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mercoledì 21 luglio 2021

Un passo nuovo di ritorno alle origini ...


 


Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

Su tredici Comunità che abbiamo incontrato, solo in 6 ho potuto celebrare l’Eucaristia, il 50% sembrerebbe un buon risultato, ma se penso alle ore di viaggio, in questi nove giorni, allora mi chiedo il perché... e cosa stia mancando... quale passo sarebbe importante per rispondere a questa realtà? É già passato un anno da quando è arrivata la nostra barca e il prossimo viaggio del 24 luglio sarà il ventiquattresimo. Credo che nessuno prima di noi sia stato così presente lungo il fiume e nelle piccole comunità. Anche la nostra gente è un po’ spiazzata, non abituata a vedere il prete così spesso. Prima si lamentavano dell’assenza, ma ora sembra quasi che sia troppo, e manca l’attesa, il desiderio. Quando arrivo spesso mi sento dire: “C’è la messa oggi, si può battezzare? Perché il frate quando veniva ci avvisava risalendo il fiume e sapevamo il giorno in cui si fermava, quando scendeva”. E ogni volta li guardo sbigottito e sorridendo: “Ma, è un anno che vengo tutti i mesi e sempre lo stesso giorno, così sapete che quel giorno del mese il padre arriva, lo sapete un mese prima, e vi ho lasciato anche un foglio con la data e l’orario...” “Hai ragione, ma ci siamo dimenticati, chissà dove è finito il foglio...”. Così ogni volta mi rendo conto che il tempo è relativo e il calendario non esiste, se non per il giorno in cui si va in città a ritirare i soldi della pensione o degli aiuti del governo alle famiglie, giorno sacrosanto! Già è successo, e più di una volta, di arrivare in una comunità e non trovare nessuno, o solo una famiglia. “Ma dove sono andati tutti?” - “Sono scesi oggi in città per la pensione e la borsa-famiglia” - “ma sapevano che oggi c’era la messa della comunità, potevano andare domani... ho impiegato sette ore per arrivare in tempo!” - “ha ragione, padre, ma.... se vuole celebrare, noi ci siamo”. Così mi rendo conto che la vita di preghiera come momento comunitario è ancora un sogno. Sono poche le comunità che si riuniscono alla domenica per pregare e ascoltare insieme, condividere la Parola. In questo i nostri fratelli evangelici sono migliori e più fedeli al culto della loro chiesa! Mi rendo conto che il cammino è ancora lungo. Tutto questo non mette in dubbio la Fede personale, non il contenuto che è vicino allo zero, ma la fiducia in Dio e nella sua presenza e provvidenza. In questa materia le nuove generazioni sono molto più deboli degli anziani, questo ci fa pensare: come aiutarli?



Anche nei popoli indigeni, dove tutto è comune, questo aspetto della religiosità è sempre più segnato dall’individualismo, frutto prediletto di un certo sistema economico che ormai è davvero globalizzato. In almeno cinque comunità erano presenti quasi solo bambini, una ventina, e alcune mamme, così, prima della merenda, abbiamo preso spunto dal Vangelo e conversato sull’essere parte della famiglia di Gesù, suoi fratelli, sorelle e madre. E ci siamo chiesti dove sia, come chiamarlo nel bisogno, dove cercarlo... “Dì al mio popolo che non c’è bisogno che mi cerchino e mi chiamino: io sono colui che è sempre presente, io sarò lì al loro fianco, ho visto l’umiliazione del mio popolo, ho udito il loro lamento e sono venuto per liberarli... e mando te – questo è il mio nome”.  Così Mosè ci indica la strada, nell’andare incontro ai fratelli, nel fare con loro un cammino di liberazione e di libertà, incontreremo Dio, ci renderemo conto della sua presenza fedele. Così, un po’ improvvisato, con alcuni canti conosciuti, abbiamo vissuto un momento di catechesi che ci ha coinvolti e ha provocato interrogativi, risvegliando il desiderio di una vita fraterna perché amata e desiderata dal Signore. Poi abbiamo fatto merenda con i biscotti che avevamo portato, ed è stata una festa. I bambini riescono sempre a valorizzare la presenza e sono i primi ad accoglierci e gli ultimi a lasciarci andare. Certo Gesù ce lo aveva consigliato: “diventate come i bambini”. E aveva ragione, bambini non si nasce, ma si diventa. Forse questo voleva dirci quando ci ha chiesto di “rinascere dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito”.



Quest’anno ci eravamo prefissati di celebrare tutti i mesi in tutte le comunità, per iniziare, aiutare e sostenere una vita fraterna. Qualcosa si è mosso: sette comunità celebrano la Parola alla domenica, due hanno anche la condivisione del pane eucaristico e in otto è stata costruita o ristrutturata la chiesetta, segno e luogo della Comunità. Ma non basta, è urgente evangelizzare! Così, per il prossimo anno, iniziando ad agosto, pensiamo di preparare una catechesi mensile, iniziare i nostri incontri comunitari attorno a un tema e alla Parola, in agosto pensavamo di parlare di Maria della sua figura di donna e giovane di fede, della sua libertà e della sua fiducia che la fa rischiare, del suo farsi discepola del proprio Figlio, visto che c’è la festa dell’Assunta e agosto è il mese vocazionale in tutto il Brasile. Poi sceglieremo altri temi: settembre la Parola, qui è il mese della bibbia, che il papa ha proposto per tutta la Chiesa; ottobre è il mese missionario e potremo approfondire il nostro essere discepoli-missionari, la missione come vita della Chiesa. Nelle comunità dove è possibile continueremo, dopo la catechesi, con l’offertorio e la parte eucaristica della messa; in altre ci limiteremo alla preghiera del Padre Nostro, dell’Ave Maria e della pace, condividendo i biscotti o altro che a volte le persone ci offrono. Evangelizzare mantenendo forte il legame Fede-Vita per riaccendere il desiderio di una vita fraterna. A questo mirano anche i segni di condivisione presenti, come il doposcuola in chiesa a Ipiranga, la distribuzione delle casse per l’acqua piovana, la denuncia dell’estrazione illegale dell’oro e il conseguente inquinamento del fiume, come pure la distribuzione di generi alimentari nelle situazioni familiari più difficili.   



Così era stato per il Vaticano II°: ritornare alle origini! Alla Parola per l’evangelizzazione dei poveri. Non dare più per scontata la tradizione cristiana, la conoscenza dei suoi contenuti che spesso non erano più vissuti, facendo scadere la Fede in ritualismo, ideologia o movimento religioso. O la Fede è la Vita e la Speranza di una persona che si riconosce parte di una Comunità, o non è Fede! È di questa coscienza e scelta libera, di questo desiderio del cuore che sentiamo il bisogno e intravediamo la forza dirompente. Pur nella coscienza che nulla è scontato. Anche nel Concilio la questione dei poveri e della povertà della Chiesa non ha avuto seguito! Eppure una liturgia vuota di povertà rimane un aborto! Al contrario, la scelta di una povertà dignitosa e fraterna è già una liturgia di lode che sa gridare per giustizia senza mai maledire, ma fiduciosa nel suo Signore.

L’evangelizzazione qui è stata, di fatto, una sacramentalizzazione. La gente chiede solo il battesimo, ma non c’è coscienza e volontà, desiderio di una vita fraterna di Comunità. E a peggiorare la situazione la ‘pratica’ religiosa si basa sulle feste dei santi una volta all’anno. Ma quando scatta il cambiamento le persone sono felici di essere parte di una nuova famiglia, la Comunità appunto, e si impegnano molto. Noi continuiamo a gettare la semente, a piantare e irrigare. Il Signore farà crescere. E altri raccoglieranno... tanto siamo in una ‘azienda familiare’ e tutto appartiene a tutti. O meglio, tutti amiamo lo stesso Signore, poniamo in lui la nostra fiducia e lavoriamo nel suo Regno di giustizia, di speranza e di pace!



Per inciso, credo che la situazione italiana non sia molto diversa nella sostanza, solo, a volte e sempre meno, si presenta meglio; allora se avete qualche suggerimento lo accogliamo con gioia e riconoscenza. Noi continuiamo a trasmettere e condividere la nostra esperienza e la bellezza che qui incontriamo nella vita dei poveri. Voi aiutateci a riflettere! Buon cammino a tutti!

 

Santo Antônio do Içá, Festa di Santa Maria Maddalena, giovedì 22 luglio 2021

 

domenica 18 ottobre 2020

CHIESE CHIUSE. Ma non per il Covid19. È la politica, cari amici.

 



don Gabriele Burani

Venerdì sera era il giorno della messa nella nascente comunità di Santa Clara nella casa della coordinatrice, come al solito; ma non vedo nessuno. Spunta dalla casa una ragazzina, e mi dice che la mamma sta ancora lavorando per la inaugurazione di una scuola (per il giorno seguente) e quindi non arriva nessuno per la messa. Trascinando il mio piede ingessato, le dico che avrebbe dovuto avvisare....



Martedì incontro di Lectio Divina in una famiglia della comunità di Nostra Signora della Salute; già due volte rimandato perché veniva a mancare l’elettricità e con il quartiere tutto buio la gente non esce; questa volta entrando nella via sento musica a volume alto, molte moto parcheggiate, molte persone chiacchierando, una festa insomma. E per l’incontro biblico 4 persone della famiglia ma nessun altro.


Giovedì sera incontro nella comunità di San Giuseppe, e quando arrivo con il mio autista, il giovane che stiamo ospitando nella casa parrocchiale (ancora io non posso guidare): la chiesa é chiusa. Arriva un gruppo di persone, che riconosco come i soliti frequentatori della comunità e stanno camminando velocemente, ma non verso la chiesa: hanno un incontro politico di partito. Mi salutano di fretta, io dico anche a loro, stizzito, che avrebbero potuto avvisare che avevano un altro incontro e in chiesa non sarebbe venuto nessuno!




Sabato pomeriggio, catechesi nella comunità di Santo Antonio centro, con il gruppetto di cresimandi; ma quando è il momento di entrare, passano per la strada principale centinaia/ migliaia di persone a piedi, in moto, con auto, cantando, sventolando bandiere...  una confusione incredibile, e catechista e ragazzi si fermano a guardare per mezz’ora, dicendo poi che l’orario di catechesi era passato e arrivederci al prossimo sabato. In effetti il volume della manifestazione non permetteva di ascoltare e dialogare nelle stanze di catechesi.


Domenica invito (con molte fatiche e insistenze) ad una formazione liturgica per chi canta e suona e anima la liturgia, invitando le varie comunità della città; solo 3 arrivano. Non si può far molto. Ho capito che in questo periodo non si può far molto. Cosa sta capitando? Ci stiamo preparando alla elezione del prossimo sindaco del nostro municipio!  Due candidati si contendono questo ruolo; uno è già stato sindaco in passato 12 anni in questa città, l’altro entra nella contesa per la prima volta, è il maggior impresario della città, possiede e gestisce l’unico grande supermercato, forse la persona più ricca del municipio. E che dà lavoro a molte persone.


Si formano due partiti, relativi ai due candidati sindaci; il municipio è diviso in queste due fazioni e due mesi prima delle elezioni cominciano incontri, feste, manifestazioni in piazza, cortei di auto e moto per le strade.  Ogni gruppo fa una ‘convention’, presentando il sindaco e consiglieri, con musiche, canti, animazione, bandiere, colori...  Un municipio di 22.000 abitanti, ma sembra di essere alle presidenziali degli Stati Uniti.

Arrivano le barche dalle comunità che sono lungo il fiume Içá per fare il tifo per il loro candidato sindaco; i due vice-sindaci sono Indios e abitano nelle comunità del fiume Içá. Arrivando al 15 novembre tutti i giorni ci sono incontri nei quartieri, feste, sfilate per le vie della città con suoni e bandiere; i due gruppi si contendono gli elettori cercando di far colpo con il marketing elettorale.  In Italia si vedono manifestazioni del genere solo quando si vince il campionato di calcio o la coppa del mondo! Chiese chiuse, incontri rimandati a dopo le elezioni, quasi tutti sono coinvolti nell’appoggiare un partito. Una grande passione politica anima la città. Eppure ad una prima impressione mi era sembrata una cittadinanza piuttosto passiva, sia dal punto di vista ecclesiale che da altri punti di vista.

La questione è che qui in Brasile, il sindaco ha grandi poteri, soprattutto le decisioni su come gestire i soldi, nell’ambito sanitario, scolastico, urbanistico, dei servizi.   Il nuovo sindaco che arriva può dimettere chi stava lavorando nei vari ambiti per piazzare i fedelissimi del suo partito; ecco da dove nasce la grande passione politica di queste ultime settimane.

Non ci sono problematiche di tipo ideologico ( ad esempio un candidato di idee più socialiste, un altro liberista) e ancora non conosco le concrete proposte dei due ma ho capito – per il momento-  che i criteri di scelta della nostra gente  non sono di tipo ideologico, né programmatico- progettuale, ma semplicemente il vantaggio personale. Poi forse si può ragionare con qualche parrocchiano sulla politica che guarda al bene comune, ma per ora gli animi sono accesi nella contesa. Ci sono parole offensive di membri un partito contro l’altro, gesti di provocazione, ancora non di violenza fisica, ma in passato capitava spesso.  



Che fare?  Sono arrivati libretti della CNBB (vescovi del Brasile) con indicazioni della Chiesa sulla politica e le elezioni dei sindaci: dove sarà possibile cercherò di fare qualche incontro nei quartieri per conversare in modo pacato e rispettoso degli altri, alla luce della Parola di Dio e del magistero della Chiesa. Vedremo!   

Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...