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sabato 1 maggio 2021

INCONTRI...

 


Padre Gabriele Carlotti, missionario in Amazzonia


 

 

           Siamo a fine aprile 2021, l’acqua continua a crescere e quasi tutte le case sono ormai allagate. Così le abbiamo trovate nella comunità di “Moinho”. Riusciamo ad evitare due grossi alberi e arriviamo fino alla porta di casa. Qui leghiamo la barca perché passeremo la notte. Non so se la gente verrà, tutto è allagato. Ma ciò che per noi è novità, per loro è normale. Verso sera rientrano gli uomini dalla pesca, anche la moglie del cassique è andata, portando in braccio il figlio piccolo di pochi mesi, e la carabina: è andata col marito per cacciare scimmie e avere carne per cena...

Tutto bene?, le dico.

 Bene padre! mi risponde. Ma non abbiamo preso niente, ho sparato due volte, ma niente.

E il piccolo? Sta bene?

Benone padre, così si abitua e impara a pescare e cacciare... sei venuto a celebrare la Messa?

 Si, se volete..., verso le 7:30 sperando che venga qualcuno... nella tua casa, come sempre.

 Tranquillo, hanno già sentito il rumore della barca, quando sei arrivato... puoi entrare in casa, che prepariamo.

Alle 7:30 la casa era piena di gente, tutti sono venuti con la canoa: bambini, ragazze, adulti e anche i giovani e due anziani. Prima di iniziare la Messa, ritorno sulla barca e prendo due pacchi di biscotti perché quelli che avevo portato non sono sufficienti. Un bell’incontro, vissuto con gioia e partecipazione, canti animati e tutti cantando.

 Si, padre, ogni domenica ci incontriamo per pregare e impariamo i canti, suoniamo la chitarra e tutti sono molto felici.




           Tutt’altra storia  in “São João do Japacuà”. Siamo arrivati un poco tardi, era già buio e stava piovendo. Parlo con il cassique, appena arrivato dalla città perché era ammalato, e concordiamo per celebrare al mattino seguente. La moglie ci offre ‘assaì’, frutta tipica dell’amazzonia, molto valorizzata nelle famiglie perché altamente nutriente. È piovuto tutta la notte e al mattino la pioggia continua forte... nessuno è disposto a uscire di casa! Così decidiamo di lasciare il materiale di formazione per imparare a pregare il rosario meditando i misteri della vita del Signore: i misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria.

Padre, mi dice la moglie del cassique, ora tutta la nostra famiglia è ‘evangelica’ (protestante).

Di quale chiesa?, le chiedo. Imbarazzo... lei volge lo sguardo verso le figlie, ma nessuna sa a quale chiesa dicono di appartenere.

Così chiedo: Ma perché siete diventati evangelici?.

Vede, padre, i nostri figli uomini bevevano molto, qui in casa e anche nelle loro famiglie. Ora si ritrovano nella casa del vicino alle sei del mattino e anche verso sera, per cantare alcuni inni religiosi e hanno smesso di bere, così tutta la nostra famiglia è diventata evangelica, per appoggiarli in questo loro cambiamento.

Bene, (le dico) se la preghiera li aiuta a liberarsi dal vizio del bere, questo è molto buono e viene da Dio.

Ma non si preoccupi, padre (incalza lei) tutti continuiamo a partecipare alla Messa e al cammino della comunità, perché Dio è uno solo”. Così ci lasciamo nella speranza che i giovani possano davvero liberarsi dalla piaga dell’alcoolismo, con l’impegno di pregare gli uni per gli altri. Mi sto rendendo conto che la gente non ha coscienza e non conosce lo specifico di ogni chiesa e le loro diversità: chiesa cattolica, evangelica o della cruzada sono la stessa cosa. Per loro è chiaro che Dio è uno solo e Gesù è il Figlio di Dio; le chiese servono se e quando aiutano le persone, non solo materialmente, ma nella vita che ogni giorno deve affrontare molte sfide e difficoltà per non soccombere. In fondo la “fede” è proprio questo: diventare resilienti davanti al male e all’ingiustizia, con la certezza che l’amore di Dio non ci abbandona e che il Signore Gesù è risorto e ha vinto la morte; fiducia in Dio, fiducia in se stessi e fiducia negli altri. Camminare oggi sulle strade, sporcandoci i piedi e le mani nella solidarietà, con lo sguardo rivolto verso l’alto, oltre la fatica e la paura.



           Così è accaduto nella comunità di “São João do lago grande”. Battezziamo sette bambini, quattro di una mamma senza marito, o forse di molti mariti, neanche riconosciuti all’anagrafe. Lei è colombiana e vive a Vila Alterosa, a due ore di canoa, qui vive la sorella. A Vila Alterosa c’è solo la chiesa della cruzada e il pastore si rifiuta di battezzare i suoi figli, perché non ha marito... Così la sorella l’ha chiamata e lei è venuta.

Padre, non è facile con quattro figli e senza marito che mi aiuti... ma ho molta fede in Dio e nel Signore Gesù, che mi aiutino ad essere una buona mamma, per questo voglio battezzare i miei bambini.

Bene, (le dico) hai già scelto i padrini?

Si, questa coppia che sono sempre presenti quando c’è bisogno, non solo per aiutarmi, ma anche per sostenermi e darmi coraggio. Alla fine della celebrazione, la coppia si avvicina per parlare, avevo battezzato il loro secondo figlio subito dopo natale.

Padre, noi vorremmo sposarci, cosa dobbiamo fare? Dopo aver detto loro che è una decisione molto bella, è chiedere la benedizione di Dio sul loro amore; dico loro che è anche una decisione molto importante, è sfidare le difficoltà della vita credendo che l’amore possa vincerle tutte. Come Gesù che col suo amore per noi ha sfidato anche la morte. E l’amore ha vinto, Dio che è Amore, l’ha risuscitato dalla morte, e ora non muore più. Così è anche il nostro amore, ogni volta che superiamo una difficoltà, ogni volta che è messo alla prova dalla vita, diventa più forte.

Bene, ragazzi (lei ha 25 anni e lui 22, e hanno due figli) se siete decisi, serve solo il vostro certificato di battesimo.

Si, padre, ma io non sono battezzata e mio marito, da piccolo, è stato battezzato nella cruzada. Li guardo con occhi di madre e sorrido:

Ancora meglio, cosi, se volete, prima di celebrare il vostro matrimonio, celebriamo il vostro battesimo nella comunità, e avrete la gioia di confermare quella fede che state già vivendo.



           Al mattino presto riprendiamo il viaggio, ritorniamo verso casa, verso la città di Santo Antonio do Içá. Abbiamo ancora tre giorni di viaggio e sei comunità da visitare, celebrando l’Eucaristia e portando il regalo di Pasqua ai bambini: un pallone da calcio e uno da pallavolo. Dopo alcune ore di viaggio vedo arrivare una lancia, color grigio, che mi fa segno di fermarmi. Penso sia la Marina dell’esercito brasiliano, ma sono tranquillo perché abbiamo i documenti in regola: libretto della barca e patente nautica. Stacco l’acceleratore e, anche senza freni (che non ci sono), con l’attrito dell’acqua, la barca si ferma, lasciandosi appena portare dalla corrente. Così la misteriosa lancia si avvicina. Riconosco ‘Nego’, da alcuni mesi ha iniziato a interessarsi del “garimpo”, estrazione (illegale) dell’oro nel fiume Puritè, affluente dell’Içá.

Padre, sa che le comunità del rio Puritè, in maggioranza di persone peruviane, sono molto povere? Quando passiamo ci fermano per chiederci un poco di zucchero e di caffè”.

Non le conosco, sono tutte della chiesa della cruzada, peruviani che il pastore ha fatto venire per avere più seguaci e più offerte...; forse un giorno riuscirò a visitarle, ma sono molto lontane, due giorni di viaggio dall’entrata nel rio Puritè.

 

Se vuole ci andiamo insieme, l’80% della gente è a favore della nostra presenza e solo il 20% è contraria.

 

Ma tu sai che il mercurio inquina acqua e pesci, così diventa pericoloso e nocivo anche per la salute delle persone che vivono di pesca e bevono l’acqua del fiume.

 

Siamo in pochi, solo quattro “draghe” (grossi macchinari per l’estrazione dell’oro nel letto del fiume), e per pochi mesi, solo quando l’acqua è alta perché poi non si riesce ad entrare. Se vuole possiamo aiutare con 200 “ceste basiche” (un kit alimentare per una famiglia), che puoi distribuire con la tua barca alle famiglie più bisognose. Ho parlato anche con il tuo aiutante, là in città, perché c’è in giro la chiacchiera che la chiesa vuole fare una denuncia...

 

Per ora mi sono limitato a pregare, nelle messe domenicali, per la conversione di quanti non rispettano l’ambiente e chi vive lungo il fiume: acqua, piante, pesci e persone. Ma, grazie per l’avviso e la proposta, ci penserò...

 


Così ci salutiamo con un sorriso un po’ forzato. Il mio compagno di viaggio era sparito, poi lo vedo scendere dal tetto della barca. “Padre, non mi piace questa gente!”. Lo rassicuro e gli dico di non preoccuparsi: la nostra preghiera è stata ascoltata dagli uomini, ma anche da Dio!

           Così continuiamo il nostro viaggio di ritorno. Nelle comunità di “Manacapurù” e di “Nossa Senhora das Dores” non c’è nessuno perché l’acqua è già entrata dentro le case e le famiglie sono scese in città presso dei parenti, aspettando che l’acqua diminuisca. Consegniamo le otto casse per la raccolta dell’acqua piovana alla comunità di “Uniao da boa fè” e ci dirigiamo a “Nova esperança”. Improvvisamente il motore fa strani rumori e perde potenza. Pensiamo sia un problema all’elica, ma no, si è spezzato il supporto dove è imbullonato il motore e ora non ci sono più le condizioni di farlo funzionare. Piano piano ci avviciniamo alla riva, fortuna che eravamo vicini alle case, e leghiamo la barca a un picchetto di ferro che ci portiamo sempre dietro per sicurezza. Che fare? Chiediamo se qualcuno ha un ‘motore rabetta’, quello che usano sulle canoe, già un’altra volta eravamo tornati con un ‘motore rabetta’ di potenza 5.5; un signore ne ha uno di scorta, siamo fortunati, è di potenza 13.0, ma anche molto più pesante da trasportare! Ma non ha benzina, e noi abbiamo solo gasolio a bordo, così chiediamo una canoa imprestata e andiamo nella comunità vicina, dove abbiamo lasciato le casse per raccogliere l’acqua della pioggia. Siamo ancora fortunati e ci imprestano 20 litri di benzina, ce la possiamo fare! Moises, mio compagno di viaggio, improvvisa un supporto in legno per poter installare il motore. Lo carichiamo sulla barca e facciamo un bagno, poi ceniamo con lo spezzatino con banane, rimasto dal mezzogiorno. Siamo pronti per celebrare la Messa in casa di una famiglia. Improvvisamente scoppia un temporale, acqua a secchiate e vento forte... non ci sono le minime condizioni di uscire dalla barca. Aspettiamo una ora e mezza, poi alle nove decidiamo di rinunciare: attacchiamo le amache e ci prepariamo per il meritato riposo. Piove tutta la notte e con forte vento, sono un po’ preoccupato, ma dalla finestra vedo le luci delle case, anche se la barca è sferzata dal vento. Ci addormentiamo. Alle quattro mi sveglio, c’è molto scuro e non vedo nessuna luce, apro la finestra, poi la porta e esco... siamo in mezzo al fiume, trasportati dalla corrente! Il vento forte ha sradicato il picchetto che fortunatamente è rimasto legato alla barca. Sveglio Moises e decidiamo di aspettare l’alba, alle sei e mezza, lasciandoci trasportare dall’acqua; in fondo siamo nelle mani di Dio, il buon pastore, non abbiamo nulla da temere perché sono mani sicure. Col chiarore dell’aurora montiamo il ‘motore rabetta’ sulla poppa della barca e, piano piano, ci dirigiamo verso casa.



           E penso: quanti pescatori e mamme e bambini sono nelle mani del buon Dio, tutti i giorni, con fiducia e poche certezze del domani! Il grande fiume ci accompagna e molti pesci fanno capolino fra le acque: è ‘piracema’ e c’è molto pesce. Alcuni delfini di fiume saltano attorno alla barca e ci fanno festa, ci accompagnano fino al porto sicuro della città. 

           Il prossimo incontro sarà a sera, con Gabry e Caio (il giovane che abbiamo accolto in casa) per raccontare la nostra avventura e sapere le novità, dopo una settimana di silenzio mediatico.

 

San Giuseppe operaio - giorno dei lavoratori, sabato 1° maggio 2021

 



sabato 19 settembre 2020

LA VITA PASTORALE IN CITTA'

 



Santo Antonio do Içá – Amazonas

Lettera 2 

Carissimi, vogliamo rendervi partecipi del cammino della nostra diocesi reggiana in terra amazzonica. In questa lettera cerco di comunicare qualcosa riguardo la vita di Chiesa e le sfide che abbiamo. La parrocchia di Santo Antonio do Içá ha una cittá e le comunitá lungo il fiume Içá e Solimões/Rio delle Amazzoni, come ho scritto nella prima lettera.  


In cittá abbiamo 6 comunitá con una cappella in ogni comunitá, compresa la Chiesa centrale, piú 2 comunitá in via di formazione: dovremo costruire una chiesetta e soprattutto dare forma alla comunitá di persone.

La prima impressione delle comunitá cattoliche è che sono comunitá piccole, con poche persone che partecipano; prevale una fede di tipo devozionale: si ritrovano per la novena delle “ mani insanguinate di Gesú” in una cappella, per le orazioni di Nostra Signora del “ Perpetuo Socorro” in una altra, il Rosario degli uomini in un’altra e  altre devozioni simili e questa sembra la principale attivitá settimanale  delle comunitá, assieme alle messe. Ci sono solo 8 comunitá, quindi, con la possibilitá di celebrare la Eucaristia frequentemente in cittá; mentre per le comunitá sul fiume abbiamo avuto la possibilitá di un viaggio con frate Gino e la sua barca in dicembre, prima dell’effettivo trasferimento della comunitá cappuccina. Poi, per mancanza di barca e per la pandemia non è stato possibile fare visite alle comunitá sul fiume. Nella Chiesa centrale il giovedí sera la adorazione eucaristica, senza silenzio ma solo canti, preghiere e alla fine, dopo la benedizione, il momento piú atteso: si va in processione verso l’altare per toccare l’ostensorio! 


Ci ha colpiti anche la presenza di ministranti - in questo contesto sociale povero, dove tutti andiamo con ciabatte e vestiti semplici – con talare rossa e cotta bianca, a mani giunte, abituati a fare mille inchini…..  e anche la partecipazione della gente è rigida e formale.  Abbiamo introdotto qualche piccolo cambiamento ( come la comunione anche al calice, un leggio all’entrata della Chiesa con il lezionario, evito di far toccare l’ostensorio ma invito alla preghiera silenziosa… e altre cose) suscitando una reazione negativa esplicita da parte di alcuni, che seguono pedissequamente il Diritto Canonico  e le rubriche liturgiche; non è male seguire il Diritto e le rubriche, ma quando manca lo studio sulle motivazioni e la consapevolezza dei valori in gioco, si cade in un formalismo rigido e sterile, poco evangelico. Probabilmente anche la maggioranza delle persone, che non si esprime davanti a noi, non ha accettato di buon grado il cambiamento dai frati cappuccini ai missionari italiani diocesani.    Abbiamo trovato un contesto molto litigioso: nel gruppo liturgico che si era formato da pochi mesi litigavano, non accettavano la responsabile, e infine la maggior parte delle persone se ne è andata, soprattutto quelli che non accettavano le (poche) novitá che noi preti italiani abbiamo introdotto. Mi hanno invitato a partecipare al gruppo liturgico e i primi due incontri sono stati quasi solo una accusa al nostro modo di celebrare ( su questioni di poca importanza). Poi il gruppo si è dissolto!   Sto tentando di ricominciare, con i pochi disponibili, con incontri di formazione liturgica e organizzazione delle liturgie il lunedí sera.




Abbiamo imparato che il momento piú importante della Pastorale è la festa del Patrono della comunitá; novenario o tredici giorni per Santo Antonio, di festa, con la messa alla sera, cene, giochi, musica… ogni giorno. I frati celebravano la messa ogni giorno del novenario della comunitá, sospendendo la attivitá nelle altre invitando a partecipare tutti alla festa del santo. Ma ho constatato che questo non avveniva ovvero: di notte si spostavano le poche persone della comunitá che erano presenti assiduamente, quelli che possono avere una auto o moto per spostarsi di notte in altri quartieri della cittá. E la maggioranza piú povera, economicamente e spiritualmente rimane sempre esclusa perché non viene offerta una reale possibilitá per loro.     Nel nostro pensiero questa abitudine ha un grosso limite: la vita della comunitá si riduce quasi solo alla festa del patrono e si perde di vista il percorso ordinario. Ci si ferma ai ricordi nostalgici: il giorno della festa di san Francesco la piazza era piena! Certo, una volta l’anno!  Ma la domenica, di solito, quando si celebra la messa, la cappella e semi-vuota.  Battesimi, matrimoni….  Tutto si fa nella occasione della festa del patrono. Poi per il resto dell’anno, quasi zero.     È un ricordo della prima attivitá missionaria, quando il prete arrivava (e in alcune zone è ancora cosí)  una volta l’anno per la festa del patrono, e quindi si celebravano battesimi, cresime, matrimoni…  tutto il ‘religioso’ possibile.

Nella pratica della cittá sono rimasti questi ricordi, ma la realtá è ben diversa.  Sto cercando di insistere per avere una vita ordinaria attiva nelle comunitá e non ridursi ad una festa una volta l’anno. E ho proposto di continuare le normali celebrazioni nelle comunitá anche quando ci sono i novenari o trezenari  dei patroni di qualche comunitá, perché sarebbe interrompere sempre il ritmo di celebrazione e formazione delle comunitá (  nella loro impostazione sarebbero quasi cento giorni ogni anno senza una vita ordinaria dei fedeli).  E visto che siamo due preti, e uno di noi sará molte volte in viaggio sul fiume, non si potrá avere la messa tutti i giorni nella novena del patrono, visto che continua il servizio alle altre comunitá.  E anche per educare a varie forme di celebrazione, ho proposto di fare una sera la Liturgia penitenziale, una sera la adorazione eucaristica, la Liturgia della Parola….insomma altre forme di Liturgia oltre alla Messa.
    Naturalmente erano tutti contrari ( o quasi tutti) e non accettavano queste proposte, che poi sono state imposte: non sempre il parroco deve seguire il volere della maggioranza.
Questi piccoli attriti iniziali ci hanno creato qualche difficoltá ma abbiamo agito pensando al bene delle persone, e pensando al futuro e non solo alle abitudini devozionali del presente.

Per noi era anche difficile prendere decisioni per vari motivi: difficilmente le persone dicono in faccia quello che pensano, ma le opinioni e eventuali dissensi arrivano indirettamente e non immediatamente.    Non c’era un Consiglio Pastorale Parrocchiale, non c’era un Consiglio Pastorale della comunitá centrale di santo Antonio, non c’era il Consiglio per gli Affari Economici;  non sapevamo con chi confrontarci per eventuali decisioni. Quindi si prova, a volte si sbaglia perché il contesto culturale e ecclesiale è diverso, e si ritenta.




Per dare una stabilitá, abbiamo deciso di celebrare la eucaristia festiva nelle comunitá, e di togliere quella che facevano durante la settimana, per fare una formazione biblica settimanale in ogni comunitá. Dopo qualche incontro in generale sulla Bibbia, ora stiamo lavorando sulle letture domenicali, con il metodo – grosso modo – della Lectio Divina.
   Lo scatenarsi della pandemia del Covid19 ha interrotto i nostri intenti; ora stiamo lentamente riprendendo i nostri incontri, anche se la diffusione del Coronavirus continua, anzi, sembra stia peggiorando negli ultimi giorni.

Sono poche le persone che partecipano alle liturgie e agli incontri di formazione, ma credo importante impostare la vita delle comunitá perseverando nella proposta spirituale.   Seminare…..   come leggiamo in Mt 13.

Santo Antonio do Içá, Amazonas,  5 Agosto 2020

Don Gabriele Burani

 

Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...