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martedì 6 luglio 2021

Beviamo l’acqua della pioggia

 

 

don Gabriele Carlotti

La parrocchia di Santo Antonio di Lisbona si trova nel comune di Santo Antonio do Içá, nel cuore dell’Amazzonia brasiliana. Appartiene alla Diocesi dell’Alto Solimões il cui vasto territorio, 131.000 kmq, è molto ricco e interessante dal punto di vista naturalistico, anche se spesso è sfruttato da potenze economiche straniere e anche locali. Nella nostra terra vivono diversi popoli indigeni, il più numeroso dei quali è il popolo Tikuna, ma abbiamo la presenza anche di Kocama e Caixana, oltre alla popolazione discendente di europei e proveniente da altri stati del Brasile.





Nella parrocchia abbiamo 8 comunità nei quartieri cittadini, 3 comunità sul fiume Solimões (Rio delle Amazzoni) e 25 comunità sul fiume Içá (il Rio Putumaio che entra in Brasile dalla Colombia). Oltre a queste comunità cattoliche, ci sono lungo il fiume Içá altre 26 comunità delle quali 6 evangeliche e 21 della chiesa della croce (nata nel secolo scorso dal missionario irmão José). Cercheremo di accompagnarle tutte per la difesa e promozione della vita, perché l’acqua è un bene e un diritto fondamentale di tutti. Il nostro Dio, il Dio della Vita, non fa differenze di religione!

Il Comune ha il 47,1% della sua popolazione lungo i fiumi, secondo i dati dell’ultimo censimento del 2010.

Secondo un articolo pubblicato nella “Revista Políticas Públicas & Cidades”, nel dicembre del 2017, la microregione dell’Alto Solimões ha il peggiore Indice di Sviluppo Umano (IDH) non solo dello stato dell’Amazzonia, ma del Brasile stesso.

Município

Ranking Nacional

IDH-M

IDH-M Renda

IDH-M Longevidade

IDH-M Educação

Atalaia do Norte

5563º

0,450

0,481

0,733

0,259

Sto. Antônio do Içá

5541º

0,490

0,438

0,759

0,353

São Paulo de Olivença

5453º

0,521

0,471

0,780

0,386

Tonantins

5225º

0,548

0,508

0,779

0,416

Benjamin Constant

4764º

0,574

0,526

0,763

0,471

Tabatinga

3771º

0,616

0,602

0,769

0,505

Amaturá

5049º

0,560

0,499

0,773

0,455

Jutaí

5477º

0,516

0,528

0,766

0,340

Fonte Boa

5394º

0,530

0,518

0,719

0,400

Índice de Desenvolvimento Humano Municipal (IDH-M), Microrregião do Alto Solimões.

 

Nonostante la ricchezza di acqua della foresta amazzonica, non è garantita la possibilità di acqua potabile e di qualità in tutte le nostre comunità, dovuta ai continui cambiamenti del livello dei fiumi nelle stagioni di piena e di grandi secche, come pure al fatto che la maggioranza della popolazione beve dell’acqua del fiume o dei ruscelli e dei pozzi, senza nessun trattamento.

L’alternativa a questa acqua inquinata, è la raccolta dell’acqua piovana.



Per questo, con l’intento di aiutare ad avere la disponibilità di un’acqua pulita e potabile, la nostra parrocchia, attraverso la solidarietà di amici e comunità italiane, offre ad ogni famiglia una cassa di 500 litri per raccogliere l’acqua della pioggia, usando il tetto di lamiera della propria casa. Siamo coscienti che questo non risolve tutti i problemi, perché è necessaria una educazione alla raccolta e al trattamento e conservazione dell’acqua piovana, affinché non sia contaminata. Sappiamo che governo municipale, statale e federale avrebbero la possibilità di risolvere il problema della mancanza di acqua potabile, purtroppo manca la volontà politica di farlo! E nel Brasile attuale, con il governo che abbiamo, una politica che difenda e promuova la vita è davvero lontana dalla realtà. È aumentato il disboscamento della foresta e il commercio illegale del legname pregiato, sono sostenuti i grandi allevamenti di bestiame che hanno bisogno di molti ettari di pascolo, come anche l’agro-negozio che favorisce la monocultura in larga scala. Anche l’industria della minerazione dell’oro e dei diamanti è cresciuta molto, pur nell’illegalità, visto che gli Organi di controllo del governo non funzionano o sono stati bloccati da una politica che favorisce i grandi investimenti a scapito della piccola proprietà e delle terre indigene, già riconosciute dalla costituzione federale. Sperando tempi migliori, la nostra gente si ammala e muore!



La scelta di agire per migliorare la qualità dell’acqua per consumo umano e domestico, nasce da un incontro con la comunità di São Pedro che si trova a metà del fiume Içá, a circa 180 km dalla città di Santo Antonio. Riporto quanto avevo raccontato nella lettera dell’8° viaggio:

....“Si, padre, il cassique ha avvisato per la Messa, ma ci sono molti ammalati, con febbre alta e diarrea”. Chiedo se sia malaria... no, perché non hanno i brividi e sudano molto. Chiedo che acqua bevono. Quella del fiume, mi risponde. Qui non ci sono igarapé (piccole sorgenti). Ma la trattate con il cloro...? no, è finito e qui non abbiamo nessuno della salute pubblica. Sono già stato a Juì (paese a cinque ore di canoa motorizzata), ma dicono che non possono darlo senza una richiesta del responsabile della salute... Mi ricordo, in questo momento di una frase ironica di fr. Gino, mio predecessore: “Bevete l’acqua del fiume, è così inquinata che anche i microbi e i batteri muoiono!”. Ricordandomi della mia Bahia chiedo: “Ma non potete usare l’acqua piovana? Qui piove spesso, quasi tutti i giorni...”. “Sarebbe bello, mi risponde, ma qui nessuno ha una cassa di plastica per raccogliere l’acqua, solo qualche pentola, ma finisce subito...“Incredibile, ma vero”, nel più grande bacino acquifero del mondo, l’Amazzonia, non c’è acqua pulita da bere! Il Vangelo di questa ultima domenica dell’anno liturgico ci coinvolge: “Avevo sete e mi avete dato da bere”. Così lascio alcune medicine per la febbre e la diarrea e chiedo quante case ci sono, mi rispondono cinque, bene proverò a cercare cinque casse da 500 litri ciascuna; voi pensate a come fare una specie di grondaia e al prossimo viaggio, il 12 dicembre 2020, ve le porto. Così, durante la notte, ripenso a quante famiglie devono affrontare questa situazione... Ripenso alle cisterne fatte nella secca Bahia e mi ripropongo di vedere, nei prossimi viaggi, la necessità concreta di acqua potabile, in questa Amazzonia dove piove tutti i giorni e i fiumi sono una ricchezza enorme di acqua dolce. Incredibile, ma vero!”.



Da questo incontro con la realtà nuda e cruda, ci siamo mossi per cercare aiuti per poter offrire a tutte le famiglie una cassa di 500 litri per raccogliere l’acqua della pioggia. Da quel momento abbiamo cominciato a preoccuparci con l’acqua da bere per le persone delle comunità lungo il fiume. Ad oggi abbiamo già distribuito circa 150 casse per raccogliere l’acqua piovana e continueremo, piano piano, tutti i mesi nei due viaggi missionari, a portare questo regalo alla nostra gente, fino a quando potremo farlo. 

Così la parola del Vangelo sarà accompagnata dall’acqua della vita. Solo nella comunità di Ipiranga, sul confine colombiano, abbiamo optato per fare tre riservatori comunitari di 4.000 litri ognuno. Per portare il materiale è stato fatto questo viaggio straordinario di quattro giorni, andata e ritorno sui 357 km che separano la città da Ipiranga. Abbiamo fatto questa scelta per completare un progetto già iniziato dai militari che avevano preparato alcuni riservatori comunitari per l’acqua piovana allo scopo di aiutare le famiglie. In questo modo il paese dovrebbe essere tutto servito da questi punti di raccolta e distribuzione dell’acqua da bere. Come ci ha insegnato Madre Teresa di Calcutta: “il mare e fatto di tante gocce, non facciamo mancare la nostra!”

Infine, la parrocchia ha preparato una piccola dispensa per aiutare le persone a conoscere come trattare l’acqua affinché sia potabile e di buona qualità, e come difendersi da eventuali malattie provenienti da un’acqua contaminata. Ringrazio Otilia che ha preparato il testo e Andrea che ha fatto i disegni, così importanti per comunicare con persone semi-analfabete. Questo ci darà l’occasione di dialogare su questo tema e rispondere ad eventuali dubbi o incertezze che possano sorgere. 

Le famiglie dovranno provvedere all’installazione delle grondaie in plastica e al supporto in legno per la cassa che raccoglie la pioggia. Sappiamo che non tutti lo faranno, ma preferiamo correre questo rischio per incentivare la responsabilità di ogni famiglia, proprio chiedendo questa loro minima collaborazione, coscienti che “è meglio insegnare a pescare, piuttosto che dare solo il pesce”.

Abbiamo anche la speranza che tutto questo movimento, che ha già fatto parlare nel Consiglio comunale della città, possa promuovere un maggiore impegno degli amministratori locali riguardo alla salute pubblica dei cittadini e al trattamento dell’acqua destinata all’uso domestico. Come diceva Francesco di Assisi: “Coraggio, andiamo a lavorare, perché ancora non abbiamo fatto niente...”. 

 

Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

Santo Antônio do Içá, festa degli apostoli Pietro e Paolo, domenica 04 luglio 2021


giovedì 22 ottobre 2020

UN FIUME "FIORITO"!


 


Nossa Senhora de Nazaré, 25 ottobre 2020

 

 

Gabriele Carlotti, missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Questa mattina alle 8:30 scendo al porto, incontro Moises, fedele compagno di viaggio, e usciamo con destinazione “Nazaré”, una Comunità sul fiume Solimões (rio delle amazzoni) a un’ora e mezza di navigazione scendendo... ci vorranno almeno due ore per risalire al ritorno. Due manovre per schivare le imbarcazioni che ci avevano stretto e, finalmente, sull’immensità dell’acqua. Il fiume é ancora basso, deve crescere nei prossimi mesi di almeno cinque o sei metri. Ci dirigiamo verso l’altra sponda per evitare spiagge ancora visibili e altre appena sotto un metro d’acqua, ostacolo pericoloso... e mentre allungo lo sguardo, qualcosa mi sembra strano: l’acqua ha uno strano colore verde! Poi metto a fuoco e vedo il fiume completamente coperto di fiori verdi della dimensione di dieci o venti centimetri, che galleggiano e rendono la superficie dell’acqua come fosse un giardino fiorito. Non credo ai miei occhi e chiedo a Moises di dove viene questo spettacolo. È il temporale di ieri, il vento forte e l’acqua agitata hanno portato nel fiume i fiori dei laghi. Per lui cosa normale, già vista dopo i temporali. Quello di ieri me lo ricorderò per un po’, stavo al volante dell’imbarcazione e nel giro di dieci minuti il cielo è diventato cupo e il vento ha cominciato a farci ballare, poi le onde si sono ingrossate e la pioggia ci ha tolto quasi totalmente la visione. Mi sono portato subito vicino alla costa, a pochi metri per riuscire a vedere il tragitto, ma non è stato facile... bella esperienza! Ma ritorniamo a noi, dopo un temporale il fiume si trasforma in un giardino fiorito! Dopo la Croce viene la Risurrezione! Dopo la prova, la Speranza. Così ripenso ai giorni passati dal 9 al 18 ottobre, da Santo Antonio al confine con la Colombia, percorrendo tutta l’estensione della nostra Parrocchia.

 

Nella Comunità di “São Vicente”, la prima lungo il fiume, ci sono proprio tutti, dal cacique all’ultimo bimbo che prende ancora il latte al seno della madre. Alcuni giovani commentano sottovoce: già erano quattro o cinque anni che non venivo alla messa... e ne avevo proprio bisogno! Una gioia grande, la Comunità ha preso sul serio l’impegno a ritrovarsi la domenica mattina per la preghiera, e anche la colazione comunitaria, una mano aiuta l’altra. Così piano piano mamme, figli, uomini e giovani si sono riavvicinati al Vangelo. Preghiamo Dio per il dono della perseveranza!

 

Già a “Nossa Senhora das Dores” continua la difficoltà di riunirsi solo quando arriva il prete. Battezziamo alcuni bambini e benediciamo le nozze di una coppia che vive insieme da dieci anni e hanno cinque figli. Speriamo che qualcosa si muova e che questa famiglia possa aiutare le altre a scegliere di celebrare insieme il giorno del Signore.

 


A “Santa Maria” non siamo mai arrivati perché la notte era proprio scura e ci siamo incagliati nella sabbia di una spiaggia apparsa nel mezzo del fiume. Così dopo tre tentativi ci siamo arresi, gettiamo l’ancora e appendiamo le amache per dormire. Ci fermeremo al ritorno, due case piene di bambini, lascio il foglio della programmazione mensile e così mi accorgo che nessuno sa leggere e scrivere, né gli adulti né i ragazzi che non frequentano la scuola. Ci vorrebbe un insegnante disponibile la sera... perché di giorno si lavora la terra...

 

La Comunità di “Moinho” è in subbuglio, stanno riorganizzandosi, c’è un cacique molto giovane anche se già padre di quattro bambini, celeriamo alla sera nella sua casa. Vogliono costruire la chiesa, ma hanno il problema di due famiglie evangeliche, che celebrano il culto. Dico loro che la chiesa può essere di tutta la Comunità, senza divisioni di religione, anzi può essere un luogo per sentirsi tutti figli e figlie dell’unico Padre. Importante è che ci sia rispetto per le devozioni e i modi complementari di vivere la fede.

Passiamo la notte in “São Sebastião” e giungiamo a São Lazaro dopo diverse ore di viaggio. É una Comunità tutta cattolica e vorrebbero rifare la chiesetta, ma l’olio per il moto serra è molto caro... porterò loro un po’ di benzina e l’olio che devo cambiare nel motore della barca (serve per lubrificare quando si tagliano le assi di legno), così non avranno più scuse. Staremo a vedere.

 


Ripartendo da “Nova Canaan” un bambino mi chiama e mi disse: ne hai ancora di quelle collanine (rosario) perché ho due sorelline che la vorrebbero.... Esco dalla barca e vedo un papà sulla canoa con i suoi tre figli. Mi chiede perché non sono andato da loro, nella Comunità di “Pronto Soccorro”, rispondo che sono passato, ma una donna mi ha detto che non c’era bisogno perché erano passati tutti alla chiesa evangelica della Croce. Il papà mi guarda serio e triste, poi mi disse: no, padre, può venire perché abbiamo bisogno della preghiera. Così concordiamo che dal prossimo mese, prima di celebrare nelle Comunità di Nova Canaan e di Novo Pendão, passerò da loro nel pomeriggio e potremo pregare insieme.

 

A “Itù” ci sono solo due mamme con i loro molti bambini, la nonna e il marito sono partiti al mattino presto per vendere pesce a cinque ore di distanza, perché non c’era più niente in casa. Ma con i bimbi è sempre una festa, anche se piove e sei scivolato nel fango e nonostante i molti carapanã (zanzare) che partecipano all’incontro.

 

A “Mamurià”, per la festa di san Francesco, hanno pitturato la chiesa e anche la staccionata di giallo, hanno già messo la Croce con la scritta: JESUS RESSUSCITOU e sono orgogliosi del loro lavoro. Pranziamo insieme, uova di pesce, pirarucou, grandi come uova di gallina.

 


La comunità di “Nova Esperanza” la troviamo deserta, solo una famiglia. Gli altri sono scesi in città (due giorni di viaggio) perché hanno alcune persone ammalate. Non celebriamo, ma ci raccontano della caccia. Hanno rischiato la vita, ma sono riusciti a uccidere sette cinghiali. Incuriosito chiedo se ci sono altri animali, e la risposta è positiva. C’è molta cacciagione e anche animali feroci come le “onçe” (pantere) che spesso si avvicinano alle abitazioni. Già in altre comunità si sono lamentati perché le scimmie distruggono il raccolto di granoturco e rubano le banane. In compenso qui un buono spezzatino di macaco (scimmia) è all’ordine del giorno!

 

Finalmente “Ipiranga”. Ci presentiamo ai militari per registrare i nostri documenti. Visitiamo alcune famiglie e la sera celebriamo sotto una veranda. La partecipazione è un po’ migliorata, ma credo che la mancanza di un luogo di preghiera sia una difficoltà in più. Così ne parliamo la sera tra una birra e carne arrostita di ‘porco do mato’ (cinghiale), nella casa del tenente responsabile. Chiedo se fosse possibile avere un pezzo di terra per una piccola cappella in legno, visto che tutta la proprietà é dell’esercito. La risposta è positiva, poi all’improvviso: Venga padre, che le faccio vedere un deposito in muratura che non stiamo usando da diversi anni.... Ottimo, sarà la nostra chiesetta di Santo Espedito, patrono dei militari. Noi ripartiamo il mattino presto, alle cinque e trenta, perché ci aspettano due giorni di viaggio per rientrare a casa, ma alcuni animatori, presenti all’incontro, si incaricano di riunire la gente e di discutere la proposta. Vedremo il prossimo mese se ci saranno novità.

 


Il fiume è molto largo, ci sono molte insidie nell’acqua che scorre lentamente e impetuosa, ma alcuni fiori ci riempiono di gioia e mantengono viva la Speranza. “Non abbiate paura, io ho vinto il Mondo” ci diceva Gesù. Non abbiate paura ci ripete oggi di fronte alle sfide che la Vita ci presenta. Coraggio!   

 


 

 

 

 

sabato 19 settembre 2020

Sono padre Gabriel, non é la polizia federale, é la nuova barca della parrocchia !

 



Finalmente, dopo diverse difficoltà, il 31 luglio la barca della parrocchia, una lancia in alluminnio di 10,5 metri, con un motore di 400 cavalli, arriva al porto di Santo Antonio do Içà trainata  da una chiatta comerciale. Compriamo in fretta tutto il necessario per “abitare” in barca, piatti, pentole, posate e bicchieri, contenitori vari per il cibo, materiale di pulizia e insetticidi vari per difenderci dagli attacchi violenti di questi indesiderati ospiti, il pieno di carburante e le amache per la notte. Tutto é pronto, ora basta preparare gli effetti personali, alcune magliette, roba intima per il cambio, il necessario per il bagno, un secondo paio di braghe, una coperta, gli stivali e l’ombrello. Manca solo l’occorrente per celebrare nelle comunità, e ci affrettiamo a prepararlo. Pane e vino per l’Eucaristia, la bottiglia del vino é preziosa e non può assolutamente rompersi, il posto più sicuro è infilarla negli stivali di gomma, così anche se cade non si rompe. Un sacchetto di caramelle per ogni comunità: anche i bimbi piccoli devono poter vivere la condivisione nella celebrazione... e i grandi ne aprofitteranno rubando qualche caramella che i piccoli volentieri offrono. In questo primo viaggio abbiamo pensato di portare alcuni sussidi per la preghiera della Comunità, come ci avevano chiesto nel viaggio compiuto a dicembre con frate Gino che salutava la sua gente, pronto, come soldati, diceva lui, per la prossima missione che gli sarà affidata. Abbiamo comprato alcuni libretti di canti per aiutare a celebrare cantando, abbiamo scelto un libro con canti del cammino delle Comunità Ecclesiali di Base, escludendo i canti carismatici così in voga oggi, ma vuoti di contenuto bíblico e di impegno sociale per il Regno di Dio. Con gioia abbiamo costatatato che alcuni canti erano conosciuti, altri li impareremo ad ogni viaggio in cui ci incontreremo. Il nostro vescovo Adolfo ci aveva inviato un sussidio con 30 racconti della vita di Gesù, dall’annuncio dell’angelo fino alla sua morte e risurrezione. Catechesi per i bambini, ma molto utile per gli adulti che non conoscono il Vangelo. Abbiamo aggiunto il testo biblico di ogni racconto perché la Parola del Vangelo sia accolta e conosciuta. Visto che il rosario é ancora la preghiera popolare più conosciuta, abbiamo proposto che la comunità e anche le famiglie preghino il rosario e a ogni dieci ave marie leggano un racconto della vita di Gesù, così i misteri del rosario sono diventati trenta, che ricchezza! Chiaramente in questo viaggio abbiamo portato un regalo. 10, 15, 20 rosari che saranno distribuiti fra le famiglie e che, prontamente sono messi al collo come collana che protege... ma che dovranno servire per la preghiera comunitaria, vedremo al prossimo viaggio se la nostra proposta avrà avuto sucesso. Un ultimo sussidio lo abbiamo preparato noi stessi, sette celebrazioni della Parola, una per ogni giorno della settimana, ma che saranno usate una per ogni domenica. Sette Vangeli da ricordare e custodire nel cuore: la risurrezione di Gesù e i discepoli di Emmaus, la vite e i tralci e il comandamento dell’amore, le parabole del Regno, la seconda moltiplicazione dei pani e la professione di fede di Pietro, la parabola dei talenti, il perdono fraterno e la parabola dell’uomo perdonato e incapace di perdonare al fratello, la risurrezione di Lazzaro. La proposta è che dopo sette domeniche si ricominci affinché questa Parola scenda nel cuore e diventi vita. Lo schema della celebrazione é semplice e repetitivo: il ringraziamento per la vita e i doni di Dio, la richiesta umile di perdono, l’ascolto e la condivisione della Parola aiutati da alcune domande e una breve riflessione, la preghiera comunitaria, le preghiere cristiane del Padre Nostro, dell’Ave maria e per la Pace, la benedizione finale per tutta la Comunità. Ogni sei mesi possiamo preparare un nuovo sussidio e così offrire la bellezza e la ricchezza del Vangelo di Gesù per la vita del popolo di Dio e di tutta l’Umanità. L’Eucaristia, con la condivisione del pane e del vino, del corpo e del sangue del Signore Gesù é oferta a tutti coloro che credono: non é per chi é a posto e se lo merita (nessuno!), ma per chi é umile e ha bisogno dell’aiuto e del sostegno del Signore (tutti!).



Non sto a fare il resoconto di tutto il viaggio, appena alcune pennellate di colore per assaporare la bellezza e la fatica della Missione. Siamo riusciti a visitare e celebrare in 10 Comunità, alcune numerose con più di ottanta persone, chiaramente non tutte presenti, altre di poche famiglie che sono resilienti e non vogliono abbandonare il fiume e la loro terra. Molti si trasferiscono in città, é inevitabile per la scuola superiore dei loro figli, ma in città non possono portare il pesce del fiume né la terra fertile che produce alimento, così alcuni scelgono di affidare i ragazzi a dei parenti e di rimanere sulla loro terra, eredità della loro famiglia. Non c’é modo di avvisare, così arriviamo di sorpresa e a volte non troviamo nessuno, solo due bambini che ci dicono che i genitori sono a lavorare in campagna e torneranno presto, dopo alcune ore. Così la Missione é anche attesa, encontro desiderato e a volte festa: “abbiamo visto uma barca nuova, sconosciuta, pensavamo che fosse la polizia federale e ci siamo nascosti perché non lasciano tagliare gli alberi che servono per fare le nostre case... ma poi abbiamo visto che era il frate (ancora mi chiamano frate per l’abitudine, non hanno mai incontrato um prete, solo il saio di San francesco... ma é bello così), quello che venne com frei Gino... che bello che é qui com noi, l’aspettavamo da molto tempo, abbiamo bambini da battezzare...”. Così, visto l’orario, dormiamo legando bene la barca ad alcuni pali conficcati nel terreno sabbioso e allo spuntar del sole ci incontriamo per celebrare l’Eucaristia e battezzare tre bimbi ancora piccoli.

La comunità di Manacapurù é formata da 6 case, uma sull’isola in mezzo al fiume e le altre sulla terra ferma. Così ci fermiamo sull’isola, carichiamo de due mamme con i loro sei figli e li trasportiamo all’altra riva, qui ci offrono un café con alcuni dolci fatti in casa, il tempo di avvisare le altre famiglie e celebrare la nostra fede e la mostra vita. “Frei, avevamo proprio bisogno della preghiera e della Parola di Dio, molte cose sono successe, poi questa malattia del corona-virus, abbiamo bisogno di ritrovare pace per lavorare e prenderci cura della vita dei nostri figli... grazie di essere venuto!”. Poi si riparte, si cosegnano le donne e i bambini alla loro casa all’altra sponda del fiume e si prosegue il viaggio. Mentre andiamo avvistiamo un grupo di case, con molta gente, molti bambini, indigeni Tikuna. Parlo con Mosé che mi accompagna ed era presente anche nel viaggio di dicembre e gli chiedo se si ricorda di questo luogo, mi responde di no, che non c’era nessuno su quella sponda del fiume. Allora tiro imediatamente il freno, o meglio tolgo l’acceleratore perché le barche non hanno il freno, usano l’attrito dell’acqua per rallentare e fermarsi. Andiamo a conoscere questa nuova Comunità! Appena attracchiamo una folla di bambini ci corre encontro, gli adulti sono più diffidenti e cercano di scoprire chi siamo, un po’ di caramelle ed è la felicita di tutti! Ci presentiamo, siamo missionari della chiesa cattolica, ci accolgono bene e con rispetto. Chiedo loro da dove vengono e da quanto tempo sono arrivati. Cinque mesi, appena prima della pandemia, vengono da san Domingo di Tabatinga, sono ritornati sulle loro terre di origine. Mosé mi dice che non é vero perché quella terra apparteneva a una famiglia di sua conoscenza, ma non importa, la terra é per chi la lavora e per chi ci vive: loro hanno scelto di vivere lì, sul fiume, secondo i loro costumi indigeni... hanno scelto la parte migliore che non gli sarà tolta! Chiedo a quale chiesa appartengono e mi dicono che sono evangelici, di una chiesa mai sentita nominare, e che il pastore verà in dicembre per visitarli e fare il culto. Rispettiamo, offriamo la nostra disponibilità e promettiamo di ripassare per visitarli quando navigheremo ancora il fiume. Ci salutiamo e riprendiamo il nostro viaggio. Visitiamo altre famiglie e celebriamo in alcune Comunità. É triste costatare che tranne poche persone anziane, i giovani papà e mamme e i bambini non conoscono il Padre Nostro e l’Ave Maria... immaginate le risposte della Messa... così con una buona dose di fantasia liturgica adattiamo il rito alla situazione: l’uso del corpo nella preghiera, l’intimità di alcuni momenti di silenzio, il ripetere tutti insieme la preghiera fatta dal missionario, la memoria dei nostri ancestrali tra i quali il Signore Gesù, la bellezza e la forza della foresta e dell’acqua del fiume, fonte di vita che offre il pesce quotidiano. Celebrare la vita donata del Signore Gesù diventa così l’impegno a donare la nostra vita e la speranza che la gratuità sarà più forte della morte, che l’amore freterno sarà fonte di risurrezione. Le Comunità incontrate sono: São Vicente, Nossa Senhora de Nazaré, São Joao do Japacuà, Santa Maria, Manacapurù, Uniao da Boa Fé, Nova Esperança, São Cristovao, Boa Vista e Vista Alegre.

Non sono poi mancati momenti speciali: la pompa dell’acqua che non funzione e l’unico secchio a bordo per riempire il serbatoio é crepato... ma serve lo stesso e ci si fa la doccia caricandolo sulle braccia. Il motore che decide di fermarsi proprio all’ultimo viaggio e funziona solo molto lentamente: così dovevamo arrivare alle 18:30, al tramonto, e siamo arrivati alle 21:30, una notte senza luna. Il buon Mosé ha preso il volante e io illuminavo, con la lampada di prua, le sponde del fiume cercando di evitare i banchi di sabbia pericolosi per la navigazione. Improvvisamente vediamo davanti a noi le luci della Comunità e, risollevati, ci dirigiamo verso il porto sicuro per passare la notte e prepararci, dopo il ringraziamento eucaristico con la Comunità indígena, al ritorno verso casa: sette ore per raggiungere Santo Antonio e sentire la gioia di riabbracciare chi ci stava aspettando, don Burani e Caio (un giovane accolto), che vivono in casa con noi. Ora aggiusteremo la barca e programmiamo il prossimo viaggio per visitare la parte centrale del rio Içà con le sue Comunità e la sua vita ribeirinha.

 

Gabriele Carlotti – missionário diocesano in Amazzonia

 

Festa dell’Assunta – domenica 16 agosto 2020

Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...