26 luglio, il giorno dei nonni, dei Santi Gioacchino e
Anna, i genitori di Maria, nonni di Gesù. Il pensiero va a Ziano, in Val di
Fiemme, nel nostro Trentino dove siamo cresciuti nei campeggi parrocchiali, nell’esperienza
di camminare insieme, perché tutti potessero arrivare alla meta, superando le
difficoltà dei percorsi e le sfide che le Dolomiti, nella loro attraente
bellezza, ci presentano. A Ziano la festa dei Santi Gioacchino e Anna era nel
mezzo dei campeggi, opportunità per fermarsi, riflettere e riprendere il
cammino.
Abbiamo appena lasciato la comunità di Moinho. Il fiume Içá
fino a Moinho dipende dal Rio delle Amazzoni, l’acqua sta scendendo in fretta
perché il grande fiume si sta abbassando di 30/40 cm al giorno, così l’acqua
del nostro Içá corre più veloce del solito verso il mare. Dopo Moinho il nostro
fiume dipende dalle Ande colombiane, l’acqua è più calma e ancora alta in tante
località. La comunità di Moinho è già sulla terra asciutta, ma non sappiamo
come troveremo la comunità di São João do Lago Grande, forse ancora allagata,
verso sera lo scopriremo.
Abbiamo iniziato a conoscere il fiume e le Comunità
nell’agosto del 2020, è già passato un anno e questo è il 24° viaggio missionario.
Abbiamo imparato a riconoscere quando sta scoppiando un temporale, quando il
vento si prende gioco della nostra piccola imbarcazione, quando il sole scalda
fino a bagnarti completamente di sudore. Ora sappiamo dove ci sono le spiagge
nascoste che tra pochi mesi cambieranno la fisionomia del fiume rendendolo più simile
a un grande ‘kenion’ con argini profondi e rocciosi. Ora i pesci stanno facendo
festa e giocano affiorando e accompagnandoci nel cammino, piccoli delfini grigi
e grandi delfini rosa, i famosi “botos”, protagonisti di molte leggende
amazzoniche.
E le nostre Comunità? Come stanno? Sono cresciute in
umanità e fede in quest’anno? La nostra presenza e il nostro servizio pastorale
è stato di aiuto o no? Come continuare il cammino? Che cosa ci dice il Vangelo?
Sono molte domande, forse non tutte hanno una risposta
chiara, ma è importante “pensare”, come diceva il card. Martini. È importante
“discernere”, come ci ha insegnato Sant’Ignazio di Loyola e ci ripete spesso
papa Francesco. Vedere la realtà, che precede sempre le nostre idee, ascoltare
la Parola e le difficoltà incontrate, per trovare una nuova sintesi e fare
scelte coerenti e coraggiose.
Quando siamo arrivati, il 1° novembre 2019, abbiamo
trovato una situazione che ci ha lasciato un po’ perplessi. In città una Chiesa
romanizzata, nelle vesti e nelle regole da osservare, dove tutto ruotava
intorno alle devozioni familiari legate alle feste dei santi, e a novene e
movimenti carismatici, incentivati dalle trasmissioni televisive. Una Chiesa che
nel suo celebrare la fede imitava le chiese pentecostali, appoggiata ai favori
dei politici e della classe benestante, dove a decidere se la festa del patrono
era stata buona o no, era l’incasso ottenuto nell’animazione di lotterie, tombole
e dalla vendita del cibo preparato per l’occasione. Sul grande fiume, visitato tre
volte all’anno dal fedele francescano di ormai 80 anni, le Comunità senza
possibilità di celebrare la fede perché prive di qualsiasi aiuto e fortemente
tentate di passare ad altre chiese evangeliche o alla chiesa della croce,
chiese fondamentaliste e pentecostali, che promettono prosperità e salvezza in
cambio di penitenze e offerte.
Così abbiamo cominciato a camminare insieme, don Gabri in
città e io lungo il fiume. Ricordando una parola chiave del vescovo Gilberto
Baroni che parlando alla città, nella festa di San Prospero, disse che un
cristiano deve tenere in una mano il Vangelo e nell’altra la Costituzione.
Guidati dalla luce della Parola, per essere cittadini responsabili nella
costruzione del Regno di Dio, di giustizia e di pace. Accompagnare le Comunità perché
sappiano vivere con fiducia e nella fraternità. In questa nostra Amazzonia
segnata dalla bellezza e dalla prosperità del Creato, ma anche dallo
sfruttamento e dall’ingiustizia di una società capitalista nella quale il
privilegio di chi domina nella politica e nell’economia, è la normalità. Qui la
povertà e la miseria sono il frutto della corruzione, del ladrocinio
istituzionalizzato e dello sfruttamento delle risorse naturali e umane.
Lascio a don Gabriele Burani, se vorrà, valutare il
cammino cittadino, qui mi limito a sottolineare alcune linee di cambiamento di una
“Chiesa di Comunità”, dove le devozioni personali e familiari, come anche i
movimenti carismatici sono al servizio della vita fraterna e della carità. La
centralità della Parola di Dio, anche se, purtroppo, non ancora desiderata e
ricercata. Una Liturgia che sia espressione della vita e celebrazione della
fede, non solo mossa dal sentimento, ma sostenuta da scelte concrete e coerenti
con una vita di discepoli-missionari del Signore Gesù. La Carità come frutto
privilegiato della fede. E finalmente, l’attenzione ai giovani e agli
adolescenti che qui rappresentano il 70% della popolazione, e sono il futuro
della Chiesa e della società.
Quanto alle piccole Comunità lungo il fiume, il primo
passo è stato quello di “visitare” tutte le famiglie, “entrare” in tutte le
case, “incontrare” tutte le persone. È stato un momento bello e importante,
provocato dalla necessità di conoscere, ma che ha aperto la porta del cuore:
“padre, nessuno prima era mai entrato in casa nostra, grazie!”, così spesso ci
siamo sentiti accolti dalle famiglie. Il secondo passo è stato quello dell’accoglienza
di tutti. Da chi segue le devozioni popolari a chi era passato ad altre chiese
pentecostali o della croce; di chi non era ancora battezzato e di chi non era
sposato e viveva già una seconda o terza unione. La Comunità della fede, la
Chiesa del Signore accoglie tutti, specialmente coloro che si sentono esclusi e
giudicati, cosa normale nelle altre espressioni religiose, e che ci ha
conquistato il titolo di “cattolici peccatori”. Ma il Signore Gesù è venuto proprio
per noi, non per i sani ma per i malati, non per chi si reputa santo ma per chi
si riconosce peccatore. Il terzo passo è stato incentivare la celebrazione
domenicale della Parola. Il prete può venire solo una volta al mese, ma noi
possiamo celebrare la nostra fede ogni domenica, giorno della risurrezione,
dell’ascolto della parola del Vangelo e della condivisione fraterna. Questo ha
comportato un grande sforzo nella preparazione dei sussidi per le celebrazioni
domenicali. Abbiamo offerto anche un aiuto didattico: libri di canto e registrazioni
per imparare nuovi canti liturgici delle Comunità Ecclesiali di Base. Materiale
per una catechesi fondata sulla Parola di Dio e il Vangelo in particolare.
Piccoli rosari accompagnati dai testi biblici per pregare i misteri della vita
del Signore Gesù. Normalmente la Celebrazione della Parola e anche
dell’Eucaristia avvengono nella scuola o in casa. Solo tre Comunità avevano una
piccola cappella. Così abbiamo incentivato, aiutando nel materiale di
costruzione, a edificare un luogo che fosse segno della Comunità. Oggi ci sono
nove cappelle finite e altre tre in progettazione. Sarebbe bello che ognuna delle
25 Comunità che accompagniamo avesse la propria chiesetta, ma il cammino è
ancora lungo. Anche all’interno delle cappelle abbiamo messo alcuni segni: a)
la tovaglia dell’altare con la scritta: Annunciamo
la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, vieni Signore Gesù.
Annunciamo la morte di colui che è vivo ed è il Signore perché risorto, e
attendiamo il suo ritorno. b) la Bibbia sull’altare come segno di accoglienza
di un Dio che ci rivolge la sua Parola. Bibbia che viene usata nelle
celebrazioni, per la proclamazione del Vangelo e delle letture. c) due croci, una
all’interno, dietro l’altare, e una davanti alla chiesa, pitturate di giallo –
colore della luce, con la scritta: Gesù è risorto. La croce è vuota perché il
Signore Gesù è vivo, è risorto. d) la campana di 15 kg che ci chiama alla
preghiera comunitaria. e) in due comunità c’è anche il tabernacolo perché nella
celebrazione domenicale della Parola, viene anche distribuita l’Eucaristia.
Speriamo che un giorno, non troppo lontano, questo possa essere la normalità in
tutte le comunità. L’ Eucaristia celebrata una volta al mese si prolunga nelle domeniche.
Fino a quando la Chiesa scoprirà e abbraccerà una risposta adeguata alla mancanza
dell’Eucaristia in molte Comunità ecclesiali.
Nella comunità di
Moinho, ieri, 25 del mese, abbiamo celebrato la Messa in una casa, presto
inizieranno la costruzione della loro cappella. Qui anche le poche famiglie
evangeliche partecipano insieme ai cattolici, per questo nella chiesa non
metteremo nessuna immagine di santi, nel rispetto della loro sensibilità.
L’unione della Comunità è più importante delle tradizioni specifiche, la
Parola, l’Eucaristia e la Carità fraterna rimangono il segno più grande della presenza
del Risorto. Domenica sera mancavano alla celebrazione alcuni adulti e anziani,
c’erano giovani e bambini, alcune mamme e i responsabili della Comunità, il
cassique con la moglie, il professore e la sua seconda compagna, una coppia evangelica
che anima il canto e la liturgia. Chiedo: “dove sono gli altri?”. Mi risponde il cassique, un giovane di 27
anni con già cinque figli: “vedi padre, abbiamo avuto due giorni d’incontro per
discutere molti problemi della nostra Comunità, e oggi, prima di concludere i
lavori, abbiamo celebrato il culto, come tutte le domeniche. Credo che alcuni
siano stanchi e, visto che avevamo già pregato insieme, questa sera hanno preferito
riposare”. Gli rispondo che se avessi saputo, avrei anticipato il viaggio per
essere presente, ma che ero molto contento del loro cammino di Comunità.
Da ultimo, abbiamo pensato a un piccolo segno della
presenza del Signore e del servizio. Un segno liturgico di una veste bianca,
col volto di Gesù, listata con disegni indigeni e alcune linee azzurre e verdi
richiamando l’acqua del fiume e gli alberi della foresta. Nella Comunità che si
riunisce, ascolta la Parola, condivide il pane della vita e vive l’amore
fraterno, il Signore si fa presente tutti i giorni, fino alla fine del mondo.
Certo, nella costruzione del Regno di Dio, l’annuncio del
Vangelo comprende la denuncia del male, in particolare ci siamo scontrati con
la presenza del garimpo illegale di oro che inquina l’acqua del fiume e provoca
la morte di pesci e il proliferare di malattie. Anche per questo ci stiamo
preocupando con la distribuzione di casse per raccogliere l’acqua della pioggia
e avere acqua da bere pulita e potabile. La denuncia di una politica federale e,
conseguentemente anche statale e comunale, di smantellamento degli organi di controllo
sulla foresta amazzonica e in difesa dei popoli indigeni. Così sono aumentate a
dismisura le aree disboscate per la vendita di legname pregiato, per fare
pascolo per l’allevamento di bestiame e per la monocultura su vasta scala. Come
pure l’impunità per la pesca anche nei periodi proibiti per la preservazione
del pesce, dell’estrazione indebita di oro e diamanti, come pure del traffico
di droga proveniente dalla vicina Colombia e destinato alle grandi città e ai
grandi mercati europei.
L’acqua del fiume corre verso il mare, a volte con una lentezza
disarmante, ma senza mai fermarsi! Così è il Regno di Dio, di notte e di
giorno, l’agricoltore non sa come, ma la semente cresce. E il piccolo grano di
mostarda un giorno servirà di riparo affinché gli uccelli del cielo possano
nidificare. Sono poche le Comunità che si incontrano fedelmente ogni domenica,
8 o 9 in tutto. Pochi gl’incontri di catechesi per i bambini, solo in 3 Comunità.
Ma tutto è in movimento, non c’è più acqua stagnante.
L’immagine tradizionale dei Santi Gioacchino e Anna li
rappresenta con la piccola Maria e una pergamena scritta che viene passata dai
genitori alla figlia: c’è un progetto di vita. Così credo sia importante
continuare con fedeltà il cammino di presenza e di fiducia che abbiamo
iniziato. Che cosa ci dice il Vangelo di oggi? “Felici voi perché i vostri
occhi vedono e le vostre orecchie ascoltano. Molti hanno desiderato, ma non
hanno visto né ascoltato quello che voi vedete e udite”. Così il Signore ci
invita a gioire e ad essere attenti all’oggi della sua presenza. Cosa fare
allora? Ecco tre sentieri che proveremo a percorrere:
Perseverare
senza stancarci e approfondire la nostra adesione al Vangelo. Non limitarci ai
sacramenti, ma fare del momento liturgico anche una opportunità di catechesi.
Proveremo a usare lo spazio della Liturgia della Parola, nella Messa e nelle
celebrazioni, come spazio di approfondimento della fede che incontra la nostra
vita. Proveremo a proporre e sostenere anche la catechesi dei bambini perché
tutti possano partecipare pienamente dell’Eucaristia.
Incentivare la
Comunità a prendersi cura dei suoi membri, specialmente dei più deboli e
sofferenti. Cosa non scontata perché, spesso, in una situazione di povertà diffusa,
vige il ‘si salvi chi può...’. ma il Vangelo ci ha insegnato che ‘o ci salviamo
insieme o non si salva nessuno’. Così con l’aiuto della Caritas parrocchiale
potremo imparare a prenderci cura delle situazioni più bisognose.
Realizzare un
grande incontro dei responsabili di tutte le Comunità per una tre-giorni di
confronto, studio e preghiera, per ascoltare tutti, discernere insieme e
aiutarci a servire meglio la vita. Questo comporterà uno sforzo economico eccezionale
perché sarà importante aiutare a pagare la benzina delle canoe che
trasporteranno le persone dalle comunità alla città. Ma i soldi servono anche
per questo, per rendere possibile un passo nuovo ritenuto importante nel
cammino comune.
Chiediamo l’intercessione dei Santi Gioacchino e Anna che
hanno saputo educare Maria nella fede affinché, come lei, anche noi e le nostre
Comunità, sappiamo ascoltare ed accogliere la Parola dello Spirito. Noi vi
custodiamo nel cuore, fiduciosi della vostra preghiera, perché il Signore Gesù sia
tutto in tutti, e regni la pace!
Gabriele Carlotti – missionario
diocesano in Amazzonia
Santo Antônio do Içá, Festa dei Santi Gioacchino e Anna,
lunedì 26 luglio 2021
P.S.
Agli amici che
ci accompagnano e ci sostengono, ai cristiani delle Unità Pastorali e ai
fratelli e sorelle preti, seminaristi e religiose/i della nostra Chiesa locale
di Reggio Emilia – Guastalla:
Dopo quasi due anni della nostra permanenza nella Missione
Amazzonia, dopo 24 lettere dei viaggi missionari e alcune lettere della realtà
cittadina, ci piacerebbe fare un passo nuovo di “dialogo” : non basta raccontare e non basta
ascoltare, è importante interagire.
Ci piacerebbe essere sollecitati dalle vostre domande
sulla realtà che abbiamo condiviso con voi, ma anche sul senso della vita,
sull’essere Chiesa, sui desideri e gli atteggiamenti, sulla Fede vissuta. Ci
piacerebbe confrontarci sul cammino pastorale, sulle scelte fondamentali, sul
servizio ai poveri. Ci piacerebbe condividere, senza giudizio, ma cercando
insieme il cammino.
Quindi aspettiamo qualche vostra provocazione a “pensare” ...
Grazie
e buon ferragosto!
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