sabato 19 settembre 2020

LA VITA PASTORALE IN CITTA'

 



Santo Antonio do Içá – Amazonas

Lettera 2 

Carissimi, vogliamo rendervi partecipi del cammino della nostra diocesi reggiana in terra amazzonica. In questa lettera cerco di comunicare qualcosa riguardo la vita di Chiesa e le sfide che abbiamo. La parrocchia di Santo Antonio do Içá ha una cittá e le comunitá lungo il fiume Içá e Solimões/Rio delle Amazzoni, come ho scritto nella prima lettera.  


In cittá abbiamo 6 comunitá con una cappella in ogni comunitá, compresa la Chiesa centrale, piú 2 comunitá in via di formazione: dovremo costruire una chiesetta e soprattutto dare forma alla comunitá di persone.

La prima impressione delle comunitá cattoliche è che sono comunitá piccole, con poche persone che partecipano; prevale una fede di tipo devozionale: si ritrovano per la novena delle “ mani insanguinate di Gesú” in una cappella, per le orazioni di Nostra Signora del “ Perpetuo Socorro” in una altra, il Rosario degli uomini in un’altra e  altre devozioni simili e questa sembra la principale attivitá settimanale  delle comunitá, assieme alle messe. Ci sono solo 8 comunitá, quindi, con la possibilitá di celebrare la Eucaristia frequentemente in cittá; mentre per le comunitá sul fiume abbiamo avuto la possibilitá di un viaggio con frate Gino e la sua barca in dicembre, prima dell’effettivo trasferimento della comunitá cappuccina. Poi, per mancanza di barca e per la pandemia non è stato possibile fare visite alle comunitá sul fiume. Nella Chiesa centrale il giovedí sera la adorazione eucaristica, senza silenzio ma solo canti, preghiere e alla fine, dopo la benedizione, il momento piú atteso: si va in processione verso l’altare per toccare l’ostensorio! 


Ci ha colpiti anche la presenza di ministranti - in questo contesto sociale povero, dove tutti andiamo con ciabatte e vestiti semplici – con talare rossa e cotta bianca, a mani giunte, abituati a fare mille inchini…..  e anche la partecipazione della gente è rigida e formale.  Abbiamo introdotto qualche piccolo cambiamento ( come la comunione anche al calice, un leggio all’entrata della Chiesa con il lezionario, evito di far toccare l’ostensorio ma invito alla preghiera silenziosa… e altre cose) suscitando una reazione negativa esplicita da parte di alcuni, che seguono pedissequamente il Diritto Canonico  e le rubriche liturgiche; non è male seguire il Diritto e le rubriche, ma quando manca lo studio sulle motivazioni e la consapevolezza dei valori in gioco, si cade in un formalismo rigido e sterile, poco evangelico. Probabilmente anche la maggioranza delle persone, che non si esprime davanti a noi, non ha accettato di buon grado il cambiamento dai frati cappuccini ai missionari italiani diocesani.    Abbiamo trovato un contesto molto litigioso: nel gruppo liturgico che si era formato da pochi mesi litigavano, non accettavano la responsabile, e infine la maggior parte delle persone se ne è andata, soprattutto quelli che non accettavano le (poche) novitá che noi preti italiani abbiamo introdotto. Mi hanno invitato a partecipare al gruppo liturgico e i primi due incontri sono stati quasi solo una accusa al nostro modo di celebrare ( su questioni di poca importanza). Poi il gruppo si è dissolto!   Sto tentando di ricominciare, con i pochi disponibili, con incontri di formazione liturgica e organizzazione delle liturgie il lunedí sera.




Abbiamo imparato che il momento piú importante della Pastorale è la festa del Patrono della comunitá; novenario o tredici giorni per Santo Antonio, di festa, con la messa alla sera, cene, giochi, musica… ogni giorno. I frati celebravano la messa ogni giorno del novenario della comunitá, sospendendo la attivitá nelle altre invitando a partecipare tutti alla festa del santo. Ma ho constatato che questo non avveniva ovvero: di notte si spostavano le poche persone della comunitá che erano presenti assiduamente, quelli che possono avere una auto o moto per spostarsi di notte in altri quartieri della cittá. E la maggioranza piú povera, economicamente e spiritualmente rimane sempre esclusa perché non viene offerta una reale possibilitá per loro.     Nel nostro pensiero questa abitudine ha un grosso limite: la vita della comunitá si riduce quasi solo alla festa del patrono e si perde di vista il percorso ordinario. Ci si ferma ai ricordi nostalgici: il giorno della festa di san Francesco la piazza era piena! Certo, una volta l’anno!  Ma la domenica, di solito, quando si celebra la messa, la cappella e semi-vuota.  Battesimi, matrimoni….  Tutto si fa nella occasione della festa del patrono. Poi per il resto dell’anno, quasi zero.     È un ricordo della prima attivitá missionaria, quando il prete arrivava (e in alcune zone è ancora cosí)  una volta l’anno per la festa del patrono, e quindi si celebravano battesimi, cresime, matrimoni…  tutto il ‘religioso’ possibile.

Nella pratica della cittá sono rimasti questi ricordi, ma la realtá è ben diversa.  Sto cercando di insistere per avere una vita ordinaria attiva nelle comunitá e non ridursi ad una festa una volta l’anno. E ho proposto di continuare le normali celebrazioni nelle comunitá anche quando ci sono i novenari o trezenari  dei patroni di qualche comunitá, perché sarebbe interrompere sempre il ritmo di celebrazione e formazione delle comunitá (  nella loro impostazione sarebbero quasi cento giorni ogni anno senza una vita ordinaria dei fedeli).  E visto che siamo due preti, e uno di noi sará molte volte in viaggio sul fiume, non si potrá avere la messa tutti i giorni nella novena del patrono, visto che continua il servizio alle altre comunitá.  E anche per educare a varie forme di celebrazione, ho proposto di fare una sera la Liturgia penitenziale, una sera la adorazione eucaristica, la Liturgia della Parola….insomma altre forme di Liturgia oltre alla Messa.
    Naturalmente erano tutti contrari ( o quasi tutti) e non accettavano queste proposte, che poi sono state imposte: non sempre il parroco deve seguire il volere della maggioranza.
Questi piccoli attriti iniziali ci hanno creato qualche difficoltá ma abbiamo agito pensando al bene delle persone, e pensando al futuro e non solo alle abitudini devozionali del presente.

Per noi era anche difficile prendere decisioni per vari motivi: difficilmente le persone dicono in faccia quello che pensano, ma le opinioni e eventuali dissensi arrivano indirettamente e non immediatamente.    Non c’era un Consiglio Pastorale Parrocchiale, non c’era un Consiglio Pastorale della comunitá centrale di santo Antonio, non c’era il Consiglio per gli Affari Economici;  non sapevamo con chi confrontarci per eventuali decisioni. Quindi si prova, a volte si sbaglia perché il contesto culturale e ecclesiale è diverso, e si ritenta.




Per dare una stabilitá, abbiamo deciso di celebrare la eucaristia festiva nelle comunitá, e di togliere quella che facevano durante la settimana, per fare una formazione biblica settimanale in ogni comunitá. Dopo qualche incontro in generale sulla Bibbia, ora stiamo lavorando sulle letture domenicali, con il metodo – grosso modo – della Lectio Divina.
   Lo scatenarsi della pandemia del Covid19 ha interrotto i nostri intenti; ora stiamo lentamente riprendendo i nostri incontri, anche se la diffusione del Coronavirus continua, anzi, sembra stia peggiorando negli ultimi giorni.

Sono poche le persone che partecipano alle liturgie e agli incontri di formazione, ma credo importante impostare la vita delle comunitá perseverando nella proposta spirituale.   Seminare…..   come leggiamo in Mt 13.

Santo Antonio do Içá, Amazonas,  5 Agosto 2020

Don Gabriele Burani

 

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