Lettera dalla Missione Santo Antonio
do Içá – Amazzonia
Don Gabriele Burani, 14 luglio 2021
‘Laos’ è il popolo in generale, ma in senso più specifico
uso qui il termine ‘laici’ per indicare i credenti cattolici delle nostre comunità.
Uno dei nostri obiettivi nella missione è incentivare la ministerialità dei
laici, aiutarli ad assumere responsabilità, a servire gratuitamente e a maturare
una certa autonomia.
Ci sono persone di fede, con uno spirito attivo e grande disponibilità che
aiutano molto il cammino della nostra parrocchia; laici responsabili, ma anche
irresponsabili! Soprattutto la coscienza
di essere Chiesa è ancora acerba; come in altre occasioni condivido con voi anche
le situazioni meno esaltanti e difficili da affrontare, per darvi una idea
realistica della missione.
Ad esempio, una piccola cronaca di qualche impegno pastorale dopo il viaggio
sul Rio Içá.
3 luglio, sabato. Comunità di NS di Guadalupe. Ore
18. Era stato deciso l’incontro con i giovani, il secondo incontro del
gruppetto di questa comunità indigena, nella zona al limite tra la città e la
foresta. Arriva qualche giovane,
aspettiamo, sistemiamo in circolo i banchi della cappella mettendo la statua di
Maria al centro; ma i responsabili che avrebbero dovuto preparare l’incontro
non arrivano. Dopo mezz’ora iniziamo a pregare, recitando il rosario, con
intenzioni di preghiera ad ogni decina. Mentre i ragazzi sono ancora riuniti li
lascio per celebrare l’eucaristia in un’altra comunità, NS della Salute. Quando arrivo la cappella è quasi vuota, nessuno
a suonare, una decina di persone partecipano alla messa; i ministri della
Parola che potrebbero-dovrebbero essere responsabili per la liturgia non ci
sono. L’incontro biblico settimanale che avevamo progettato di fare nelle case,
da tempo non si fa, i due animatori e la coordinatrice ancora non hanno
organizzato la cosa. Cosa aspettano? Mi
chiedo. I ministri aspettano l’invito della coordinatrice, la coordinatrice
aspetta i ministri nessuno fa niente!
Domenica 5, nella comunità di S. Giuseppe non
vedo quasi nessuno, solo una decina di persone della famiglia che abita accanto
alla cappella; mi dicono che sabato c’è stata una festa di compleanno, e che
probabilmente i partecipanti alla festa (famiglie cattoliche in maggioranza) si
stanno riposando; quelli che normalmente partecipano alla messa non si fanno
vedere (nemmeno alla messa della sera, nella Chiesa centrale).
Questa è la attuale coscienza della vita di comunità, dei sacramenti, del
giorno del Signore….
Alla sera, messa nella chiesa di santo
Antonio, la chiesa centrale: nessuno a suonare, nessuno a guidare
il canto (di solito qualcuno c’è), nemmeno hanno avvisato che hanno qualche
impedimento…È la prima domenica del mese e la equipe della pastorale della
decima, che dovrebbe preparare le letture e animare la messa, non ha fatto
nulla, quindi si improvvisa sul momento, con i pochi disponibili.
Lunedì 6, incontro con i giovani alle 18:00 in una
comunità della città: l’educatore non arriva; sta piovendo forte, arriva
qualche ragazzo, facciamo qualche gioco di animazione ma l’educatore non si fa
vedere.
Vado anche il lunedì seguente e l’educatore
non c’è; non manca invece il forte temporale equatoriale ma siamo al riparo;
quando cala di intensità e si riesce a dialogare , le ragazze presenti mi
dicono che hanno sentito che l’educatore responsabile non intende seguire più il gruppo, perché loro non prestano
attenzione… lui non mi ha parlato,
semplicemente non si fa più vedere…. Andrò
a trovarlo a casa.
Alle 19:30 ci sarebbe un incontro di preghiera e formazione biblica nella comunità
di S. Giuseppe, ma non avvisano in
quale famiglia si riuniscono, non arriva né telefonata né messaggio…. Non
saprei se si sono riuniti. (In seguito mi dicono che non si sono riuniti per
motivi di malattia di qualcuno)
E nella comunità del
centro è stato fissato un
incontro in preparazione al battesimo dei bambini, ci sono due catechisti
responsabili…. Nessuno dei due arriva.
Le due coppie di genitori se ne vanno!
Un esempio del nostro lavoro/ non-lavoro pastorale. Quando
si celebra qualche festa, molti sono presenti, poi nell’ordinario non ci
sono. La coscienza ecclesiale è ancora
agli inizi e a volte ci si sente disarmati; arrabbiarsi è la prima reazione,
poi non serve a molto. Rimangono vari
interrogativi, sul come muoversi, di quali persone fidarsi… comunque l’impegno
per favorire la ministerialità rimane e il nostro impegno continua. Con qualche
frutto? Vedremo, forse si, forse no!
Domenica 11, alle 6 comincia un forte
temporale, poi pioggia normale;
vado alle 8 per la messa nella comunità dello Spirito Santo, la chiesa è chiusa,
arriva solo una persona, un fedele animatore della comunità, ma nessun altro.
Aspettiamo quasi mezz’ora poi ritorno alla casa parrocchiale; ancora è
difficile per me capire perché le persone non vengono a messa se piove, almeno
chi abita vicino alla cappella. Chi abita lontano, se deve affrontare una
strada piena di acqua e fango, è comprensibile trovi difficoltà. Quando poi arrivo alla chiesa centrale vedo
tutto chiuso, e capisco che è avvenuta la stessa cosa: non è arrivato nessuno o
quasi. Poi vado alla comunità di NS di Guadalupe; arrivo, camminando nel fango,
alla cappella; suono la campana, aspetto, ma non si fa vedere nessuno. Ritorno
alla casa parrocchiale.
Al pomeriggio ritorna il sole, e l’incontro con i giovani che era stato programmato si fa.
E un buon gruppo di adolescenti-giovani arriva.
Certo non è sempre così, a volte è tutto ben organizzato,
ci sono laici responsabili, specialmente nelle feste speciali annuali, ma il senso della domenica- giorno del Signore
e della comunità è ancora vago.
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