sabato 29 maggio 2021

CONSOLAZIONE!

 


Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

       Anche questa volta siamo dovuti rientrare in anticipo per problemi meccanici, ma ormai ci siamo abituati agli imprevisti e abbiamo imparato a sorridere nonostante tutto. Tornare senza poter usare il volante, quindi senza poter curvare a destra o a sinistra, non è molto piacevole, ma abbiamo imparato ad accompagnare la corrente dell’acqua... è un po’ come sciare sulla neve fresca, devi lasciarti andare! In questi pochi giorni non sono mancate consolazioni: la fede dei giovani, la tradizione delle feste popolari, l’unione delle famiglie.

 


La fede dei giovani. La Comunità di São Vicente non faceva parte di questo viaggio, ma ci siamo fermati per lasciare dieci casse di 500 litri per la raccolta dell’acqua piovana. Stiamo aiutando a migliorare la qualità dell’acqua potabile. Faremo anche un incontro, appena avremo preparato il materiale didattico, per insegnare e condividere il modo di mantenere i raccoglitori, le grondaie e i tetti puliti; come anche trattare l’acqua perché sia potabile.




 Crediamo che, prenderci cura della qualità della vita, sia la strada migliore per annunciare il Vangelo e così offrire oltre all’acqua pulita e potabile, anche l’acqua Viva della fede e della speranza, quella che cambiò la vita alla samaritana e aprì gli occhi al cieco nato... Siamo arrivati presto, sotto una pioggia battente, alle nove e mezza del mattino, proprio quando la gente usciva di casa per ritrovarsi a pregare nella scuola, visto che era domenica. Ci accolgono con gioia e ci invitano a pregare con loro, prima di scaricare le casse per l’acqua. Chiaro che accettiamo. La celebrazione si svolge in forma bella e seguendo le indicazioni che avevamo dato, la ragazza, già mamma, che anima la celebrazione è molto semplice e con la sua umiltà ha conquistato la fiducia anche dei più anziani. La novità è che dopo la lettura del Vangelo e del piccolo comento che avevamo dato, era la festa di Pentecoste, lei ha aperto la possibilità di intervenire a chi volesse contribuire alla riflessione. Così, uno dopo l’altro, tre giovani, con la loro Bibbia in mano, hanno letto alcuni versi di un profeta, del libro dei numeri e dell’esodo. Dopo la lettura, ognuno ha trasmesso il suo messaggio. In particolare un giovane ha concluso dicendo: “Questa settimana Dio mi ha parlato e mi ha trasmesso questo messaggio, che io oggi, con molta gioia, ho trasmesso a voi, perché possiamo seguire il cammino di Gesù, possiamo vivere nella luce e non nelle tenebre, come discepoli, persone risorte”. Poi anche lei, l’animatrice ha dato il suo messaggio, e la celebrazione è continuata nel rendimento di grazie, con la preghiera del Padre nostro e la benedizione finale. Tutto intercalato con alcuni canti. Non nego il mio stupore e la gioia di aver partecipato, davvero il Signore si rende presente attraverso i piccoli e nella nostra povertà. Questi giovani leggevano a stento e senza punteggiatura, due sono già papà e avevano in braccio i loro figli, ma durante la settimana hanno aperto la Bibbia, hanno letto e scelto un brano che li ha colpiti, hanno riflettuto e accolto la Parola come Parola di Dio... e per questo l’hanno trasmessa a tutta la Comunità nella celebrazione domenicale. Molto bello! Sia lodato il Signore che compie meraviglie!

 


La tradizione delle feste popolari. L’obiettivo del nostro viaggio era celebrare la Festa del Divino Spirito Santo (Pentecoste) nella Comunità di Nova Esperança. E così è stato, arrivati verso le quattro del pomeriggio, incontriamo molta gente venuta anche dalla città con una grande barca che avevano affittato per l’occasione. Anche noi portiamo alcuni doni: la campana che verrà issata sul punto più alto del tetto della chiesa, con i suoi 14 kg. Per l’occasione la chiesetta è stata tutta rinnovata e pitturata di giallo, il colore della luce del Risorto. La campana sarà la voce che chiama per riunire la Comunità. Poi una tovaglia bianca con la scritta “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta” (chiaro, in brasiliano). É il cuore della fede: annunciamo la morte del “Signore”, cioè di colui che è vivo, è il Signore dei vivi e dei morti; proclamiamo che è risorto, che ha vinto la morte; e aspettiamo il suo ritorno come ha promesso, preghiamo perché venga presto e questo mondo, questa umanità, possa entrare nel Regno di Dio. E infine un piccolo leggio di legno con una Bibbia formato grande che rimanga sull’altare, segno della presenza di un Dio che parla e dialoga con i suoi figli e le sue figlie: un Dio che entra in relazione. È il primo mistero della nostra fede, quello della Santissima Trinità: un solo Dio – Padre, Figlio, Spirito Santo. Come in tutte le feste tradizionali, nove giorni prima della festa, viene innalzato un grande palo con in cima la bandiera del santo, il ‘Mastro’. La cosa bella é che dopo la messa, il Mastro è stato caricato sulla grande barca e intercalando canti tradizionali e scoppio di mortaletti, si sono fatti tre cerchi sul fiume, prima di gettare in acqua il Mastro, perché il grande fiume lo porti fino al mare, passando e benedicendo le acque e le terre che incontrerà. Rientrati in chiesa, cantiamo l’ultimo ‘benditus’ dove le sette bandiere del Divino (i sette doni dello Spirito) si inchinano davanti alla Colomba che, tradizionalmente, rappresenta lo Spirito Santo. Tutto fatto nella massima e semplice solennità, uomini e donne consapevoli del loro posto di responsabilità nella Comunità. Giovani e bambini accompagnando e assorbendo la forza della tradizione. Chiaro, tutto dentro a una cornice di molta festa: musica e danze tutta la notte, molta carne per soddisfare il desiderio di mangiare bene. Per l’occasione si sono uccisi e preparati un bue, due porci e diverse galline e anatre. Il pesce è l’alimento quotidiano e feriale che lascia il posto alla carne, più difficile da incontrare sulla tavola e nel piatto dei poveri.

 


L’unione delle famiglie. Passiamo la notte dormendo sull’amaca, ascoltando ancora le ultime musiche della festa. Al mattino, durante la colazione, sentiamo il rumore di molte persone entrando e uscendo di casa, ci affacciamo dalla nostra barca e ci rendiamo conto che la festa è finita, tutti stanno caricando i loro bagagli sulla grande barca e chi abita nella Comunità si affretta a portarsi a casa tutto quanto è rimasto, le ossa del bue, la carne cotta, il riso, la pasta... niente viene gettato, tutto serve per i prossimi giorni. Salutiamo e ci dirigiamo verso la Comunità União da Boa Fé, a mezz’ora circa. Purtroppo, sarà l’ultima di questo breve viaggio, perché proprio entrando nell’igarapé ci rendiamo conto che il volante non funziona più perché i denti dell’ingranaggio sono completamente consumati. Dovremo guidare usando due grosse corde legate al timone per riuscire a fare le curve necessarie, anche se con molta fatica e molti lividi sulle gambe costrette ad aiutare le braccia a mantenere la direzione. Ma prima celebriamo con la Comunità. Un unico giovane presente, molti bambini e le donne. Prima di iniziare chiedo come mai non ci sia neppure un uomo presente, è forse successo qualcosa...? “No, padre, gli uomini sono fuori da una settimana, forse tornano questa notte, sono andati per cacciare e pescare”. Bene, dico io, così avrete carne e pesce per i prossimi giorni. La carne e il pesce vengono trattati con il sale e messi al sole per seccare, così si conservano per diverse settimane. Solo una piccola quantità viene messa nel ghiaccio per essere consumata ancora fresca. Ma, incontrare il ghiaccio, è difficile, bisogna andare in città con grosse casse di polistirolo... e non dura più di quattro o cinque giorni, il tempo necessario per consumarlo o, se il pesce è grande, portarlo al mercato e ricavare dalla vendita il necessario per comprare olio, riso, pasta e alcuni dolci per i bambini. Mi è sembrato molto bello, forse un po’ primitivo, ma interessante questo fare battute di caccia e di pesca, che diventa anche l’opportunità per gli uomini di condividere i problemi della famiglia e della società, oltre a vivere un momento di svago e sano divertimento. Le battute di caccia e di pesca sono una delle attività importanti in una Comunità. Le donne che rimangono a casa e custodiscono i bambini, a loro volta, hanno l’occasione di una relazione più libera e aperta fra di loro, e di condividere il loro pensiero e il loro modo di vedere e giudicare la vita. Quando il marito è presente, la moglie spesso vive preoccupata di non fargli mancare nulla al rientro, e comunque è sempre pronta per i molti servizi domestici. Il prendersi spazi e tempi di libertà, sia da parte degli uomini che delle donne, certamente fa bene alla vita della famiglia e rafforza la reciproca fiducia. All’arrivo dei papà, è sempre una grande festa dei bambini, accompagnata dal sorriso accogliente delle mamme. Così, ruoli e responsabilità diverse sono la base di una unione più solida: siamo “uguali” non perché facciamo le stesse cose, ma perché, nella stima e nel rispetto reciproco, viviamo una relazione che ci completa e si arricchisce delle nostre differenze. “Dio creò l’essere umano a sua immagine e somiglianza: maschio e femmina li creò!”.

 

Solennità della Santissima Trinità, domenica 30 maggio 2021.


martedì 25 maggio 2021

IL RIO SOLIMÕES IN PIENA

 





Queste foto arrivano direttamente dalle comunità sul fiume Solimões, in cui stanno lavorando don Gabriele Burani (che ha inviato le foto) e don Gabriele Carlotti. Don Burani fa notare che, nonostante la piena, la gente non rinuncia alla partecipazione della messa. 

giovedì 20 maggio 2021

EMERGENZA!

 

 Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia

 

 

                                           Chiesetta della comunità Ipiranga

        Questo secondo viaggio di maggio è stato con un tempo minore, solo cinque giorni, dovuto al ritardo causato dai lavori al nostro mezzo di trasporto. Nell’ultimo viaggio, forse dovuto a un’elica di ferro, molto pesante, la base del motore era andata in frantumi, così c’è voluto del tempo per rimettere tutto in sesto. Grazie a Dio, giovedì 13 maggio, verso sera, siamo riusciti a montare l’elica di alluminio, molto più leggera, a coronazione dei lavori di saldatura e riparazione del blocco macchine. Così il venerdì 14, alle sei del mattino, ci rimettiamo in viaggio. Passeremo in tutte le Comunità, fino ad Ipiranga, che come ormai sapete bene è l’ultima sul confine colombiano, dobbiamo percorrere molta acqua! Ma celebriamo solo in due Comunità: São Lázaro, a metà cammino, dove passiamo la notte e Ipiranga, ultima meta del nostro viaggio. Il tempo è breve e optiamo per non celebrare nelle altre, ma andare un po’ più di fretta per poter visitarle tutte. A Ipiranga troviamo la chiesetta quasi finita, e questo ci riempie di gioia, celebriamo un battesimo e dopo pizza per tutti. Ci sono una decina di militari, rimangono in servizio per due anni, poi verranno trasferiti ad altra zona, che sono davvero persone di fede, con le loro famiglie, e si preoccupano per la nostra gente, anche per sostenere la speranza in questi tempi difficili. Dopo questo viaggio, ho deciso di scrivere una lettera al Sindaco, perché ci sono molte cose che non vanno bene e forse lui non è a conoscenza di tutto, dopo la campagna elettorale non è più andato nelle Comunità ribeirinhe (riva del fiume) e sa le cose solo per bocca dei suoi collaboratori. Una bocca in più, che canta fuori dal coro, potrà aiutare...

 

      “Caro Sindaco, Walder Ribeiro da Costa,

le scrivo perché uno dei suoi uomini di fiducia mi ha consigliato di informarla, perché molte cose non giungono alla sua conoscenza, ma rimangono appena fra i suoi collaboratori. Così, spesso, non sapendo, non può intervenire per risolvere o almeno amenizzare le situazioni più problematiche. Cercherò di essere breve e diretto, per essere abbastanza chiaro e obiettivo, senza giudizio e senza pretesa di avere una risposta su tutto.

1. Già dalla precedente amministrazione nella piazza centrale del paese, dove c’è la chiesa parrocchiale, ci sono tre guardie notturne, tutte pagate dal Comune, con soldi pubblici, ma nessuna delle tre lavora, solo accendono e spengono le luci alle 18 di sera e alle 6 del mattino. Chi lavora sono due giovani, uno abita in casa con noi, che ricevono un compenso dai commercianti della piazza. E non c’è notte che non rischino la vita per la presenza di numerosi ladri e marginali che nelle ore notturne visitano commercio e case della nostra città....

2. Deve sapere che stiamo distribuendo, nelle Comunità lungo il fiume, casse per la raccolta di acqua piovana, visto che l’acqua che la gente beve è fortemente inquinata e non sempre hanno il cloro per il trattamento. Certo l’inquinamento maggiore è dovuto allo scarico delle fogne dalla Colombia, fino alla nostra città, ma sappiamo della presenza dell’estrazione illegale di minerali come oro e diamanti, e sappiamo che le ‘draghe’ inquinano fortemente per l’uso del mercurio. Così ho cominciato a pregare nelle Messe domenicali, per la conversione di quanti inquinano e provocano la morte di pesci e persone. Rogerio detto Negão, si è fatto portavoce di suo figlio Wander per farci sapere di stare attenti perché ci sono ‘pirati’ sul fiume, e qui la vita vale meno di una draga per l’estrazione dell’oro. Non sono preoccupato per questo, piuttosto mi preoccupo di tante persone, pescatori, donne e bambini che si ammalano a causa dell’acqua inquinata che bevono. Ho già parlato con Rogerio, non conosco personalmente suo figlio, per andare con lui nelle cinque Comunità del fiume Purité, dove si trova l’estrazione di minerali, e portare casse per la raccolta di acqua piovana. Quello che ci preoccupa è la vita di queste persone....


                           Consegna delle cisterne per raccolgiere l'cqua piovana 



3. A São Lázaro i professori si sono lamentati che non hanno ricevuto né quaderni, né matite per i bambini, e così è molto difficile poter insegnare. A Ipiranga la scuola non inizia perché i professori non sono stati vaccinati... ma cosa aspettiamo ancora? Ho visto strutture scolastiche fatiscenti e i costosissimi libri di testo dentro sacchi di iuta, quando piove, e lei sa che piove anche dentro e tutto si bagna.... non c’è un armadio, non ci sono banchi, le sedie rotte e arrugginite... Poi la merenda scolare, e lei sa bene che molti bambini vanno a scuola senza neppure aver fatto colazione, non è arrivata in nessuna scuola.... già siamo a fine maggio! Ho saputo da suo fratello, Sabià, che proprio in questi giorni la nave della scuola è partita per portare materiale e merenda nelle scuole sul fiume. Questo mi ha rincuorato e spero davvero che tutti ricevano il necessario per riprendere il cammino dell’educazione, cammino di libertà e di civiltà.

4. A Ipiranga due terzi del paese è invaso dall’acqua alta, i militari hanno aiutato con delle assi, facendo delle passerelle per permettere alla gente di uscire di casa e muoversi senza dover usare una canoa, anche per andare a far compere.... Molti raccolti di mandioca e pure di banane si sono persi perché l’acqua ha sommerso i terreni, così molta gente è in difficoltà. E nessuno interviene! Cosa sta facendo la Protezione Civile? Dovrebbe aiutare in queste situazioni....

5. Anche la salute è precaria. Ci sono le lance (barche veloci) date nel tempo della campagna politica, ma non c’è un litro di benzina. In caso di emergenza il trasporto che dovrebbe servire per raggiungere il posto di salute più vicino, a Villa Alterosa o a Betania, oppure l’ospedale di Santo Antonio per i casi gravi, non serve perché non funziona. Così la gente si deve arrangiare con i propri mezzi, di canoa per non morire! Non ci sono medicinali e spesso manca anche il cloro affinché l’acqua sia potabile. La nave della salute UBS, Unità Basica di Salute, è andata due volte da gennaio a maggio, ma quando una persona si ammala ha bisogno di essere aiutata subito... Poi, mi scusi la franchezza, non possiamo tollerare che ci siano bevande alcooliche e si facciano festini su una struttura pubblica di salute! So che lei e il segretario si sono raccomandati di non portare bevande alcooliche, ma sembra proprio che le vostre parole siano cadute nel nulla... ci sarà pure un responsabile di questa nave! Non possiamo tacere quando le comunità indigene si lamentano perché vengono trascurate, solo perché sono indigeni, e non c’è tempo, bisogna fare in fretta, la nave deve ripartire subito.....

6. Anche sulla discriminazione che sta avvenendo verso la parrocchia ci sarebbe da dire: tutti i bar sono aperti, tutti vendono da mangiare ai tavoli, tutti fanno feste e nessuno interviene... ma alla parrocchia è stato proibito di realizzare la festa di Santo Antonio secondo i canoni tradizionali, con condivisione di cibo e rappresentazioni culturali dopo la celebrazione della Messa. E finora siamo stati gli unici a rispettare completamente il distanziamento sociale e l’uso di maschera e alcool-gel anche durante le celebrazioni realizzate con meno della metà dei posti presenti in chiesa. A volte sembra meglio non chiedere e fare senza preoccuparsi di rispettare le regole sociali...... 

7. Ho trovato alcune Comunità vuote lungo il fiume, l’acqua ha inondato le case e le famiglie hanno dovuto spostarsi chiedendo ospitalità a parenti di altre Comunità o qui in città. L’ultima casa che ho visitato, nella Comunità di Manacapurù, era l’unica rimasta, le altre famiglie se ne erano già andate. Una signora con i suoi otto figli in un’unica stanza che serve da scuola, anche il professore, un ragazzo giovanissimo di Santo Antonio, genero della signora, abita con loro. Nella casa-scuola si studia, si mangia, si dorme la notte tutti insieme... per il bagno non so come facciano, ci deve essere una canoa lasciata a disposizione per chi ha bisogno di appartarsi... Ho chiesto: ‘Avete da mangiare?’ la mamma mi ha risposto: ‘I ragazzi vanno a pescare e Dio è buono, non ci lascia mancare il pesce’. Così sono salito sulla barca e ho preso tutto quello che avevo di cibo, e l’ho lasciato per aiutare. ‘Padre, Dio la benedica!’. Ma in questi tempi di calamità dovuta alla pandemia e all’acqua alta, il Comune, attraverso la Protezione Civile, non dovrebbe intervenire? Non dovrebbe visitare le Comunità lungo il fiume per vedere di cosa hanno necessità? Dov’è il senso di responsabilità di una amministrazione pubblica?

8. Da ultimo vorrei ribadire che non ho scritto per criticare e ancor meno per giudicare, non mi compete. Anzi abbiamo aiutato durante la campagna politica perché crediamo che lei sia il migliore amministratore possibile in questo momento. Vorrei solo essere i suoi occhi per poterla informare sulla vita e la sofferenza della nostra gente. Chi è informato, chi conosce, ha una responsabilità maggiore, ma anche la possibilità di intervenire e di compiere il proprio dovere politico-amministrativo.

La saluto e le rinnovo la mia stima e la mia completa disponibilità a collaborare perché tutti abbiano vita e l’abbiano in abbondanza, come il Signore Gesù, il Buon Pastore ci ha insegnato. Grazie!”      

 

 

 

Giornata di sensibilizzazione contro abuso e traffico di minori, giovedì 20 maggio 2021.

 

lunedì 10 maggio 2021

I POVERI PIÚ POVERI E LA CARITAS AGLI INIZI

 



Santo Antonio do Içá- Amazonas.  10 Maggio 2021


Don Gabriele Burani

 

     Luisa vive sola con i suoi 5 figli, ancora piccoli, la figlia maggiore con i nonni; il marito è tossicodipendente e vive ‘no mato’, nella foresta, con altri tossici, uscendo in città qualche volta per rubare. Nessuno ha un lavoro, arriva qualche soldo dal sussidio dello stato per le famiglie più povere; qualcuno mi dice che forse anche lei era coinvolta nel traffico di droga…. Chi lo sa? Entro in casa e, a parte i bambini che giocano, non hanno quasi nulla. Il frigorifero quasi vuoto. Compro per lei alimenti per qualche giorno.
     Marisa vive vicino alla cappella di una comunità a maggioranza indigena, partecipa a tutte le liturgie e incontri, non sono mai entrato nella sua abitazione e non conosco da chi sia formata sia la sua famiglia; quando ci si incontra per la lettura della Parola il venerdì, mi chiede aiuto la sua famiglia. Qualche giorno dopo vado a visitarli, la casa semplice, di legno come le altre; il marito è in casa, non ha un lavoro fisso, va a pescare (nei periodi in cui si trova pesce…), avevano coltivazioni di frutta vicino a casa ma i ladri rubano tutto… ora stanno tentando in un terreno fuori dalla città, dall’altra sponda del fiume.  Ma quanti figli avete? Gli chiedo. In casa 9, il maggiore ha 18 anni,  il più piccolo ha quattro mesi,  e una figlia già sposata vive in una altra casa.   In cortile il fuoco acceso con pezzi di legno:” la bombola del gas è finita, non abbiamo i soldi per comprarne un’altra, il costo è cresciuto molto in questi mesi.”  Quando arrivo nella casa parrocchiale,  faccio arrivare loro la bombola di Gas, poi ci organizziamo per dare un pacco con generi alimentari, come ad altre famiglie.             

Leggendo le nostre lettere vi siete resi conto che la nostra parrocchia ( che equivale al territorio del municipio) è composta, in generale, di famiglie povere. La maggioranza delle persone  non ha un lavoro fisso, con un salario normale e libretto di lavoro regolare. Non so se arriva al 20% chi ha un impiego costante con libretto di lavoro.



   Come vivono? Molte famiglie con un sussidio dello stato per le famiglie che non hanno reddito, in base al numero di figli; un piccolo aiuto (chi ha 5 figli a carico può ricevere l’equivalente di 100euro mensili) ma importante. Poi si vive di pesca (quando è possibile pescare, quando si trova il pesce…) e il guadagno non è molto; e anche coltivando: banane, mandioca. Per tanti il lavoro è saltuario, a volte si viene chiamati per il lavoro di un giorno, alla fine del giorno si riceve il compenso e si spera nei prossimi giorni…. come nelle parabole di Gesù; ad esempio, un muratore può avere lavoro per qualche settimana poi mesi senza nulla.  

Siamo tra le zone del Brasile con il reddito più basso; molti hanno un casa per vivere perché è molto semplice: qualche asse di legno e una copertura di lamiera e si fa una casa; e chi non ha la propria vive con altri: a volte nella stessa casa vivono diverse famiglie, una famiglia per stanza e la cucina in comune.

Qui non ci sono mendicanti per strada come nelle città grandi (Manaus, ad esempio) -a parte qualche ubriaco che chiede qualcosa- ma moltissimi all’interno della propria casetta di legno non possiedono nulla o quasi.
Certo, abbiamo anche (pochissime)famiglie ricche e (qualcuna) di classe media, la maggioranza è nella fascia di povertà e una percentuale minore in situazione che si potrebbe dire di miseria.    E la vita nelle nostre comunità cattoliche?  Osservo che le nostre comunità hanno, per ora, prevalentemente -se non esclusivamente- celebrazioni liturgiche e tutto finisce lì.  E che i più poveri non partecipano alle nostre liturgie, o in genere alla vita parrocchiale.



  Qui non si è mai fatta  una attività caritativa sullo stile di Caritas e Centro di ascolto a cui siamo abituati in Italia; iniziative sporadiche si, ad esempio distribuzione di alimenti a Natale, o qualche aiuto alle famiglie che abitano lungo il fiume Içá, donazioni ai carcerati in occasione di qualche festa; comunque, in sintesi, i cattolici presenti nelle nostre assemblee  della città scarseggiano in missionarietà e attenzione ai più poveri ( questo quanto ho avuto modo di constatare fino ad ora).  Molti non hanno grandi possibilità di condivisione economica, ma lo spirito di Caritas non è solo l’aspetto di aiuto economico.

    Nella Assemblea parrocchiale è stata fatta la proposta di attivare in parrocchia una Caritas, cercando di spiegare che cosa significhi, con lo scopo di animare le comunità dei vari bairros.  Il problema del Coronavirus ha bloccato molte iniziative pastorali, molti hanno timore di uscire, di andare, di incontrare…   ma ora stiamo tentando, con tempi lenti e varie difficoltà, di uscire e ri-attivarci.

Nel mese di dicembre la diocesi ha ricevuto una donazione da parte di una ONG   per distribuire alimenti e abbiamo aiutato in parrocchia un centinaio di famiglie povere, e questo mi ha permesso di coinvolgere alcune persone per collaborare nel visitare le famiglie e conoscere le necessità reali.
  Ho chiesto alle comunità della città di darsi da fare per visitare le famiglie, conoscere quelle che hanno maggiori difficoltà per organizzarci e condividere per quanto possiamo; per il momento non si sono mossi molto: non si trovano facilmente persone disponibili e che si sentano responsabili per le attività parrocchiali.    In due delle otto comunità della città abbiamo iniziato una visita alle famiglie più povere con una piccola equipe. Ora abbiamo la possibilità di comprare generi alimentari per un buon numero di famiglie, grazie agli aiuti che ci state donando dall’Italia attraverso il Centro Missionario.
   Criterio per dare aiuti: le famiglie che non hanno lavoro fisso, non hanno pensioni, e vivono solo del piccolo aiuto del governo e eventuali lavoretti.  Una attenzione speciale alle famiglie con un solo genitore e figli; di solito madri senza padri ( il padre lascia la famiglia, o ragazze madri che non hanno mai vissuto con il compagno, o hanno il marito alcolizzato  che non si occupa della famiglia…).  



Per ora siamo noi a uscire dalla sede parrocchiale per visitare le famiglie, conoscere la loro situazione, e offrire aiuti a chi ci sembra più povero tra i poveri; sono poche le persone che arrivano alla nostra segreteria parrocchiale per parlare, per chiedere, non sono abituati e forse non conoscono la parrocchia, quindi noi andiamo, conversiamo, cerchiamo di capire la situazione, diamo indicazioni sulla vita della comunità per chi voglia iniziare a partecipare liturgia, catechesi, incontro biblico o quello che eventualmente si fa.

 In sostanza, una struttura Caritas ancora agli inizi, senza sapere se e come sapremo organizzarci per il futuro.  Quello che cerco di fare è coinvolgere qualche persona di ogni comunità per questo servizio, sperando che si sentano responsabili in modo continuativo, per accompagnare le famiglie che vivono situazioni di necessità più gravi. Ma anche aiutare le famiglie ad inserirsi nella comunità di fede; i più poveri si auto-escludono spesso.
  Venerdì scorso una giovane di 22 anni mi chiede un aiuto: ha quattro figli, il marito sarebbe muratore ma non ha lavoro; mi chiede anche per il battesimo dei figli. Le chiedo se sono cattolici o di una altra chiesa cristiana: sono cattolici.  Ma voi genitori siete battezzati? chiedo.  “No padre”, mi risponde. Perché non venite in chiesa e cominciate a partecipare alla eucaristia?  “Non ho i vestiti per la chiesa, tutti vengono con bei vestiti e io ho solo questa roba” indicando il suo vestitino logoro.  Non c’è bisogno di vestiti nuovi per la chiesa, le dico. “Ma io mi vergogno”; non so se è una scusa o è la verità; domani andrò a cercare dove abitano per conversare con calma e capire come accompagnarli.  Un grazie a tutti voi che dall’Italia ci state aiutando. 


sabato 1 maggio 2021

INCONTRI...

 


Padre Gabriele Carlotti, missionario in Amazzonia


 

 

           Siamo a fine aprile 2021, l’acqua continua a crescere e quasi tutte le case sono ormai allagate. Così le abbiamo trovate nella comunità di “Moinho”. Riusciamo ad evitare due grossi alberi e arriviamo fino alla porta di casa. Qui leghiamo la barca perché passeremo la notte. Non so se la gente verrà, tutto è allagato. Ma ciò che per noi è novità, per loro è normale. Verso sera rientrano gli uomini dalla pesca, anche la moglie del cassique è andata, portando in braccio il figlio piccolo di pochi mesi, e la carabina: è andata col marito per cacciare scimmie e avere carne per cena...

Tutto bene?, le dico.

 Bene padre! mi risponde. Ma non abbiamo preso niente, ho sparato due volte, ma niente.

E il piccolo? Sta bene?

Benone padre, così si abitua e impara a pescare e cacciare... sei venuto a celebrare la Messa?

 Si, se volete..., verso le 7:30 sperando che venga qualcuno... nella tua casa, come sempre.

 Tranquillo, hanno già sentito il rumore della barca, quando sei arrivato... puoi entrare in casa, che prepariamo.

Alle 7:30 la casa era piena di gente, tutti sono venuti con la canoa: bambini, ragazze, adulti e anche i giovani e due anziani. Prima di iniziare la Messa, ritorno sulla barca e prendo due pacchi di biscotti perché quelli che avevo portato non sono sufficienti. Un bell’incontro, vissuto con gioia e partecipazione, canti animati e tutti cantando.

 Si, padre, ogni domenica ci incontriamo per pregare e impariamo i canti, suoniamo la chitarra e tutti sono molto felici.




           Tutt’altra storia  in “São João do Japacuà”. Siamo arrivati un poco tardi, era già buio e stava piovendo. Parlo con il cassique, appena arrivato dalla città perché era ammalato, e concordiamo per celebrare al mattino seguente. La moglie ci offre ‘assaì’, frutta tipica dell’amazzonia, molto valorizzata nelle famiglie perché altamente nutriente. È piovuto tutta la notte e al mattino la pioggia continua forte... nessuno è disposto a uscire di casa! Così decidiamo di lasciare il materiale di formazione per imparare a pregare il rosario meditando i misteri della vita del Signore: i misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria.

Padre, mi dice la moglie del cassique, ora tutta la nostra famiglia è ‘evangelica’ (protestante).

Di quale chiesa?, le chiedo. Imbarazzo... lei volge lo sguardo verso le figlie, ma nessuna sa a quale chiesa dicono di appartenere.

Così chiedo: Ma perché siete diventati evangelici?.

Vede, padre, i nostri figli uomini bevevano molto, qui in casa e anche nelle loro famiglie. Ora si ritrovano nella casa del vicino alle sei del mattino e anche verso sera, per cantare alcuni inni religiosi e hanno smesso di bere, così tutta la nostra famiglia è diventata evangelica, per appoggiarli in questo loro cambiamento.

Bene, (le dico) se la preghiera li aiuta a liberarsi dal vizio del bere, questo è molto buono e viene da Dio.

Ma non si preoccupi, padre (incalza lei) tutti continuiamo a partecipare alla Messa e al cammino della comunità, perché Dio è uno solo”. Così ci lasciamo nella speranza che i giovani possano davvero liberarsi dalla piaga dell’alcoolismo, con l’impegno di pregare gli uni per gli altri. Mi sto rendendo conto che la gente non ha coscienza e non conosce lo specifico di ogni chiesa e le loro diversità: chiesa cattolica, evangelica o della cruzada sono la stessa cosa. Per loro è chiaro che Dio è uno solo e Gesù è il Figlio di Dio; le chiese servono se e quando aiutano le persone, non solo materialmente, ma nella vita che ogni giorno deve affrontare molte sfide e difficoltà per non soccombere. In fondo la “fede” è proprio questo: diventare resilienti davanti al male e all’ingiustizia, con la certezza che l’amore di Dio non ci abbandona e che il Signore Gesù è risorto e ha vinto la morte; fiducia in Dio, fiducia in se stessi e fiducia negli altri. Camminare oggi sulle strade, sporcandoci i piedi e le mani nella solidarietà, con lo sguardo rivolto verso l’alto, oltre la fatica e la paura.



           Così è accaduto nella comunità di “São João do lago grande”. Battezziamo sette bambini, quattro di una mamma senza marito, o forse di molti mariti, neanche riconosciuti all’anagrafe. Lei è colombiana e vive a Vila Alterosa, a due ore di canoa, qui vive la sorella. A Vila Alterosa c’è solo la chiesa della cruzada e il pastore si rifiuta di battezzare i suoi figli, perché non ha marito... Così la sorella l’ha chiamata e lei è venuta.

Padre, non è facile con quattro figli e senza marito che mi aiuti... ma ho molta fede in Dio e nel Signore Gesù, che mi aiutino ad essere una buona mamma, per questo voglio battezzare i miei bambini.

Bene, (le dico) hai già scelto i padrini?

Si, questa coppia che sono sempre presenti quando c’è bisogno, non solo per aiutarmi, ma anche per sostenermi e darmi coraggio. Alla fine della celebrazione, la coppia si avvicina per parlare, avevo battezzato il loro secondo figlio subito dopo natale.

Padre, noi vorremmo sposarci, cosa dobbiamo fare? Dopo aver detto loro che è una decisione molto bella, è chiedere la benedizione di Dio sul loro amore; dico loro che è anche una decisione molto importante, è sfidare le difficoltà della vita credendo che l’amore possa vincerle tutte. Come Gesù che col suo amore per noi ha sfidato anche la morte. E l’amore ha vinto, Dio che è Amore, l’ha risuscitato dalla morte, e ora non muore più. Così è anche il nostro amore, ogni volta che superiamo una difficoltà, ogni volta che è messo alla prova dalla vita, diventa più forte.

Bene, ragazzi (lei ha 25 anni e lui 22, e hanno due figli) se siete decisi, serve solo il vostro certificato di battesimo.

Si, padre, ma io non sono battezzata e mio marito, da piccolo, è stato battezzato nella cruzada. Li guardo con occhi di madre e sorrido:

Ancora meglio, cosi, se volete, prima di celebrare il vostro matrimonio, celebriamo il vostro battesimo nella comunità, e avrete la gioia di confermare quella fede che state già vivendo.



           Al mattino presto riprendiamo il viaggio, ritorniamo verso casa, verso la città di Santo Antonio do Içá. Abbiamo ancora tre giorni di viaggio e sei comunità da visitare, celebrando l’Eucaristia e portando il regalo di Pasqua ai bambini: un pallone da calcio e uno da pallavolo. Dopo alcune ore di viaggio vedo arrivare una lancia, color grigio, che mi fa segno di fermarmi. Penso sia la Marina dell’esercito brasiliano, ma sono tranquillo perché abbiamo i documenti in regola: libretto della barca e patente nautica. Stacco l’acceleratore e, anche senza freni (che non ci sono), con l’attrito dell’acqua, la barca si ferma, lasciandosi appena portare dalla corrente. Così la misteriosa lancia si avvicina. Riconosco ‘Nego’, da alcuni mesi ha iniziato a interessarsi del “garimpo”, estrazione (illegale) dell’oro nel fiume Puritè, affluente dell’Içá.

Padre, sa che le comunità del rio Puritè, in maggioranza di persone peruviane, sono molto povere? Quando passiamo ci fermano per chiederci un poco di zucchero e di caffè”.

Non le conosco, sono tutte della chiesa della cruzada, peruviani che il pastore ha fatto venire per avere più seguaci e più offerte...; forse un giorno riuscirò a visitarle, ma sono molto lontane, due giorni di viaggio dall’entrata nel rio Puritè.

 

Se vuole ci andiamo insieme, l’80% della gente è a favore della nostra presenza e solo il 20% è contraria.

 

Ma tu sai che il mercurio inquina acqua e pesci, così diventa pericoloso e nocivo anche per la salute delle persone che vivono di pesca e bevono l’acqua del fiume.

 

Siamo in pochi, solo quattro “draghe” (grossi macchinari per l’estrazione dell’oro nel letto del fiume), e per pochi mesi, solo quando l’acqua è alta perché poi non si riesce ad entrare. Se vuole possiamo aiutare con 200 “ceste basiche” (un kit alimentare per una famiglia), che puoi distribuire con la tua barca alle famiglie più bisognose. Ho parlato anche con il tuo aiutante, là in città, perché c’è in giro la chiacchiera che la chiesa vuole fare una denuncia...

 

Per ora mi sono limitato a pregare, nelle messe domenicali, per la conversione di quanti non rispettano l’ambiente e chi vive lungo il fiume: acqua, piante, pesci e persone. Ma, grazie per l’avviso e la proposta, ci penserò...

 


Così ci salutiamo con un sorriso un po’ forzato. Il mio compagno di viaggio era sparito, poi lo vedo scendere dal tetto della barca. “Padre, non mi piace questa gente!”. Lo rassicuro e gli dico di non preoccuparsi: la nostra preghiera è stata ascoltata dagli uomini, ma anche da Dio!

           Così continuiamo il nostro viaggio di ritorno. Nelle comunità di “Manacapurù” e di “Nossa Senhora das Dores” non c’è nessuno perché l’acqua è già entrata dentro le case e le famiglie sono scese in città presso dei parenti, aspettando che l’acqua diminuisca. Consegniamo le otto casse per la raccolta dell’acqua piovana alla comunità di “Uniao da boa fè” e ci dirigiamo a “Nova esperança”. Improvvisamente il motore fa strani rumori e perde potenza. Pensiamo sia un problema all’elica, ma no, si è spezzato il supporto dove è imbullonato il motore e ora non ci sono più le condizioni di farlo funzionare. Piano piano ci avviciniamo alla riva, fortuna che eravamo vicini alle case, e leghiamo la barca a un picchetto di ferro che ci portiamo sempre dietro per sicurezza. Che fare? Chiediamo se qualcuno ha un ‘motore rabetta’, quello che usano sulle canoe, già un’altra volta eravamo tornati con un ‘motore rabetta’ di potenza 5.5; un signore ne ha uno di scorta, siamo fortunati, è di potenza 13.0, ma anche molto più pesante da trasportare! Ma non ha benzina, e noi abbiamo solo gasolio a bordo, così chiediamo una canoa imprestata e andiamo nella comunità vicina, dove abbiamo lasciato le casse per raccogliere l’acqua della pioggia. Siamo ancora fortunati e ci imprestano 20 litri di benzina, ce la possiamo fare! Moises, mio compagno di viaggio, improvvisa un supporto in legno per poter installare il motore. Lo carichiamo sulla barca e facciamo un bagno, poi ceniamo con lo spezzatino con banane, rimasto dal mezzogiorno. Siamo pronti per celebrare la Messa in casa di una famiglia. Improvvisamente scoppia un temporale, acqua a secchiate e vento forte... non ci sono le minime condizioni di uscire dalla barca. Aspettiamo una ora e mezza, poi alle nove decidiamo di rinunciare: attacchiamo le amache e ci prepariamo per il meritato riposo. Piove tutta la notte e con forte vento, sono un po’ preoccupato, ma dalla finestra vedo le luci delle case, anche se la barca è sferzata dal vento. Ci addormentiamo. Alle quattro mi sveglio, c’è molto scuro e non vedo nessuna luce, apro la finestra, poi la porta e esco... siamo in mezzo al fiume, trasportati dalla corrente! Il vento forte ha sradicato il picchetto che fortunatamente è rimasto legato alla barca. Sveglio Moises e decidiamo di aspettare l’alba, alle sei e mezza, lasciandoci trasportare dall’acqua; in fondo siamo nelle mani di Dio, il buon pastore, non abbiamo nulla da temere perché sono mani sicure. Col chiarore dell’aurora montiamo il ‘motore rabetta’ sulla poppa della barca e, piano piano, ci dirigiamo verso casa.



           E penso: quanti pescatori e mamme e bambini sono nelle mani del buon Dio, tutti i giorni, con fiducia e poche certezze del domani! Il grande fiume ci accompagna e molti pesci fanno capolino fra le acque: è ‘piracema’ e c’è molto pesce. Alcuni delfini di fiume saltano attorno alla barca e ci fanno festa, ci accompagnano fino al porto sicuro della città. 

           Il prossimo incontro sarà a sera, con Gabry e Caio (il giovane che abbiamo accolto in casa) per raccontare la nostra avventura e sapere le novità, dopo una settimana di silenzio mediatico.

 

San Giuseppe operaio - giorno dei lavoratori, sabato 1° maggio 2021

 



Cammini di libertà e di liberazione

  "La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". 
 Il Verbo continua a parlare nella storia e a servirsi di chi è ch...