Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia
É proprio così, quando ti offrono un bicchiere di vino e il
livello è proprio a metà, lo guardi e ti chiedi: questo bicchiere è mezzo vuoto
o mezzo pieno? Io preferisco sempre essere positivo e apprezzare quanto mi
viene offerto e può essere accolto con gioia. É pur sempre il “vino” che
rallegra il cuore dell’uomo!
Così, ad ogni viaggio il cuore raccoglie le fatiche
e le gioie della realtà incontrata. Non mi nascondo che a volte il disanimo si
fa sentire. Dopo una giornata iniziata alle sei del mattino per raggiungere una
Comunità e poter ripartire per un servizio nella parrocchia vicina di Amaturà,
perché il prete colombiano si è preso le ferie, preferendo rimanere lontano in
questo tempo di politica a volte violenta. Arrivo dopo sette ore di navigazione
e trovo la chiesa chiusa:
“padre, ci deve
essere un errore, il parroco si è confuso perché qui la messa è sempre al
mattino, non abbiamo ancora energia nella cappella”,
“non ci sono problemi, dormo sulla barca e domani
mattina celebriamo nella chiesa parrocchiale che è domenica” rispondo.
E così è stato, alle 7:30, con poche persone celebriamo,
fortuna che c’era un giovane che suonava e una ragazza che cantava e hanno
aiutato a ringraziare, poi una signora di mezz’età che cantando il salmo mi ha
fatto venire la pelle d’oca, l’ho ringraziata per il suo canto di lode e di
fede!
Nel viaggio di ritorno facciamo sosta a Patià, comunità indigena per celebrare
l’Eucaristia. Vengo a sapere che l’animatore non ha avvisato nessuno, c’è un
forte contrasto politico che ha diviso la Comunità. Così passiamo di casa in
casa e, scusandoci, avvisiamo le famiglie che benevolmente accettano di
prepararsi per la celebrazione domenicale.
A Moinho avevo una grande aspettativa, il
mese passato ci eravamo riuniti a casa del Cassique (lìder della comunità) e
concordato di spostare la messa alla sera per una maggiore partecipazione delle
famiglie e di preparare la festa del patrono, Santa Lucia, il tredici dicembre,
cominciando anche la costruzione della cappella come luogo di incontro e segno
della fede, che potesse esse usata anche dai fratelli evangelici nel segno
dell’unità. Ma quando arrivo, nel pomeriggio, mi avvisano che non c’è quasi
nessuno, solo due famiglie e pochi bambini. Sono tutti sul lago a pescare, già
da tre giorni e torneranno domani... quando io sarò già a sei ore di
navigazione, risalendo il fiume per raggiungere la prossima Comunità. Sorrido e
prepariamo la celebrazione con i bimbi e le due mamme, una è molto interessata
e ravviva la mia speranza, le lascio le dispense preparate per il cammino
dell’Avvento/Natale e le chiedo di riferire agli altri che non sono presenti.
Passiamo la notte e all’alba ripartiamo.
Chiedo agli amici di São Lazaro di
anticipare la celebrazione nel pomeriggio, invece che alla sera, so che alcuni
non ci saranno, ma pazienza, domani alle 8:00 ho la messa e un battesimo con
due famiglie giovani che vivono in un ramo secondario del fiume, molto isolate.
Così, dopo la celebrazione, sempre gioiosa per la partecipazione dei piccoli,
ripartiamo per passare la notte due ore più avanti, dovremo navigare accendendo
il faro perché il sole sta già rientrando. Arriviamo al porto e vediamo un
movimento di canoe, trasportando viveri e caricando bambini...:
“padre abbiamo
pensato di partire questa notte per arrivare domani a Santo Antonio per le
elezioni”.
Rispondo che c’è
tempo e possono partire domani dopo il battesimo. “Lasciamo per il prossimo
mese, anche i padrini stanno partendo con noi...” “Bene, state attenti
che viaggiare di notte è pericoloso”. Ringrazio il Signore e mi addormento
sull’amaca, stanco e pensieroso, che neanche le zanzare riescono più ad
infastidirmi.
A Nova Canaan, quasi sette ore di navigazione,
scendo per vedere se si ricordano che la sera, nella scuola, abbiamo la
Celebrazione Eucaristica. Sembrano sorpresi, ma una signora interviene:
“Si padre, non ci sono problemi, apriamo la scuola e
può venire a celebrare la ‘sua’ messa”.
Mi si rivolta lo stomaco e sorrido: “Certo, faccio un
bagno e ci vediamo verso le sette e mezza per pregare insieme, ringraziare il
Signore e celebrare la ‘nostra’ messa!”.
É ancora molto difficile il cammino di una fede che sia
anche vissuta e condivisa fraternamente, in Comunità, è difficile far crescere
una appartenenza ecclesiale, il sentirsi Chiesa – Popolo di Dio. Erano abituati
a vedere il frate 2 o 3 volte all’anno, solo per battezzare i loro figli; ora
una presenza mensile è quasi troppo esigente, senza parlare della difficoltà di
riunirsi per ascoltare la Parola e pregare insieme nel giorno del Signore... il
cammino è davvero lento e lungo!
“Quale gioia quando mi dissero, andremo alla casa del
Signore”, così nella Comunità di São Vicente hanno iniziato a
riunirsi tutte le domeniche per celebrare la Parola di Dio e pregare insieme.
Si fermano per conversare della vita delle loro famiglie e festeggiano i
compleanni. Ora vogliono costruire la cappella della Comunità, hanno già scelto
il luogo, vicino alla scuola, al centro dell’aldeia. Il Cassique incentiva
tutti a collaborare e ad essere presenti. Anche gli uomini ci sono e i giovani,
alcuni dei quali già papà a 16/18 anni, vengono con i loro bimbi e le loro
mogli. É bello vedere che il seme produce frutto e questo ravviva la speranza
in una Fede che sia davvero possibilità di una vita fraterna. Certo, rimangono
dei segni di vecchie incrostazioni religiose. Una giovane mamma, che animava il
canto, viene a cercarmi sulla barca per chiedere spiegazioni. Ho avuto un
figlio da un mese e ancora non ho fatto il rito di purificazione, come Maria
nel tempio. L’ascolto con rispetto e le chiedo da dove venga questa
preoccupazione. Mi risponde che alcune amiche che frequentano l’Assemblea di
Dio, chiesa evangelica, le hanno detto che è impura e deve chiamare il pastore
per essere purificata, così pure le donne, quando hanno il mestruo, non possono
entrare in chiesa, né fare la comunione. Ho già 57 anni e ho sentito parlare
che anche nella chiesa cattolica si facevano questi riti, e mi vieni in mente
che già in un’altra comunità alcune donne non facevano la comunione. I mariti
mi dissero che non potevano perché stavano nei ‘loro giorni’. Spiego a questa
mamma da dove vengono queste cose, legate all’associare il sangue alla vita, la
perdita di sangue con l’impurità. Ma spiego che la verità è esattamente il
contrario: la donna perde sangue quando non rimane incinta perché il suo
organismo si rinnova e si prepara per la possibilità di accogliere una nuova
vita nella prossima ovulazione. Quindi la rassicuro e le dico che la Fede ha
cancellato queste pratiche religiose e riconosce la bellezza della vita presente
anche nel come il Signore ha voluto le sue creature, anche nel funzionamento
del corpo. E mi chiedo: quando, finalmente, ci libereremo da paure
ancestrali che le religioni hanno usato, perdendo la gioia e la bellezza della
vita! La Fede ci rende uomini e donne liberi, nuovi nel cuore e nella
mente. Purtroppo queste nuove chiese evangeliche stanno riprendendo tutte
queste norme religiose della legge di Mosè, così rivendicano e legano le
persone caricandole di pesanti fardelli. Ma la Parola del Vangelo, che
annunciamo, ci ha liberato dalla Legge!
E come non ricordare la gioia di 5 fratelli,
orfani di padre (brasiliano morto nel traffico di droga) e di madre (peruviana
morta di malattia), che non hanno registro e quindi non esistono per la società.
La gioia di essere battezzati, di essere accolti e sentirsi riconosciuti,
membri di una Comunità. La possibilità ora di fare anche il registro civile,
perché hanno un documento che attesta chi sono: il registro di battesimo.
A Novo Pendão chiedo se possiamo anticipare
la celebrazione alle quattro del pomeriggio, perché il giorno seguente vorremmo
partire presto alle 6:00 del mattino, ci vorranno dodici ore ininterrotte per
arrivare a casa alle 6:00 del pomeriggio del sabato e così la domenica poter
votare e scegliere il nuovo sindaco. “Certo padre, senza problemi!”
Chiedo se davvero non ci sono problemi e se avevano programmato altre cose.
“Solo volevo uscire a pescare un pesce per pranzare,
ma non ci sono problemi”.
Cosi prendo alcune salsicce sulla barca, un chilo di
riso, uova e biscotti e li ringrazio condividendo ciò che era rimasto per il
viaggio di ritorno. Noi mangeremo in casa, assaporando quel mezzo bicchier di
vino che rallegra il cuore dell’uomo!
Santa
Elisabetta di Ungheria, 17 novembre 2020
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