martedì 15 febbraio 2022

LAVORI IN CORSO!

 




Da molti anni sono prete e nella storia del mio ministero quasi sempre ho convissuto con muratori, architetti, geometri, carpentieri, imbianchini, falegnami, ingegneri: opere nelle chiese, oratori, canoniche, seminario, ricostruzioni post-terremoto, cappelle cadenti da restaurare e così via...  Mio malgrado, e in contrasto con considerazioni che facevo e scrivevo sul ministero del prete, mi ritrovavo a dover accompagnare continuamente opere di muratura.  A partire dal primo giorno del ministero quando ho incontrato il parroco di Boretto don Walter (il nostro primo incontro) tra le macerie della cupola di Boretto da poco crollata e continuando nei più di trenta anni di ministero, ricordo solo alcuni mesi senza qualche lavoro riguardante chiese e varie strutture parrocchiali.  Da questo punto di vista molti amici preti hanno una storia simile alla mia.  E ora, nel cuore della Amazzonia?  Da quando siamo arrivati a S. Antonio do Içá, i muratori non hanno smesso di ‘perseguitarci’, avendo subito affrontato una ristrutturazione necessaria in molti luoghi della casa parrocchiale (non il tetto: quando piove con intensità entra l’acqua da varie parti); abbiamo dovuto ristrutturare e costruire parte dell’altro edificio parrocchiale che ha sale di incontro, di catechesi e lo spazio della cucina.  La chiesa aveva bisogno di essere tutta tinteggiata; inoltre stiamo aiutato la costruzione di cappelle delle comunità sul fiume. E ora, in città, nelle comunità dove opero prevalentemente, che cosa abbiamo? Vari cantieri aperti!

a.       Un edificio semi-crollato nel retro della casa parrocchiale, che era usato anni fa per i francescani in formazione. Ora stiamo costruendo due stanze per ospitare quando avremo necessità, e per dormire (per me): nella piazza di fronte alla canonica abbiamo una discoteca all’aperto, il venerdì sera, sabato e domenica che mi infastidisce molto, sia per il volume alto, che per la pessima qualità della musica e del cantante che grida senza alcuna grazia, che per il gruppo di ubriachi e drogati che gridano e litigano, specialmente il sabato notte.  Spostandomi all’interno del giardino e con muri maggiori, forse riuscirò a dormire in pace anche nel week-end, chissà.

 


b.      La chiesa di “Nossa Senhora da Saúde”, che aveva bisogno della copertura del soffitto (sotto la lamiera del tetto) e di due sale, per la catechesi e la sacristia e di rifare parte del presbiterio, mettere lampade nuove, tinteggiare. Dopo molto tempo, il lavoro è a buon punto, anche se non concluso.

c.       La cappella della comunità del Bambino Gesù, la più lontana dal centro; in realtà è una zona che non ha mai avuto una comunità cattolica e non abbiamo ancora una comunità organizzata; per ora la unica attività è la celebrazione della messa ogni 15 giorni nella casa di una famiglia, frequentata da poche persone. La chiesetta ora há giá la struttura di mattoni.

 


d.      La cappella di Santa Chiara; avevamo il terreno e da molto tempo la intenzione di costruire, e siamo molto in ritardo. La costruzione comunque è iniziata, con le fondazioni e una prima parte di muro, ma è solo un inizio.  A motivo della situazione metereologica (terreno fradicio per la pioggia) e le poche persone disponibili ad aiutare, siamo ancora lontani. Siamo in un quartiere molto grande, e quasi nessuno frequenta la comunità cattolica. 

 

e.       Comunità di San Giuseppe. La chiesa è stata costruita, ma non conclusa; lavoro urgente è ora sistemare la parte di cortile che è terra (cioè fango per molta parte dell’anno) e sarebbe il luogo di incontro per la festa del patrono – per loro molto importante-.  Pensavo di fare una piazzetta di cemento, così ci sarebbe anche la possibilità di un campo di pallavolo e calcetto.  Poi avremmo la necessità di costruire sale per la catechesi, per incontro con i Giovani e altri incontri. Non abbiamo ancora sale comunitarie a parte la cappella e ho promesso che mi impegnerò per aiutarli in queste costruzioni.

 


f.        Nossa Senhora de Guadalupe” : una piccola la cappella nella comunità indigena di San Salvador. Per ora abbiamo il progetto di sistemare la cappella, chiudere la parte frontale perché é aperta e quando non ci sono nuvole il sole infastidisce molto. Manca poi un deposito per il materiale della comunità, una sacristia, uno spazio per la catechesi e incontro con i giovani.

 


 

g.      Bairro “Taboca”; non abbiamo una comunità qui e la maggioranza delle famiglie sono cristiani evangelici di diverse chiese. Ho visto un piccolo spazio comunitario, cioè è possesso degli abitanti del quartiere, cadente e con la necessità di ristrutturazione per poter far qualcosa.   Pensavo di sistemarlo un po’ per poterlo poi usare anche con qualche iniziativa per le poche famiglie cattoliche (rosario, catechesi...) re se gli ‘evangelici’ non creano impedimenti.  

Sette cantieri aperti contemporaneamente; e con la prospettiva di altri, perché vorremmo tentare di avere uno spazio cattolico in altri quartieri dove ancora manca un luogo di incontro comunitario.

Le chiese protestanti e soprattutto le chiese/sette neopentecostali sono assai diffuse da noi, e aprono edifici in tutti i luoghi, così che la gente partecipa; sono ormai molto più i protestanti ( e affini) che non i cattolici, anche per questa loro maggiore azione missionaria capillare.

La comunità è comunione di persone, quindi il luogo materiale di incontro non sarebbe importante; e invece è importante!  Ci incontriamo anche nelle case, e questo é bello, ma non è sufficiente; la maggioranza delle famiglie vive in case povere, strette, solo con lo spazio necessario per chi vi abita, ma con poca possibilità di accogliere altri e questa è una difficoltà. Di conseguenza è importante costruire un edificio comunitario, sufficientemente ampio e che sia di tutti.





 Inoltre succede anche questo: la celebrazione è in una famiglia, ma chi vota un partito differente da quello della famiglia che ospita, non va; molte volte ci sono litigi tra famiglie, quindi ci si esclude a vicenda... ecco perché uno spazio di tutti, comunitario e non di una sola famiglia, aiuterebbe il formarsi di una comunità – chiesa. É la mostra realtà.




Questo per rendervi partecipi delle nostre occupazioni e pre-occupazioni e rendere conto di come vengono (anche) impiegati gli aiuti che ci mandate.

Grazie a tutti, don Gabriele Burani

Santo Antonio do Içá, Amazonas, 15 febbraio 2022 


   

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