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venerdì 30 luglio 2021

Un anno camminando insieme ...


 




26 luglio, il giorno dei nonni, dei Santi Gioacchino e Anna, i genitori di Maria, nonni di Gesù. Il pensiero va a Ziano, in Val di Fiemme, nel nostro Trentino dove siamo cresciuti nei campeggi parrocchiali, nell’esperienza di camminare insieme, perché tutti potessero arrivare alla meta, superando le difficoltà dei percorsi e le sfide che le Dolomiti, nella loro attraente bellezza, ci presentano. A Ziano la festa dei Santi Gioacchino e Anna era nel mezzo dei campeggi, opportunità per fermarsi, riflettere e riprendere il cammino.

Abbiamo appena lasciato la comunità di Moinho. Il fiume Içá fino a Moinho dipende dal Rio delle Amazzoni, l’acqua sta scendendo in fretta perché il grande fiume si sta abbassando di 30/40 cm al giorno, così l’acqua del nostro Içá corre più veloce del solito verso il mare. Dopo Moinho il nostro fiume dipende dalle Ande colombiane, l’acqua è più calma e ancora alta in tante località. La comunità di Moinho è già sulla terra asciutta, ma non sappiamo come troveremo la comunità di São João do Lago Grande, forse ancora allagata, verso sera lo scopriremo.

Abbiamo iniziato a conoscere il fiume e le Comunità nell’agosto del 2020, è già passato un anno e questo è il 24° viaggio missionario. Abbiamo imparato a riconoscere quando sta scoppiando un temporale, quando il vento si prende gioco della nostra piccola imbarcazione, quando il sole scalda fino a bagnarti completamente di sudore. Ora sappiamo dove ci sono le spiagge nascoste che tra pochi mesi cambieranno la fisionomia del fiume rendendolo più simile a un grande ‘kenion’ con argini profondi e rocciosi. Ora i pesci stanno facendo festa e giocano affiorando e accompagnandoci nel cammino, piccoli delfini grigi e grandi delfini rosa, i famosi “botos”, protagonisti di molte leggende amazzoniche.



E le nostre Comunità? Come stanno? Sono cresciute in umanità e fede in quest’anno? La nostra presenza e il nostro servizio pastorale è stato di aiuto o no? Come continuare il cammino? Che cosa ci dice il Vangelo? Sono molte domande, forse non tutte hanno una risposta chiara, ma è importante “pensare”, come diceva il card. Martini. È importante “discernere”, come ci ha insegnato Sant’Ignazio di Loyola e ci ripete spesso papa Francesco. Vedere la realtà, che precede sempre le nostre idee, ascoltare la Parola e le difficoltà incontrate, per trovare una nuova sintesi e fare scelte coerenti e coraggiose.

Quando siamo arrivati, il 1° novembre 2019, abbiamo trovato una situazione che ci ha lasciato un po’ perplessi. In città una Chiesa romanizzata, nelle vesti e nelle regole da osservare, dove tutto ruotava intorno alle devozioni familiari legate alle feste dei santi, e a novene e movimenti carismatici, incentivati dalle trasmissioni televisive. Una Chiesa che nel suo celebrare la fede imitava le chiese pentecostali, appoggiata ai favori dei politici e della classe benestante, dove a decidere se la festa del patrono era stata buona o no, era l’incasso ottenuto nell’animazione di lotterie, tombole e dalla vendita del cibo preparato per l’occasione. Sul grande fiume, visitato tre volte all’anno dal fedele francescano di ormai 80 anni, le Comunità senza possibilità di celebrare la fede perché prive di qualsiasi aiuto e fortemente tentate di passare ad altre chiese evangeliche o alla chiesa della croce, chiese fondamentaliste e pentecostali, che promettono prosperità e salvezza in cambio di penitenze e offerte.

Così abbiamo cominciato a camminare insieme, don Gabri in città e io lungo il fiume. Ricordando una parola chiave del vescovo Gilberto Baroni che parlando alla città, nella festa di San Prospero, disse che un cristiano deve tenere in una mano il Vangelo e nell’altra la Costituzione. Guidati dalla luce della Parola, per essere cittadini responsabili nella costruzione del Regno di Dio, di giustizia e di pace. Accompagnare le Comunità perché sappiano vivere con fiducia e nella fraternità. In questa nostra Amazzonia segnata dalla bellezza e dalla prosperità del Creato, ma anche dallo sfruttamento e dall’ingiustizia di una società capitalista nella quale il privilegio di chi domina nella politica e nell’economia, è la normalità. Qui la povertà e la miseria sono il frutto della corruzione, del ladrocinio istituzionalizzato e dello sfruttamento delle risorse naturali e umane.



Lascio a don Gabriele Burani, se vorrà, valutare il cammino cittadino, qui mi limito a sottolineare alcune linee di cambiamento di una “Chiesa di Comunità”, dove le devozioni personali e familiari, come anche i movimenti carismatici sono al servizio della vita fraterna e della carità. La centralità della Parola di Dio, anche se, purtroppo, non ancora desiderata e ricercata. Una Liturgia che sia espressione della vita e celebrazione della fede, non solo mossa dal sentimento, ma sostenuta da scelte concrete e coerenti con una vita di discepoli-missionari del Signore Gesù. La Carità come frutto privilegiato della fede. E finalmente, l’attenzione ai giovani e agli adolescenti che qui rappresentano il 70% della popolazione, e sono il futuro della Chiesa e della società.

Quanto alle piccole Comunità lungo il fiume, il primo passo è stato quello di “visitare” tutte le famiglie, “entrare” in tutte le case, “incontrare” tutte le persone. È stato un momento bello e importante, provocato dalla necessità di conoscere, ma che ha aperto la porta del cuore: “padre, nessuno prima era mai entrato in casa nostra, grazie!”, così spesso ci siamo sentiti accolti dalle famiglie. Il secondo passo è stato quello dell’accoglienza di tutti. Da chi segue le devozioni popolari a chi era passato ad altre chiese pentecostali o della croce; di chi non era ancora battezzato e di chi non era sposato e viveva già una seconda o terza unione. La Comunità della fede, la Chiesa del Signore accoglie tutti, specialmente coloro che si sentono esclusi e giudicati, cosa normale nelle altre espressioni religiose, e che ci ha conquistato il titolo di “cattolici peccatori”. Ma il Signore Gesù è venuto proprio per noi, non per i sani ma per i malati, non per chi si reputa santo ma per chi si riconosce peccatore. Il terzo passo è stato incentivare la celebrazione domenicale della Parola. Il prete può venire solo una volta al mese, ma noi possiamo celebrare la nostra fede ogni domenica, giorno della risurrezione, dell’ascolto della parola del Vangelo e della condivisione fraterna. Questo ha comportato un grande sforzo nella preparazione dei sussidi per le celebrazioni domenicali. Abbiamo offerto anche un aiuto didattico: libri di canto e registrazioni per imparare nuovi canti liturgici delle Comunità Ecclesiali di Base. Materiale per una catechesi fondata sulla Parola di Dio e il Vangelo in particolare. Piccoli rosari accompagnati dai testi biblici per pregare i misteri della vita del Signore Gesù. Normalmente la Celebrazione della Parola e anche dell’Eucaristia avvengono nella scuola o in casa. Solo tre Comunità avevano una piccola cappella. Così abbiamo incentivato, aiutando nel materiale di costruzione, a edificare un luogo che fosse segno della Comunità. Oggi ci sono nove cappelle finite e altre tre in progettazione. Sarebbe bello che ognuna delle 25 Comunità che accompagniamo avesse la propria chiesetta, ma il cammino è ancora lungo. Anche all’interno delle cappelle abbiamo messo alcuni segni: a) la tovaglia dell’altare con la scritta: Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, vieni Signore Gesù. Annunciamo la morte di colui che è vivo ed è il Signore perché risorto, e attendiamo il suo ritorno. b) la Bibbia sull’altare come segno di accoglienza di un Dio che ci rivolge la sua Parola. Bibbia che viene usata nelle celebrazioni, per la proclamazione del Vangelo e delle letture. c) due croci, una all’interno, dietro l’altare, e una davanti alla chiesa, pitturate di giallo – colore della luce, con la scritta: Gesù è risorto. La croce è vuota perché il Signore Gesù è vivo, è risorto. d) la campana di 15 kg che ci chiama alla preghiera comunitaria. e) in due comunità c’è anche il tabernacolo perché nella celebrazione domenicale della Parola, viene anche distribuita l’Eucaristia. Speriamo che un giorno, non troppo lontano, questo possa essere la normalità in tutte le comunità. L’ Eucaristia celebrata una volta al mese si prolunga nelle domeniche. Fino a quando la Chiesa scoprirà e abbraccerà una risposta adeguata alla mancanza dell’Eucaristia in molte Comunità ecclesiali.



 Nella comunità di Moinho, ieri, 25 del mese, abbiamo celebrato la Messa in una casa, presto inizieranno la costruzione della loro cappella. Qui anche le poche famiglie evangeliche partecipano insieme ai cattolici, per questo nella chiesa non metteremo nessuna immagine di santi, nel rispetto della loro sensibilità. L’unione della Comunità è più importante delle tradizioni specifiche, la Parola, l’Eucaristia e la Carità fraterna  rimangono il segno più grande della presenza del Risorto. Domenica sera mancavano alla celebrazione alcuni adulti e anziani, c’erano giovani e bambini, alcune mamme e i responsabili della Comunità, il cassique con la moglie, il professore e la sua seconda compagna, una coppia evangelica che anima il canto e la liturgia. Chiedo: “dove sono gli altri?”.  Mi risponde il cassique, un giovane di 27 anni con già cinque figli: “vedi padre, abbiamo avuto due giorni d’incontro per discutere molti problemi della nostra Comunità, e oggi, prima di concludere i lavori, abbiamo celebrato il culto, come tutte le domeniche. Credo che alcuni siano stanchi e, visto che avevamo già pregato insieme, questa sera hanno preferito riposare”. Gli rispondo che se avessi saputo, avrei anticipato il viaggio per essere presente, ma che ero molto contento del loro cammino di Comunità.

Da ultimo, abbiamo pensato a un piccolo segno della presenza del Signore e del servizio. Un segno liturgico di una veste bianca, col volto di Gesù, listata con disegni indigeni e alcune linee azzurre e verdi richiamando l’acqua del fiume e gli alberi della foresta. Nella Comunità che si riunisce, ascolta la Parola, condivide il pane della vita e vive l’amore fraterno, il Signore si fa presente tutti i giorni, fino alla fine del mondo.



Certo, nella costruzione del Regno di Dio, l’annuncio del Vangelo comprende la denuncia del male, in particolare ci siamo scontrati con la presenza del garimpo illegale di oro che inquina l’acqua del fiume e provoca la morte di pesci e il proliferare di malattie. Anche per questo ci stiamo preocupando con la distribuzione di casse per raccogliere l’acqua della pioggia e avere acqua da bere pulita e potabile. La denuncia di una politica federale e, conseguentemente anche statale e comunale, di smantellamento degli organi di controllo sulla foresta amazzonica e in difesa dei popoli indigeni. Così sono aumentate a dismisura le aree disboscate per la vendita di legname pregiato, per fare pascolo per l’allevamento di bestiame e per la monocultura su vasta scala. Come pure l’impunità per la pesca anche nei periodi proibiti per la preservazione del pesce, dell’estrazione indebita di oro e diamanti, come pure del traffico di droga proveniente dalla vicina Colombia e destinato alle grandi città e ai grandi mercati europei.

L’acqua del fiume corre verso il mare, a volte con una lentezza disarmante, ma senza mai fermarsi! Così è il Regno di Dio, di notte e di giorno, l’agricoltore non sa come, ma la semente cresce. E il piccolo grano di mostarda un giorno servirà di riparo affinché gli uccelli del cielo possano nidificare. Sono poche le Comunità che si incontrano fedelmente ogni domenica, 8 o 9 in tutto. Pochi gl’incontri di catechesi per i bambini, solo in 3 Comunità. Ma tutto è in movimento, non c’è più acqua stagnante.

L’immagine tradizionale dei Santi Gioacchino e Anna li rappresenta con la piccola Maria e una pergamena scritta che viene passata dai genitori alla figlia: c’è un progetto di vita. Così credo sia importante continuare con fedeltà il cammino di presenza e di fiducia che abbiamo iniziato. Che cosa ci dice il Vangelo di oggi? “Felici voi perché i vostri occhi vedono e le vostre orecchie ascoltano. Molti hanno desiderato, ma non hanno visto né ascoltato quello che voi vedete e udite”. Così il Signore ci invita a gioire e ad essere attenti all’oggi della sua presenza. Cosa fare allora? Ecco tre sentieri che proveremo a percorrere:



Perseverare senza stancarci e approfondire la nostra adesione al Vangelo. Non limitarci ai sacramenti, ma fare del momento liturgico anche una opportunità di catechesi. Proveremo a usare lo spazio della Liturgia della Parola, nella Messa e nelle celebrazioni, come spazio di approfondimento della fede che incontra la nostra vita. Proveremo a proporre e sostenere anche la catechesi dei bambini perché tutti possano partecipare pienamente dell’Eucaristia.

Incentivare la Comunità a prendersi cura dei suoi membri, specialmente dei più deboli e sofferenti. Cosa non scontata perché, spesso, in una situazione di povertà diffusa, vige il ‘si salvi chi può...’. ma il Vangelo ci ha insegnato che ‘o ci salviamo insieme o non si salva nessuno’. Così con l’aiuto della Caritas parrocchiale potremo imparare a prenderci cura delle situazioni più bisognose.

Realizzare un grande incontro dei responsabili di tutte le Comunità per una tre-giorni di confronto, studio e preghiera, per ascoltare tutti, discernere insieme e aiutarci a servire meglio la vita. Questo comporterà uno sforzo economico eccezionale perché sarà importante aiutare a pagare la benzina delle canoe che trasporteranno le persone dalle comunità alla città. Ma i soldi servono anche per questo, per rendere possibile un passo nuovo ritenuto importante nel cammino comune.

Chiediamo l’intercessione dei Santi Gioacchino e Anna che hanno saputo educare Maria nella fede affinché, come lei, anche noi e le nostre Comunità, sappiamo ascoltare ed accogliere la Parola dello Spirito. Noi vi custodiamo nel cuore, fiduciosi della vostra preghiera, perché il Signore Gesù sia tutto in tutti, e regni la pace!

 

 Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

Santo Antônio do Içá, Festa dei Santi Gioacchino e Anna, lunedì 26 luglio 2021

 

 

P.S.  Agli amici che ci accompagnano e ci sostengono, ai cristiani delle Unità Pastorali e ai fratelli e sorelle preti, seminaristi e religiose/i della nostra Chiesa locale di Reggio Emilia – Guastalla:

 

Dopo quasi due anni della nostra permanenza nella Missione Amazzonia, dopo 24 lettere dei viaggi missionari e alcune lettere della realtà cittadina, ci piacerebbe fare un passo nuovo di  “dialogo” : non basta raccontare e non basta ascoltare, è importante interagire.

 

Ci piacerebbe essere sollecitati dalle vostre domande sulla realtà che abbiamo condiviso con voi, ma anche sul senso della vita, sull’essere Chiesa, sui desideri e gli atteggiamenti, sulla Fede vissuta. Ci piacerebbe confrontarci sul cammino pastorale, sulle scelte fondamentali, sul servizio ai poveri. Ci piacerebbe condividere, senza giudizio, ma cercando insieme il cammino.

 

Quindi aspettiamo qualche vostra provocazione a  “pensare” ...

 

Grazie e buon ferragosto!                                           

sabato 1 maggio 2021

INCONTRI...

 


Padre Gabriele Carlotti, missionario in Amazzonia


 

 

           Siamo a fine aprile 2021, l’acqua continua a crescere e quasi tutte le case sono ormai allagate. Così le abbiamo trovate nella comunità di “Moinho”. Riusciamo ad evitare due grossi alberi e arriviamo fino alla porta di casa. Qui leghiamo la barca perché passeremo la notte. Non so se la gente verrà, tutto è allagato. Ma ciò che per noi è novità, per loro è normale. Verso sera rientrano gli uomini dalla pesca, anche la moglie del cassique è andata, portando in braccio il figlio piccolo di pochi mesi, e la carabina: è andata col marito per cacciare scimmie e avere carne per cena...

Tutto bene?, le dico.

 Bene padre! mi risponde. Ma non abbiamo preso niente, ho sparato due volte, ma niente.

E il piccolo? Sta bene?

Benone padre, così si abitua e impara a pescare e cacciare... sei venuto a celebrare la Messa?

 Si, se volete..., verso le 7:30 sperando che venga qualcuno... nella tua casa, come sempre.

 Tranquillo, hanno già sentito il rumore della barca, quando sei arrivato... puoi entrare in casa, che prepariamo.

Alle 7:30 la casa era piena di gente, tutti sono venuti con la canoa: bambini, ragazze, adulti e anche i giovani e due anziani. Prima di iniziare la Messa, ritorno sulla barca e prendo due pacchi di biscotti perché quelli che avevo portato non sono sufficienti. Un bell’incontro, vissuto con gioia e partecipazione, canti animati e tutti cantando.

 Si, padre, ogni domenica ci incontriamo per pregare e impariamo i canti, suoniamo la chitarra e tutti sono molto felici.




           Tutt’altra storia  in “São João do Japacuà”. Siamo arrivati un poco tardi, era già buio e stava piovendo. Parlo con il cassique, appena arrivato dalla città perché era ammalato, e concordiamo per celebrare al mattino seguente. La moglie ci offre ‘assaì’, frutta tipica dell’amazzonia, molto valorizzata nelle famiglie perché altamente nutriente. È piovuto tutta la notte e al mattino la pioggia continua forte... nessuno è disposto a uscire di casa! Così decidiamo di lasciare il materiale di formazione per imparare a pregare il rosario meditando i misteri della vita del Signore: i misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria.

Padre, mi dice la moglie del cassique, ora tutta la nostra famiglia è ‘evangelica’ (protestante).

Di quale chiesa?, le chiedo. Imbarazzo... lei volge lo sguardo verso le figlie, ma nessuna sa a quale chiesa dicono di appartenere.

Così chiedo: Ma perché siete diventati evangelici?.

Vede, padre, i nostri figli uomini bevevano molto, qui in casa e anche nelle loro famiglie. Ora si ritrovano nella casa del vicino alle sei del mattino e anche verso sera, per cantare alcuni inni religiosi e hanno smesso di bere, così tutta la nostra famiglia è diventata evangelica, per appoggiarli in questo loro cambiamento.

Bene, (le dico) se la preghiera li aiuta a liberarsi dal vizio del bere, questo è molto buono e viene da Dio.

Ma non si preoccupi, padre (incalza lei) tutti continuiamo a partecipare alla Messa e al cammino della comunità, perché Dio è uno solo”. Così ci lasciamo nella speranza che i giovani possano davvero liberarsi dalla piaga dell’alcoolismo, con l’impegno di pregare gli uni per gli altri. Mi sto rendendo conto che la gente non ha coscienza e non conosce lo specifico di ogni chiesa e le loro diversità: chiesa cattolica, evangelica o della cruzada sono la stessa cosa. Per loro è chiaro che Dio è uno solo e Gesù è il Figlio di Dio; le chiese servono se e quando aiutano le persone, non solo materialmente, ma nella vita che ogni giorno deve affrontare molte sfide e difficoltà per non soccombere. In fondo la “fede” è proprio questo: diventare resilienti davanti al male e all’ingiustizia, con la certezza che l’amore di Dio non ci abbandona e che il Signore Gesù è risorto e ha vinto la morte; fiducia in Dio, fiducia in se stessi e fiducia negli altri. Camminare oggi sulle strade, sporcandoci i piedi e le mani nella solidarietà, con lo sguardo rivolto verso l’alto, oltre la fatica e la paura.



           Così è accaduto nella comunità di “São João do lago grande”. Battezziamo sette bambini, quattro di una mamma senza marito, o forse di molti mariti, neanche riconosciuti all’anagrafe. Lei è colombiana e vive a Vila Alterosa, a due ore di canoa, qui vive la sorella. A Vila Alterosa c’è solo la chiesa della cruzada e il pastore si rifiuta di battezzare i suoi figli, perché non ha marito... Così la sorella l’ha chiamata e lei è venuta.

Padre, non è facile con quattro figli e senza marito che mi aiuti... ma ho molta fede in Dio e nel Signore Gesù, che mi aiutino ad essere una buona mamma, per questo voglio battezzare i miei bambini.

Bene, (le dico) hai già scelto i padrini?

Si, questa coppia che sono sempre presenti quando c’è bisogno, non solo per aiutarmi, ma anche per sostenermi e darmi coraggio. Alla fine della celebrazione, la coppia si avvicina per parlare, avevo battezzato il loro secondo figlio subito dopo natale.

Padre, noi vorremmo sposarci, cosa dobbiamo fare? Dopo aver detto loro che è una decisione molto bella, è chiedere la benedizione di Dio sul loro amore; dico loro che è anche una decisione molto importante, è sfidare le difficoltà della vita credendo che l’amore possa vincerle tutte. Come Gesù che col suo amore per noi ha sfidato anche la morte. E l’amore ha vinto, Dio che è Amore, l’ha risuscitato dalla morte, e ora non muore più. Così è anche il nostro amore, ogni volta che superiamo una difficoltà, ogni volta che è messo alla prova dalla vita, diventa più forte.

Bene, ragazzi (lei ha 25 anni e lui 22, e hanno due figli) se siete decisi, serve solo il vostro certificato di battesimo.

Si, padre, ma io non sono battezzata e mio marito, da piccolo, è stato battezzato nella cruzada. Li guardo con occhi di madre e sorrido:

Ancora meglio, cosi, se volete, prima di celebrare il vostro matrimonio, celebriamo il vostro battesimo nella comunità, e avrete la gioia di confermare quella fede che state già vivendo.



           Al mattino presto riprendiamo il viaggio, ritorniamo verso casa, verso la città di Santo Antonio do Içá. Abbiamo ancora tre giorni di viaggio e sei comunità da visitare, celebrando l’Eucaristia e portando il regalo di Pasqua ai bambini: un pallone da calcio e uno da pallavolo. Dopo alcune ore di viaggio vedo arrivare una lancia, color grigio, che mi fa segno di fermarmi. Penso sia la Marina dell’esercito brasiliano, ma sono tranquillo perché abbiamo i documenti in regola: libretto della barca e patente nautica. Stacco l’acceleratore e, anche senza freni (che non ci sono), con l’attrito dell’acqua, la barca si ferma, lasciandosi appena portare dalla corrente. Così la misteriosa lancia si avvicina. Riconosco ‘Nego’, da alcuni mesi ha iniziato a interessarsi del “garimpo”, estrazione (illegale) dell’oro nel fiume Puritè, affluente dell’Içá.

Padre, sa che le comunità del rio Puritè, in maggioranza di persone peruviane, sono molto povere? Quando passiamo ci fermano per chiederci un poco di zucchero e di caffè”.

Non le conosco, sono tutte della chiesa della cruzada, peruviani che il pastore ha fatto venire per avere più seguaci e più offerte...; forse un giorno riuscirò a visitarle, ma sono molto lontane, due giorni di viaggio dall’entrata nel rio Puritè.

 

Se vuole ci andiamo insieme, l’80% della gente è a favore della nostra presenza e solo il 20% è contraria.

 

Ma tu sai che il mercurio inquina acqua e pesci, così diventa pericoloso e nocivo anche per la salute delle persone che vivono di pesca e bevono l’acqua del fiume.

 

Siamo in pochi, solo quattro “draghe” (grossi macchinari per l’estrazione dell’oro nel letto del fiume), e per pochi mesi, solo quando l’acqua è alta perché poi non si riesce ad entrare. Se vuole possiamo aiutare con 200 “ceste basiche” (un kit alimentare per una famiglia), che puoi distribuire con la tua barca alle famiglie più bisognose. Ho parlato anche con il tuo aiutante, là in città, perché c’è in giro la chiacchiera che la chiesa vuole fare una denuncia...

 

Per ora mi sono limitato a pregare, nelle messe domenicali, per la conversione di quanti non rispettano l’ambiente e chi vive lungo il fiume: acqua, piante, pesci e persone. Ma, grazie per l’avviso e la proposta, ci penserò...

 


Così ci salutiamo con un sorriso un po’ forzato. Il mio compagno di viaggio era sparito, poi lo vedo scendere dal tetto della barca. “Padre, non mi piace questa gente!”. Lo rassicuro e gli dico di non preoccuparsi: la nostra preghiera è stata ascoltata dagli uomini, ma anche da Dio!

           Così continuiamo il nostro viaggio di ritorno. Nelle comunità di “Manacapurù” e di “Nossa Senhora das Dores” non c’è nessuno perché l’acqua è già entrata dentro le case e le famiglie sono scese in città presso dei parenti, aspettando che l’acqua diminuisca. Consegniamo le otto casse per la raccolta dell’acqua piovana alla comunità di “Uniao da boa fè” e ci dirigiamo a “Nova esperança”. Improvvisamente il motore fa strani rumori e perde potenza. Pensiamo sia un problema all’elica, ma no, si è spezzato il supporto dove è imbullonato il motore e ora non ci sono più le condizioni di farlo funzionare. Piano piano ci avviciniamo alla riva, fortuna che eravamo vicini alle case, e leghiamo la barca a un picchetto di ferro che ci portiamo sempre dietro per sicurezza. Che fare? Chiediamo se qualcuno ha un ‘motore rabetta’, quello che usano sulle canoe, già un’altra volta eravamo tornati con un ‘motore rabetta’ di potenza 5.5; un signore ne ha uno di scorta, siamo fortunati, è di potenza 13.0, ma anche molto più pesante da trasportare! Ma non ha benzina, e noi abbiamo solo gasolio a bordo, così chiediamo una canoa imprestata e andiamo nella comunità vicina, dove abbiamo lasciato le casse per raccogliere l’acqua della pioggia. Siamo ancora fortunati e ci imprestano 20 litri di benzina, ce la possiamo fare! Moises, mio compagno di viaggio, improvvisa un supporto in legno per poter installare il motore. Lo carichiamo sulla barca e facciamo un bagno, poi ceniamo con lo spezzatino con banane, rimasto dal mezzogiorno. Siamo pronti per celebrare la Messa in casa di una famiglia. Improvvisamente scoppia un temporale, acqua a secchiate e vento forte... non ci sono le minime condizioni di uscire dalla barca. Aspettiamo una ora e mezza, poi alle nove decidiamo di rinunciare: attacchiamo le amache e ci prepariamo per il meritato riposo. Piove tutta la notte e con forte vento, sono un po’ preoccupato, ma dalla finestra vedo le luci delle case, anche se la barca è sferzata dal vento. Ci addormentiamo. Alle quattro mi sveglio, c’è molto scuro e non vedo nessuna luce, apro la finestra, poi la porta e esco... siamo in mezzo al fiume, trasportati dalla corrente! Il vento forte ha sradicato il picchetto che fortunatamente è rimasto legato alla barca. Sveglio Moises e decidiamo di aspettare l’alba, alle sei e mezza, lasciandoci trasportare dall’acqua; in fondo siamo nelle mani di Dio, il buon pastore, non abbiamo nulla da temere perché sono mani sicure. Col chiarore dell’aurora montiamo il ‘motore rabetta’ sulla poppa della barca e, piano piano, ci dirigiamo verso casa.



           E penso: quanti pescatori e mamme e bambini sono nelle mani del buon Dio, tutti i giorni, con fiducia e poche certezze del domani! Il grande fiume ci accompagna e molti pesci fanno capolino fra le acque: è ‘piracema’ e c’è molto pesce. Alcuni delfini di fiume saltano attorno alla barca e ci fanno festa, ci accompagnano fino al porto sicuro della città. 

           Il prossimo incontro sarà a sera, con Gabry e Caio (il giovane che abbiamo accolto in casa) per raccontare la nostra avventura e sapere le novità, dopo una settimana di silenzio mediatico.

 

San Giuseppe operaio - giorno dei lavoratori, sabato 1° maggio 2021

 



Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...