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domenica 29 dicembre 2024

UN NATALE, TANTI NATALI

 



29\12\24

d. Paolo Bizzocchi

Tra tanti “natali”, abbiamo celebrato il nostro Natale, semplice e bello. La Messa della Notte, alle 21 nella Palestra della parrocchia; la chiusura dei festeggiamenti nella comunità del Menino Jesus; una Messa serale alle 19.30. La presenza non è stata certamente abbondante, ma il clima nella Messa della Notte ed in quella del 25 sera era sinceramente festoso. Nella Messa della Notte, presieduta da d. Gabriele, anziché concelebrare dall’altare ho preferito farlo con l’assemblea, prendendomi l’incarico di suonare; non so cosa farò in futuro, ma ora la cosa più importante è che loro colgano che questo prete italiano che ancora non parla la loro lingua è già uno di loro e non ha paura a mescolarsi con loro. Mi pare che il messaggio stia arrivando, tanto che mi risulta palpabile la loro voglia di poter interloquire in una lingua comune; per ora abbiamo utilizzato quella della preghiera e quella della musica, presto spero arrivino anche le parole.

È invece dispiaciuto il vuoto della celebrazione al Menino Gesù, dopo un novenario molto bello; la municipalità nello stesso momento ed a poche centinaia di metri di distanza aveva organizzato una distribuzione di regali per i bambini. Il Papa ha ricordato che Babbo Natale viene dopo Gesù, ma forse non è stato tradotto in portoghese… comunque nulla di nuovo sotto il sole.

Mi ha invece profondamente colpito un altro fatto. Tornato dal Menimo ed entrato in casa, sento fuori sulla piazza un frastuono di voci ad alto volume e di tamburi. Era la chiesa pentecostale più importante del paese - si chiama IDPB Promessa – cha nel giorno di Natale, che loro non celebrano, aveva organizzato una grande manifestazione finalizzata ad affermare la loro potenza. Un’auto piena di altoparlanti con relativo predicatore urlante; molta gente e giovani con divise da parata in perfetto ordine, con stendardi di Gesù e bandiere del Brasile, della loro chiesa e di altro; una banda di almeno quaranta giovani, tutta di tamburi suonati con forza, un seguito di moto a clacson spiegati, mortaretti a go go… Con questa sono passati dalla chiesa e da alcune vie circostanti, non so fino a dove. Una cosa certa è che non era un momento di preghiera, né in sé una festa: era un’affermazione della loro forza all’interno del paese. Una specie di “Esercito della salvezza” spiegato in atteggiamento di parata…

Questo ha fortemente sollecitato il mio interesse, ed ho cominciato a guardare materiale loro e di altri gruppi pentecostali in internet; anche perché alcune loro distorsioni stanno facendo, o hanno già fatto, presa anche nella chiesa cattolica, e questo è l’aspetto più importante. Si chiama “teologia della prosperità”; in due parole, se hai fede Dio ti fa avere successo, soldi e vita serena, che se non arrivano ora è perché sta provando la tua fedeltà, ma poi arriveranno (è una Promessa di Dio alla quale devi credere…). Questo nei predicatori Pentecostali è molto chiaro: lo sviluppo finanziario è sempre uno dei primi beni promessi, poi vengono il trovar moglie o marito e la stabilità della famiglia (che non è solo un fatto affettivo, ma di stima sociale – ecclesiale). Purtroppo anche cattolici dicono questo. In questo momento in Brasile è molto in auge un frate che propone il Rosario alle 4 del mattino ed in questa preghiera ha un seguito enorme; fin qui tutto ok, anzi! Ma il problema è che il fine è sempre risolvere problemi: avrai una buona famiglia, avrai successo, avrai soldi. Alla Messa di Natale alcune persone avevano una loro maglietta con quattro parole: fede, amore, speranza, successo.

Potere, soldi, successo, buona posizione familiare: ciò che si chiedeva a quelli che chiamiamo “dei pagani”. È il “dio utile”, che prego, rispetto ed adoro perché “mi serve” a qualcosa. Proprio nel Natale emerge tutto il contrasto con “l’inutile” Gesù, il Dio nato come bambino rigettato e perseguitato e morto come infame condannato. Un contrasto che fa risaltare ancora di più la bellezza di Gesù e del suo Vangelo, che è veramente la “parola nuova” che esalta “l’inutile essenziale” che è la sola cosa che può dare pienezza alla vita dell’uomo. 

Mi veniva alla mente una bella parola del Vangelo, quando Gesù dice ai suoi discepoli – quindi anche a noi – di considerarci “servi inutili”, che non creano utilità e non hanno un utile. Non l’ho mai sentita così bella e liberante come ora! Uscire finalmente dalla prigione dell’utile (soldi, potere, successo, rilevanza - anche nella vita pastorale), per entrare nella bellezza del vero e del buono… “Cosa vai a fare in Amazzonia? – Beh… il parroco – E basta? Allora potresti farlo anche qua…” Se vai solo a fare il prete, sei inutile: evviva!


Il Signore ci custodisca nel suo Amore, buon Giubileo della Speranza a tutte e tutti!


sabato 21 dicembre 2024

PREPARANDO IL NATALE

 



Venerdì 20\12\24

Ciao a tutti e tutte!

Da una settimana sono tornato dal primo viaggio sul Rio Iça e tante cose sono cambiate (anche se da fuori non appare molto…): cambiate semplicemente perché… ho ricominciato a fare il parroco! Di fatto non faccio quasi nulla, perché non capisco e non riesco a comunicare e perché d. Gabriele generosamente provvede a tutto, ma le cose da parroco-appena-arrivato arrivano tutte: arriva l’ufficio da sistemare, arrivano i documenti di cui prendere visione, arriva l’appuntamento in prefeitura (municipio) per una proprietà da sistemare, arriva che c’è da andare in banca per mettere a posto le firme… In sé nonostante i tempi lunghi è tutto più semplice che in Italia, ma anche qui queste cose ci sono. 



Anche qui ci stiamo preparando al Natale… o meglio “ai natali”. Si, perché se in Italia di Natali ce ne sono sostanzialmente tre (quello dei cattolici o simili, quello degli atei o simili, quello della minoranza che appartiene ad altre religioni), qui le cose sono più molteplici e complesse. Per tutti la radice è quella ebraico – cristiana, l’Islam non c’è e l’ateismo diffuso non esiste (esiste a livello pratico, ma non è sostenuto da un movimento di idee), ma la molteplicità dei culti è notevolissima e ben difficile da inquadrare. I più vicini a noi cattolici sono gli evangelici (o “protestanti”), che qui sono presenti soprattutto con la chiesa Battista e che di certo sono cristiani; poi ci sono le chiese pentecostali ufficiali, come la “Assemblea di Dio”, con diffusione nazionale ed internazionale, che hanno un loro modo di vivere il cristianesimo; poi c’è la selva di “chiese” pentecostali locali che nascono come funghi anche una vicina all’altra, che è ben difficile capire cosa pensino e credano; poi ci sono quelli della “cruzada”, con una rigidissima morale; poi se vedi per strada una che sembra una suora o uno che sembra Mosé redivivo sono gli “Israeliti” (o “Ismaeliti”, non mi è chiaro); poi ci sono gli Avventisti, che celebrano il sabato anziché la domenica; poi ci sono i Testimoni di Geova; poi... 



Quale Natale celebrano questi credenti, che in qualche modo rapportano la loro fede a Gesù? Cosa credono o cosa non credono? Viene il sospetto (un po’ anche per i cattolici…) che a volte non lo sappiano nemmeno loro…

Di certo “i natali” qui rendono ben presente che in questo popolo la fede è qualcosa di radicato ed in qualche modo “naturale”, tanto che pur con una miriade di chiese su meno di 25.000 abitanti qui ci sono abbastanza credenti per tenerle tutte più o meno vive. Poi è chiaro che la fede cristiana si presenta con una divisione dolorosa, ma che forse loro non sempre colgono come tale (ce n’è per tutti…). 



Infine, non è facile capire cosa motivi tutta questa divisione che genera molte chiese e molti pastori. Di certo in tutte queste chiese ci sono pastori e credenti sinceri e motivati, ma un sospetto (più che un sospetto…) viene: che c’entrino molto i soldi ed il potere, o almeno l’illusione dei soldi e del potere. Perché qui in Brasile ci sono pastori ricchissimi, che sono vere star nazionali (poco tempo fa uno ha avuto un tentativo di rapina sulla sua macchina blindata seguita dalla scorta privata…): allora il tentativo di provarci viene. Magari non diventerò come quel pastore o come quell’altro, ma il mio gruzzoletto posso raccoglierlo anche qui... Di fatto la chiesa pentecostale più forte di S. Antonio esige livelli di offerte tali che la gente arriva ad indebitarsi per pagare il pastore e non essere esclusa. 

Poi c’è il potere. Qui è eclatante il caso della Cruzada: il paese ove è sepolto il fondatore (3-4.000 abitanti, su un affluente isolato del fiume) è retto dal proprio pastore con una sorta di ierocrazia dispotica, che si avvale anche di una “polizia privata” che ha una funzione simile alla polizia morale di stati guidati dall’Islam radicale. Tutto illegale, ma difficilmente perseguibile. 

Poi ci saranno anche i ben intenzionati…



Il nostro primo compito, come cattolici, è indubbiamente quello di non entrare nel gioco della competizione, perché finiremmo anche noi per agire in funzione della nostra fetta di soldi e potere. Fra tanti “natali”, celebriamo invece il “nostro” Natale fermandoci davanti alla culla del Dio così onnipotente da essersi fatto totalmente impotente, così Padre da essersi fatto figlio affidato alle cure di una madre (scelta bene…) e di un padre in tutto umani… Celebriamo il Natale guidato dall’umiltà del Dio-fatto-figlio-piccolo per noi e con lui usciamo dalle dinamiche competitive che guidano e distruggono il mondo, qualsiasi esse siano e qualunque fine esse presentino. Noi abbiamo il dono di poter annunciare che Dio è piena Misericordia, manifestata nel volto umano di Gesù: questo ci basta ed avanza. Poi le persone faranno il proprio cammino, forse andranno altrove e forse torneranno… Dio vede e conosce con Amore, non possiamo farci carico noi della libertà che il Signore ha donato all’uomo.



Un Natale di Pace a tutti e tutte!

Il Signore ci benedica!


d. paolo bizzocchi

domenica 8 dicembre 2024

CHE MUSICA E CHE LUCI!

 




Ci siamo sentiti una settimana fa, e dopo questo messaggio passerà almeno un’altra settimana, perché da domattina fino a sabato sarò sul fiume Iça con sr. Mariana ed un diacono permanente di una parrocchia vicina, Protasio. Con il pilota ed il figlio saremo in cinque e per sette giorni condivideremo lo spazio della barca e le soste nelle comunità che si trovano al limite nord-ovest della nostra parrocchia, più vicine al confine con la Colombia, a circa 300-350 km da S. Antonio. Solitamente questi viaggi li fa d. Gabriele Carlotti con il pilota e durano una dozzina di giorni; quest’esperienza più breve mi darà la possibilità di iniziare a familiarizzare con questa parte del ministero, in attesa di poterlo svolgere in modo completo tra alcuni mesi, sostituendo d. Gabriele. Questa è una delle esperienze “forti” di questi giorni, da unire all’altra non meno rilevante della partenza di d. Gabriele Burani per il ritorno definitivo in Italia, dopo dieci anni in Brasile. 

In pratica, ad un mese dall’arrivo in Amazzonia e due settimane dall’arrivo a S. Antonio mi trovo parroco (anche se di fatto fa tutto Carlotti…) e pienamente nella situazione, con un portoghese degno di un bimbo di un anno circa. Penso di poter dire che in poco più di un mese sto accumulando una serie di nuove esperienze, sensazioni e “nuovi sguardi” che mi pare sia passato quasi un anno… poi piano piano le assimilerò in compagnia del Signore e di quanti mi stanno vicino, come ha fatto Maria davanti alle novità molto più rilevanti che la colsero senza nessun preavviso quando un altro Gabriele, più angelico dei miei compagni, le fece visita.



Oggi però volevo parlare un poco delle feste, perché anche queste in poco tempo ho fatto una bella scorta…

Feste in grande, noi probabilmente diremmo “troppo in grande”. 

Dalla rumorosissima “Marcia di Gesù” organizzata dai Pentecostali (noi cattolici non c’entriamo, è un altro stile), con un camion di altoparlanti e luci a sostenere le musiche e le parole urlate di predicatori che pareva avessero più decibel che idee (il mio elementarissimo portoghese mi è bastato per capire che stavano dicendo ben poco…) il tutto concluso con il concerto gratuito di un famoso cantante al quale anche i cattolici, comprensibilmente, non hanno fatto mancare la partecipazione.

Poi l’accensione della piazza natalizia, con un allestimento di luci degno di una grande città. Al centro un presepe artistico ambientato sul fiume, anche qui con una quantità di luci e colori da far girare la testa. Poi musica, musica, musica, assieme a luci, luci, luci… pare che non vivano senza musica (spesso di importazione, come da noi) e senza luci.



Verrebbe da osservare: ma è giusto? Con tante case fatiscenti o anche meno, strade con buche che sono voragini, situazione sanitaria fragilissima e scolastica con tanti limiti, lavoro quasi assente… 

Da buoni occidentali industrializzati, il giudizio negativo lo portiamo sulla punta della lingua. Però ci fa bene ipotizzare anche solo per un attimo che forse hanno le loro ragioni anche loro. 

Da una parte ci basta provare a pensare cosa significa abitare in un posto così isolato, circa 25 kmq di centro abitato (un’area come il comune di Campegine) nel quale si svolge tutto, perché andare nelle città più grandi, Tabatinga e soprattutto Manaus, costa una parte significativa dello stipendio mensile e\o giorni di viaggio; se non fanno festa qui, dove la fanno? Se non sperimentano un po’ di “bellezza” qui dove la sperimentano? “Andiamo a fare un giro a…”, semplicemente non esiste, a meno di investire una cifra ed una quantità di tempo considerevole.



Poi, soprattutto, possiamo chiederci: chi ha ragione? Noi abbiamo impostato la nostra società e la nostra vita su lavoro, sulla produttività, sull’efficienza, sul raggiungimento degli obiettivi… è indubitabile che questo ha portato anche cose positive, ma indubbiamente ha anche tanti limiti. Se leggiamo la Scrittura ed ascoltiamo la parola della Fede, una cosa è certa: il lavoro è una necessità, ma l’obiettivo della nostra vita non è il lavoro, ma la festa. Dio non ci ha creati per il duro lavoro, questo è conseguenza del “peccato originale”, ma per la festa e la gratuità. La Creazione presentata da Genesi è festa, conclude con il riposo del Sabato; la nuova Creazione presentata da Apocalisse è una festa di nozze… Gesù tante volte ci parla di un banchetto nuziale e degli stolti che per impegni più importanti non vanno…

Forse i nostri amici amazzoni un po’ esagerano (soprattutto con i volumi…), ma forse non hanno tutti i torti; con poco o pochissimo si vive, ma senza festa non è vita!


Poi ci sono le feste piccole… la Madonna di Guadalupe, l’inaugurazione della cappella a Taracuà, il saluto a d. Gabriele… davvero belle. Ma di queste vi parlerò un’altra volta…


d. Paolo Bizzocchi

venerdì 8 dicembre 2023

IMMACOLATA

 




É ancora Natale, nella festa di Maria libera dal peccato, rinnoviamo il nostro impegno per la fraternitá e la giustizia. Che l'arroganza delle guerre, la superficialitá corrosiva del consumismo e ogni tipo di violenza e esclusione non abbruttiscano piú l' Umanitá. Imploriamo pace per tutti i popoli! Pace e Speranza per una Umanitá Nuova, senza idoli e senza odio. Una Umanitá che profumi di perdono, riconciliazione, rispetto, accoglienza e laboriositá. Una Umanitá felice e gioiosa! Pe Gabriel Carlotti-Amazzonia.

mercoledì 21 dicembre 2022

Un nuovo inizio

 




 

 

Vi scrivo ancora in questo 4° Natale che, per grazia di Dio, vivo qui in Amazzonia, nella grande foresta, immerso nell’umiltà dei popoli che la abitano.

 


Da voi inizia il freddo inverno, qui da noi ormai il grande caldo e le forti piogge dell’estate stanno arrivando. Prospettive diverse dell’unico sguardo sulla vita che scorre speranzosa e inesorabile, come l’acqua del grande fiume. È l’ultimo viaggio che facciamo con la nostra piccola barca “Mani Unite”, che ci ha accompagnato e servito in questi due anni e mezzo, subito dopo la grande pandemia. Il 1° gennaio 2023 segna l’inizio di un nuovo governo, Lula, il presidente eletto, potrà governare a tutti gli effetti e speriamo davvero che le cose cambino in meglio anche per la nostra Amazzonia. Risalendo il fiume, ancora secco e pieno di spiagge auree che emergono dall’acqua, abbuiamo incontrato più di venti piccole draghe cercando oro e inquinando le acque e i pesci. Ora la febbre dell’oro è senza controllo, e solo una nuova politica federale potrà arginare questa distruzione delle risorse naturali, che ancora garantiscono la vita dei popoli indigeni. Il dolore più grande è quando questa febbre prende gli stessi abitanti del fiume, che si illudono di una ricchezza apparentemente facile, ma che non dà vita, anzi che produce morte per tutto il Creato: natura, animali e persone.

 


In questi due anni e mezzo di navigazione con “Mani Unite” abbiamo molto sofferto a causa dell’insicurezza: in quasi tutti i viaggi qualcosa si è rotto nella struttura della barca e principalmente nel motore. Anno nuovo, vita nuova, il 1° gennaio andremo a Manaus, io e Moises, perché la nuova barca della parrocchia è ormai pronta: 15 mt di lunghezza per 3,5 mt di larghezza e un motore nuovo di 320 cv (quello attuale è di 52 cv). Un dono dell’organizzazione “La Chiesa che Soffre”. Anche il nome è nuovo: “Sempre Incontrando”, per essere una Chiesa in uscita, protesa verso un ascolto e un dialogo nuovi con le persone, una Chiesa sinodale. Il 6 gennaio, festa missionaria dell’Epifania inizieremo il nostro viaggio di 1.200 km, risalendo il Rio delle Amazzoni, fino alla città di Santo Antonio do Içá. Che Dio ce la mandi buona!

 


In questo tempo nuovo, ancora una buona notizia: le Missionarie di Cristo Risorto hanno fatto discernimento e scelto la nostra parrocchia per iniziare il loro servizio in Amazzonia. Siamo molto contenti della loro decisione che, da marzo 2023, sarà effettiva e porterà una presenza femminile inserita nella vita delle Comunità Ecclesiali Missionarie. Stiamo già costruendo una piccola casa, vicino alla nostra, ‘campo base’ per riposarsi, programmare e condividere la vita delle famiglie e delle Comunità lungo il fiume e anche nei quartieri periferici della città.  

 


Arrivando a Ipiranga, troviamo la chiesa chiusa e trascurata, cerchiamo la chiave e scopriamo che dalla partenza dei due militari che animavano le celebrazioni e la catechesi, la Comunità non si è più riunita. Solo il doposcuola ha funzionato fino alla chiusura dell’anno scolastico. Così ci rimbocchiamo le maniche, scopa alla mano, stracci, secchio e acqua… una pulizia generale lasciando un profumo nuovo. Poi passiamo per il paese, visitiamo alcune famiglie, invitiamo per la celebrazione della terza domenica di avvento. La sera suoniamo più volte la campana, fiduciosi che qualcuno risponderà alla chiamata del Signore. Verso le 8, ora della celebrazione, arrivano alcuni bambini, quelli del catechismo; poi alcune mamme che li accompagnano, due o tre uomini e una famiglia al completo con un bimbo in braccio alla figlia più giovane, un bimbo di pochi mesi. Il Signore ci darà un segno: la giovane partorirà e il nome del bambino sarà Emmanuele, Dio con noi. Così celebriamo l’Eucaristia con semplicità di cuore, animata da canti conosciuti e accompagnati dal battito delle mani, perché tutti possano partecipare. Alla fine, distribuiamo i biscotti, che non possono mancare per la condivisione fraterna, quella che una volta si chiamava ‘Agape’. Prima del canto finale chiedo la parola e dico: “Per due anni abbiamo avuto la fortuna di aver con noi la Tenente Correia e il Sergente Alysson che ci hanno aiutato molto a celebrare la nostra fede e anche a costruire la nostra cappella di Santo Espedito e Nossa Senhora Aparecida. Ora loro sono stati trasferiti per un altro servizio, ma noi abitiamo qui e la nostra vita continua. Qualcuno è disposto a ricevere la chiave della chiesa, a organizzare la pulizia e aprire la domenica sera per la preghiera?” Silenzio. Lunghi, interminabili minuti di silenzio. Poi dico: “Bene, se nessuno si offre, allora porto con me la chiave e verrò una volta al mese per invitarvi alla preghiera. La chiesa evangelica (protestante) è già chiusa da alcuni mesi perché il pastore se n’è andato… ma, almeno fino a Pasqua, noi continueremo a venire, fiduciosi nella misericordia di Dio per tutti i suoi figli, anche per voi di Ipiranga”. Ancora silenzio. Poi, due signore, una più anziana che abita a fianco della cappella, e una più giovane che sempre viene con i suoi molti bambini, dicono: “Padre, noi possiamo tenere la chiave, garantiamo di pulire e aprire la chiesa ogni domenica, solo non sappiamo fare la celebrazione”. Un nuovo inizio, un bambino è nato per noi, non è più qualcuno di fuori che aiuta, ma è l’Emmanuele: uno-di-noi. Ho molta fiducia che piano piano la Comunità potrà rivivere. Il giorno dopo, anche un giovane si offre di suonare la chitarra, lui che ha imparato con il Sergente Alysson, ora può aiutare la Comunità. Con gioia e pieni di speranza riprendiamo il nostro viaggio. Come Giuseppe che, svegliatosi dal sonno, prese Maria a vivere con lui, nell’attesa che nascesse colui che salverà il suo popolo dai suoi peccati: Gesù.

 


Allora vi auguro un Buon Natale, che sia sempre un nuovo inizio, una nuova possibilità di vita. Il Signore ha messo la sua tenda in mezzo al suo popolo, a questa Chiesa – Popolo di Dio. Il Signore ha rinnovato la sua fiducia e non abbandona la nostra Storia. Una nuova Umanità sorgerà. Ancora le spade e le bombe saranno fuse in aratri e non ci saranno più le guerre. Nessuno sarà più abbandonato in mezzo al Mediterraneo, e riceveremo un nome nuovo che il Signore pronuncerà: “Fratelli e Sorelle, tutti”. L’accoglienza e la fraternità saranno il volto di coloro che resteranno Umani. L’agnello e il lupo pascoleranno insieme, e un bambino li guiderà.

 

Buon Natale e Felice Anno Nuovo di Pace!

 

 

Gabriel Carlotti – missionario dell’Amazzonia

 

 

 

 

Santo Antonio do Içà, 21 dicembre 2022 – inizio estate brasiliano e inverno europeo

 

     

venerdì 1 gennaio 2021

E' ANCORA NATALE...

 

 

      Gabriele Carlotti – missionário diocesano in Amazzonia

 

Come vi dicevo, ho passato la notte di Natale, il 24 dicembre, a Ipiranga, avamposto militare sul confine con la Colombia, quando il Putumaio, fiume che divide il Perù dalla Colombia, cambia nome entrando in Brasile e si chiama “ rio Içá “. É un affluente del rio delle Amazzoni e percorre tutta la nostra parrocchia da est a ovest. Ipiranga un tempo era un paese abbastanza importante, proprio perché luogo di confine, oggi  ha l’apparenza di una città fantasma. Fuori dal Quartel militare sono solo case in legno, piuttosto vecchie e logorate dal tempo e dalle abbondanti piogge. I civili sono pochi, credo non superino un centinaio di persone, includendo vecchi e bambini. I militari oggi sono 54 e arriveranno ad essere 70 quando il contingente sarà al completo. Tutti molto giovani, dai 18 ai 24 anni, molti già con moglie e figli. Essendo un luogo speciale, di frontiera e in mezzo alla foresta, rimangono per almeno due anni e hanno diritto a portarsi la famiglia. Quindi molte case disabitate e decadenti sono affittate ai militari e ai loro familiari. La chiesetta di Santo Espedito, patrono delle forze armate, oggi non esiste più, dicono fosse una chiesa grande e bella, con due torri e anche le campane, poi l’infiltrazione di acqua nel tetto e l’abbandono hanno provocato il crollo. È rimasto solo il pavimento in ceramica che oggi serve da garage per i macchinari militari. Nel corso degli ultimi anni è apparsa una chiesa evangelica dell’Assemblea di Dio alla quale oggi partecipano la maggioranza degli abitanti, una volta tutti cattolici. Anche diversi militari, provenienti dal sud del Brasile, sono evangelici. Il Comandante dei militari ha parlato con il pastore che abita a Ipiranga (i pastori evangelici sono preparati con sei mesi di corso accelerato e hanno famiglia, molto diverso da un prete cattolico che, oltre alla questione del celibato, deve sobbarcarsi otto anni di seminario e di studi filosofici e teologici... quasi anacronistico per un indigeno), fiducioso del mio parere favorevole, per fare un culto ecumenico, tutti insieme per il Natale, ma la risposta è stata chiaramente negativa. Anzi neppure i militari evangelici hanno partecipato alla confraternizzazione offerta dopo la conclusione della Messa e del Culto.

 

É davvero difficile costruire ponti quando si sono alzati muri di contrapposizione! Eppure, il vangelo è chiaro: non ci sono più stranieri e ospiti, uomini e donne, schiavi o liberi, italiani o africani, bianchi o neri, cattolici o evangelici... ma tutti siamo uno in Cristo Gesù! Questa parola ci libera e ci rende capaci di fraternità... quando sapremo spogliarci della nostra arroganza e accogliere il natale di quel bambino nato per noi, nato per tutti?

Normalmente celebriamo la messa una volta al mese nella “toca da onça” (tana della pantera), ma questo natale è stato diverso. Avevo chiesto un pezzo di terra per costruire una capanna in legno che servisse come luogo d’incontro per la comunità. I militari ci hanno offerto un vecchio deposito inutilizzato, sepolto in mezzo alle case e quasi diroccato, ma con le pareti ancora solide. Abbiamo accettato e si è formata una piccola equipe per ristrutturare. Ho inviato le lamiere per il tetto e loro si sono impegnati ad andare in foresta per incontrare le travi in legno... arrivo il 24 e vado diretto nella “toca da onça” per preparare per la messa di Natale, c’è la musica molto alta e tutto è pronto per la confraternizzazione ...

padre, celebriamo la messa nella nostra chiesetta, siamo riusciti a coprire e abbiamo preparato là, abbiamo anche messo una lampada provvisoria ... “.

 Quando arrivo mi si allarga il cuore. Una fogna ancora aperta passa proprio davanti alla porta, o meglio, al buco nella parete per entrare; non c’è niente, solo pareti sporche coperte con alcuni drappi improvvisati con vecchie coperte, un tavolino e alcune seggiole. Sorrido, preparo un piccolo altare con le immagini di Nossa Senhora Aparecida e Santo Expedito, patroni di Ipiranga, accendo una candela su una pietra improvvisata e iniziamo la celebrazione. Mi sembrava di essere a Betlemme, o in tante stalle del nostro appennino. Mi sentivo invitato da Francesco di Assisi a partecipare del suo primo presepio. Così, tra due giovani militari che suonavano la chitarra, una mamma che allattava il suo bambino, alcune anziane signore che finalmente potevano ‘assistere’ alla Messa in chiesa e non nella discoteca – toca da onça, alcuni giovani che aiutavano a cantare, con tre panettoni che avevo portato per i bambini, ma che sono serviti perché tutti potessero averne un pezzetto, ancora un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio, il suo nome è Salvatore potente, principe della pace.

Alcuni avevano criticato la scelta di accettare questa soluzione per la nostra chiesetta, in verità molto piccola e che la notte di Natale vedeva addirittura persone in piedi contro le pareti ancora sporche; anch’io, non lo nego, ero titubante perché è davvero nascosta in mezzo alle case, bisogna ‘sbatterci contro’ per vederla, mentre le chiese anche degli evangelici sono sempre in luoghi alti o al centro delle piazze, come nella città di Santo Antonio. Ma quella notte, una luce ci ha avvolti e tutto è diventato chiaro. Dio abita in mezzo al suo popolo, tra i suoi figli, nelle nostre case. Ha fatto della nostra carne la sua dimora.  Non ha bisogno di un tempio e dei suoi ornamenti sacri, gli basta un cuore umile e capace di amare. Non vuole essere visto e riconosciuto nella sua sacralità e onnipotenza, ma vuole essere incontrato nel volto e nella persona di tanti fratelli e sorelle spesso sfigurati dall’ingiustizia, frutto del peccato di egoismo (di consumismo direbbe papa Francesco). È venuto a liberarci e salvarci da noi stessi per renderci capaci di essere per gli altri. Solo l’amore che esce da se stesso cresce e non soffoca.

Credo che il Messia, Figlio di Dio, Gesù non sia venuto a fondare un’altra religione (ce ne sono già troppe!), neppure il cristianesimo, spesso frutto del bisogno innato di riconoscenza e affermazione. Il Signore, che ha vinto sulla morte della contrapposizione e della divisione, ha schiarito la notte dell’io incurante del fratello e della sorella, ci ha liberato e resi liberi di amare. Credo che il Risorto, figlio di Maria di Nazaret sia venuto per aiutare l’umanità a ritrovare se stessa e la gioia della bellezza della Vita.

Questo tempo di “pandemia” ha smascherato, proprio imponendoci di usare una maschera, ha smascherato la falsità apparente della religione, l’interesse nascosto della politica, i blocchi di potere della confederazione degli stati uniti d’America, della Russia e dell’Europa; la violenza dell’imposizione ebraica e araba, e la sete incontenibile di vita della madre Africa.

È ancora Natale, Dio si sottrae a ogni manipolazione, è l’Emmanuele, Dio-con-noi, con il popolo, con la gente, con gli ultimi a favore della vita di tutti. Non perdiamo questo Natale pandemico che ci fa sentire la mancanza di un abbraccio, di un incontro, dell’altro... non delle cose che consumiamo! Questo Natale che ci invita ad essere un segno nuovo, accogliente, speranzoso, umile, sorridente, capace di solidarietà e di perdono, onesto e fraterno: la chiesa di Gesù di Nazaret, figlio di una ragazza madre e di cui, come per tanti, Dio è l’unico Padre! È ancora Natale... grazie a Dio!

 Capodanno , 1° gennaio 2021

 


La tentazione della torre di Babele

  Paolo Bizzocchi Ciao a tutti e tutte,  eccomi ancora da voi da Brasilia. Sinceramente è una città con la quale fatico a fraternizzare… non...