Sono a Ipiranga, sul confine con la Colombia per celebrare la Pasqua. Sono arrivato il Venerdì Santo verso sera, rimango il sabato e Domenica inizio il ritorno verso casa. Passando in tutte le Comunità per celebrare la Risurrezione, ultima e definitiva Parola di Dio sulla storia umana.
Abbiamo
iniziato il nostro viaggio dalla Comunità Tikuna di Vista Alegre. Arrivando
incontro il cassique Santiago, un uomo giovane, sui 35 anni, padre di cinque
figli. Lo saluto:
"Che
bello incontrarti! In febbraio non ci eravamo visti, stavi viaggiando".
"Si,
padre, ero a Tonantins, ho accompagnato mia moglie perché mio suocero stava
male, così siamo rimasti là per aiutare la sua famiglia. Siamo ritornati la
settimana scorsa, ora mio suocero sta bene, e noi siamo potuti ritornare a casa".
"Meno
male, che tutto si è risolto bene... ora il papà di tua moglie è guarito,
grazie a Dio!" Gli dico, e lui mi risponde:
"Si,
padre, ora sta bene, è morto e non soffre più, ora è nelle mani di Dio, e noi
siamo contenti per lui, non ha più bisogno del nostro aiuto. Oggi sono sette
giorni dalla sua partenza, nella messa possiamo ringraziare il Signore che è
stato buono con lui".
Santiago
mi ha spiazzato... lo guardo, sorrido, vedo la sua serenità e penso: davvero
sono i poveri che ci evangelizzano! Vi auguro una buona Pasqua di Risurrezione.
Restiamo vicini come Maria e Giovanni sotto la croce, sentiamoci tutti
fratelli, figli e madri gli uni per gli altri, fino al giorno senza fine,
quando anche la morte verrà eliminata per sempre, anche il dolore e le guerre,
anche l'egoismo e l'ingiustizia, le paure dei nostri fantasmi, che ci
impediscono ancora di volerci bene.
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