Paolo Bizzocchi
Ciao a tutti e tutte!
Spero che stiate bene e che possiate un po’ condividere la mia gioia di questi giorni, perché alla presenza di d. Luigi si è unita quella di sr. Alessandra, sempre della Case della Carità di Ruy Barbosa, e di Isabela, la giovane e simpaticissima novizia brasiliana che ora la accompagna e presto sarà in Italia. D. Luigi partirà il 18 e loro il 23, quindi per un’altra settimana potrò godere di una casa “abitata” da volti amici, che in questi giorni suppliscono alla mancanza di D. Gabriele in viaggio sul Rio Iça. Purtroppo, io non ho ancora la familiarità con l’ambiente, le persone, soprattutto la lingua, per poter essere per loro una valida guida (giacché da vedere in 30 kmq non c’è molto…), ma la condivisione della fede e l’amicizia suppliscono a tanto, se non proprio a tutto.
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Isabella, novizia della Casa di Caritá di Ruy, Barbosa, don Gibellini, Suor Alessandra e don Paolo |
Oggi vi scrivo per una cosa particolare… per I SOLDI.
Si, perché anch’io sono chiamato a partecipare alla “raccolta fondi” per il mantenimento della nostra missione così come hanno fatto i miei validi predecessori; i miei riferimenti per fare questo sono l’Unità Pastorale Gioia del Vangelo e questo gruppo di comunicazione ed informazione.
Qualcuno dirà: ecco, ci siamo… gira che ti gira, dopo la poesia si arriva al portafoglio. Beh… anche… perché la condivisione dei beni è uno dei segni qualificanti della comunità cristiana fin dalle origini e lo è anche oggi. Però prima di arrivare alle cose tecniche vorrei mettere due parole sul perché e sul come.
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Cappella di Nostra Signora di Guadalupe, nella primissima periferia di Santo Antnio |
Innanzitutto, sul perché abbiamo bisogno anche di soldi. Lo dico con grande franchezza: l’impressione è che il fatto che noi abbiamo comunque una disponibilità economica maggiore di buona parte degli abitanti locali ed anche della chiesa di qua, tante volte si presenta più come un ostacolo che come un vantaggio. Si, un ostacolo: perché siamo percepiti come quelli che possono fare cose (anche pastorali) che altri non fanno, che se gli chiedi un aiuto possono dartelo, che non vivono certi problemi immediati che loro vivono. Tutto questo in qualche misura può fare da schermo all’annuncio del Vangelo, non va nascosto. Soprattutto ci richiama ad una grande responsabilità nell’utilizzo sia personale che pastorale dei soldi; la responsabilità di una vita sobria ed anche di una pastorale sobria, che non dice “facciamo, tanto possiamo pagarlo” (e domani che noi non ci saremo più, come faranno?); la responsabilità di un uso oculato anche nella carità, che non si limiti ad una erogazione, ma aiuti una comunità a responsabilizzarsi verso i bisognosi ed i bisognosi a prendersi cura di sé.
A volte persone legate alla vita della chiesa me lo hanno detto esplicitamente: “tanto voi italiani avete soldi”, ed io ho risposto “si, perché gli italiani sono persone generose”.
Quindi si arriva al “come” li utilizziamo, perché solo questo motiva il “perché” delle richieste.
I campi di utilizzo sono soprattutto tre:
- La vita pastorale della città, non per le spese ordinarie o straordinarie di importo limitato che le comunità si impegnano a sostenere, ma per le spese che vanno al di là della necessità immediata. Così è stato per l’acquisto della cappella di Taraquá o di un pezzo di terreno in una zona di nuova edificazione, per avere poi la possibilità di mettere anche lì una nostra cappella. Così è per la messa in sicurezza dell’impianto elettrico della “quadra”, del quale loro non vedono la necessità, perché tante cose sono fatte in modo molto provvisorio. Così è per il pagamento di un educatore o due che fanno attività con gli adolescenti. Questo ed altre cose simili: non uno sconto al loro necessario impegno, ma lo sviluppo di attività che loro non potrebbero sostenere sia per motivi economici che culturali. In questa voce mettiamo anche la carità ai poveri, che però è un capitolo che devo approfondire…
- La vita pastorale sul fiume, molto costosa soprattutto per il carburante della barca e le manutenzioni della stessa. A questo si aggiungono le medicine che vengono portare nei villaggi e la risposta ad altre necessità che si presentano.
- la nostra vita nella comunità. Qui vi è soprattutto il grande capitolo della sistemazione della casa ove abitiamo. Quando i nostri sono arrivati pioveva dentro a causa del deterioramento del vecchio tetto di amianto, che è ancora lì. Su questo è stata costruita una sovrastruttura in cemento e lamiera che in breve tempo ha assicurato la copertura della casa. Ma è un lavoro fatto a metà e che ora sarà da completare con la rimozione del vecchio tetto, l’innalzamento dei muri, il rifacimento di parti dell’abitato e dell’impiantistica decisamente desueta.
QUINDI, se non avete ancora chiuso il file e volete partecipare, chiediamo di farlo per quanto possibile non con un’offerta una tantum, ma con una quota fissa mensile di qualsiasi valore.
Il mezzo per farlo è il conto corrente che troverete nel file allegato. Il tutto verrà gestito dall’Unità Pastorale Gioia del Vangelo ed ogni mese verrà comunicato il totale di quanto raccolto.
Dio ama chi dona con gioia. I soldi ci servono, ma non sono certamente questi che fanno la Missione.
L’invito è a rifletterci e pregarci un attimo, magari anche con i vostri familiari, e poi decidere cosa fare. L’importante è che non ci siano né sensi del dovere né sensi di colpa; quello che doniamo con gioia serve alla missione, ma innanzitutto serve a chi fa il dono.
Il Signore ci benedica e ci accompagni tutti e tutte!
d. Paolo
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