Padre Gabriele Carlotti, missionario in Amazzonia
Carissimi amici, non sempre le buone intenzioni sono
realizzabili, e bisogna accettare il limite della realtà. Vorremmo seguire i
nostri piani e vedere realizzati i nostri progetti, ma poi improvvisamente
siamo costretti alla pazienza e ai tempi lunghi che non avevamo preventivato. Cerco
di spiegarmi: uno degli obiettivi del nostro impegno pastorale è la
“continuità”, visitare e celebrare vita e fede tutti i mesi con le Comunità per
educarle a una fede che è vissuta nella quotidianità e non solo nei momenti
straordinari. Parlo della vita di Comunità, perché la fede che è fiducia e
affidamento a Dio, questa è il pane quotidiano del nostro popolo. Più difficile
è accogliere l’invito del Vangelo a camminare insieme, ma è proprio questa la
peculiarità della fede: “nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se
stesso”.
Così per un anno abbiamo percorso il fiume in lungo e in
largo cerando di accompagnare anche i piccoli passi, di sostenere e
incoraggiare la vita comunitaria. Avevamo anche programmato per fine novembre una
grande Assemblea di tutte le Comunità per una condivisione che aiutasse un
cammino sinodale anche fra le proprie Comunità, un “camminare insieme”.
Poi... si rompe il motore della barca, e quando
aggiustiamo una parte, se ne rompe un’altra. Ieri abbiamo montato il pezzo
nuovo del motore, credendo di aver risolto il problema, e già pensavo ad oggi
visitando la Comunità di Nazaré sul Rio Solimões, che sta in festa e domenica
ripartire proprio dalla Comunità sul lago Saquera che pure ha come patrona
Nossa Senhora de Nazaré. Ma al momento di collegare il motore all’albero di
trasmissione... c’è uno scarto di 3 centimetri, così ora si dovrà rifare tutta
la base per allineare la macchina... e ci vorrà tempo! Un grande sospiro e la
dura conclusione: ci vorrà ancora una settimana di lavoro, tutto rimandato alla
prossima. Così penso che sono già due mesi e mezzo che siamo bloccati e
costretti a rimandare i nostri viaggi missionari, i nostri animatori vengono in
città, li incontro lungo le strade e mi sento ripetere sempre lo stesso ritornello:
“padre, quando viene a trovarci?” “Spero presto, uno
di questi giorni arrivo...”, rispondo.
E mi chiedo... è solo una coincidenza o è un
segno che devo imparare a leggere e capire? Mi viene
alla mente il ricordo di una animatrice analfabeta della Bahia, una mamma di
famiglia che aveva otto figli ed era stata abbandonata dal marito, forse la
migliore delle nostre animatrici di Comunità, Antonia. Lei a volte fingeva di
non stare bene affinché la Comunità imparasse a camminare con le proprie gambe,
magnifica! Così anch’io spero di avere questa consolazione: incontrare le
Comunità che stanno camminando con le proprie gambe, un po’ costrette dalla nostra
forzata assenza di questi giorni. Forse non tutte, ma per alcune nutro una
grande speranza, e sono ansioso di poter rivedere il volto di tante persone e
ascoltare la loro storia di vita.
Il 12 ottobre sono stato nella Comunità di São Vicente,
abbiamo inaugurato la chiesetta dedicata a San Lazzaro e a Nossa Senhora
Aparecida, la patrona del Brasile, che si festeggia proprio il giorno 12, e qui
è festività anche civile. Sono andato con la canoa e il piccolo motore di 15cv
che abbiamo comprato, quattro ore di viaggio di cui due sotto una pioggia battente.
Siamo arrivati bagnati come pulcini. Tolti i vestiti, strizzati ben bene e
rimessi per asciugarli con il calore del corpo... normale per la nostra gente!
Verso le 10 cominciano ad arrivare alcuni giovani portando grandi pentole con
piatti, bicchieri, posate, bibite e molto cibo: è festa e c’è da mangiare con
abbondanza e per tutti. Alle 11 celebriamo la Messa, ben preparata con i canti
e le letture, e alla fine dico loro: “chi non fa la comunione non potrà neppure
mangiare dopo...”. Tutti, con molta devozione, si avvicinano per ricevere la
vita donata del Signore Gesù, il suo corpo e il suo sangue; donne, uomini,
bambini, giovani, sposati o accompagnati, índios e caboclos, ragazze madri e
signore ormai vedove, chi beve un po’ e chi a volte fa uso di droga e fuma, chi
è onesto e chi ha già rubato o tradito... Tutti
chiamati alle nozze dell’Agnello!
C’è un senso di grande pace e la voglia di riconoscersi,
forse solo per un momento, tutti fratelli e sorelle, amati e desiderosi di
amare. Un grande silenzio, dopo la comunione, per ringraziare col cuore questo
momento di grazia!
“Io ho un sogno...” di
vedere un giorno Comunità che si vogliono bene, libere dal giudizio sempre aggressivo,
capaci di compassione e animate da una speranza viva, che non viene meno
neppure nei momenti più difficili della vita. Comunità che trovino,
nell’unione, la forza di resistere al male e di lottare per i propri diritti e
una dignità di tutti e per tutti. Senza differenze tra uomini e donne, tra
giovani e anziani, tra ricchi e poveri, tra nativi e immigrati. Comunità che
celebrano il Giorno del Signore, che vivono la risurrezione, che spezzano il
pane e bevono all’unico calice: che nella condivisione del cibo e della mensa
comune sanno riconoscere il Signore, che è venuto per servire, perché tutti
abbiano vita e vita piena. Comunità che non
aspettano l’arrivo del prete, ma che sono gioiose e consapevoli che per la fede
del Battesimo possono e devono rendere culto al Dio della Vita, il
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, dove il più grande è il servo di tutti.
Gettiamo via il mantello, le sicurezze che ci mantengono a mendicare sulle
strade della vita, facciamo un salto di libertà che ci permetta di vedere bene
e di essere discepoli del Signore della vita. BUONA GIORNATA MISSIONARIA! Gabriel,
con i fratelli e sorelle dell’Amazzonia.