Gabriele
Calrotti
“Chi la fá, l’aspetti” diceva mia nonna. I cristiani
hanno rubato la festa pagana del “sole nascente”, battezzandola come festa
della nascita di Gesú. In veritá non sappiamo quando sia nato il nazareno,
forse a Nazaret e non a Betlemme e certamente non il 25 di dicembre e, per
dirla tutta, neppure nell’anno zero perché ormai è risaputo che l’autore del
calendario ufficiale si sarebbe sbagliato di ben quattro anni.
Tutto questo ci aiuta a cogliere il senso della Parola di
Dio come ‘significato della Storia degli uomini’ e non come semplice resoconto
di fatti accaduti. Cosí il nostro tempo si prende la rivincita e sostituisce la
festa della nascita di Gesú, con la festa del cuore e dei regali, ancora
ancorata in familia – “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”, ma spesso
senza il bambinello. Che cosa rimane allora del Natale? Che senso ha fare festa
in questo nostro mondo che sembra un campo di battaglia, definito giá da
Francesco come le terza guerra mondiale, peggiorata da un alto tasso di
indifferenza e impotenza davanti ai sopprusi, alle ingiustizie e ai genocidi:
una carneficina! È proprio in quest’ultima parola che si nasconde il segno
della speranza: “il Verbo si fece carne”. Dio ha scelto di essere presente lí
dove la vita è, nella nostra carne appunto. Mentre portavo a casa due dei
giovani muratori che lavorano qui da noi, facendo lo slalon fra i molti bambini
che riempiono le strade, commentavo della bellezza di vedere pulsare la vita, e
della tristezza del vecchio mondo dove non si fanno piú figli, del vuoto delle
strade italiane. I due muratori mi guardavano increduli chiedendomi il perché,
poi si sono guardati negli occhi, hanno sorriso ed esclamato a gran voce:
“andiamo in Italia a fare bambini!”. In questa societá cosí essenziale, a volte
sofferta e spesso abbandonata a se stessa, pulsa la vita. Donne che si prendono
cura dei loro bambini anche senza il marito o i padri dei loro figli. Donne e
uomini che accolgono e si prendono cura dei figli dei loro compagni o delle
loro mogli. Famiglie a volte disgregate, ma di case piene e gioiose dove la
vita accade ed è preziosa, prima della carriera lavorativa o della casa propria
e anche della stabilitá economica, qui quasi inesistente. La vita viene sempre
prima, forse in modo inconsapevole e poco responsabile, secondo i nostri
canoni, ma sempre come prioritá que genera gioia.
Come ogni bambino sempre è fonte di gioia e di speranza. L’Avvento,
questo tempo di preparazione alla festa del Natale del Signore Gesú, quattro
settimane di avvicinamento per gustare ed accogliere la buona notizia della
vita che sconfigge ogni tipo di morte, in ogni luogo e in ogni tempo, l’Avvento
ci chiede di “cogliere l’attimo opportuno”, di non perdere l’occasione di
riconoscere il Signore risorto, che ci viene incontro nelle relazioni umane,
nel lavoro quotidiano, anche nelle situazioni di sofferenza e di fallimento,
nella buona e nella cattiva sorte. Non per risolvere i nostri problemi o le
grandi questioni dell’Umanitá, ma per essere al nostro fianco, perché nessuno
sia solo o abbandonato,per essere l’Emmanuele – Dio con noi. Alla fine solo
questo conta: essere e sentirci amati come figli e figlie care al cuore di Dio.
E chi si sente amato, sará capace di amare, avrá fiducia in se stesso e negli
altri, non si arrenderá mai alla mediocritá e sará pronto a lottare e a
impegnarsi per la vita di molti, per un nuovo umanesimo. Non sappiamo quando il
Signore Gesú ritornerá e, finalmente, fará chiarezza e potremo conoscere la
veritá su molte cose; ma oggi possiamo incontrarlo e lasciarci incontrare
perché il Risorto è presente nella Storia dell’Umanitá. Per questo celebriamo
il Natale, ricordiamo la sua nascita nella carne, impegno fedele di restare per
sempre presente nelle nostre vite, cosí sofferte a volte, ma sempre gioiose per
la fede e la fiducia che riponiamo in lui Signore della Vita. Buon Natale a tutti
dal polmone del mondo, terra piena di vita, Amazzonia di speranza. Gabriel
Un inno alla Vita, molto appropriato in questo periodo dove la prepotenza la fa da padrone. Auguri a Gabriel.
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