sabato 8 marzo 2025

UN PRIMO BILANCIO

 

Dopo la secca adesso il fiume è immenso



Paolo Bizzocchi

Ciao a tutti e tutte.

Mentre aspetto la lancha (il battello veloce) che da S. Antonio mi porterà a Manaus, provo a scrivere due cose su questi quattro mesi iniziali di esperienza brasiliana.

Sono arrivato a S. Antonio a metà novembre, con il Rio Solimoes piuttosto basso: arrivare con le due valigie e lo zaino e salire la stramba scala di legno che porta dalla chiatta portuale alla strada non era stata un'esperienza particolarmente piacevole, anche per la paura di cadere ed iniziare la missione con una figuraccia da manuale. Ora riparto che il fiume è quasi alla massima altezza ed il pontile di accesso è comodo e sicuro: si, sono stati mesi che hanno riempito la mia vita di tante cose nuove e mi hanno dato un nuovo tipo di sicurezza. 

Come è avvenuto questo riempimento? In un modo molto semplice: svuotando,  svuotando, svuotando... e c'è ancora tanto da svuotare. 

Svuotando. La cosa è molto semplice. Fino sei mesi fa portavo la responsabilità di sette parrocchie,  di una casa di riposo, di una scuola materna (per diverso tempo due). Di quello che facevo mi sentivo sicuro,  avevo l'impressione di avere una buona coscienza ed esperienza di quello che facevo. Arrivato a S. Antonio,  dopo un giorno sulla carta ero parroco, ma di fatto mi sono trovato ad essere un bambino: non sai parlare,  non sai come muovermi, non sai il significato che viene dato ai tuoi gesti, non hai gli strumenti per decifrare il comportamento di chi hai davanti, non sai comperare un pó di pane e non capisci quanti soldi devi dargli per preparare qualche parola di omelia ti occorrono ore e devi sottoporti alla correzione di quello che hai fatto. Un bel  salto, nulla da dire. 

Fatto questo vuoto - che arriva tutto in una volta, ma te ne rendi conto nel giro di qualche settimana - piano piano si apre (non automaticamente) lo spazio per iniziare un graduale e lentissimo riempimento. Non è automatico, perché la tentazione di chiudersi nel proprio spazietto restante è forte: qui la preghiera è un aiuto enorme, non perché consola, ma perché spinge sempre nuovamente fuori.  Cosa è entrato?  Innanzitutto le debolezze e le paure che non credevo più di avere: quelle sante e benedette debolezze che mi hanno rimesso a contatto con la mia umanità più umana. Poi iniziano ad arrivare le persone: tu non le vedi, perché ti sembrano tutte uguali ed ugualmente distanti, ma loro ti vedono e ti distinguono bene e sono contente di darti un saluto quando passi per strada, di mostrare curiosità per questo "padri" che non parla la loro lingua, di farti vedere le loro cose, di dire con orgoglio una parola in un italiano stropicciato come il mio portoghese. Poi entra la storia, la storia colma di sofferenze e speranze di un popolo, di un paese, di una comunità cristiana, di singole persone che ti fanno capire che avrebbero voglia di parlarti: cosi ho avuto il privilegio di iniziare a volergli bene e di iniziare a sentirmi voluto bene.

Esteriormente in quattro mesi è cambiato pochissimo e soprattutto la lingua ben al di là dal venire: per questo sono contentissimo di partire per Brasilia e fare questi tre mesi di corso di lingua e cultura. Interiormente il cammino invece è stato tanto: siamo ancora agli inizi, ma essere qui è davvero un processo di rinascita (che passa sempre attraverso la morte...: la Pasqua non un teoria, è la logica della vita umana).

Forse sarebbe stato meglio arrivare sapendo già la lingua? Indubbiamente,  sarebbe stato di aiuto a me ed al povero d. Gabriele, che si è dovuto assumere il carico di tutto. Di certo però arrivare spoglio come sono arrivato mi sta consentendo di lavorare molto su di me, e questo di solito .porta buon frutto

Ora parto. Domani prima di sera sarò a Manaus e lunedì prenderò l'aereo per Brasilia,  da dove tornerò a giugno. 


Ci sentiamo da Brasilia!

Una quaresima feconda a tutti e tutte voi!

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