare i giovani della comunità – quartiere, a riunirsi.  Nel giro di qualche mese in quasi tutte le comunità della città si era formato un gruppo di giovani che si riuniva.

 


In realtà non era la fascia dei cosiddetti ‘giovani’ ma adolescenti dai 13 ai 17 anni; con i giovani non siamo riusciti a realizzare proposte specifiche perché dai 18 anni, concludendo il ciclo scolastico avvengono cambiamenti significativi: qualcuno inizia una facoltà  universitaria, a Manaus o altre città. (A Santo Antonio abbiamo ancora molto poco a livello universitario). Altri iniziano a fare qualche lavoretto; altri già hanno un impegno di famiglia, infatti diverse ragazze adolescenti hanno figli.



Qualche adulto delle comunità ha accettato di accompagnare il percorso spirituale degli adolescenti MA……per poco! Dopo un anno, due anni tutti i giovani-adulti che si erano impegnati per accompagnare gli adolescenti, hanno lasciato. Qualcuno perché trasferito altrove, qualcuno per gli orari di lavoro troppo pressanti, altri per de-motivazione, difficoltà nel lavoro con gli adolescenti; qualcuno si è reso disponibile per la catechesi ai bambini ma non con i giovani.  E senza adulti di riferimento, i gruppi di adolescenti si sono sfaldati.  Che fare quando qualcosa finisce?  Ricominciare.
Non sempre vale la pena, ci sono realtà della pastorale che è bene lasciar morire, ma nel caso nostro, abbiamo pensato di continuare a lavorare per la Pastorale Giovanile, almeno tentare.  Con Virginia, una missionaria che viene dall’ Uruguay con una esperienza di oratorio salesiano, abbiamo continuato, con persone nuove, un coordinamento di Pastorale Giovanile. Poche persone, ma pensiamo sia importante fare proposte di evangelizzazione per gli adolescenti. Per ricominciare l’anno pastorale è stato proposto un evento do tre giorni (anche dormendo fuori casa) in uno spazio che un pastore protestante ci ha prestato. Da cinque anni non si faceva un incontro di questo tipo; noi non abbiamo strutture e solo pochi mezzi, per cui non è piuttosto impegnativo organizzarlo, ma i ragazzi che hanno accettato il nostro invito hanno partecipato lasciandosi coinvolgere e tornando in famiglia entusiasti. Ora dobbiamo dare continuità nelle proposte della vita ordinaria delle comunità.

 


Osservazioni

·         Le nostre comunità cattoliche difficilmente hanno forze, disponibilità, voglia o capacità per accompagnare gli adolescenti e giovani. Molte volte parole di critica: i giovani non vengono, i giovani, non fanno, i giovani non si impegnano….  ma noi adulti li stiamo accogliendo, accompagnando, ascoltando, aiutando?

·         Saper ricominciare.  Abbandoni, fallimenti, stanchezza… per tante motivazioni certe esperienze finiscono ma se vale la pena (se sentiamo che è volontà di Dio) bisogna sempre ricominciare.

·         Scopriamo sempre una bellezza nell’animo degli adolescenti, un accendersi di desideri buoni, una volontà di spendersi, una ricerca di Dio. Mi chiedo se i ragazzi vedono nelle loro famiglie, nelle comunità persone animate dallo Spirito Santo, persone che amano la vita, persone positive che testimoniano la bellezza della vita evangelica.

·         È importante per gli adulti assumere le contraddizioni, incertezze, incostanze dei più giovani. E’ un ‘mestiere’ degli adulti dare stabilità, fermezza, perseverare nelle prove… insomma, manifestare che c’è qualcosa (qualcuno) per cui vale la pena vivere.

 


 

Buona Pasqua a Tutti, con la forza di ricominciare sempre!

Don Gabriele Burani. Santo Antonio do Içà – Amazonas, 13-03-2024   


lunedì 24 ottobre 2022

MUSICA IN AMAZZONIA

 



Chiesa di Reggio Emilia -  Missione in Amazzonia

Santo Antonio do Içá.
Don Gabriele Burani.  Lettera 21. 


Un caro saluto a tutti gli amici che in Italia stanno accompagnando la nostra missione. Nella nostra proposta di attività extra-scolastica per i ragazzi, che abbiamo chiamato “Kurumim e kunhatã içaenses” – ragazzi e ragazze di S.Antonio do Içá-  oltre allo sport ( la maggior parte delle richieste sono in ambito sportivo) abbiamo anche lezioni di musica: tastiera e chitarra, per ora a livello di base, molto semplice. Anche anni fa, quando inizio questo progetto parrocchiale con i cappuccini, decine di ragazzi hanno frequentato le lezioni di musica; ho però fatto notare che non abbiamo quasi nessuno che suona nelle nostre liturgie... come mai questi ragazzi non sono stati inseriti nella animazione delle celebrazioni nelle comunitá?



La risposta é stata: il 99% suona nelle chiese protestanti, neopentecostali!
Niente di male, mi sono detto, il nostro progetto per i ragazzi è aperto a tutti: cattolici, protestanti, fraternità della Croce ecc...  Eppure, in quanto Chiesa cattolica, dobbiamo preoccuparci di fare buone celebrazioni, di animare bene le nostre messe, e il canto e gli strumenti sono molto importanti.  La musica e il canto contribuiscono immensamente per la bellezza di una celebrazione, e come ben sappiamo coinvolgono parti di noi che il linguaggio solo parlato non coinvolge. Grazie al canto, il nostro corpo, con la nostra emotività, partecipa alla celebrazione ad un livello e con una profondità assolutamente non possibili per la sola lingua parlata.  Il canto comunitario unisce la assemblea più che una preghiera recitata; e la musica muove in noi qualcosa che non può essere espresso a parole, ma che lascia un segno profondo nella nostra memoria, più che i concetti.  Ho pensato che si dovesse fare qualcosa per formare qualcuno alla animazione musicale delle nostre liturgie cattoliche; insegnare a suonare e cantare per poi dare vita a buone celebrazioni. Ne ho parlato diverse volte con i pochi suonatori che abbiamo: perché non proporre una scuola di musica finalizzata al servizio nelle nostre comunità cattoliche? Fare una proposta ben chiara, con una finalità esplicita: un servizio alla liturgia cattolica. Passano i mesi, le nostre forze sono limitate e non si fa nulla, finché Elvis si prende l’impegno di progettare una proposta. 



La difficoltà maggiore per noi é che a Santo Antonio mancano professori di musica; viene contattato un musicista di Manaus; é disponibile a lavorare tre mesi da noi, per un insegnamento iniziale di teoria musicale e canto corale; altri avrebbero dato lezioni di chitarra, tastiera, percussioni.  Così é stato; ragazzi e qualche adulto hanno iniziato questo percorso musicale, con una prima parte – faticosa per loro, ma utile- sulla teoria musicale.  Grazie a un aiuto dall’Italia siamo riusciti a pagare il professore e a comprare qualche strumento.  Non siamo riusciti ad accogliere tutte le richieste (non è stato possibile raggiungere le varie comunità ma ci siamo limitati al centro città) e ora dovremmo continuare con i pochi strumentisti che abbiamo a Santo Antonio; ci stiamo organizzando per capire se e come dare continuità. Il mio desiderio é di rimanere fedeli al nostro progetto iniziale, sia sul piano musicale che liturgico. Se arriverà qualche aiuto, oltre alle lezioni, potremo comprare anche alcuni strumenti (chitarre e tastiere) per i ragazzi più dotati e più disponibili nel servizio.  Per ora siamo ancora ad un livello iniziale, estremamente semplice, di base, ma speriamo poter continuare, offrendo una possibilità ai ragazzi di imparare a suonare e celebrare.



 Lascio il link di un video di circa 10 minuti che sintetizza il lavoro che è stato fatto.

  Grazie a tutti.
https://www.transfernow.net/dl/20221021fmD8QvkU

Don Gabriele Burani, Santo Antonio do Içá, 23-10-2022 

sabato 6 agosto 2022

CENTOQUARANTAQUATTROMILA

 



Pe. Gabriel - missionario dell'Amazzonia

 

Non sono i 44 gatti in fila per tre col resto di due..., ma è un numero che si trova nell'ultimo libro della bibbia: Apocalisse.

 Il 31 luglio 2022, dopo nove ore di navigazione, arriviamo alla comunità Tikuna di Vista Alegre. Naturalmente, purtroppo, la luce elettrica non funziona, basta un temporale, un albero caduto e il filo si rompe. Sono più i giorni che non funziona, delle notti illuminate. Così lasciamo per fare il nostro incontro sulla bibbia per il mattino seguente. Mentre salgo verso la chiesetta, che si trova ben in cima alla collina, osservo le case e su tutte le porte vedo scritto in grande: 144.000. Cominciamo il nostro incontro per conoscere meglio la bibbia e la Parola di Dio. Chiedo: "Che cosa avete scritto sulla vostra porta di casa?" Silenzio assoluto. Continuo: "Ho letto un numero importante, 144.000; perché lo avete scritto, cosa vuol dire?" Dopo alcuni minuti di imbarazzo, Santiago, il kassique, dice: "Vedi padre, è passato un pastore evangelico e ci ha detto che se vogliamo essere salvi, dobbiamo far parte di questi 144.000. Solo loro si salveranno". Dispiaciuto ribatto: "E voi gli avete creduto? É forse questo il Vangelo che ascoltiamo ogni domenica alla Celebrazione della Parola, e anche nella Messa che celebriamo insieme? Credete davvero che Dio sia così cattivo e ingiusto, che in mezzo a molti milioni di persone, vostri ancestrali, e a quanti verranno dopo di noi, Dio vorrà salvare solo 144.000? Questo non è il Dio che Gesù chiamava di papà! Questo non è il mio Dio, che ho conosciuto nel cammino della chiesa di Gesù! Poi riprendiamo la nostra condivisione sulla bibbia: "Il Creatore del mondo e dell'umanità ha scelto un popolo per portare la sua Parola di amore a tutti i popoli. Questo popolo, Israele, era formato da 12 tribù. Purtroppo questo popolo si è chiuso in se stesso e nel suo privilegio di essere il 'popolo di Dio', perdendo così la sua missione di portare la salvezza a tutti i popoli. Dio, che è padre e madre, non si arrende, e decide di camminare con noi, si fa uomo in Gesù di Nazareth e sceglie 12 apostoli, testimoni del suo amore, per portare la sua Parola fino agli estremi confini della terra, perché tutti accolgano la salvezza di Dio, attraverso della fede in Gesù, che ha vissuto un amore così grande da vincere la morte e aprire un nuovo cammino di vita piena".



Mentre racconto la storia dell'amore di Dio per l'Umanità, vedo brillare gli occhi dei più giovani che, ad ogni parola tradotta dal portoghese al tikuna, sembrano accogliere la Buona Notizia. Allora dico loro: "Vedete, 12 erano le tribù del popolo di d'Israele; 12 sono gli apostoli scelti da Gesù per formare il nuovo popolo di Dio; e 1.000 nella bibbia è un numero simbolico che indica la pienezza, il completamento di un tempo. Così: 12 x 12 x 1.000 = 144.000, che dice la volontà di Dio perché molti, tutti i chiamati alla vita, con fede in Gesù (l'agnello) possano entrare nella pienezza della vita, nell'amore grande di Dio".

Anche i più anziani, a questo punto, cominciano a guardarsi in faccia e dire, con cenni del capo, che sono d'accordo e hanno capito. Possiamo lasciare questo numero sulle porte delle nostre case, importante che non sia per escludere gli altri, ma per includere tutti coloro che accolgono con amore la vita.

Dal 31 luglio all'11 agosto passeremo in tutte le 28 comunità cattoliche lungo il fiume. Porteremo la bibbia a chi sa leggere e non ne ha una in casa. Cercheremo di capire come usare il libro della Parola di Dio e prendere l'impegno concreto di leggere tutto il Vangelo di Matteo, due capitoli alla settimana, nei mesi di settembre - ottobre - novembre, preparandoci così all'Avvento del nuovo anno. Settembre e ottobre saranno due mesi senza la celebrazione dell'eucaristia perché io sarò in visita alla mia famiglia in Italia, ma saranno una opportunità per conoscere il Signore, leggendo in Comunità il Vangelo dall'inizio alla fine. Matteo sarà il Vangelo del prossimo Anno Liturgico e ci accompagnerà nelle celebrazioni della Parola della domenica, per questo lo abbiamo scelto come inizio di approccio alla Parola di Dio contenuta nelle Scritture.



 Risalendo il fiume, arriviamo al 'paranà' (una specie di scorciatoia sul fiume) detto Gamboa, vicino al paese chiamato Juí e, senza voler credere a ciò che i nostri occhi vedevano, incontriamo una "draga" (imbarcazione per estrarre l'oro dal letto del fiume), dove c'è una spiaggia dovuta al diminuire dell'acqua in questa stagione. Di fianco alla draga, una barca grande di legno del paese di Juí. Così mi ricordo di aver già incontrato delle draghe anche all'entrata del 'Lago Grande' e dopo la comunità di São Pedro all'entrata di un altro lago. Anche nei pressi della comunità di São Lazaro hanno provato a garimpare, ma la gente della comunità lo ha impedito, grazie a Dio. Mi hanno raccontato, ma io non l'ho visto con i miei occhi, che vogliono entrare con draghe per garimpare nei ruscelli e nelle sorgenti dopo Juí fino alla comunità della vecchia Ipiranga, perché poi c'è il posto militare e non è possibile. Questa situazione è davvero preoccupante. Non bastasse il garimpo illegale nel fiume Puretê, affluente del fiume Içá, dove ci troviamo, ma in questo modo inquineranno l'acqua e provocheranno la morte dei pesci e della vita anche del grande fiume. "Villa Alterosa", nome originale di Juí, sta diventando il centro operativo dell'illegalità: là si costruiscono le draghe e di lá passa molta droga, specialmente cocaina proveniente dalla Colombia, sempre là viene venduto l'oro estratto illegalmente nel garimpo.

 La "rota" (cammino) del fiume Puretê, purtroppo è conosciuta come la "rota della cocaina". Certamente il garimpo e il traffico di droga sono strettamente legati. Tutto questo ci preoccupa e ci fa soffrire, pensando al futuro della nostra gente. Si illudono i giovani, portati a lavorare nel garimpo; giovani delle comunità che là conosceranno la violenza, la prostituzione e l'illegalità. Illusi con un guadagno facile, che non ha mai portato benessere a nessuno. La febbre dell'oro è una vera disgrazia per il popolo e i suoi figli. E mi chiedo: dove sono le autorità politiche del nostro Comune di Santo Antônio do Içá? Cosa fa la Polizia Federale presente nella nostra città? E l'esercito che dovrebbe difendere la vita di tutti? Nessuno s'importa e vigila in difesa dei nostri fiumi, del pesce e dei nostri popoli!?

 Da quattro anni ad oggi tutto è peggiorato, tutto è più difficile per chi dovrebbe difendere la foresta, i fiumi, la vita degli indigeni e le loro riserve territoriali... Tutto è stato disattivato e non c'è più nessun tipo di appoggio federale necessario per difendere la costituzione e il diritto alla vita. Il nostro Stato dell'Amazzonia è ormai l'ultima frontiera per salvaguardare l'esistenza e la dignità del vivere. Il nord dello Stato del Mato Grosso e più della metà dello Stato del Pará sono stati distrutti dall'agro-negozio della soia, dal latifondo per l'allevamento bovino, del garimpo dell'oro e dei diamanti e dalle grandi centrali idroelettriche che danneggiano il corso dei fiumi. La nostra Amazzonia deve essere difesa, oggi più che mai, perché i nostri figli hanno il diritto di vivere anche dopo la nostra generazione. Lavoro per tutti, casa per tutti, luce per tutti, salute per tutti, educazione e scuola per tutti e anche il giusto divertimento e sport per tutti! Speriamo davvero che il popolo e i politici, servitori del Bene Comune, ritornino ad una politica che difenda la creazione, a una giustizia che riconosce il diritto alla vita per tutti. Che il prossimo presidente, i senatori e i deputati, ma anche l'ultimo bambino nato nelle nostre aldeie, perché i genitori non hanno avuto la possibilità economica di raggiungere l'ospedale in città, che tutti si sentano impegnati per una nuova ecologia integrale del creato e dell'umanità. Buona festa della Trasfigurazione e che la nostra vita sia davvero trasformata per una fede impegnata.


IPIRANGA, 6 agosto 2022 - festa della Trasfigurazione del Signore.

sabato 29 maggio 2021

CONSOLAZIONE!

 


Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

       Anche questa volta siamo dovuti rientrare in anticipo per problemi meccanici, ma ormai ci siamo abituati agli imprevisti e abbiamo imparato a sorridere nonostante tutto. Tornare senza poter usare il volante, quindi senza poter curvare a destra o a sinistra, non è molto piacevole, ma abbiamo imparato ad accompagnare la corrente dell’acqua... è un po’ come sciare sulla neve fresca, devi lasciarti andare! In questi pochi giorni non sono mancate consolazioni: la fede dei giovani, la tradizione delle feste popolari, l’unione delle famiglie.

 


La fede dei giovani. La Comunità di São Vicente non faceva parte di questo viaggio, ma ci siamo fermati per lasciare dieci casse di 500 litri per la raccolta dell’acqua piovana. Stiamo aiutando a migliorare la qualità dell’acqua potabile. Faremo anche un incontro, appena avremo preparato il materiale didattico, per insegnare e condividere il modo di mantenere i raccoglitori, le grondaie e i tetti puliti; come anche trattare l’acqua perché sia potabile.




 Crediamo che, prenderci cura della qualità della vita, sia la strada migliore per annunciare il Vangelo e così offrire oltre all’acqua pulita e potabile, anche l’acqua Viva della fede e della speranza, quella che cambiò la vita alla samaritana e aprì gli occhi al cieco nato... Siamo arrivati presto, sotto una pioggia battente, alle nove e mezza del mattino, proprio quando la gente usciva di casa per ritrovarsi a pregare nella scuola, visto che era domenica. Ci accolgono con gioia e ci invitano a pregare con loro, prima di scaricare le casse per l’acqua. Chiaro che accettiamo. La celebrazione si svolge in forma bella e seguendo le indicazioni che avevamo dato, la ragazza, già mamma, che anima la celebrazione è molto semplice e con la sua umiltà ha conquistato la fiducia anche dei più anziani. La novità è che dopo la lettura del Vangelo e del piccolo comento che avevamo dato, era la festa di Pentecoste, lei ha aperto la possibilità di intervenire a chi volesse contribuire alla riflessione. Così, uno dopo l’altro, tre giovani, con la loro Bibbia in mano, hanno letto alcuni versi di un profeta, del libro dei numeri e dell’esodo. Dopo la lettura, ognuno ha trasmesso il suo messaggio. In particolare un giovane ha concluso dicendo: “Questa settimana Dio mi ha parlato e mi ha trasmesso questo messaggio, che io oggi, con molta gioia, ho trasmesso a voi, perché possiamo seguire il cammino di Gesù, possiamo vivere nella luce e non nelle tenebre, come discepoli, persone risorte”. Poi anche lei, l’animatrice ha dato il suo messaggio, e la celebrazione è continuata nel rendimento di grazie, con la preghiera del Padre nostro e la benedizione finale. Tutto intercalato con alcuni canti. Non nego il mio stupore e la gioia di aver partecipato, davvero il Signore si rende presente attraverso i piccoli e nella nostra povertà. Questi giovani leggevano a stento e senza punteggiatura, due sono già papà e avevano in braccio i loro figli, ma durante la settimana hanno aperto la Bibbia, hanno letto e scelto un brano che li ha colpiti, hanno riflettuto e accolto la Parola come Parola di Dio... e per questo l’hanno trasmessa a tutta la Comunità nella celebrazione domenicale. Molto bello! Sia lodato il Signore che compie meraviglie!

 


La tradizione delle feste popolari. L’obiettivo del nostro viaggio era celebrare la Festa del Divino Spirito Santo (Pentecoste) nella Comunità di Nova Esperança. E così è stato, arrivati verso le quattro del pomeriggio, incontriamo molta gente venuta anche dalla città con una grande barca che avevano affittato per l’occasione. Anche noi portiamo alcuni doni: la campana che verrà issata sul punto più alto del tetto della chiesa, con i suoi 14 kg. Per l’occasione la chiesetta è stata tutta rinnovata e pitturata di giallo, il colore della luce del Risorto. La campana sarà la voce che chiama per riunire la Comunità. Poi una tovaglia bianca con la scritta “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta” (chiaro, in brasiliano). É il cuore della fede: annunciamo la morte del “Signore”, cioè di colui che è vivo, è il Signore dei vivi e dei morti; proclamiamo che è risorto, che ha vinto la morte; e aspettiamo il suo ritorno come ha promesso, preghiamo perché venga presto e questo mondo, questa umanità, possa entrare nel Regno di Dio. E infine un piccolo leggio di legno con una Bibbia formato grande che rimanga sull’altare, segno della presenza di un Dio che parla e dialoga con i suoi figli e le sue figlie: un Dio che entra in relazione. È il primo mistero della nostra fede, quello della Santissima Trinità: un solo Dio – Padre, Figlio, Spirito Santo. Come in tutte le feste tradizionali, nove giorni prima della festa, viene innalzato un grande palo con in cima la bandiera del santo, il ‘Mastro’. La cosa bella é che dopo la messa, il Mastro è stato caricato sulla grande barca e intercalando canti tradizionali e scoppio di mortaletti, si sono fatti tre cerchi sul fiume, prima di gettare in acqua il Mastro, perché il grande fiume lo porti fino al mare, passando e benedicendo le acque e le terre che incontrerà. Rientrati in chiesa, cantiamo l’ultimo ‘benditus’ dove le sette bandiere del Divino (i sette doni dello Spirito) si inchinano davanti alla Colomba che, tradizionalmente, rappresenta lo Spirito Santo. Tutto fatto nella massima e semplice solennità, uomini e donne consapevoli del loro posto di responsabilità nella Comunità. Giovani e bambini accompagnando e assorbendo la forza della tradizione. Chiaro, tutto dentro a una cornice di molta festa: musica e danze tutta la notte, molta carne per soddisfare il desiderio di mangiare bene. Per l’occasione si sono uccisi e preparati un bue, due porci e diverse galline e anatre. Il pesce è l’alimento quotidiano e feriale che lascia il posto alla carne, più difficile da incontrare sulla tavola e nel piatto dei poveri.

 


L’unione delle famiglie. Passiamo la notte dormendo sull’amaca, ascoltando ancora le ultime musiche della festa. Al mattino, durante la colazione, sentiamo il rumore di molte persone entrando e uscendo di casa, ci affacciamo dalla nostra barca e ci rendiamo conto che la festa è finita, tutti stanno caricando i loro bagagli sulla grande barca e chi abita nella Comunità si affretta a portarsi a casa tutto quanto è rimasto, le ossa del bue, la carne cotta, il riso, la pasta... niente viene gettato, tutto serve per i prossimi giorni. Salutiamo e ci dirigiamo verso la Comunità União da Boa Fé, a mezz’ora circa. Purtroppo, sarà l’ultima di questo breve viaggio, perché proprio entrando nell’igarapé ci rendiamo conto che il volante non funziona più perché i denti dell’ingranaggio sono completamente consumati. Dovremo guidare usando due grosse corde legate al timone per riuscire a fare le curve necessarie, anche se con molta fatica e molti lividi sulle gambe costrette ad aiutare le braccia a mantenere la direzione. Ma prima celebriamo con la Comunità. Un unico giovane presente, molti bambini e le donne. Prima di iniziare chiedo come mai non ci sia neppure un uomo presente, è forse successo qualcosa...? “No, padre, gli uomini sono fuori da una settimana, forse tornano questa notte, sono andati per cacciare e pescare”. Bene, dico io, così avrete carne e pesce per i prossimi giorni. La carne e il pesce vengono trattati con il sale e messi al sole per seccare, così si conservano per diverse settimane. Solo una piccola quantità viene messa nel ghiaccio per essere consumata ancora fresca. Ma, incontrare il ghiaccio, è difficile, bisogna andare in città con grosse casse di polistirolo... e non dura più di quattro o cinque giorni, il tempo necessario per consumarlo o, se il pesce è grande, portarlo al mercato e ricavare dalla vendita il necessario per comprare olio, riso, pasta e alcuni dolci per i bambini. Mi è sembrato molto bello, forse un po’ primitivo, ma interessante questo fare battute di caccia e di pesca, che diventa anche l’opportunità per gli uomini di condividere i problemi della famiglia e della società, oltre a vivere un momento di svago e sano divertimento. Le battute di caccia e di pesca sono una delle attività importanti in una Comunità. Le donne che rimangono a casa e custodiscono i bambini, a loro volta, hanno l’occasione di una relazione più libera e aperta fra di loro, e di condividere il loro pensiero e il loro modo di vedere e giudicare la vita. Quando il marito è presente, la moglie spesso vive preoccupata di non fargli mancare nulla al rientro, e comunque è sempre pronta per i molti servizi domestici. Il prendersi spazi e tempi di libertà, sia da parte degli uomini che delle donne, certamente fa bene alla vita della famiglia e rafforza la reciproca fiducia. All’arrivo dei papà, è sempre una grande festa dei bambini, accompagnata dal sorriso accogliente delle mamme. Così, ruoli e responsabilità diverse sono la base di una unione più solida: siamo “uguali” non perché facciamo le stesse cose, ma perché, nella stima e nel rispetto reciproco, viviamo una relazione che ci completa e si arricchisce delle nostre differenze. “Dio creò l’essere umano a sua immagine e somiglianza: maschio e femmina li creò!”.

 

Solennità della Santissima Trinità, domenica 30 maggio 2021.


Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...