Gabriele Carlotti –
missionario diocesano in Amazzonia
La storia degli uomini sempre ci sorprende!
La
Comunità di Nazaré
sembrava morta e invece ha una base forte, fatta dalla fede degli adulti
e anziani: uomini e donne che credono. I giovani, col loro entusiasmo e creatività
sono la speranza, ma la radice che porta alimento sono le persone mature. Così
possiamo ben sperare che i rami nuovi e le foglie verdi possano produrre
frutti. Già a São João de Japuaqua, che sembrava che tutto camminasse bene
verso una vita di fede comunitaria, il professore e il cassique (responsabile
dell’aldeia-villaggio) dicono di essere diventati evangelici. Ho chiesto di
quale chiesa, ma neanche loro lo sanno, è che il figlio del professore, di 22
anni, ha un amico pastore evangelico della stessa età, e ha deciso di esserlo
anche lui, forse un modo di pensare a sostenere economicamente (decima) la sua
famiglia. E il sangue non mente, così i parenti si sono stretti attorno a lui e
dicono: “siamo diventati evangelici!”. Non mi preoccupa la fede, che passa
in molti rivoli, come l’acqua che non può essere fermata quando scorre. Mi preoccupa
la divisione che si è creata nella Comunità, che lascia tutti meno disponibili
e, concretamente, più individualisti. Occorre trovare un cammino comune, ma
quando di mezzo ci sono i soldi (decima), tutto è più difficile.
Nella Comunità di Moinho, che sta crescendo molto in numero di persone, lo Spirito ci ha dato consolazione: hanno cominciato a riunirsi la domenica mattina per imparare i canti, poi leggono il Vangelo, pregano il Padre Nostro e l’Ave Maria e, finalmente, fanno colazione insieme, continuando la festa con canti tipici della cultura locale. Molto bello, speriamo che duri, perché abbiamo percepito la gioia che hanno trovato nell’incontrarsi. Poi, durante la Messa, scopro che chi anima la liturgia e suona la chitarra (ne ho portata una per aiutare a insegnare ai giovani a suonare) è di una chiesa evangelica, lui e la moglie quando abitavano in città facevano parte di questa chiesa. Venuti a stare a Moinho, visto che la Comunità è di tradizione cattolica, si sono inseriti e partecipano con gioia. Al momento della comunione ho invitato ad accogliere il dono della vita del Signore per tutti, e anche loro l’hanno ricevuta con gioia. Poi il chitarrista mi confida: “sai padre, è la prima volta che faccio la comunione, l’avevo sempre desiderato fin da piccolo, ma non sapevo come fare...” e mi fa un grande sorriso. Davvero lo Spirito del Signore ci sorprende nel suo cammino di unità e di comunione! Dopo l’ascolto del Vangelo, proclamato dal mio compagno di viaggio, Moises, che è anche Ministro della Parola e dell’Eucaristia, in preparazione alla Pasqua, parlavo di Gesù che ha fatto della sua vita un dono, e del segno del lavare i piedi come servizio: essere cristiani, uomini e donne di fede vuol dire essere gioiosi nel lavarci i piedi a vicenda, nel servizio gli uni agli altri, senza discriminazioni o meriti, ma nella gratuità che il Signore Gesù ha avuto e continua ad avere con tutti. Anche a Giuda, Gesù ha lavato i piedi, anche a Pietro che non voleva! In questo momento vedo arrivare due anziani, sono le fondamenta, le radici della Comunità. Vengono scalzi perché l’acqua del fiume sta crescendo ed è piovuto molto, c’è fango nel cammino e le ciabatte di gomma che tutti usiamo (havaianas) sono pericolose per l’instabilità della loro età.
Lei ha in mano un bastone per sicurezza e lui si appoggia alle sue fragili
spalle con la mano. Li vedo arrivare da lontano, nella penombra, e vedo due
giovani che vanno loro incontro e gli offrono il braccio come appoggio sicuro.
Così, mentre ancora sto condividendo la Parola del Vangelo e il gesto di Gesù
del lavare i piedi, loro salgono le scale di legno per raggiungere la veranda
dove stiamo celebrando e, prima di entrare, restano fermi sulla soglia: i due
giovani lavano loro i piedi e li introducono nel cerchio intorno alla tavola,
due seggiole di plastica bianca vengono prontamente offerte per farli
accomodare. In silenzio, il cuore si riempie di gioia: davvero lo Spirito ci precede! Lo Spirito del Padre che
ci ha creati fratelli e sorelle perché ci prendiamo cura gli uni degli altri,
dei più deboli. Lo Spirito del Signore Gesù che ci è dato dalla
croce per sostenerci nella gioia di donare la vita. E prego che questi giovani
ascoltino il loro cuore e siano preservati dalla tentazione.
Nella Comunità di São Cristóvão prendo
i nomi di due bimbe che battezziamo nella celebrazione della domenica delle palme.
E, mentre copio il nome delle bambine dal registro di nascita, mi accorgo che
la madre è la stessa, ma il papà è diverso... chiedo spiegazioni e la risposta
del marito presente è bella e serena: “padre, l’ho accolta come mia moglie
che aveva già questa figlia con il primo marito che però non sono andati
d’accordo... così ora ho già due figlie, due belle bambine!”. Questo giovane
papà ha solo 19 anni. Così mi viene in mente che, anche due giorni prima, nella
Comunità di Boa União, ho battezzato tre bimbi e la più grande era figlia solo
della mamma, ma accolta dal suo nuovo papà. E di questi casi ce ne sono molti.
A Manacapuru ormai
l’acqua è arrivata alla soglia delle case, ma è ancora troppo bassa per poter
avvicinarci con la nostra barca, che rimarrebbe incagliata. Allora ci fermiamo
a distanza, vicino ad alcuni alberi che in questi mesi crescono in mezzo
all’acqua e pensiamo: “ci verranno a prendere!”. Normalmente noi
carichiamo una famiglia, con molti bambini, dall’altra parte del fiume; oggi la
vediamo arrivare di canoa, la mamma dirige al timone, e ci passano accanto: “coraggio
padre, salta sulla canoa, che vieni con noi fino alla casa, poi dopo la Messa
ti riportiamo indietro”. Così é: ‘una mano lava l’altra’.
Buona Pasqua a tutti di cuore, Pasqua di
servizio ai più deboli perché viviamo la gioia del donare la vita nella
quotidianità delle relazioni fraterne. Pasqua di
Risurrezione nella novità del corpo risorto e glorioso del Signore Gesù. Era proprio
il suo, con il segno dei chiodi e la ferita al costato, ma ora è un corpo
completamente nuovo, che si fa presente in molti luoghi e non ci sono più
barriere che gli impediscano d’incontrare i suoi ancora paurosi.
Che possiamo risorgere da questa pandemia e vincere la
paura e le barriere che ci avevano divisi in classi sociali, nazionalità chiuse,
interessi capitalistici e, infine, nel circolo vizioso dell’ego-individualismo.
Risorgiamo con una mentalità nuova, un cuore nuovo che sappia accogliere e
amare senza riserve: non muri ma ponti, non guerre ma solidarietà per ritrovare
la gioia di una Umanità riconciliata, libera e fraterna. Buona Pasqua di
Risurrezione a tutti, perché il Signore Gesù è davvero risorto. Alleluya!
Grazie don Gabriele
RispondiEliminaAlleluia