martedì 30 marzo 2021

É lo Spirito che da vita ...

 



 

 

              Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

La storia degli uomini sempre ci sorprende!

La Comunità di Nazaré sembrava morta e invece ha una base forte, fatta dalla fede degli adulti e anziani: uomini e donne che credono. I giovani, col loro entusiasmo e creatività sono la speranza, ma la radice che porta alimento sono le persone mature. Così possiamo ben sperare che i rami nuovi e le foglie verdi possano produrre frutti. Già a São João de Japuaqua, che sembrava che tutto camminasse bene verso una vita di fede comunitaria, il professore e il cassique (responsabile dell’aldeia-villaggio) dicono di essere diventati evangelici. Ho chiesto di quale chiesa, ma neanche loro lo sanno, è che il figlio del professore, di 22 anni, ha un amico pastore evangelico della stessa età, e ha deciso di esserlo anche lui, forse un modo di pensare a sostenere economicamente (decima) la sua famiglia. E il sangue non mente, così i parenti si sono stretti attorno a lui e dicono: “siamo diventati evangelici!”. Non mi preoccupa la fede, che passa in molti rivoli, come l’acqua che non può essere fermata quando scorre. Mi preoccupa la divisione che si è creata nella Comunità, che lascia tutti meno disponibili e, concretamente, più individualisti. Occorre trovare un cammino comune, ma quando di mezzo ci sono i soldi (decima), tutto è più difficile.

 

Nella Comunità di Moinho, che sta crescendo molto in numero di persone, lo Spirito ci ha dato consolazione: hanno cominciato a riunirsi la domenica mattina per imparare i canti, poi leggono il Vangelo, pregano il Padre Nostro e l’Ave Maria e, finalmente, fanno colazione insieme, continuando la festa con canti tipici della cultura locale. Molto bello, speriamo che duri, perché abbiamo percepito la gioia che hanno trovato nell’incontrarsi. Poi, durante la Messa, scopro che chi anima la liturgia e suona la chitarra (ne ho portata una per aiutare a insegnare ai giovani a suonare) è di una chiesa evangelica, lui e la moglie quando abitavano in città facevano parte di questa chiesa. Venuti a stare a Moinho, visto che la Comunità è di tradizione cattolica, si sono inseriti e partecipano con gioia. Al momento della comunione ho invitato ad accogliere il dono della vita del Signore per tutti, e anche loro l’hanno ricevuta con gioia. Poi il chitarrista mi confida: “sai padre, è la prima volta che faccio la comunione, l’avevo sempre desiderato fin da piccolo, ma non sapevo come fare...” e mi fa un grande sorriso. Davvero lo Spirito del Signore ci sorprende nel suo cammino di unità e di comunione! Dopo l’ascolto del Vangelo, proclamato dal mio compagno di viaggio, Moises, che è anche Ministro della Parola e dell’Eucaristia, in preparazione alla Pasqua, parlavo di Gesù che ha fatto della sua vita un dono, e del segno del lavare i piedi come servizio: essere cristiani, uomini e donne di fede vuol dire essere gioiosi nel lavarci i piedi a vicenda, nel servizio gli uni agli altri, senza discriminazioni o meriti, ma nella gratuità che il Signore Gesù ha avuto e continua ad avere con tutti. Anche a Giuda, Gesù ha lavato i piedi, anche a Pietro che non voleva! In questo momento vedo arrivare due anziani, sono le fondamenta, le radici della Comunità. Vengono scalzi perché l’acqua del fiume sta crescendo ed è piovuto molto, c’è fango nel cammino e le ciabatte di gomma che tutti usiamo (havaianas) sono pericolose per l’instabilità della loro età.



 Lei ha in mano un bastone per sicurezza e lui si appoggia alle sue fragili spalle con la mano. Li vedo arrivare da lontano, nella penombra, e vedo due giovani che vanno loro incontro e gli offrono il braccio come appoggio sicuro. Così, mentre ancora sto condividendo la Parola del Vangelo e il gesto di Gesù del lavare i piedi, loro salgono le scale di legno per raggiungere la veranda dove stiamo celebrando e, prima di entrare, restano fermi sulla soglia: i due giovani lavano loro i piedi e li introducono nel cerchio intorno alla tavola, due seggiole di plastica bianca vengono prontamente offerte per farli accomodare. In silenzio, il cuore si riempie di gioia: davvero lo Spirito ci precede! Lo Spirito del Padre che ci ha creati fratelli e sorelle perché ci prendiamo cura gli uni degli altri, dei più deboli. Lo Spirito del Signore Gesù che ci è dato dalla croce per sostenerci nella gioia di donare la vita. E prego che questi giovani ascoltino il loro cuore e siano preservati dalla tentazione.



Nella Comunità di São Cristóvão prendo i nomi di due bimbe che battezziamo nella celebrazione della domenica delle palme. E, mentre copio il nome delle bambine dal registro di nascita, mi accorgo che la madre è la stessa, ma il papà è diverso... chiedo spiegazioni e la risposta del marito presente è bella e serena: “padre, l’ho accolta come mia moglie che aveva già questa figlia con il primo marito che però non sono andati d’accordo... così ora ho già due figlie, due belle bambine!”. Questo giovane papà ha solo 19 anni. Così mi viene in mente che, anche due giorni prima, nella Comunità di Boa União, ho battezzato tre bimbi e la più grande era figlia solo della mamma, ma accolta dal suo nuovo papà. E di questi casi ce ne sono molti.

 

A Manacapuru ormai l’acqua è arrivata alla soglia delle case, ma è ancora troppo bassa per poter avvicinarci con la nostra barca, che rimarrebbe incagliata. Allora ci fermiamo a distanza, vicino ad alcuni alberi che in questi mesi crescono in mezzo all’acqua e pensiamo: “ci verranno a prendere!”. Normalmente noi carichiamo una famiglia, con molti bambini, dall’altra parte del fiume; oggi la vediamo arrivare di canoa, la mamma dirige al timone, e ci passano accanto: “coraggio padre, salta sulla canoa, che vieni con noi fino alla casa, poi dopo la Messa ti riportiamo indietro”. Così é: ‘una mano lava l’altra’.

 


Buona Pasqua a tutti di cuore, Pasqua di servizio ai più deboli perché viviamo la gioia del donare la vita nella quotidianità delle relazioni fraterne. Pasqua di Risurrezione nella novità del corpo risorto e glorioso del Signore Gesù. Era proprio il suo, con il segno dei chiodi e la ferita al costato, ma ora è un corpo completamente nuovo, che si fa presente in molti luoghi e non ci sono più barriere che gli impediscano d’incontrare i suoi ancora paurosi.

Che possiamo risorgere da questa pandemia e vincere la paura e le barriere che ci avevano divisi in classi sociali, nazionalità chiuse, interessi capitalistici e, infine, nel circolo vizioso dell’ego-individualismo. Risorgiamo con una mentalità nuova, un cuore nuovo che sappia accogliere e amare senza riserve: non muri ma ponti, non guerre ma solidarietà per ritrovare la gioia di una Umanità riconciliata, libera e fraterna. Buona Pasqua di Risurrezione a tutti, perché il Signore Gesù è davvero risorto. Alleluya!




Domenica delle palme, 28 marzo 2021

mercoledì 24 marzo 2021

Niente paga il sorriso di un bambino: Buona Pasqua!

 



 

  Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

In questo mese di marzo stiamo raccogliendo le risposte alla verifica che abbiamo chiesto alle Comunità. Verifica sul nostro operato e sulla nostra presenza, verifica anche del cammino della Comunità e del suo vivere la fede. In questo primo viaggio siamo arrivati fino ad Ipiranga, anche se non abbiamo potuto celebrare l’Eucaristia a causa del covid 19, c’erano infatti due casi positivi e i militari hanno, giustamente, proibito ogni assembramento di persone. Siamo comunque andati per incontrare l’equipe che coordina la Comunità. Le ultime cinque ore del viaggio le abbiamo fatte in una specie di gara con una grande nave, la maggiore che solca il fiume. Si tratta dell’UBS – Unità Basica di Salute. Siamo arrivati praticamente insieme al porto di Ipiranga e qui, giustamente, l’abbiamo lasciata passare. L’UBS è una specie di ospedale fluviale. C’è il medico generico, gli infermieri, il dentista e alcuni specialisti di settore come malaria o altre malattie. In questo tempo di pandemia c’è tutta una equipe per i testi del covid 19 e il primo intervento. Non mancano poi i rappresentanti della società civile organizzata: il consiglio dei bambini e adolescenti; l’area indigena con tanto di traduttore ufficiale; tutto l’apparato inerente alla documentazione di cui le persone hanno bisogno. Manca solo il prete e i “servizi religiosi”, ma per questo c’è la nostra piccola barca indipendente.

 

Domenica passata, la 5° di quaresima, celebravo in città e sono giunte molte richieste per pregare per tutti gli ammalati di coronavirus, in ospedale e in casa. In questo momento la situazione in Brasile è davvero complicata: più di 2.300 morti al giorno, circa 70.000 nuovi contagi giornalieri, gli ospedali ‘chiusi’ per tutto esaurito, file enormi di gente che deve essere ricoverata e che abbisogna di ossigeno, che manca! E se non bastasse, un quadro politico demenziale.

 

Abbiamo già cambiato 4 ministri della salute e attualmente ce ne sono due perché devono inventare un nuovo Ministero per evitare che il ministro uscente vada in prigione. Rimanendo ministro sarebbe protetto dalle leggi speciali dei parlamentari. Sembra che inventeranno il “Ministero dell’Amazzonia” per proteggere la situazione penale dell’ex-ministro della salute. Abbiamo un presidente che continua a negare la gravità della situazione. Non usa maschera e paragona la pandemia a un piccolo raffreddore, è contro il vaccino e riunisce folle di persone quando si muove. Ora sta litigando in un braccio di ferro con i Governatori e i Sindaci che stanno muovendosi autonomamente, anche nell’acquisto di vaccini, per far fronte in modo scientifico e intelligente alla situazione ormai caotica. Ad oggi neppure il 5% della popolazione è stata vaccinata. In questa situazione lo Stato dell’Amazzonia, per la sua bassa densità di popolazione, va meglio che altri Stati molto più evoluti. Le nostre sfide sono più di carattere locale: difficoltà nei trasporti e isolamento dei popoli della foresta, mancanza di strutture e di personale medico, corruzione dei politici locali nei diversi livelli municipale e statale, dove spesso le cose funzionano solo se paghi salate tangenti. A peggiorare poi la situazione abbiamo alcuni pastori di chiese evangeliche pentecostali che stanno dicendo che il vaccino è il marchio della bestia dell’apocalisse, o, altri, che i cinesi vogliono controllarci, oppure che se ti fai vaccinare potresti correrai il rischio di trasformarti in un coccodrillo. Cose assurde dovute ad un fondamentalismo crasso o a giochi politici sostenuti da una religione asservita al potere. Fatto sta che molti indigeni hanno rifiutato di farsi vaccinare, e questo certamente non aiuta la situazione, ma la complica.

 

Ritornando alla 5° domenica di quaresima che ci ha regalato la Parola di Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita tenendola per sé, la perderà, ma chi la dona la serverà”; e ancora: “Se il chicco di grano, nella terra, non muore rimane solo, ma se muore dà molto frutto”; mi chiedevo: ma per chi davvero dobbiamo pregare? Che cosa possiamo chiedere a Dio in questo momento così difficile e devastante? Per che cosa ci preoccupiamo? Che cosa abbiamo paura di perdere e di non avere più? Certamente portiamo nella preghiera i deboli, gli ammalati, gli abbandonati, i soli e quanti sono segnati dalla perdita di un familiare o di un amico. Ma vorrei pregare anche per tutti coloro che non hanno speranza. Per coloro la cui vita è ancora rinchiusa nel tempo tra la nascita e la morte. Per coloro che si affannano per possedere cose e privilegi e, per difenderli, diventano violenti. Per coloro che rimpiangono le vacanze e non sanno che la maggioranza non le conosce. Per quanti sono preoccupati di chiudere i porti e i confini e non si rendono conto del cammino dell’Umanità e della morte per invecchiamento del nostro Bel Paese. Di quanti si sono abituati alle notizie del telegiornale che mostrano tanti fratelli e sorelle nei nuovi campi di concentramento dell’esclusione, dei muri e delle tendopoli di rifugiati e, semplicemente, spengono la TV. Di quanti sui social esprimono la loro rabbia contro un comunismo che non esiste più; e sostengono un individualismo socio-economico che fa paura. Di chi si lamenta e violentemente critica la parola di un papa pellegrino di speranza e di umanità riconciliata, e ostentano un fondamentalismo religioso e un cattolicesimo clericale. Ma come ci siamo ridotti! Ma che umanità è questa che ancora non si riconosce fraterna, nonostante la sofferenza provata nella solitudine di morire intubati o rinchiusi senza il calore di un affetto sincero?

 


Così nella 5° domenica di quaresima, l’ultima prima della Pasqua, abbiamo pregato per questa nostra Umanità sofferente e che fatica a ritrovare il sentiero della vita. Gesù ci ha detto: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”. Proviamo a guardare a quell’uomo nudo e essenziale sulla croce, quell’uomo vero, e riconosciamolo nell’Umanità senza discriminazioni narcisiste e violente. Guardiamo a quel Dio crocifisso, senza potere e senza privilegi e sentiamoci amati nella nostra debolezza e povertà. Amati da Colui che si è abbassato fino a noi per aiutarci a vedere oltre la morte, a scoprire la profondità dell’amore che ci fa tutti fratelli e sorelle.

Anche nella Comunità di São Pedro si riflette questa umanità. Siamo giunti nel primo pomeriggio, sono passato a salutare in tutte le case, gli uomini giocando a calcio e le donne in filosso con i loro neonati in braccio. Era una domenica pomeriggio. Verso le 6 facciamo il bagno, l’acqua del fiume è più fredda del solito, 26° al posto dei 31° di sempre, sta piovendo molto. Poi mangiamo qualcosa e andiamo alla scuola per la celebrazione della Messa. É domenica, ci saremo in molti! Aspettiamo un po’, arrivano i bambini, tutti i bimbi che giocavano nel pomeriggio, fortuna che avevo le caramelle. Aspettiamo ancora e arriva una nonna con la nipotina, e una giovane mamma, ragazza madre perché il marito se n’è andato.

 

Padre, possiamo cominciare... credo non verrà più nessuno, siamo noi.

 

Mi guardo intorno e decido di non celebrare la Messa, leggiamo il Vangelo e proviamo a parlarne un po’ insieme... “chi tiene per sé perde tutto... chi dona riceve di più...”. Così distribuisco una caramella a ogni bambino, un piccolo la scarta e se la mette in bocca voracemente. Richiamo la loro attenzione e dico che se qualcuno dona la sua caramella ad un altro bambino ne riceverà due di caramelle. Più avanti: chi dona due caramelle, ne riceverà tre; e così inizia un gioco bello e interessante, i bambini, come esperti banchieri, fanno fruttare le loro caramelle, chi dona di più riceve molto di più. Alla fine anche colui che si era giocato/mangiato la sua unica caramella, si ritrova con le mani piene...    Ci salutiamo e ci diamo appuntamento al prossimo mese.

Ritornando sulla barca, preparandoci a dormire, con un filo di tristezza, chiedo a Mosè, mio compagno di viaggio: ma perché non è venuto nessuno? Poi sentiamo la musica e vediamo arrivare canoe dal vicinato, tutti cominciano a bere e far festa fino alle sette del mattino... Davvero l’Umanità si assomiglia molto ad ogni latitudine!




Il mattino, ancora assonnati, ci prepariamo a partire verso la prossima Comunità a 4/5 ore di viaggio. Alzo lo sguardo e uno dei bambini, forse ancora sveglio da una notte agitata, viene verso di noi, ci sorride e accenna con la mano: grazie padre, ti aspettiamo il prossimo mese, ‘vai com Deus’ – che Dio ti accompagni! Questo sorriso ci ha ripagati di tutto, davvero impagabile e imperdibile il sorriso di un bambino!

 

Grazie a tutti che ci accompagnate nella preghiera e nella solidarietà:

BUONA PASQUA di RISURREZIONE!

 

San Oscar Romero - giornata di preghiera per e con i missionári martiri, 24 marzo 2021

lunedì 1 marzo 2021

Soldi, salute, potere, successo: la predicazione del cristianesimo brasiliano

 


Don Gabriele Burani, missionario in Amazzonia

Nella precedente lettera ho informato della presenza delle varie chiese cristiane nella nostra città (situazione simile a tutto il Brasile) accennando a qualche caratteristica generale.  Vorrei puntare l’attenzione su un aspetto assolutamente centrale, il cuore dell’annuncio cristiano delle chiese cristiane neopentecostali: il piano di Dio è che l’uomo sia felice, sano, ricco, potente, persona di successo; e chi è povero,  malato, emarginato? Se è così, una motivazione ci deve essere, e sarebbe che queste persone non rispettano la Bibbia, sono peccatori, e sono coinvolti con il diavolo.
Negli ultimi decenni, un po’ in tutti gli ambienti, si è diffusa quella che viene chiamata “ teologia da prosperidade”, teologia della prosperità.  Siamo stati creati per vivere nella abbondanza, nella gioia, nella pace, nella ricchezza.   La fede in Dio è il mezzo per ottenere la salute, la ricchezza, il successo e il potere terreno.

 Come è concepito Dio? Dio DEVE assicurare al fedele, per diritto divino, la salute, la abbondanza economica, il successo sociale; chi è povero ha poca fede, non segue la Bibbia, è sotto l’influenza del diavolo. Salute, ricchezza, successo rappresentano sempre la volontà di Dio per i suoi fedeli, mentre la povertà è demoniaca. Dio è un padre amoroso che vuole vedere i suoi figli in buona salute, ricchi, contenti.  Le vittime della storia non hanno  avuto successo per colpa loro, non hanno fede in Dio, e le disgrazie sono una punizione per i loro peccati.  La chiesa è luogo di guarigioni, Gesù ha preso su di sé le nostre infermità ( MT 8,17) quindi chi ha fede viene guarito, la guarigione è fisica e spirituale.  Dio ha vita in abbondanza e tutta la ricchezza dell’universo è a nostra disposizione se abbiamo fede: come non potremmo essere sani e ricchi?   I poveri, malati, falliti sono sotto il dominio di Satana, e Gesù è venuto per liberarci dal dominio di Satana.   La salute e la ricchezza sono il segno della benedizione di Dio; il Gesù della teologia della prosperità è il Risorto Glorioso che sta nei Cieli, non l’umile servo vissuto su questa terra.  La preghiera è lode e richiesta fatta con insistenza, Dio deve rispondere; Dio come una grande macchina che elargisce benessere: il fedele mette la monetina e la macchina-Dio risponde realizzando le richieste dell’uomo.



 In assemblea si dà testimonianza dei doni ricevuti e i fratelli gridano e cantano Amen, Alleluia!  Dio lavora per ‘massimizzare’ il nostro potenziale nel sistema capitalista imperante; in questa prospettiva l’ esperienza di unione con Dio non è importante,  una storia di amore con il Signore non rientra negli interessi: Dio viene riconosciuto e lodato e temuto per la sua funzione, di rendere l’uomo ricco, appagato, realizzato e non per la comunione con Lui.

Nel nostro mondo dove tutto è in vendita, anche la vita religiosa risponde a una logica commerciale, di scambio con Dio; e la grande enfasi è sul possesso dei beni materiali, della salute, come segno visibile della fede in Dio. Chi si converte a Gesú supera la maledizione della Legge ( Gal 3,13-14), cioè le malattie, la miseria, secondo Deut 28.  Il cristiano ha il diritto ad avere il meglio su questa terra, per questo deve avere una auto bella e nuova, vestiti eleganti, una vita nel lusso, godendo di tutto ciò che il mondo del commercio offre.

Il ‘dizimo’, la decima parte dei ricavi economici, entra nella logica del commercio: se dai la decima alla tua chiesa, Dio ti dovrà benedire con successo e abbondanza. Se non arriva ciò che desideri, significa che hai poca fede; e se non paghi la decima, rimani vincolato al diavolo e avrai una vita di miseria.



I mezzi di annuncio.  La televisione è un potente mezzo, e in Brasile sono molto seguiti i canali televisivi religiosi: la TV del santuario di Aparecida e Canção Nova (Rinnovamento nello Spirito) tra i cattolici, e tante altre della galassia evangelica-neopentecostale.  La Tv trasmette le predicazioni dei pastori, e insiste molto sulle guarigioni e la testimonianza di persone ricche e di successo, per confermare che con la fede in Gesù e partecipando della chiesa ‘Tale’ si arriva al benessere garantito.  Le TV di questi gruppi sono strutturate come un grande messaggio pubblicitario.

Le scenografie sono molto curate, così i canti, le musiche, gli appelli persuasivi…. Tutto strategia di marketing; la simbologia e la liturgia uniscono Antico e Nuovo testamento; la potentissima e ricchissima Chiesa Universal ha costruito a San Paolo il Tempio di Salomone, immenso, che può contenere migliaia di persone comodamente sedute, un ambiente lussuoso, con ministri che indossano gli abiti descritti nel Pentateuco, le frange e i filatteri poi la menorah, lo shofar, i cherubini e l’arca della alleanza, montagne di oro….  Insieme a simboli cristiani.

Luoghi di predicazione sono cinema, teatri, e nuove costruzioni comode, luminose, pulite, lussuose, con le più efficaci amplificazioni….  non le vecchie chiese cattoliche, buie, troppo fredde o troppo calde, disadorne e mal curate, con duri e scomodi banchi di legno, umide, con infiltrazioni di acqua, i microfoni che non funzionano….

 Nel mondo e del mondo.      Il cristianesimo ha sempre predicato moderazione e diffidenza verso i mezzi ‘mondani’; ci sono esperienze sia in ambito protestante che cattolico di rifiuto della vita urbana, per formare comunità con una logica alternativa al mondo. Un tema classico nella storia del cristianesimo è la rinuncia al mondo, nel senso di spirito mondano. Siamo nel mondo ma non del mondo, ci aveva detto Gesù.  Le ambizioni mondane (ricchezze, potere) erano condannate dalla morale cristiana.  Ora assistiamo ad un rovesciamento di prospettiva, le chiese neopentecostali predicano la prosperità in questo mondo, e utilizzano i mezzi mondani con scaltrezza, privi del pudore delle chiese storiche. I mezzi di persuasione mondana, e i valori di questo mondo (denaro, potere, successo, salute e abilità strategica) vengono ricercati e esibiti. Il dono di Dio è la grazia, è la vita stessa di Dio che ci rinnova per una vita di carità, giustizia, santità; nella nuova prospettiva il dono di Dio sono i beni materiali che l’uomo chiede per soddisfare i desideri ‘mondani’!  Dio a servizio dell’autoaffermazione dell’uomo.
Siamo di fronte a una generazione di credenti che non ha conoscenza della storia cristiana, della teologia, non conosce il messaggio della croce (dono di sé per gli altri) ma rivendica in nome della croce di Gesù (come un amuleto magico) il successo terreno egoistico.  Paradossale ma reale.



L’esibizionismo è un’altra caratteristica che sconcerta chi è abituato a meditare sulla umiltà, sul nascondimento, sulla modestia come segni di una autentica vita spirituale; no, qui il fedele deve esibire ricchezze, lusso, potere come segno della benedizione di Dio e quindi della sua fede. Più si è spudorati nel mostrare, meglio è: non siamo forse nella società della immagine?

Sono chiese che si dicono cristiane ma annunciano più l’Antico che il Nuovo testamento.  O meglio, annunciano alcuni testi dell’Antico testamento scelti per motivare la propria teologia. Parti fondamentali del vangelo (come le beatitudini) vengono dimenticate. Difficile riconoscere una forma di cristianesimo in questa proposta religiosa. Comunque queste sono le chiese che hanno avuto in Brasile una notevole diffusione negli ultimi decenni.


Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...