domenica 29 dicembre 2024

UN NATALE, TANTI NATALI

 



29\12\24

d. Paolo Bizzocchi

Tra tanti “natali”, abbiamo celebrato il nostro Natale, semplice e bello. La Messa della Notte, alle 21 nella Palestra della parrocchia; la chiusura dei festeggiamenti nella comunità del Menino Jesus; una Messa serale alle 19.30. La presenza non è stata certamente abbondante, ma il clima nella Messa della Notte ed in quella del 25 sera era sinceramente festoso. Nella Messa della Notte, presieduta da d. Gabriele, anziché concelebrare dall’altare ho preferito farlo con l’assemblea, prendendomi l’incarico di suonare; non so cosa farò in futuro, ma ora la cosa più importante è che loro colgano che questo prete italiano che ancora non parla la loro lingua è già uno di loro e non ha paura a mescolarsi con loro. Mi pare che il messaggio stia arrivando, tanto che mi risulta palpabile la loro voglia di poter interloquire in una lingua comune; per ora abbiamo utilizzato quella della preghiera e quella della musica, presto spero arrivino anche le parole.

È invece dispiaciuto il vuoto della celebrazione al Menino Gesù, dopo un novenario molto bello; la municipalità nello stesso momento ed a poche centinaia di metri di distanza aveva organizzato una distribuzione di regali per i bambini. Il Papa ha ricordato che Babbo Natale viene dopo Gesù, ma forse non è stato tradotto in portoghese… comunque nulla di nuovo sotto il sole.

Mi ha invece profondamente colpito un altro fatto. Tornato dal Menimo ed entrato in casa, sento fuori sulla piazza un frastuono di voci ad alto volume e di tamburi. Era la chiesa pentecostale più importante del paese - si chiama IDPB Promessa – cha nel giorno di Natale, che loro non celebrano, aveva organizzato una grande manifestazione finalizzata ad affermare la loro potenza. Un’auto piena di altoparlanti con relativo predicatore urlante; molta gente e giovani con divise da parata in perfetto ordine, con stendardi di Gesù e bandiere del Brasile, della loro chiesa e di altro; una banda di almeno quaranta giovani, tutta di tamburi suonati con forza, un seguito di moto a clacson spiegati, mortaretti a go go… Con questa sono passati dalla chiesa e da alcune vie circostanti, non so fino a dove. Una cosa certa è che non era un momento di preghiera, né in sé una festa: era un’affermazione della loro forza all’interno del paese. Una specie di “Esercito della salvezza” spiegato in atteggiamento di parata…

Questo ha fortemente sollecitato il mio interesse, ed ho cominciato a guardare materiale loro e di altri gruppi pentecostali in internet; anche perché alcune loro distorsioni stanno facendo, o hanno già fatto, presa anche nella chiesa cattolica, e questo è l’aspetto più importante. Si chiama “teologia della prosperità”; in due parole, se hai fede Dio ti fa avere successo, soldi e vita serena, che se non arrivano ora è perché sta provando la tua fedeltà, ma poi arriveranno (è una Promessa di Dio alla quale devi credere…). Questo nei predicatori Pentecostali è molto chiaro: lo sviluppo finanziario è sempre uno dei primi beni promessi, poi vengono il trovar moglie o marito e la stabilità della famiglia (che non è solo un fatto affettivo, ma di stima sociale – ecclesiale). Purtroppo anche cattolici dicono questo. In questo momento in Brasile è molto in auge un frate che propone il Rosario alle 4 del mattino ed in questa preghiera ha un seguito enorme; fin qui tutto ok, anzi! Ma il problema è che il fine è sempre risolvere problemi: avrai una buona famiglia, avrai successo, avrai soldi. Alla Messa di Natale alcune persone avevano una loro maglietta con quattro parole: fede, amore, speranza, successo.

Potere, soldi, successo, buona posizione familiare: ciò che si chiedeva a quelli che chiamiamo “dei pagani”. È il “dio utile”, che prego, rispetto ed adoro perché “mi serve” a qualcosa. Proprio nel Natale emerge tutto il contrasto con “l’inutile” Gesù, il Dio nato come bambino rigettato e perseguitato e morto come infame condannato. Un contrasto che fa risaltare ancora di più la bellezza di Gesù e del suo Vangelo, che è veramente la “parola nuova” che esalta “l’inutile essenziale” che è la sola cosa che può dare pienezza alla vita dell’uomo. 

Mi veniva alla mente una bella parola del Vangelo, quando Gesù dice ai suoi discepoli – quindi anche a noi – di considerarci “servi inutili”, che non creano utilità e non hanno un utile. Non l’ho mai sentita così bella e liberante come ora! Uscire finalmente dalla prigione dell’utile (soldi, potere, successo, rilevanza - anche nella vita pastorale), per entrare nella bellezza del vero e del buono… “Cosa vai a fare in Amazzonia? – Beh… il parroco – E basta? Allora potresti farlo anche qua…” Se vai solo a fare il prete, sei inutile: evviva!


Il Signore ci custodisca nel suo Amore, buon Giubileo della Speranza a tutte e tutti!


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