Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia
Nel mese di febbraio, come ho scritto nell’ultima
lettera, abbiamo scelto di non celebrare nelle Comunità per lasciare il tempo e
l’impegno di fare una verifica del cammino appena iniziato. Vedremo in marzo
quale risposta incontreremo, speriamo davvero sia una possibilità di
condivisione e di riflessione per rafforzare lo spirito di comunità. In
questo periodo abbiamo però visitato tutte le Comunità ricordando loro che inizia
il cammino della Quaresima e che sarà una buona occasione per iniziare con
decisione a celebrare la Parola riunendo la Comunità alla domenica, giorno del
Signore. Abbiamo inoltre celebrato la festa della Madonna della salute e di San
Lazzaro, patroni di quattro Comunità. Momenti belli e carichi di una fede
segnata dalla cultura popolare.
Non sono poi mancate le difficoltà del viaggio, ormai avrete capito che viaggiare per giorni sull’acqua
è sempre rischioso, perché sempre succede qualche imprevisto. Eravamo a
Ipiranga, sul confine colombiano, ci fermiamo per l’identificazione al posto
militare, dove ci fanno anche i controlli per il Covid 19, visto la situazione
in peggioramento. Tutto a posto, rientro sulla barca e metto la retromarcia per
dirigermi verso il porto. Sento un grosso rumore, come di un ferro che batte
contro un altro ferro e i comandi non rispondono più, la barca è in balia della
corrente che ci trascina per oltre un chilometro fino a sbatterci contro la
sponda, dove riusciamo ad ancorarci ad una pianta sporgente. Esperienza già
vissuta nella notte precedente, quando un forte temporale ci ha tolto
completamente la visibilità, facendoci perdere l’orizzonte e facendoci girare a
vuoto sul grande specchio d’acqua del fiume in piena. Fino a costringerci a
prendere la decisione di fermarci per la notte legati a un grande albero ai
margini del fiume, aspettando l’alba del nuovo giorno per riprendere il viaggio
in sicurezza. Che fare, il cellulare non funziona, nuotare neanche a pensarci,
attraversare a piedi la fitta vegetazione della foresta con stivali di gomma e machete
alla mano sembra la soluzione migliore, anche se vi confesso che non me ne
avanzava perché la foresta riserva sempre incontri speciali: serpenti, scimmie,
cinghiali... oltre naturalmente alle pantere e ai coccodrilli. Ci prepariamo
per affrontare 4 o 5 ore di cammino, prima che venga la notte, ma, grazie a Dio,
sentiamo avvicinarsi una lancia dell’esercito. Ci hanno visti e sono venuti a
prenderci.... Pensavamo si fosse rotto l’ingranaggio delle marce, ma no,
semplicemente avevamo perso l’elica... e un motore senza elica davvero non serve!
Fortuna che ne avevo acquistata una di scorta e con l’aiuto di due simpatici
giovani militari, che hanno lavorato come sommozzatori, siamo riusciti a installare
l’elica nuova, pronti a ripartire il mattino seguente, verso casa.
Passiamo la notte
nella Comunità di San Giovanni Battista del “lago grande”. Al mattino, mentre prepariamo il caffè per la
colazione, si avvicinano due giovani mamme e mi dicono: “frei (per loro
continuo ad essere un frate!), non ti fermi per la messa oggi? Perché volevo
battezzare il mio bambino...”. Mi informo se il papà è presente e, come
sospettavo, non abita più con la mamma. Le dico che se così stanno le cose,
visto che sono separati, possiamo battezzarlo anche senza il papà, ma lo faremo
nella messa del prossimo mese, perché in febbraio non abbiamo le celebrazioni,
ma è tempo di verifica. Tutto bene, la mamma è contenta, aspettare quindici
giorni non è problema! Riprendo a far colazione, visto che le banane sono cotte
e possiamo condividerle. Ma la mamma mi chiama ancora:
“frei, ho un’amica
che abita a Juì/Villa Alterosa e ha tre bambini, vorrebbe battezzarli, posso
dirle che può venire anche lei nella prossima messa?”
Juì è un paese di 2.500 abitanti fondato da Irmão José, sede della chiesa della Cruzada.
Dal libro di storia di Celestino Ceretta - Storia della
Chiesa nell’Amazzonia centrale”: “Il fenomeno di Irmão José da Cruz è
cresciuto molto tra gli indigeni Tikuna nella parte brasiliana, sulla frontiera
con il Perù e la Colombia, fenomeno nato nel 1972 creando molta confusione tra
le popolazioni con poca formazione religiosa. Il nome originario del cittadino
era José Nogueira Fernandez, originario dello Stato di Minas Gerais. José
Nogueira da giovane provò ad entrare nella vita religiosa, poi si è sposato e
ha avuto sette figli, è stato militante in diverse organizzazioni religiose e
assistenziali. Nel 1944 ha dichiarato che il Figlio di Dio gli aveva donato la
croce e il vangelo e lo aveva incaricato di salvare il mondo. Così ha lasciato
la famiglia, si è vestito con una veste bianca e si è messo in viaggio per
predicare. La sua predicazione era dura e apocalittica, insistente, ripetitiva
e molto personalizzata. Dove arrivava piantava una grande croce e faceva i suoi
discorsi religiosi, organizzava una piccola comunità, sceglieva i responsabili
e poi seguiva il suo cammino. In quegli anni è sorto molto fanatismo intorno al
fenomeno di Irmão José. “
Nella nostra città Irmão José è stato cacciato e, fuggitivo,
si è fermato lungo il fiume Içá, circa a metà, a 280 km dalla città, e ha
fondato un paese dando vita a questa nuova setta religiosa, dicendo che la
chiesa cattolica e le chiese evangeliche/pentecostali sono come le due braccia
della croce per raccogliere tutti i fedeli nella vera chiesa apostolica
cattolica evangelica degli ultimi tempi. Lungo il fiume Içá abbiamo 25 comunità
cattoliche, 6 comunità evangeliche/pentecostali e 21 comunità della chiesa
della croce o Cruzada. A Juì/Villa Alterosa dove è sepolto Irmão José e dove è stata costruita la cattedrale della
cruzada, non ci sono comunità cattoliche, anche se ormai molti non seguono più
questa setta. Mentre i primi erano tutti battezzati nella Chiesa cattolica e
poi sono entrati nella Cruzada ricevendo un nuovo battesimo nelle acque vive
del fiume, oggi alla terza generazione, la maggioranza dei giovani è stata
battezzata solo nella Cruzada, battesimo non riconosciuto dalla nostra Chiesa
cattolica.
Solo ora, con queste due mamme mi rendo conto di questa
situazione strana, e, quasi per curiosità, chiedo loro che battesimo hanno
ricevuto, scoprendo che anche loro, come molti, hanno ricevuto il battesimo
della Cruzada. Chiedo alla mamma: “perché la tua amica vuole battezzare i
suoi bambini nella Chiesa cattolica se lei appartiene alla chiesa della croce?”
Risposta: “molta gente non partecipa della Cruzada e ora il Pastore (unico
responsabile e padrone di tutto, successore di Irmão José) non accetta di
battezzare i figli di chi non è sposato, ancor meno della mia amica che è
ragazza madre...”
Mi viene in mente quel passaggio degli Atti
degli Apostoli in cui si chiede quale battesimo avessero ricevuto, quello di
Giovanni il Battista, e per questo furono battezzati nel nome di Gesù. Per
me non ci sono problemi, credo che il Signore si serva di molti battesimi e di
molte acque, senza troppi scrupoli, ma chiederò anche il parere del vescovo per
vedere se battezzare solo i bambini o anche le mamme. Già ho dovuto
ri-battezzare un papà per poter realizzare il matrimonio, visto che aveva
ricevuto solo il battesimo della Cruzada. Ci lasciamo con l’impegno di ritornare
nella prossima messa con una risposta chiara che possa essere un cammino, una
strada per chi vuole seguirei il Vangelo e accogliere l’amore che Dio ha per
tutti e che ci ha mostrato nelle parole e nei gesti di Gesù di Nazaret, il suo
amore gratuito che vince la morte e, nella luce della risurrezione, ci apre un
cammino di speranza e di gioia, un cammino di vita eterna.
Nella notte ripenso a questo incontro e mi risuonano le parole del Signore: “perché legate pesanti fardelli sulle spalle della gente, e
voi non volete sollevarli neppure con un dito!?”. Ripenso alla semplicità e all’immediatezza di tante
persone che chiedono il battesimo per i loro bambini; ripenso alla confusione
che gli uomini delle chiese mettono nella mente e nel cuore della gente. E mi
confermo nella certezza che il Vangelo di Gesù non sia un nuovo insegnamento
religioso; che il Signore Gesù non abbia voluto fondare una nuova religione. Sento forte la gioia della libertà del Vangelo da tutte
le religioni e da tutte le forme di coercizione; sento la libertà dell’amore
gratuito di Dio che chiede umilmente di essere accolto, perché l’amore non si
impone, ma accoglie e chiede di essere accolto. Sento l’invito, la
chiamata ad essere chiesa, non appena appartenere ad una chiesa, ma essere incontro
e partecipazione per vivere una fraternità che si offre come possibilità di
vita nuova. Anche la Campagna della Fraternità ecumenica di questa Quaresima ci
invita al dialogo e all’accoglienza dei ‘diversi’, denunciando gli abusi di
potere e la mancanza di responsabilità di alcuni politici di governo e di
alcune chiese pentecostali. Così afferma il Vangelo: “Il tempo è pieno e il Regno di Dio si è fatto vicino, è
una possibilità per tutti di vita nuova e fraterna. Convertitevi e credete al
Vangelo!”. Quindi, restiamo liberi
di partecipare...
Prima domenica di Quaresima, 21 febbraio 2021
Che respiro di Spirito che si avverte in questa lettera! Stupendo! Grazie della condivisione.
RispondiElimina