
In viaggio per partecipare all'Assemblea del popolo di Dio
Don Paolo Bizzocchi
Ciao a tutti e tutte, questa
settimana vi scrivo con un po’ di ritardo, mentre sono sulla lancha che mi sta
portando a Tabatinga. Ancora fuori parrocchia?
Si, ma non da solo: con
una rappresentanza della parrocchia (siamo 9 persone, dovevamo essere 11, ma
due non si sono presentati) ci stiamo recando alla “Assemblea del Popolo
di Dio” che la nostra diocesi tiene ogni anno. Sono quattro giorni (più
i viaggi fanno sei) nei quali tutte le parrocchie si ritrovano col vescovo per
pregare, ascoltare, confrontarsi, riflettere, verificare il cammino fatto e
programmare. Quest’anno è particolarmente importante, perché abbiamo il compito
di tracciare le linee guida per i prossimi quattro anni.
Le ultime linee,
tracciate cinque anni fa, erano state queste:
-Consolidare
l’iniziazione alla vita cristiana in tutte le parrocchie, formando discepoli
missionari;
- La spiritualità e la
liturgia in un processo di inculturazione.
- una chiesa in uscita e
samaritana, che si prende cura della casa comune
- La creazione di una
rete di comunità ecclesiali di base, che diventino missionarie
I nomi sono grandi e la
realtà è ovviamente piccola, ma ho potuto cogliere come anche la nostra
parrocchia, con la coppia Burani – Carlotti e sr. Mariana, abbia fatto passi
concreti, che la gente coglie. I due maggiori probabilmente sono stati il
decentramento, con la creazione di nuove comunità, ed il fatto che le persone
stanno accogliendo l’esistenza di ministri della Parola e dell’Eucaristia e le
Celebrazioni della Parola domenicali (come non ricordare la nostra esperienza
nella UP “Gioia del Vangelo”?). Al di là di quello che si riuscirà a fare,
credo che già l’esistenza di un evento così sia una cosa grandiosa. Cristiani
che si prendono una settimana di tempo per stare insieme, pregare e pensare il
loro vissuto ecclesiale: una vera Grazia, che sono molto curioso di
sperimentare!
Purtroppo, non è così in
tutto il Brasile. Non solo l’imporsi di stili di vita (e di uso del tempo) più
“occidentali”, ma soprattutto un crescente clericalismo fanno sì che in diverse
diocesi queste assemblee si riducano ad un incontro con il Vescovo o qualche
relatore, dove si ascolta, forse si fanno alcune domande, si va a casa con un
programma (se c’è) fatto a tavolino, che non nasce da una condivisione di
comunità. Ringrazio molto il Signore di
poter sperimentare questo diverso modo di essere chiesa! Sono anche stati
giorni di vissuto ecclesiale più intenso.
Il 14 avremo le Cresime
(56, fra giovani ed adulti) nella nuova cappella di Santa Clara ed in
preparazione a queste sono intervenuto per la prima volta in un ritiro con i
cresimandi, fatto sulla chiamata di Samuele. È stata un’esperienza bella, anche
se nel tempo ridotto di una mattina: entrare nel loro modo di sentire la fede e
la vita non è facile, ma la cosa chiara è che in loro c’è una ricerca ed una
disponibilità all’ascolto che da noi è difficile intercettare. Poi sono giovani
come i nostri, dicono A e fanno B, mettono insieme il diavolo e l’acqua santa
con grande disinvoltura… ma questo non è problema.
Abbiamo avuto anche la
celebrazione dei Defunti, con una Messa nel cimitero principale ed una
benedizione in un altro piccolo cimitero. In quest’ultimo, nella comunità più
prossima alla foresta, mi ha sorpreso l’alto numero di tombe di bambini, segno
di una mortalità infantile per malattie ed incidenti ancora molto alta. Il loro
rapporto con la morte devo ancora capirlo bene… da una parte segnato da grande
commozione, soprattutto dovuta al legame familiare, dall’altra una accettazione
– rassegnazione per un evento naturale che in fondo è accettato come parte del
corso della vita.
Da quanto mi dicono,
molti – anche tra i cristiani – non hanno una vera fede nella risurrezione. È stata interessante la presenza
“multireligiosa”: da una parte noi cattolici che celebravamo la Messa,
all’ingresso del cimitero i Testimoni di Geova con i loro volantini (con i
quali mi sono intrattenuto con serene chiacchiere), in mezzo la Chiesa “Universale”
che distribuiva la sua rivista, basata sulla fede delle chiese pentecostali. Però eravamo tutti lì: la morte in qualche
modo ci unisce…
È anche tempo di nuovi
orizzonti che si aprono. Dopo la domenica missionaria abbiamo avuto un primo
incontro con la comunità del Barrio Pantanal: una quindicina di persone,
pescatori ed agricoltori, che manifestano interesse per la chiesa cattolica. È
interessante che nella visita missionaria è risultato che diverse persone sono
fuoriusciti dalle chiese evangeliche: o perché non più convinti della loro
opera, o perché cacciati per la situazione familiare “irregolare” o per
l’impossibilità di pagare il “dizimo” per il mantenimento della chiesa e del
pastore. È molto bello pensare alla
nascita di una comunità cattolica fatta con persone rigettate perché povere o
“impure”, richiama la comunità di Gesù!
Un altro orizzonte forse
si è aperto stamattina, con la visita di una persona della comunità indigena
tutelata più prossima alla città. D. Gabriele Burani frequentava questa
comunità, ma con la sua partenza la relazioni si erano interrotte ed anche il
capo comunità è diventato evangelico (ma qui i cambiamenti sono molto
elastici…). Ora alcune persone della comunità chiedono la presenzaa della
chiesa cattolica ed hanno inviato il loro portavoce. Tenteremo di incontrarli, se il capo comunità
lo permetterà: per legge, senza la loro autorizzazione nessuno può entrare in
queste comunità. Confidiamo che possa
avvenire, intanto di preghiamo un po’…Vi ho raccontato molte cose… mentre la
barca và, ho tempo…
Concludo con una triste
cronaca brasiliana.
La settimana scorsa una
grande operazione delle forze di polizia ha fatto una mega – operazione a Rio
de Janeiro per espugnare la base di una delle più potenti mafie del Brasile, il
“Comando Vermelho”. Purtroppo, l’operazione si è distinta per la sua brutalità,
che ha causato più di 120 morti, 4 dei quali poliziotti.
Ora vi è una grande
discussione sull’opportunità e l’efficacia di un intervento di questo tipo,
soprattutto in un contesto nel quale manca ogni forma di supporto sociale ed
educativo in grado di sottrarre la popolazione ed in particolare i giovani alla
forte tentazione del potere e del guadagno dato dalla malavita. I toni della discussione sono molto accesi. Da una parte le forze che difendono ed
esaltano l’operazione, perché “bandito buono è bandito morto” (anche quando non
si è certi che sia davvero un bandito…); dall’altra altre componenti che
sollevano dubbi sulla legalità, l’opportunità e l’efficacia di quanto compiuto.
In mezzo, una popolazione che per un
attimo respira per l’eliminazione di una forza criminale che opprimeva
crudelmente il territorio (ma per quanto?) e famiglie che piangono la perdita
di mariti e figli, poliziotti o criminali o altro che siano. Un aspetto molto
preoccupante è la volontà di alcune forze politiche di destra che intendono
configurare questo gruppo criminale in una modalità che aprirebbe la strada ad
interventi degli Stati Uniti sul suolo brasiliano, come probabilmente avverrà
in Venezuela ed in modo più pacato in Colombia.
Adesso basta davvero.
Spero di non avervi stancato. Al più presto, notizie dalla nostra Assemblea del
Popolo di Dio!
Il Signore ci accompagni!

.jpeg)

.jpeg)