Gabriel Carlotti – missionario
dell’Amazzonia
Davvero
i cambiamenti climatici si fanno sentire, che uniti al fenomeno di “El Ninho”
che surriscalda l’acqua dell’oceano Pacifico, hanno favorito un grande secca
nel nostro “estate amazzonico”, così chiamato perché piove poco e per questo il
caldo si fa sentire più intenso. Anche in Europa il caldo è stato davvero
eccezionale, e continua ad esserlo. Il papa scrive una lettera per preparare la
prossima Conferenza Mondiale sul Clima che si terrà a Dubai, nella speranza che
non sia solo un bla bla bla, ma un atto di responsabilità collettiva ed
effettiva, per essere anche efficace. Tutti siamo coinvolti e toccati dagli
eventi che ci sovrastano. L’Amazzonia non poteva restarne fuori, nonostante il
fatto di essere il più grande bacino acquifero del pianeta Terra.
Ma
cosa sta succedendo? Come sapete il nostro grande fiume è anche molto tortuoso e
la forza dell’acqua spesso rompe gli argini aprendo varchi e scorciatoie che
tagliano le curve, qui chiamati “paranà”. Nel viaggio di settembre siamo dovuti
rientrare prima del previsto perché passando per il “paranà Matintin”, già
abbastanza secco e con punti di soli due metri di acqua, abbiamo toccato il
fondo e spezzata in due l’elica in un grosso tronco giacente nel letto del
fiume. Così, piano piano siamo rientrati lasciando la visita di alcune Comunità
per il viaggio seguente. L’acqua alta copre tutto, anche i pericoli, ma in
tempo di secca anche un vecchio tronco diventa pericoloso e occorre molta
attenzione.
Anche
nella Chiesa molti pericoli sono emersi, molte fragilità e incomprensioni, non
c’è più l’acqua alta della cristianità che purtroppo ha coperto molte lacune e
favorito molta corruzione. Il grido di papa Francesco all’Angelus: “Peccatori
si, corrotti no!” ancora risuona nella piazza San Pietro simbolo di tutte le
piazze. Così il tempo di secca può essere anche un tempo opportuno per ritrovare
l’essenziale e ricostruire la “sua” casa. Benedetto Sinodo che possa aprire
nuovi orizzonti e nuove opportunità di dialogo e di ricerca evangelica.
Tornati
a casa abbiamo cambiato l’elica, verificato il motore e ci siamo preparati per
il secondo viaggio, più lungo e più faticoso. Non si possono più prendere
scorciatoie, bisogna percorrere tutto il lungo fiume e aggirare le grandi
spiagge che sono emerse, dobbiamo stare attenti alla profondità, perché la
superficialità, in questo tempo di secca, diventa un pericolo reale. Ritornare
alle origini, al corso originario del fiume. Con Francesco ritornare alla
semplicità e radicalità del Vangelo. Ci hanno insegnato che la Chiesa o è
missionaria o non è Chiesa. La Missione è ancora la luce per il nostro tempo,
non una missione generica, ma la Missione del Signore: inviati per annunciare
la Buona Notizia ai poveri. Non c’è missione senza povertà. Una povertà scelta
per amore: amatevi come io ho amato voi. Dove la dignità di ogni persona è il
traguardo, senza distinzione di razza, de genere o di cittadinanza.
Pensavo
in questi giorni alla fragilità del nostro servizio. Le Comunità cattoliche
sono le più piccole dove ancora non c’è una vita di fraternità, spesso segnate
da conflitti inter-familiari e da numerosi problemi legati alla sopravvivenza.
A volte mi chiedo se valga la pena investire tante energie umane ed economiche.
Ma ogni volta che incontro il volto di una mamma, di un bambino, del suo papà o
di quel giovane che ancora non sa leggere e scrivere, che mi salutano perché
ormai mi conosco: “cosa è successo che non sei arrivato, ti abbiamo aspettato,
stai bene è tutto a posto…. Si, tutto a posto, abbiamo solo rotto l’elica, ma
ora l’abbiamo sostituita e siamo qui, è questo che conta”.
Sono
arrivati in città alcuni pescatori: “padre, anche gli emissari dei laghi sono
seccati e i pesci sono in trappola, siamo riusciti a liberare alcuni pesci
grandi, presi con le reti e gettati nel fiume, ma i piccoli stanno morendo,
molti sono già morti per la temperatura elevata dell’acqua e la mancanza di
ossigeno”.
Li ascolto con attenzione, pensando al viaggio
della prossima settimana. Se il pesce muore, anche la pesca dei prossimi anni
sarà pregiudicata, tutto è interligato (tutto è in relazione): la vita
degli uni dipende dalla vita degli altri. Anche nella Chiesa e nella Società,
quando c’è stagnazione alcuni grandi si salvano, ma molti piccoli muoiono. Così
nelle guerre, nelle grandi migrazioni, nelle relazioni internazionali e nel
cammino della fede. In alcune Comunità la nostra ‘grande’ barca non potrà
entrare, c’è solo un rigagnolo d’acqua, dovremo chiedere aiuto alle piccole
canoe della gente, loro ci porteranno fino a casa loro, con gioia. Il passare
per la porta stretta, ora si fa molto concreto, dobbiamo spogliarci del
superfluo ed essere piccoli e poveri come bambini, perché di loro è il Regno
dei Cieli. Quando non possiamo cambiare il Mondo, anche se lo vorremmo,
possiamo cambiare noi stessi e farci fratelli e sorelle. Gli amici si scelgono,
i fratelli no; questa è la grande rivoluzione del Vangelo: siamo tutti
fratelli!
Un
grande abbraccio e un saluto a tutti, con l’affetto di sempre.
Santo
Antonio do Içá, 7 ottobre 2023 – memoria della Beata Vergine del Rosario