domenica 26 ottobre 2025

LA MISSIONE É ANCHE QUESTIONE DI... AFFETTIVITÁ

 

Un gruppo di canto



Paolo Bizzocchi

Oggi vorrei parlarvi di affetti, di diverso tipo.

Vengo su questo tema, perché è l’esperienza che sto sperimentando dopo il mio ultimo ritorno da Manaus. Forse anche a causa delle ripetute assenze, forse perché il mio portoghese sta diventando più comprensibile (anche se a comprendere quello che dicono gli altri a volte faccio ancora molta fatica), la cosa che in questi giorni sto riscontrando con piacere è l’affetto che diverse persone mi stanno mostrando, con un linguaggio ed espressioni che per certi versi sono molto vicine alle nostre, ma allo stesso tempo con un “sentire” che può essere molto diverso.

Come “funziona” qui il linguaggio degli affetti? Posso dare alcune piccole impressioni, partendo da quello che mi succede e da quello che vedo, chiaramente molto limitato. Io direi che ci sono tre linguaggi, tre modi di esprimere un legame.

 

AFFETTO FORMALE. Una cosa che da noi non si usa, ma che qui è importante. In un mondo dove tutto è un po’ comune, vi è un “linguaggio” affettivo che sostiene le “buone relazioni”. È difficile vedere due persone che litigano apertamente, udire risposte date in modo sbrigativo o scortese, alzare la voce davanti agli altri… anche se poi ci sono scontri forti e la violenza è parte del vissuto sociale e familiare, a volte in modo forte.  Ci sono saluti dati anche a distanza, sorrisi, saluti con la stretta di mano o anche l’abbraccio. Nulla di rumoroso o affettato, ma una serie di “rituali” che percorrono la vita quotidiana e che creano un certo clima di comunità.  D’altra parte, sono molto sensibili a qualsiasi forma di relazione “aggressiva”; per noi italiani, molto pragmatici anche a livello relazionale, questo non è sempre facile. Abituati a dire “pane al pane e vino al vino”, dobbiamo abituarci a dire le cose con molta attenzione e con la cura di non ferire nessuno, perché queste ferite non sono facilmente rimarginabili. È un popolo che ha subito molti attacchi, e gli risulta facile sentirsi attaccati.

AFFETTO SPONTANEO. È sempre calibrato in gesti caratterizzati da una certa finezza e formalità, che non vanno forzati. Quando si sentono accolti ed amati, diventano molto affettivi e lo dimostrano in modo semplice e bello, senza paura di esporsi in pubblico. Vi sono persone anziane che abbracciano e vogliono essere abbracciate, sempre con molta delicatezza, giovani che esprimono chiaramente la gioia di un incontro, persone che in modo molto aperto manifestano la stima con parole che vanno ascoltate finché non le hanno dette tutte. In questo non hanno molti filtri, si lasciano andare con una spontaneità vera, anche se sempre calibrata. All’opposto, gli è molto più difficile esprimere quello che non va ed i sentimenti negativi. Piuttosto che alzare la voce o entrare in discussione aperta – tranne alcune persone – preferiscono allontanarsi o anche sparire. Anche questo chiede molta attenzione, perché si possono perdere persone per motivi che noi non capiamo ed occorre la pazienza di andarle a cercare finché non riescono ad esprimere il loro malessere.

AFFETTO INTERESSATO. Questo è trasversale ed a volte può lasciarci stupiti. Chiedere soldi o altri tipi di aiuto qui è normale e la relazione di amicizia ed affetto non è una cintura di sicurezza contro questo tipo di “sfruttamento” nei nostri confronti. Anche una persona sinceramente amica in un certo momento può usare l’amicizia per ottenere un guadagno.  Tutto questo usando con molta disinvoltura la menzogna: inventare un falso bisogno (sempre “immediato”) per convincerci a dare denaro, non è considerato un male né tantomeno un “peccato”. È uno dei tanti strumenti di sopravvivenza. Questo non deve stupirci: non è mancanza di sincerità o tendenza ad approfittarsi di noi, ma semplicemente una eredità storica.  Da sempre uno strumento usato dagli europei per ottenere i terreni dei popoli indigeni per poi sfruttarli sono stati i regali. Le tribù indigene sono state sommerse di mercanzie regalate dai “bianchi”, per attenuare la loro forza di volontà, disabituandoli al lavoro ed alla caccia, e per convincerli che le opere che i bianchi volevano realizzare sarebbero state in loro favore. Regali in cambio di diritti.

È quindi molto naturale che la cultura indigena, qui prioritaria, abbia imparato a relazionarsi con il bianco cercando di ottenere da lui quanti più regali possibili. Convincere il bianco, anche con menzogne o sorrisi, a dare soldi o beni non è per loro una forma di ipocrisia, ma semplicemente parte di una dinamica secolare: “tu vieni per dominare e mi vuoi conquistare con i regali, io mi lascio dominare e cerco di strappartene quanti più possibile”. Basta prenderne coscienza, poi si impara a difendersi, sempre con un sorriso (in questo l’esperienza con i poveri in Italia mi è indubbiamente di grande aiuto…).

Mi fermo qui. È un aspetto della vita di questo popolo, da accogliere senza giudizio sia nei suoi aspetti più belli che in quelli per noi più problematici.

Il Signore ci accompagni!

sabato 18 ottobre 2025

TRA MISSIONI E NUOVI CANALI DI EVANGELIZZAZIONE

 

Il Presidente del Brasile Lula ed il vescovo protestante Samuel Ferreira


 

Paolo Bizzocchi

 

Ciao a tutti e tutte.

Oggi vi scrivo da… una stanza d’albergo di Manaus. Mi ero organizzato per ripartire ieri per S. Antonio ed arrivare oggi pomeriggio, con una buona combinazione fra l’aereo per Tabatinga ed il successivo traghetto per S. Antonio. Ma ieri, dopo più di sei ore di ritardo, il volo è stato annullato e tutta la comitiva spedita in albergo…

Nulla di drammatico e molto di edificante, vedendo la straordinaria capacità di questo popolo di far fronte alle difficoltà: nonostante la presenza di anziani e madri con bambini, i sorrisi e le battute hanno abbondantemente prevalso sullo sconforto ed i brontolamenti.

Come scrivevo un’altra volta, se c’è una buca ci si gira attorno, poi la si aggiusterà, se possibile.

Vista la mia impossibilità di arrivare, in parrocchia si organizzeranno con le Liturgie della Parola, perché d. Gabriele è sul fiume: anche in questo sono speciali, capaci di grande flessibilità (poi fanno come possono, senza molte pretese…).

Ciò che mi spiace è che non potrò partecipare alla “Giornata Missionaria” che grazie all’intraprendenza di Mariana si terrà domani. Vivere la “Giornata Missionaria Mondiale” facendo una missione nella città… una grande idea!

In cosa consiste? Ormai nella città abbiamo una cappella in ogni bairro (quartiere, ndr), con comunità più o meno attive. Ne manca uno, il Pantanal; qui abbiamo comprato il terreno, ma non abbiamo costruito nulla. Ma prima di costruire, occorre iniziare a radunare una piccola comunità.

Per questo, domani un gruppo di persone della parrocchia faranno visite alle famiglie, organizzeranno alcuni giochi con i bambini, pranzeranno nel quartiere ed organizzeranno un incontro con gli abitanti.

Possibilità di ottenere risultati? Pochissime, perché la maggior parte delle famiglie del quartiere partecipano alla chiesa evangelica più attiva della città…, però si va’.

Quello che mi ha stupito e che volevo “toccare con mano” è stata la grande risposta delle persone, perché alla missione parteciperanno uomini, donne e giovani provenienti da tutte le nostre comunità; non certamente tantissimi, non servirebbero, ma con una partecipazione che nasce dal cuore.

Non è una cosa da poco, significa esporsi come cattolici davanti a famiglie e persone che non è detto che accoglieranno volentieri e che il giorno dopo si potranno rivedere sul lavoro o a scuola o facendo la spesa… È un segno di vitalità molto bello, che dà coraggio ed interpella!

 

Nel contempo, si muovono altri canali di “evangelizzazione” fatta con altri schemi… Leggevo ieri la notizia che il presidente Lula in vista delle elezioni del 2026 ha stretto un’alleanza con il vescovo Samuel Ferreira, figlio del vescovo Manoel Ferreira, leader della più potente chiesa evangelica del Brasile, che nelle precedenti elezioni era alleato con Bolsonaro.

Vescovi chiaramente non cattolici, con una trasmissione dinastica di una lideranza ecclesiale che ha caratteristiche più manageriali che spirituali.

Di fatto stupisce l’enorme potenza economica e politica che alcune chiese evangeliche hanno assunto in pochi decenni, diventando centri di potere capaci di influenzare in modo notevole la politica e l’economia della nazione. Il nome di Gesù e di Dio è esibito come simbolo di appartenenza e di presenza in edifici sempre più grandi ed in luoghi sempre più visibili, con una miscela fra la fede semplice della gente ed i giochi di potere dei leader che non può lasciare indifferenti.

Dobbiamo scandalizzarci? Credo di no, perché non è molto diverso da quanto è avvenuto nella chiesa cattolica a partire dal IV secolo e fino a ieri l’altro (e qualcuno vorrebbe anche oggi e domani…), con alleanze fra sacro e profano di certo non molto edificanti. Chi ha la mia età, forse ricorda le lotte per distinguere Chiesa Italiana e Democrazia Cristiana che abbiamo vissuto negli anni ’80… Quello che oggi stupisce con le chiese evangeliche, è la rapidità del processo: in pochi decenni sono passate dall’essere fenomeni secondari ad avere altissimi livelli di influenza in diversi settori della vita del paese.

Più che scandalizzarci, credo che dobbiamo rallegrarci.

Rallegrarci del cammino compiuto dalla Chiesa cattolica negli ultimi decenni, dei pontificati che ci hanno aiutato e ci stanno aiutando a riscoprire l’essenza della fede cristiana, di papa Francesco, di papa Leone e del suo primo documento “Dilexit te”, che rimette i poveri e la povertà al centro della vita cristiana.

Rallegrarci perché, attraverso tante prove ed indecisioni, c’è un cammino di rinnovamento che si sta realizzando e ci vede protagonisti.

L’imposizione della fede o della morale cristiana attraverso alleanze politiche ed economiche, possiamo tranquillamente lasciarle ad altri…

 

Il Signore ci accompagni!

d. Paolo

lunedì 6 ottobre 2025

VISITA A DON PAOLO E ALLA FAZENDA SPERANZA

 

La chiesa della Fazenda Speranza



 

Paolo Bizzocchi

 

Ciao a tutti e tutte!

Anche se non è una cosa “brasiliana”, permettetemi di iniziare il mio “esame d’incoscienza” con un sentito omaggio ai volontari della “Global Sumud Flottilla”: uomini e donne che in modo totalmente non violento si sono lasciati scuotere ed hanno messo rischio la loro incolumità per denunciare l’incredibile situazione della Striscia di Gaza e tentare di smuovere il nostro occidente ed Israele, addossandosi anche offese ed insulti senza rispondere con aggressività. Un esempio ed una provocazione che non possiamo lasciar passare come se nulla fosse e che non può evitare di interrogarci, soprattutto noi cristiani.

Di loro Gesù parla con chiarezza:

“Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia…

Beati gli operatori di pace…

Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli”.

 

Torniamo in Amazzonia.

Sabato e domenica sono stato nella parrocchia di d. Paolo Cugini, “São Vicente de Paulo”, nel bairro Compensa di Manaus.  È stata una vera gioia incontrare comunità così vive e vedere d. Paolo pienamente inserito nella loro vita: entrare in certe realtà è un bene che fa bene.

La cosa più bella però non sono state le Messe ben frequentate ed animate nelle cappelle, ma andare con d. Paolo in un quartiere nel quale solo da poco è potuto entrare. In precedenza, la malavita locale gli aveva mandato il messaggio di stare fuori, e saggiamente lui non aveva fatto passi rischiosi.  Poi, una giovane del quartiere ha chiesto la Cresima e con lei d. Paolo ed altri volontari sono potuti entrare per celebrare la Messa in una famiglia, con alcune persone del vicinato. Cinque o sei in tutto, più gli animatori della cappella più vicina per aiutare la celebrazione.  È il germe di una comunità che sta nascendo, senza fare pressioni inutili ed attendendo che maturassero i tempi giusti, nella fiducia che il Signore ha cura di tutti i suoi figli e figlie e dove trova disponibilità e fiducia può far agire la sua Provvidenza con generosità.

 

Con don Paolo Cugini

Approfittando del tempo disponibile sono stato anche a visitare la “Fazenda Esperança” di Manaus: la realtà rivolta a persone con dipendenze alla quale anche la nostra diocesi di Alto Solimoes fa riferimento.  Non pensavo di trovarmi di fronte ad una cosa così grande, parte di una rete di più di cento centri nata negli anni ’80 ad opera di un Francescano Minore tedesco e di un giovane della sua parrocchia.  La spiritualità di fondo attinge, oltre che dal francescanesimo, soprattutto dal mondo dei Focolarini di Chiara Lubich, ai quali il fondatore faceva riferimento.

Qui incontriamo innanzitutto un prete fidei domun italiano, di Padova: pe. Benedetto, prete da quindici anni e da dieci in Brasile, che ora vive nella Fazenda con il compito della guida spirituale e dell’ascolto.  Ci spiega che la “terapia” della Fazenda è semplice: lavoro, preghiera, condivisione della vita concreta ed interiore, riprendendo un po’ il “ora et labora” benedettino. L’ambiente è straordinariamente (soprattutto per il Brasile…) ordinato e pulito, curato anche nei particolari. Si trova fuori della città, ai limiti della foresta, per favorire l’isolamento.

Il nucleo centrale era un carcere minorile, tristemente noto per i soprusi sugli internati; nel locale detto “stanza delle torture” ora sorge una piccola cappella, con un Gesù Bambino attaccato alla croce: segno di tutti i bambini, ragazzi e giovani che in quel luogo hanno condiviso la croce di Gesù. Il centro dell’ampia area, attorno al quale sorgono le abitazioni degli ospiti, è una chiesa eretta a “Santuario della Misericordia”: nell’altare si trovano le reliquie di S. Faustina, S. Giovanni Paolo II, S. Caterina da Siena e S. Domenico.



Con pe. Benedetto vi sono alcune consacrate e diversi operatori, parte dei quali provenienti dal cammino di recupero. Un operatore ci racconta che lui era biochimico, con una buona posizione e molta insoddisfazione: da più di vent’anni vive nella Fazenda ed ora sta laureandosi in Legge per seguire tutte le complesse procedure della Fazenda nelle relazioni con le amministrazioni e la politica.

Con il sig. Bonafé, che in questi giorni è il mio fedelissimo “Anjo da guarda” (Angelo custode), lasciamo la struttura emozionati ed anche un po’ provati: troppa grazia, tutta in una volta…

Insomma, anche nei “noiosi” giorni di Manaus, mi è data la Grazia di toccare con mano come il Signore agisce anche qui; spero di tornare presto a vedere come agisce a S. António…

 

Il Signore ci accompagni tutti!

d. Paolo

sabato 13 settembre 2025

LE GRANDI TENSIONI POLITICHE NEL BRASILE

 



Ciao a tutti e tutte!

Anche oggi vi mando un paio di pagine de “La caduta del cielo” di Kopenawa (è in PDF e non riesco a riportarlo nel blog -ndr.): pagine inquietanti, perché parlano della missione cristiana, ad opera di evangelici statunitensi, nel villaggio dell’autore. Pagine che fanno male, perché ci fanno capire come sia facile fare della religione una violenza alle coscienze ed un mezzo per comandare o perseguire altri interessi… pagine utili e purificanti, perché ci aiutano a guardare a noi stessi ed al nostro rapporto con la realtà nella quale viviamo.

Però sono pagine attuali, anche e soprattutto qui in Brasile. Come già vi scrivevo, assieme al ministero sincero di tanti preti e vescovi cattolici e pastori evangelici, il fenomeno di una fede cristiana posta al servizio di partiti e gruppi culturali molto dubbi qui è molto forte e portato anche con vanto. Sono di pochi giorni fa le notizie di un vescovo che, affiancato da un “angelico” fr. Gilson (personaggio che vedo sempre più ambiguo…), ha usato una grande processione per chiedere a Dio di liberare il Brasile dal “comunismo” (che significa il governo Lula) e di una parrocchia che ha tolto dal programma una Messa che p. Julio Lancellotti avrebbe dovuto celebrare in una mensa per i poveri: importanti sostenitori della mensa avevano minacciato di togliere i finanziamenti se il prete “comunista” avesse messo piede nel locale.

Abbiamo anche toccato con mano – io per la prima volta – la violenza della grande industria agraria. Abbiamo ospitato per una notte il rappresentante di una tribù indigena di una parrocchia a noi vicina. Insieme ad un’altra rappresentante, ospitata dalle suore, erano venuti a S. Antonio per incontrare il Procuratore di Giustizia ed atri enti di tutela dei popoli indigeni: un fazendeiro, a titolo personale o di qualche grande industria agraria, si è presentato in cinque villaggi del luogo ove diverse famiglie indigene vivono da quasi cinquant’anni, presentando un “documento” che attesta che la terra gli appartiene e minacciando le famiglie di chiamare la polizia se non se ne fossero andate al più presto.



D. Gabriele mi ha spiegato che in Bahia ha visto molte volte fatti come questi e che occorre sperare che la polizia o il giudice non siano stati adeguatamente remunerati da chi vuole impossessarsi della terra. In quanto al documento, già a Brasilia ci avevano parlato della notevole produzione di documenti falsi, che vengono anticati artificialmente (o semplicemente mettendoli in un cassetto con gli insetti giusti…) per appropriarsi dei terreni e fare agro negozio.

In questo momento qui in Brasile la situazione è molto delicata. Alla fine di un difficilissimo procedimento, il Supremo Tribunale Federale – l’organo giudiziario più alto del Brasile – ha condannato l’ex presidente Bolsonaro a 27 anni di carcere per tentato colpo di stato ed altro (è la pena minima per i reati contestati), assieme agli alti vertici militari e politici che avevano partecipato all’organizzazione ed esecuzione degli eventi del 8 gennaio 2023.

Su cinque giudici quattro hanno votato a favore, mentre l’unico contrario è stato il giudice nominato dallo stesso Bolsonaro. Dopo la mancata condanna degli esecutori del regime militare del 1964, per il Brasile questo atto rappresenta un’affermazione forte della democrazia brasiliana. Ora occorrerà vedere cosa succede: il fronte bolsonarista è molto forte ed aggressivo, Trump – che ospita uno dei figli di Bolsonaro – dopo l’imposizione di pesanti sanzioni e misure punitive contro il giudice che ha curato il procedimento, ha usato parole minacciose contro il Brasile… Speriamo che tutto finisca con le parole, ma guardando quanto sta avvenendo in Venezuela, nulla è certo.

In compenso, qui stiamo bene e procediamo con pace e serenità, con tanta coscienza del nostro poco, ma tanta fiducia nel tanto di Dio.

Per chi vuole, ci vediamo (via Meet) sabato prossimo alle 21.30 a Praticello!


Il pirarucù


PS.: Abbiamo avuto la pesca del Pirarucú, il grande pesce del Rio Solimoes, molto appetitoso. É un pesce con caratteristiche preistoriche. Le squame sono di osso, molto dure, per resistere agli attacchi dei Piranha!

 

Pe. Paolo

domenica 31 agosto 2025

RISOLVENDO PROBLEMI PRATICI A MANAUS

 

Santo Antonio do Iça


 

 

Paolo Bizzocchi

 

Ciao a tutti e tutte.

Vi scrivo dalla barca mentre torno da Manaus, dove ho fatto tre serate di corso per avere l'abilitazione alla guida brasiliana, cioè il riconoscimento della mia patente italiana. Ancora una volta devo riconoscere l'intervento puntuale della Provvidenza, perché stando in Manaus mi sono potuto avvalere del prezioso aiuto di un amministratore della nostra diocesi, Pedro Bonafé, per fare i documenti per il rinnovo del Visto di residenza: come al solito sono cose piuttosto complicate e da solo sarebbe stato veramente impossibile affrontarle. Ora speriamo che vada tutto bene e la procedura proceda, ma di certo un bel passo lo abbiamo fatto! É il permesso di residenza per due anni, poi dovrei avere quello definitivo: il Brasile è un Paese accogliente, costruito da immigrati che hanno la coscienza di esserlo.

Finché ero a Manaus ne ho approfittato anche per alcune compere - i prezzi di alcuni prodotti sono sensibilmente più bassi -, per visitare i nostri seminaristi - che ho trovato felici ed in forma - , per Confessarmi - perché a S. Antonio non saprei come farlo ed approfitto di queste occasioni. La "novità" e stata che con me c’era anche d. Gabriele, venuto a Manaus per seguire la situazione di salute di una persona vicina alla nostra comunità.  Quindi la nostra piccola comunità ha continuato la sua vita anche in questi giorni! Questo significa che per una settimana abbiamo lasciato la parrocchia "scoperta" e ricominceremo a celebrare domani (domenica) pomeriggio.

Per la nostra parrocchia, nella parte cittadina, è una novità, perché avendo i frati cappuccini godevano di una presenza di preti e religiosi numerosa, quindi qualcuno c'era sempre. Da quanto ho colto, anche Burani e Carlotti avevano sempre evitato di assentarsi nello stesso momento, con l'attenzione materna di accompagnare il difficile passaggio della parrocchia dopo l'uscita dei Cappuccini. Ora stiamo muovendoci con più libertà, sapendo che è una sfida positiva e che Mariana, la missionaria argentina, è un supporto forte e riconosciuto.

Qualche "mal di pancia" c'è, è inevitabile: io lo risolvo ricordando che le comunità del fiume hanno il prete e la Messa al massimo una volta al mese. So che è la cosa che i cittadini "doc" non vorrebbero mai sentirsi dire, perché non tollerano di essere paragonati alle povere comunità del fiume, ma proprio per questo e importante ricordarglielo.

È un po' l'italianissimo "perché mandiamo dei preti in Brasile quando noi ne abbiamo pochi...", come se i preti fossero una proprietà e le comunità italiane avessero più valore e diritti di quelle brasiliane o di altre parti del mondo: proprio per questo è così importante che preti e consacrati continuino a partire e che i missionari brasiliani... vadano una settimana a Manaus!

Così, un po' per forza ed un po' per amore, le nostre comunità crescono e si muovono. I ministri guidano le Liturgie, a volte in modo brillante ed a volte un po' meno, come noi preti, e le comunità prendono coscienza che nulla è scontato e che la presenza della Celebrazione Eucaristica non è un diritto o un dovere, ma un dono del quale farsi responsabili.

"E se muoio quando siete via? Io voglio la Messa quando muoio!"

Gli ho consigliato di aspettare una settimana prima di morire..., ma gli ho anche ricordato che, se proprio muore in nostra assenza, si farà quello che si può, come avviene per gran parte dell'umanità.  Come ci dice oggi il Vangelo, pensare sempre di essere quelli che al banchetto hanno il diritto di stare al primo posto non è molto saggio ed a volte è anche un po' ridicolo...

Il Signore ci accompagni tutti!

D. Paolo

sabato 16 agosto 2025

FEDE E POLITICA: UN INTRECCIO INESTRICABILE

 

la celebrazione nella comunità di São Sebastião seguita dal "aniversário" (compleanno) di due coordinatrici: una disarmante semplicità che fa a pugni con i torbidi giri di potere e soldi di molta politica del paese...



Paolo Bizzocchi

Ciao a tutti e tutte!

Oggi voglio parlarvi di una cosa spinosa, che sta succedendo da queste parti: parliamo di politica… o meglio, parliamo di fedi e politica, di chiese e politica, perché qui l’intreccio è fitto, a volte inestricabile… Questo soprattutto ora, che siamo avvicinandoci alle elezioni politiche del 2026: di fatto la campagna elettorale è già iniziata, o per meglio dire non è mai finita. Non più di due settimane fa’ ho “bloccato” un giro di video pre-elettorali che stavano iniziando a circolare nei gruppi WhatsApp della parrocchia; in uno di questi, legato alla destra - estrema destra, i protagonisti erano preti, pastori evangelici, leader di movimenti cattolici e non.

 

Campagna elettorale mai finita, perché il Brasile sta vivendo una fase delicatissima. Le ultime elezioni, della fine del 2022, furono vinte per pochissimi voti da Lula e l’ex presidente, Bolsonaro, non riconobbe la vittoria; una settimana dopo la presa di possesso vi fu un tentativo di colpo di stato con un devastante assalto di folla al Congresso ed il tentativo di coinvolgere l’esercito per uccidere il presidente eletto. Ora l’ex presidente Bolsonaro è sotto processo ed agli arresti domiciliari, con un forte movimento che continua a sostenerlo.

 


Ma veniamo all’intreccio tra la politica e le chiese, che è la cosa che qui mi preme di più.

Per capirci qualcosa, dobbiamo aver ben presente che non siamo in Europa. Sulla moneta brasiliana, il nuovo Reais coniato nel 2010, sta la scritta: “Deus seja louvado” – “Dio sia lodato”. Il Brasile è un paese laico, ma la mentalità è profondamente sacrale, con una religiosità che pervade ogni dimensione della vita. A noi che siamo abituati a ragionare in modo eurocentrico può sembrare strano, ma in realtà gli strani siamo noi: a parte quella minoranza sempre più ridotta di umanità europea o europeizzata, che ha vissuto l’illuminismo e le filosofie conseguenti, tutto l’umanità ha uno sguardo sacrale sulla realtà. Lo hanno gli africani, gli asiatici, tutto il medio oriente, a modo loro i nord americani, in modo forte i sud americani, non so gli australiani… Nella gran parte dell’umanità la relazione con Dio è un dato di fatto: la laicità intesa come ateismo o irrilevanza di Dio (qualunque egli sia…) è una cosa del nostro pezzetto di umanità nel pezzetto di tempo che va dal 1700 ad oggi e che ormai sta chiaramente tramontando (purtroppo o per fortuna, decidete voi…).

 

Detto questo: qui che succede? Succede che qui la politica, ed in modo specifico la politica di destra – estrema destra, assume un valore religioso. L’ex presidente Bolsonaro nell’ultima campagna elettorale aveva l’appoggio delle maggiori chiese evangeliche (in particolare le ricchissime e potentissime ADVEC e UNIVERSAL). Ma quando parliamo di “appoggio” non dobbiamo pensare ad un semplice consiglio su cosa segnare nell’urna: dobbiamo pensare a Jair Bolsonaro che dopo il battesimo nell’ADVEC viene rinominato “Jair Messia Bolsonaro”, a folle enormi che lo inneggiano come inviato di Dio per la salvezza del Brasile, a pastori che minacciano l’inferno per chi non lo vota, ai politici di sinistra definiti apertamente come “anti-cristo” ed inviati dal demonio, a persone che pregano e piangono perché dio sia vittorioso e governi il Brasile attraverso il suo messia…

Questo ha portato ad un potere fortissimo di queste chiese evangeliche, che nel Congresso e nei principali organi dello stato hanno messo pastori e persone strettamente legate ai loro vertici ecclesiali. Si è così formata la “bancata evangelica” (il gruppo dei deputati evangelici), che con la “bancata dell’agronegozio” (grandi produttori agricoli) costituiscono la destra più estrema dell’attuale parlamento. Sta uscendo ora la notizia che in diverse città le forze di Polizia sono inviate a fare la loro formazione nei templi della chiesa UNIVERSAL, con interventi formativi dei pastori…

 

La “novità” che mi pare ora di cogliere è che anche nel mondo cattolico vi sono importanti settori che stanno entrando in questa linea. Si sta realizzando una strana convergenza fra le chiese evangeliche più potenti, i settori più conservatori del cattolicesimo, il cattolicesimo carismatico: apparentemente diversissimi, ma alleati nel combattere il “comunismo” (che per loro indica qualsiasi persona attenta al sociale, anche il vescovo Helder Camara è apertamente definito “comunista”…). Vi sono settori del cattolicesimo, come i potenti “Araldi del Vangelo”, che apertamente professano la necessità di uno stato teocratico, governato dalla Chiesa, altri che negano ogni contributo positivo alla cultura moderna, che negano la validità del Concilio vaticano II, che professano una morale estremamente restrittiva e condannano ogni apertura avvenuta dopo papa Pio XII (a volte già considerato “pericolosamente modernista”)… Le accentuazioni sono diverse, ma i punti comuni sono una morale identitaria (o sei dentro o sei fuori) e l’idea di una di chiesa che vede nella ricchezza e nel potere strumenti importanti per affermare la propria identità ed i propri valori.

Il fatto è che non parliamo di piccoli segmenti, ma di gruppi molto forti, con mezzi di informazione estremamente efficaci e penetranti, con la chiara e dichiarata ambizione di essere la “vera chiesa cattolica”, che fa “resistenza” ed intende cacciare i finti cattolici di marca “comunista”.

Insomma, una situazione complessa e delicata. Che fare? Io intanto sto ascoltando e ci sto pregando sopra, il resto vedremo…

Il Signore ci accompagni tutti!

d. paolo

sabato 9 agosto 2025

RIPRENDENDO LA VITA PARROCCHIALE

 

Messa inculturata di un vesco di una diocesi vicina



Paolo Bizzocchi

 



Ciao a tutti e tutte,

 

Vi ho scritto pochi giorni fa, ma voglio raccontare qualcosa anche oggi.

Tornato da Manaus, sto riprendendo la vita parrocchiale. Verso fine mese dovrò tornare tre giorni a Manaus per fare un mini corso per avere la patente brasiliana e spero di poter fare anche la visita medica richiesta (dipende da un documento che deve arrivare dall’Italia…), altrimenti dovrò tornare un’altra volta. Vista dall’Italia può sembrare strano, ma è così: per fare un documento sto andando e venendo da Manaus più volte: se viaggio con la “lancha”, ogni volta sono 1770 reais e tre giorni effettivi di viaggio (uno stipendio minimo sono 1500 reais…), se viaggiassi con il barco la spesa sarebbe ben minore, credo 5-700 reais, ma i giorni di viaggio effettivi diventerebbero nove o dieci. Questa volta farò l’andata in barco, circa tre giorni, con Thomàs, il giovane architetto volontario che ha fatto servizio qui per sei mesi ed ora torna a casa, nel sud del Brasile. Per il ritorno invece farò con la lancha, perché non posso permettermi di stare fuori dalla parrocchia altri cinque giorni per il viaggio.

Grazie a Dio, nel periodo del corso recandomi al dipartimento del transito (DETRAN) per il documento, ho trovato una giovanissima impiegata che mi ha preso a cuore e mi ha permesso di fare tutta la procedura iniziale in quelle due settimane, altrimenti avrei dovuto viaggiare un’altra volta per fare qualche firma. Sperimentare queste accoglienze è una vera gioia, Dio benedica tutte le persone che aiutano gli immigrati!

Come dicevo, per noi italiani tutto questo appare strano e forse inaccettabile, ma è la vita di questi luoghi sperduti. I tempi sono diversi e il livello di pazienza anche. Ciò che serve per vivere, molte volte si trova a 900-1000 km e (soprattutto) a molti giorni e molti reais di distanza… ma si fa, con pazienza.

Sinceramente, spero che questi viaggi terminino presto, perché in questo momento ho molto bisogno di stare in parrocchia e fermarmi, sia per me che per le persone di qui: sta iniziando uno stile di vita, la presa di responsabilità, il vissuto di semplici relazioni, un minimo di familiarità con la lingua… tutto questo chiese stabilità e tempo. Di fatto se pensassi di tornare in Italia un mese per “fare ferie” ad un anno dalla partenza (novembre o dicembre) sarebbe una vera sciagura: significherebbe perdere buona parte del lavoro fatto fino ad ora, ed al ritorno dover ricominciare ancora una volta. Credo che passerò il prossimo anno verso settembre – ottobre: per allora spero che la lingua, le relazioni, l’impegno pastorale, si siano sufficientemente consolidati per potermi permettere alcune settimane di “interruzione” senza perdere ciò che ho acquisito.

Per questo autunno invece vivremo la gioia dell’arrivo di d. Marco, cercando di fargli buona accoglienza! Lo stiamo attendendo molto!

Qui che sta avvenendo?

D. Gabriele sta partendo per il viaggio mensile sul fiume, con una tenacia ed una pazienza che molte volte non viene appagata dai risultati visibili. È un segno bello del lavoro pastorale fatto in totale gratuità, senza attendere nulla in cambio. Può essere che in futuro arriviamo a ripensare un poco il modo di seguire queste piccole comunità del fiume, ma lo spirito non può che essere questo: una presenza semplice fra gli ultimi, che spesso non hanno nulla da restituire.

Io invece mi sono rimesso all’opera sia con le questioni burocratiche (non illudiamoci che qui non ci siano, anzi…) che pastorali.

Ora sto facendo il “novenario” di S. Clara (S. Chiara, che festeggeremo domani) nella comunità a lei dedicata. Abbiamo così inaugurato la nuova chiesa, quella dove ho fatto (e devo completare) l’impianto elettrico. Manca circa tutto, perché non è pitturata, non ha il pavimento, non ha seggiole proprie… ma ha il tabernacolo e custodisce l’Eucaristia, ha un piccolo ambone per proclamare la Parola di Dio, ha un altare nuovo. Quella dell’altare è una storia con due volti: uno triste, perché avevamo chiesto ad una comunità di mettere a disposizione un vecchio altare che loro non usano ed hanno rifiutato (il campanilismo è un male non solo italiano); uno gioioso, perché una famiglia della stessa comunità, scandalizzata dal comportamento degli amici, ha offerto un altare nuovo per la cappella nascente. Questa sera lo benediremo ed inizieremo ad usarlo!

Ciò che veramente manca a questa nuova chiesa è però la comunità, attualmente costituita da pochissime persone (direi che non arriviamo a dieci…). Del resto, parlando con la responsabile abbiamo calcolato che nei dintorni della nostra cappella (nel giro di poche centinaia di metri…) ci sono almeno otto chiese evangeliche di diverse denominazioni.

Ci sarà da lavorare tanto, con pazienza e senza tante aspettative.

Pensando che la cappella è dedicata a S. Chiara, mi è venuto in mente che la chiesetta di S. Damiano, ove Chiara visse tutta la sua vita monastica, fu restaurata da Francesco all’inizio della sua vocazione, quando udì la voce di Gesù, “Và e ripara la mia chiesa, che è in rovina!” Come prima cosa Francesco si mise a fare il muratore per questa chiesetta abbandonata, senza sapere se poi qualcuno l’avrebbe usata… e divenne la dimora di Chiara e delle sue sorelle. Che sia così anche per la nostra S. Clara? Io non ho fatto il muratore, ma l’elettricista… ad ognuno il suo.

Un’ultima cosa. Ieri sera nella stessa cappella abbiamo celebrato per la prima volta i Battesimi, con sei bambini e bambine di diversa età. Dopo l’incontro di preparazione i genitori di due bambini mi chiedono cosa devono fare per sposarsi in chiesa… e scopro che non sono battezzati, come non lo è la madrina: “da piccoli abitavamo sul fiume, il frate veniva a battezzare una o due volte all’anno, ma a noi non è stato fatto”. Nella liturgia battesimale li ho visti convinti ed al Padre Nostro hanno pregato, quindi lo conoscono. Hanno visto il battesimo dei figli, vediamo cosa germina in loro: potrebbero essere il seme di una nuova comunità!

 

Il Signore ci accompagni tutti!

ASSEMBLEA DEL POPOLO DI DIO

  In viaggio per partecipare all'Assemblea del popolo di Dio Don Paolo Bizzocchi Ciao a tutti e tutte, questa settimana vi scrivo con un...