Santo Antonio do Içá. Lettera dalla missione diocesana in Amazzonia
Gabriele Burani
Una
situazione presentata più volte negli incontri ecclesiali a diversi livelli, è
quella delle tante comunità che non hanno la presenza di un presbitero e quindi
non celebrano la eucaristia. In molte parrocchie italiane si celebra la messa
non solo tutte le domeniche, ma tutti i giorni. Però anche in Italia ci sono
ora comunità che non possono avere la presenza del presbitero tutte le
domeniche.
In certe zone del mondo, come nelle comunità lungo i fiumi della nostra
Amazzonia, la presenza del presbitero - quando va bene – è una volta al mese,
in altre solo un paio di volte all’anno; in certe zone del mondo passano anche
anni senza la presenza di un presbitero che presieda la eucaristia. Certo,
se non c’è la messa la comunità può comunque incontrarsi, pregare, meditare la
Sacra Scrittura, celebrare il giorno del Signore…. Rimane un interrogativo:
perché un laico (uomo o donna) non potrebbe assumere la presidenza della
celebrazione eucaristica, come ministro straordinario, quando vescovo o
presbitero non possono essere presenti? E’ assolutamente necessario legare la
presidenza della eucaristia al sacramento dell’ordine sacro?
Un
documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, “ Sacerdotium
Ministeriale”, del 1983, affronta
questo tema con affermazioni che non
lasciano dubbi; vi si legge, ad esempio:
“ il Concilio Ecumenico Vaticano II espresse la certezza di fede che soltanto i
Vescovi e i Presbiteri possono compiere
il mistero eucaristico”, e “ solo il sacerdote ministeriale in virtù del
sacramento dell’Ordine è abilitato a compiere il sacrificio eucaristico”. Il documento elenca nuove proposte pastorali
che considera gravi errori dottrinali; in sintesi le opinioni errate giungono
alla stessa conclusione: “ che il potere di compiere il sacramento della
Eucaristia non sia necessariamente collegato con la Ordinazione sacramentale”;
questa opinione è erronea, non rispetta il contenuto di fede della teologia
cattolica “ poiché non solo si misconosce il potere affidato ai sacerdoti, ma
si intacca la intera struttura apostolica della Chiesa e si deforma la stessa
economia sacramentale della salvezza”.
La Chiesa è Apostolica, deve continuare la missione degli apostoli e lo fa
attraverso la successione apostolica; i Vescovi sono i successori degli
apostoli. Il documento afferma che “anche
se tutti i battezzati godono della stessa dignità davanti a Dio, nella comunità
cristiana voluta dal suo divino Fondatore strutturata gerarchicamente,
esistono, fin dai suoi primordi, poteri apostolici specifici derivanti dal
sacramento dell’Ordine. “All’inizio del n.3 del documento si afferma: “ fra
questi poteri che Cristo ha affidato in maniera esclusiva agli Apostoli e ai
loro successori figura quello di fare la Eucaristia. Ai soli Vescovi e ai
Presbiteri, che essi hanno resi partecipi del ministero ricevuto, è quindi
riservata la potestà di rinnovare nel mistero eucaristico ciò che Gesù ha fatto
nell’ultima cena.” Vescovo e presbitero,
afferma il documento, agiscono “ in persona Christi”, identificandosi con Gesù,
e non per mandato della comunità. Quindi
si riafferma, contro opinioni contrarie, che “poiché rientra nella natura
stessa della Chiesa che il potere di consacrare la Eucaristia è affidato
soltanto ai Vescovi e ai Presbiteri, i quali ne sono ministri mediante la
recezione del sacramento dell’Ordine, la Chiesa professa che il mistero
eucaristico non può essere celebrato in nessuna comunità se non da un sacerdote
ordinato come ha espressamente insegnato il Concilio Ecumenico Lateranense IV”.
Al n.4: “ i fedeli che pretendono di celebrare la Eucaristia al di fuori del
sacro vincolo della successione apostolica stabilito con il sacramento
dell’Ordine, si escludono dalla partecipazione all’unità dell’unico corpo del
Signore e perciò non nutrono né edificano la comunità ma la distruggono”.
Le
affermazioni sono chiare e perentorie, ma non lo è altrettanto la motivazione e
la logica. E cioè: non si legge da
nessuna parte che Gesù abbia voluto una chiesa gerarchicamente strutturata
nella forma che è vissuta oggi, e che Gesù abbia deciso che solo vescovi e
presbiteri possano presiedere la Eucaristia.
E perché mai un laico o una laica in quanto presidenti della
celebrazione eucaristica sarebbero fuori della apostolicità della chiesa e addirittura
distruttori della comunità? Se la Eucaristia è centrale per la vita di una
comunità, e non ci sono sufficienti presbiteri e vescovi, perché non affidare a
una persona credente (pur non avendo ricevuto il sacramento dell’Ordine) il
servizio di presiedere la celebrazione eucaristica, in obbedienza al mandato di
Gesù nell’ultima cena? Penso a laici con uno specifico mandato del
vescovo locale, e quindi mantenendo il valore della apostolicità della chiesa. E
che seguano il testo del Messale (così non si rischia di uscire dalla
ortodossia!).
La eucaristia nei primi anni della vita della
chiesa come era celebrata? Nelle case e probabilmente con laici che
presiedevano. In poco tempo poi la Chiesa si è strutturata con vescovi,
presbiteri come presidenti della Eucaristia; in modo legittimo la chiesa si è
strutturata così fino ad ora, ma credo che anche possa evolversi, modificarsi
nelle forme in base alle necessità storiche.
Una
idea da cambiare e che nel documento in qualche modo è presente, è pensare al
sacramento dell’ordine come al ‘potere’ di consacrare il pane e vino
trasformandoli in corpo e sangue di Cristo.
La idea di un super-potere, come nei fumetti o film di fantascienza,
dove i super-eroi hanno poteri straordinari, così il presbitero ha il ‘potere’
di trasformare magicamente il pane in corpo di Cristo. Anzi,’ le mani’ del
presbitero, che a volte con una pratica buffa, vengono baciate alla fine della
ordinazione presbiterale (perché da quel momento hanno il potere di
consacrare!!). Presiedere la Eucaristia
non è il super-potere di una ristretta casta di trasformare il pane e il vino
in corpo e sangue di Cristo; non
dimentichiamo che è la comunità intera che celebra, sempre con una persona a
cui si affida la presidenza come servizio. Non dovrebbe essere un problema di
‘potere’.
Credo
dunque che la prassi di legare solo a vescovi e presbiteri la presidenza della
Eucaristia possa essere riveduta e lasciare alle chiese locali, se necessario,
la libertà di affidare a laici e laiche battezzati il servizio di presidenza
della Eucaristia per la vita della comunità.
Don
Gabriele Burani, Santo Antonio do Içá – Amazonas – Brasile 18 giugno 2024
Grazie per questa riflessione. Parole che condivido totalmente. Un caro saluto!
RispondiEliminaNon conosco la materia, ma mi sembra si stia correndo un po' troppo
RispondiEliminaSi, in effetti Burani sta correndo troppo, per questo é cosí magro
EliminaCerto, il Concilio Vat II ha aperto molto verso una Chiesa Popolo di Dio e non della Gerarchia. Ora servirebbe un Vaticano III.
EliminaAnche Bergoglio ha toccato con mano e denuncia che il più grave problema della Chiesa Cattolica è il CLERICALISMO che si fonda e alimenta il potere patriarcale nelle società ( credo non servano esempi per dimostrarlo). Ora, come possiamo noi cattolici fare la nostra parte di cambiamento se teniamo " IMPRIGIONATO" dal potere sacro del clero il momento celebrativo che Gesù ci ha affidato per benedire con la sua presenza la condivisione delle opere di giustizia e liberazione fatte ( o tentate) rispondendo al suo invio alla missione?
I "poveri" hanno diritto SACRO di sentirsi valorizzati come "popolo sacerdotale" che nella CONDIVISIONE anche eucaristica
Testimonia l'azione potente della santa Rhua . Apriamo gli occhi sul "fallimento" delle messe nel nostro occidente opulento dove Religione è diventato sinonimo di separazione dal mondo, di esclusione dei diversi, di pretesa superiorità culturale, di conservazione e Nazionalismo violento. Cosa dobbiamo aspettare Ancora ?