venerdì 3 gennaio 2025

Anno nuovo, scritto nuovo

 

Alcuni seminaristi della parrochia santo Antonio do Iça
Alex, Jonhas (non so) frei Luan


03\01\25

d. Paolo Bizzocchi

ho sulla punta delle dita il desiderio di scrivervi della realtà giovanile di qua, ma per onestà intellettuale e pastorale mi impongo di aspettare un poco. Ho visto cose, ho inteso cose, mi sono state dette cose… ma non ho ancora avuto l’occasione di interagire personalmente con loro. Quindi preferisco aspettare, anche perché da quanto sto capendo è una realtà con belle luci, ma anche paurose ombre. 

Al momento metto solo una bella luce – perché parlare delle cose belle è meno pericoloso ed invadente che entrare nelle sofferenze – in allegato trovate la foto di alcune delle nostre vocazioni di S. Antonio: un giovane (e simpaticissimo) frate francescano e tre seminaristi, tutti di S. Antonio; poi so che c’è un altro giovane in cammino per i frati ed uno per i gesuiti; poi ci sono le vocazioni femminili, ma di queste non so quasi nulla, mi pare un capitolo più difficile. Comunque, se vocazionalmente la diocesi continua con il tiro attuale (15\16 in cammino per il sacerdozio, a diversi livelli), in una ventina d’anni ci saranno sacerdoti autoctoni, e noi reggiani potremo tornarcene a casa (magari con un paio di loro che verranno a darci una mano…).

Il fiume torna a crescere grazie alle piogge del periodo


Perché per il resto non posso ancora parlare dei giovani? Per una questione molto semplice… perché ancora non posso parlare! O meglio, ancora non sono capace di parlare e di ascoltare quello che viene detto in portoghese… Il 11 saranno due mesi che sono in Brasile e tutti mi dicono che devo avere molta pazienza; hanno assolutamente ragione, ma non posso negare che non riuscire a comunicare diventa faticoso. Al contempo si scoprono tante cose interessanti ed importanti. Io sto scoprendo l’importanza di un sorriso ed un saluto (questo riesco…) a chi incrocio per la strada (ho sempre camminato a testa bassa, qui sto imparando a camminare lentamente ed a testa alta, per sentire e vedere le persone); sto scoprendo quanto sia importante la comprensione e l’incoraggiamento: qui sono molto gentili e non mancano di farmi notare i progressi che faccio ed il fatto che quando a Messa leggo capiscono, mentre non mi hanno mai fatto pesare il fatto che non conosco la lingua; sto scoprendo che non riuscire a comunicare a volte genera rabbia, anche contro il luogo ove si è arrivati e la sua lingua, perché lo si percepisce come una “prigione” (e penso agli immigrati che sono da noi, che a volte scaricano la loro rabbia e ci sorprendono…); sto scoprendo quanto sia importante comunicare con una voce amica, anche quando molto distante (ed anche qui penso ai nostri immigrati, più attaccati al loro telefono che al cibo… hanno le loro ragioni). Tutto questo lo vivo da una posizione privilegiata, perché comunque qui io sono “qualcuno”, sono il “Padri”, il prete… per tanti “signor nessuno” deve essere davvero difficile.



Poi, in questi giorni, penso a chi ha vissuto la mia situazione ed ha avuto una pazienza infinita. Penso a Gesù, che ha vissuto poco più di trent’anni e la gran parte di questi li ha passati nel silenzio obbediente di Nazaret per imparare la lingua degli uomini del suo tempo. Ha pazientemente imparato la lingua degli artigiani, la lingua dei pescatori, la lingua degli agricoltori, la lingua degli oppressi e dei poveri, la lingua dei capi e dei ricchi, la lingua degli ammalati… e l’ha trasformata in quelle immortali parabole ed in quegli insegnamenti che anche oggi paiono scritti ieri. Gesù ha ascoltato per trent’anni ed ha parlato per tre anni scarsi… ha avuto molta pazienza. Poi è molto bello anche il fatto che non ha voluto lasciare nulla di scritto – l’unica volta che ha scritto l’ha fatto sulla polvere, perché si cancellasse subito - : non ha voluto mettere pietre che bloccano, ma parole stimolanti affidate ai suoi ascoltatori e discepoli, che hanno poi trasmesso la sua vita scrivendola con le loro parole e la loro lingua (mi viene in mente anche il suo antesignano Socrate, che pure non volle scrivere per non bloccare la ricerca di ognuno…).

Quindi, posso avere un po’ di pazienza anche io…



Vi lascio qualcosa dal linguaggio delle immagini, in modo molto vario…

Oltre al nostro giovane frate ed ai seminaristi… il cielo pumbleo di questa stagione delle piogge, con il fiume che sta diventano larghissimo (al centro si vede l’isola che spezza il fiume in due che sta per essere sommersa)… una enorme farfalla che era entrata in chiesa (la scatola elettrica al suo fianco da idea delle dimensioni)… il pasticcio di tartaruga cotto nel guscio della tartaruga stessa, un piatto prelibato e costoso che ho avuto la carità di lasciar mangiare a loro…

A tutti e tutte voi un anno nella benedizione del Signore!

d. paolo

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