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sabato 13 settembre 2025

LE GRANDI TENSIONI POLITICHE NEL BRASILE

 



Ciao a tutti e tutte!

Anche oggi vi mando un paio di pagine de “La caduta del cielo” di Kopenawa (è in PDF e non riesco a riportarlo nel blog -ndr.): pagine inquietanti, perché parlano della missione cristiana, ad opera di evangelici statunitensi, nel villaggio dell’autore. Pagine che fanno male, perché ci fanno capire come sia facile fare della religione una violenza alle coscienze ed un mezzo per comandare o perseguire altri interessi… pagine utili e purificanti, perché ci aiutano a guardare a noi stessi ed al nostro rapporto con la realtà nella quale viviamo.

Però sono pagine attuali, anche e soprattutto qui in Brasile. Come già vi scrivevo, assieme al ministero sincero di tanti preti e vescovi cattolici e pastori evangelici, il fenomeno di una fede cristiana posta al servizio di partiti e gruppi culturali molto dubbi qui è molto forte e portato anche con vanto. Sono di pochi giorni fa le notizie di un vescovo che, affiancato da un “angelico” fr. Gilson (personaggio che vedo sempre più ambiguo…), ha usato una grande processione per chiedere a Dio di liberare il Brasile dal “comunismo” (che significa il governo Lula) e di una parrocchia che ha tolto dal programma una Messa che p. Julio Lancellotti avrebbe dovuto celebrare in una mensa per i poveri: importanti sostenitori della mensa avevano minacciato di togliere i finanziamenti se il prete “comunista” avesse messo piede nel locale.

Abbiamo anche toccato con mano – io per la prima volta – la violenza della grande industria agraria. Abbiamo ospitato per una notte il rappresentante di una tribù indigena di una parrocchia a noi vicina. Insieme ad un’altra rappresentante, ospitata dalle suore, erano venuti a S. Antonio per incontrare il Procuratore di Giustizia ed atri enti di tutela dei popoli indigeni: un fazendeiro, a titolo personale o di qualche grande industria agraria, si è presentato in cinque villaggi del luogo ove diverse famiglie indigene vivono da quasi cinquant’anni, presentando un “documento” che attesta che la terra gli appartiene e minacciando le famiglie di chiamare la polizia se non se ne fossero andate al più presto.



D. Gabriele mi ha spiegato che in Bahia ha visto molte volte fatti come questi e che occorre sperare che la polizia o il giudice non siano stati adeguatamente remunerati da chi vuole impossessarsi della terra. In quanto al documento, già a Brasilia ci avevano parlato della notevole produzione di documenti falsi, che vengono anticati artificialmente (o semplicemente mettendoli in un cassetto con gli insetti giusti…) per appropriarsi dei terreni e fare agro negozio.

In questo momento qui in Brasile la situazione è molto delicata. Alla fine di un difficilissimo procedimento, il Supremo Tribunale Federale – l’organo giudiziario più alto del Brasile – ha condannato l’ex presidente Bolsonaro a 27 anni di carcere per tentato colpo di stato ed altro (è la pena minima per i reati contestati), assieme agli alti vertici militari e politici che avevano partecipato all’organizzazione ed esecuzione degli eventi del 8 gennaio 2023.

Su cinque giudici quattro hanno votato a favore, mentre l’unico contrario è stato il giudice nominato dallo stesso Bolsonaro. Dopo la mancata condanna degli esecutori del regime militare del 1964, per il Brasile questo atto rappresenta un’affermazione forte della democrazia brasiliana. Ora occorrerà vedere cosa succede: il fronte bolsonarista è molto forte ed aggressivo, Trump – che ospita uno dei figli di Bolsonaro – dopo l’imposizione di pesanti sanzioni e misure punitive contro il giudice che ha curato il procedimento, ha usato parole minacciose contro il Brasile… Speriamo che tutto finisca con le parole, ma guardando quanto sta avvenendo in Venezuela, nulla è certo.

In compenso, qui stiamo bene e procediamo con pace e serenità, con tanta coscienza del nostro poco, ma tanta fiducia nel tanto di Dio.

Per chi vuole, ci vediamo (via Meet) sabato prossimo alle 21.30 a Praticello!


Il pirarucù


PS.: Abbiamo avuto la pesca del Pirarucú, il grande pesce del Rio Solimoes, molto appetitoso. É un pesce con caratteristiche preistoriche. Le squame sono di osso, molto dure, per resistere agli attacchi dei Piranha!

 

Pe. Paolo

sabato 29 aprile 2023

Viva i lavoratori onesti: la festa è loro!

 




 

Omilia del 30 aprile, giorno mondiale delle vocazioni: tutti chiamati all’onestà materiale, spirituale e, diciamolo pure, contrattuale. In verità il primo che ci ha preso a servizio per il Regno e per difendere la Casa Comune è proprio Lui, il Buon Pastore. E il salario è oltre al dovuto: affinché abbiamo la vita in abbondanza… davvero Bello questo Pastore!

 

Non è della nostra cultura, né italiana e né brasiliana, ma della Terra di Gesù. Per evitare i pericoli della notte, l’assalto di lupi e ladri, i pastori riunivano le loro greggi in grandi recinti comuni, più facili da sorvegliare e difendere. Poi al mattino, il primo che usciva “chiamava le sue pecore” per nome e loro riconoscevano la voce del pastore, si alzavano e lo seguivano. E così uno dopo l’altro i pastori ricomponevano le loro greggi e uscivano verso i pascoli. Questo verbo “conoscere” è così bello perché comprende l’amare, il prendersi cura dell’altro: il pastore è attento alle sue pecore e loro lo accompagnano con gioia e fiducia. “Le pecore seguono il Pastore perché conoscono la sua voce”. È la nostra chiamata alla fede: seguire il Signore guidati dalla sua Parola di vita e di libertà. Chi riconosce il Pastore, la porta delle pecore, troverà vita piena, entrerà e uscirà nella bellezza di una scelta di libertà, senza paure e senza obblighi, nella libertà dell’amore.

 


Purtroppo ci sono anche molti ladri e assaltanti, questi sono corrotti da interessi economici e di potere, vengono solo per rubare, uccidere e distruggere.

 

Così nell’ultimo viaggio sul fiume abbiamo incontrato ancora delle “draghe” dei cercatori d’oro, e ci siamo chiesti il perché la gente non reagisce e lascia che l’acqua del fiume venga inquinata dal mercurio che porta alla morte dei pesci e alle malattie per chi non ha altra acqua da bere. Perché? Alle prime risposte ci siamo scoraggiati: vedi padre, il cassique, il capo della comunità, ha dato il permesso di lavorare sulla spiaggia in cambio di due grammi di ora la settimana (500 reais, pari a 100 euro), e se lui ha dato il permesso cosa possiamo fare noi? Poi scopri che anche chi alzava la voce e criticava è stato messo a tacere, anche lui riceverà la sua parte. Grazie a Dio c’è sempre qualcuno onesto che si oppone all’illegalità e allo sfruttamento delle risorse come l’oro, il legname e il pesce. Ma quando è uno della tua famiglia, il tuo proprio padre che lascia fare, che si lascia corrompere, allora che cosa puoi fare? La famiglia e il padre devono essere rispettati!

 


Cerchiamo di capire e dialoghiamo sulla possibilità di rivolgersi alle autorità affinché intervengano in difesa del diritto alla vita di tutti. Vedi padre, mi dice Francesco con in braccio l’ultima di cinque figli, abbiamo minacciato di denunciare, come fai tu, e sai che cosa ci hanno risposto: Fate pure, tanto il Delegato della polizia civile lo paghiamo tutte le settimane, direttamente a casa sua in città, la Polizia Federale della città quando viene chiede solo la sua parte, teniamo sempre pronto un poco di oro per l’occorrenza, quindi siamo tranquilli; poi chi compra il nostro oro è la massima autorità presente, il proprio Sindaco del Comune… il Giudice lo conoscono tutti, è la persona più corrotta di tutta la zona, basta offrire soldi e tutto si risolve; anzi, quando c’è una soffiata alla Polizia Federale di Tabatinga, loro ci avvisano in tempo e tutto viene nascosto nei tanti meandri che la foresta offre, così nessuno viene colto in fragrante. Rimango abbastanza perplesso e penso a questa situazione ‘mafiosa’. Ho parlato anche con l’Esercito ad Ipiranga, ma mi hanno detto che loro sono lì per difendere i confini dello Stato, e non possono intervenire se non sono chiamati dalle autorità locali, siamo messi bene!

 


Violenza, corruzione e ingiustizia sono all’ordine del giorno, e le pecore continuano a morire nelle braccia di ladri e assaltanti che solo sanno rubare, uccidere e distruggere!

 

L’apostolo Pietro continua ad esortarci: “Salvatevi da questa gente corrotta”. Lo possiamo fare se riconosciamo la Sua voce e Lo seguiamo con fiducia. Buon 1° maggio, buona festa dei lavoratori onesti!

 

Gabriel Carlotti, missionario dell’Amazzonia

 

Santo Antonio do Içá, 1° maggio 2023 – Festa dei lavoratori.   

 

 

giovedì 14 luglio 2022

PIRATI, NARCOTRAFFICO E SPERANZA NELLO SPIRITO

 



Si, i pirati ci sono ancora e assaltano le barche nel Rio delle Amazzoni, nella regione dove abitiamo.  

Negli ultimi giorni, nel nostro ‘pezzetto’ del Rio delle Amazzoni (o Rio Solimões) stiamo assistendo ad una serie di tragici eventi: la morte di diverse persone, uccise in modo brutale. Ieri un pirata ucciso a Tonantins, lunedì scorso 5 trovati morti sulla riva del fiume, a pochi chilometri dal centro di Santo Antonio, sabato scorso altri 5 trovati uccisi; domenica una sparatoria con morti davanti alla chiesa di S. Francesco, qualche giorno fa nel corso di una sparatoria 10 sono stati uccisi, alcuni di Santo Antonio, altri di Tonantins, altri ancora nella zona di Jutaí….  Tonantins e Amaturá sono i paesi nostri vicini, a 20-30 km di distanza.  A Tonantins ora hanno il coprifuoco, vietato uscire alla sera dalle 21.

È anche arrivato una grossa squadra di polizia speciale. Cosa sta succedendo?  I pirati sono, per la maggior parte, giovani dei nostri paesi che con barche abbastanza veloci- di solito rubate- bloccano le imbarcazioni che stanno viaggiando sul Rio delle Amazzoni per rubare merci, soldi, benzina… tutto quello che riescono a trovare. E spesso non si limitano a rubare, ma terrorizzano le persone, usano violenza e anche uccidono.  La polizia locale a volte cerca di intercettarli, ci sono scontri con armi da fuoco e, potete ben intuire, feriti e morti.  Quando capita che qualche pirata venga catturato, la popolazione, stanca di tanti soprusi, sfoga la propria rabbia: a Tonantins due sono stati presi e bruciati, a volte si trovano i corpi squartati.   La situazione diventa sempre più tragica a causa della droga. Come sapete noi siamo nella zona di confine con Perù e Colombia e dalla Colombia arrivano in Brasile, tonnellate di cocaina via fiume. I trafficanti – spesso i più ricchi e ‘rispettabili’ dei nostri paesi- hanno dei guadagni incredibili; organizzano le spedizioni di cocaina che arriva a Manaus via fiume, poi verso Europa, Stati Uniti, Asia. 

Nel tratto di fiume della nostra regione agiscono i pirati, assaltano le navi che trasportano droga e rubano il carico prezioso, scatenando- ovviamente- le ire dei trafficanti, uomini senza scrupoli e crudeli quando i loro piani trovano ostacoli. Il narcotraffico, con i loro soldati, sta ora cercando di intercettare e possibilmente ammazzare i pirati. Tonnellate di cocaina sono state rubate in questi mesi e quindi la rabbia è grande, e la violenza si scatena. Gli scontri che avvengono in questi giorni sono quindi principalmente tra trafficanti di droga e pirati e qualche volta la polizia quando individua gli uni o gli altri. La tendenza è quella di ammazzare i rivali, senza pietà.



Ho ascoltato su WhatsApp un audio di uno dei capi del traffico di droga, con parole violente e offensive, minacciando di morte i pirati e tutti coloro che si mettono contro i loro interessi; minacciava di morte i sindaci dei nostri paesi e le loro famiglie. La nostra gente è impaurita e disorientata, in certe zone uscire con la barca è diventato pericoloso, più che a Santo Antonio, nel comune confinante di Tonantins.  La speranza è che questo nuovo contingente di polizia possa frenare la ondata di violenza.  Ma sappiamo che ci sono molte persone coinvolte, e molti problemi alla base della violenza, degli omicidi…  i pirati e i corrieri della droga sono le persone più povere, spesso disperate, consapevoli che stanno rischiando la prigione e la vita, e pronti a tutto, ormai senza timore di nulla e senza rispetto per nessuno. E ci sono i medi e grandi trafficanti: rispettabili benestanti o autorità delle nostre città; e insieme a poliziotti di valore, ce ne sono alcuni coinvolti nel narcotraffico, sequestrano la droga per poi rivenderla… insomma, una vecchia storia, che si ripete in tante zone del mondo!
 In città stiamo constatando che cresce l’uso di varie droghe tra gli adolescenti…. E ci chiediamo: quanto la società vuole veramente combattere questa cultura di morte? Abbiamo la volontà di arrivare a colpire chi sta ai vertici del narcotraffico – e non sono i poveracci che accettano di fare il trasporto della droga? Si deve lavorare a livello della offerta di droga, bloccare il narcotraffico, ma anche sul versante della domanda: perché tanti cercano le droghe? Senza la domanda, il traffico di droga verrebbe bloccato in modo naturale.  Come formare una cultura diversa?  Il tema riguarda il mondo intero, non solo i nostri piccoli paesi. Sono convinto che alla base ci sia sempre una questione spirituale: la ricerca di droga è una ricerca spirituale, una ricerca di salvezza, una ricerca di felicità, una ricerca di vita…… però in questo caso l’esito della ricerca è la morte.  La violenza grave che si scatena riguarda un ristretto numero di persone, ma alcool e altre droghe invadono le nostre strade, le nostre case e stanno distruggendo le nostre famiglie. Stiamo tentando di ripartire con 2 gruppi di auto-aiuto, uno dei cosiddetti ‘narcotici anonimi’ e un altro legato alla Chiesa cattolica, cercando persone adatte e disponibili a seguire questa realtà complessa.  Una goccia nel mare ma almeno si potrebbe costituire un riferimento per chi cerca aiuto.



La scuola organizza le settimane di prevenzione alle droghe, e abbiamo concluso con una mattinata di incontro nella palestra della parrocchia, ascoltando anche le proposte dei ragazzi (loro hanno chiesto alle autorità di essere rigidi e multare chi vende alcoolici ai minori, fino a chiudere il locale se continua nella infrazione. Chiedono anche più vigilanza nelle strade, specialmente la notte dei fine-settimana). Non sono dei semplici incontri che risolvono la situazione se non abbiamo una forte volontà politica e una maturazione anche spirituale. Sono troppi gli interessi in gioco, e molti in città sono cresciuti e crescono grazie alla droga.



Per quel che noi possiamo fare, penso che la pastorale ordinaria della parrocchia, con la celebrazione dei sacramenti, la catechesi, il servizio, la evangelizzazione a diversi livelli, la condivisione comunitaria è una grande forza di vita che potrà contrastare la cultura di morte del narcotraffico.

Don Gabriele Burani, Santo Antônio do Içà, 14-07-2022

LE GRANDI TENSIONI POLITICHE NEL BRASILE

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