Lettere, diari e notizie dalla missione in Amazzonia della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla
venerdì 2 aprile 2021
martedì 30 marzo 2021
É lo Spirito che da vita ...
Gabriele Carlotti –
missionario diocesano in Amazzonia
La storia degli uomini sempre ci sorprende!
La
Comunità di Nazaré
sembrava morta e invece ha una base forte, fatta dalla fede degli adulti
e anziani: uomini e donne che credono. I giovani, col loro entusiasmo e creatività
sono la speranza, ma la radice che porta alimento sono le persone mature. Così
possiamo ben sperare che i rami nuovi e le foglie verdi possano produrre
frutti. Già a São João de Japuaqua, che sembrava che tutto camminasse bene
verso una vita di fede comunitaria, il professore e il cassique (responsabile
dell’aldeia-villaggio) dicono di essere diventati evangelici. Ho chiesto di
quale chiesa, ma neanche loro lo sanno, è che il figlio del professore, di 22
anni, ha un amico pastore evangelico della stessa età, e ha deciso di esserlo
anche lui, forse un modo di pensare a sostenere economicamente (decima) la sua
famiglia. E il sangue non mente, così i parenti si sono stretti attorno a lui e
dicono: “siamo diventati evangelici!”. Non mi preoccupa la fede, che passa
in molti rivoli, come l’acqua che non può essere fermata quando scorre. Mi preoccupa
la divisione che si è creata nella Comunità, che lascia tutti meno disponibili
e, concretamente, più individualisti. Occorre trovare un cammino comune, ma
quando di mezzo ci sono i soldi (decima), tutto è più difficile.
Nella Comunità di Moinho, che sta crescendo molto in numero di persone, lo Spirito ci ha dato consolazione: hanno cominciato a riunirsi la domenica mattina per imparare i canti, poi leggono il Vangelo, pregano il Padre Nostro e l’Ave Maria e, finalmente, fanno colazione insieme, continuando la festa con canti tipici della cultura locale. Molto bello, speriamo che duri, perché abbiamo percepito la gioia che hanno trovato nell’incontrarsi. Poi, durante la Messa, scopro che chi anima la liturgia e suona la chitarra (ne ho portata una per aiutare a insegnare ai giovani a suonare) è di una chiesa evangelica, lui e la moglie quando abitavano in città facevano parte di questa chiesa. Venuti a stare a Moinho, visto che la Comunità è di tradizione cattolica, si sono inseriti e partecipano con gioia. Al momento della comunione ho invitato ad accogliere il dono della vita del Signore per tutti, e anche loro l’hanno ricevuta con gioia. Poi il chitarrista mi confida: “sai padre, è la prima volta che faccio la comunione, l’avevo sempre desiderato fin da piccolo, ma non sapevo come fare...” e mi fa un grande sorriso. Davvero lo Spirito del Signore ci sorprende nel suo cammino di unità e di comunione! Dopo l’ascolto del Vangelo, proclamato dal mio compagno di viaggio, Moises, che è anche Ministro della Parola e dell’Eucaristia, in preparazione alla Pasqua, parlavo di Gesù che ha fatto della sua vita un dono, e del segno del lavare i piedi come servizio: essere cristiani, uomini e donne di fede vuol dire essere gioiosi nel lavarci i piedi a vicenda, nel servizio gli uni agli altri, senza discriminazioni o meriti, ma nella gratuità che il Signore Gesù ha avuto e continua ad avere con tutti. Anche a Giuda, Gesù ha lavato i piedi, anche a Pietro che non voleva! In questo momento vedo arrivare due anziani, sono le fondamenta, le radici della Comunità. Vengono scalzi perché l’acqua del fiume sta crescendo ed è piovuto molto, c’è fango nel cammino e le ciabatte di gomma che tutti usiamo (havaianas) sono pericolose per l’instabilità della loro età.
Lei ha in mano un bastone per sicurezza e lui si appoggia alle sue fragili
spalle con la mano. Li vedo arrivare da lontano, nella penombra, e vedo due
giovani che vanno loro incontro e gli offrono il braccio come appoggio sicuro.
Così, mentre ancora sto condividendo la Parola del Vangelo e il gesto di Gesù
del lavare i piedi, loro salgono le scale di legno per raggiungere la veranda
dove stiamo celebrando e, prima di entrare, restano fermi sulla soglia: i due
giovani lavano loro i piedi e li introducono nel cerchio intorno alla tavola,
due seggiole di plastica bianca vengono prontamente offerte per farli
accomodare. In silenzio, il cuore si riempie di gioia: davvero lo Spirito ci precede! Lo Spirito del Padre che
ci ha creati fratelli e sorelle perché ci prendiamo cura gli uni degli altri,
dei più deboli. Lo Spirito del Signore Gesù che ci è dato dalla
croce per sostenerci nella gioia di donare la vita. E prego che questi giovani
ascoltino il loro cuore e siano preservati dalla tentazione.
Nella Comunità di São Cristóvão prendo
i nomi di due bimbe che battezziamo nella celebrazione della domenica delle palme.
E, mentre copio il nome delle bambine dal registro di nascita, mi accorgo che
la madre è la stessa, ma il papà è diverso... chiedo spiegazioni e la risposta
del marito presente è bella e serena: “padre, l’ho accolta come mia moglie
che aveva già questa figlia con il primo marito che però non sono andati
d’accordo... così ora ho già due figlie, due belle bambine!”. Questo giovane
papà ha solo 19 anni. Così mi viene in mente che, anche due giorni prima, nella
Comunità di Boa União, ho battezzato tre bimbi e la più grande era figlia solo
della mamma, ma accolta dal suo nuovo papà. E di questi casi ce ne sono molti.
A Manacapuru ormai
l’acqua è arrivata alla soglia delle case, ma è ancora troppo bassa per poter
avvicinarci con la nostra barca, che rimarrebbe incagliata. Allora ci fermiamo
a distanza, vicino ad alcuni alberi che in questi mesi crescono in mezzo
all’acqua e pensiamo: “ci verranno a prendere!”. Normalmente noi
carichiamo una famiglia, con molti bambini, dall’altra parte del fiume; oggi la
vediamo arrivare di canoa, la mamma dirige al timone, e ci passano accanto: “coraggio
padre, salta sulla canoa, che vieni con noi fino alla casa, poi dopo la Messa
ti riportiamo indietro”. Così é: ‘una mano lava l’altra’.
Buona Pasqua a tutti di cuore, Pasqua di
servizio ai più deboli perché viviamo la gioia del donare la vita nella
quotidianità delle relazioni fraterne. Pasqua di
Risurrezione nella novità del corpo risorto e glorioso del Signore Gesù. Era proprio
il suo, con il segno dei chiodi e la ferita al costato, ma ora è un corpo
completamente nuovo, che si fa presente in molti luoghi e non ci sono più
barriere che gli impediscano d’incontrare i suoi ancora paurosi.
Che possiamo risorgere da questa pandemia e vincere la
paura e le barriere che ci avevano divisi in classi sociali, nazionalità chiuse,
interessi capitalistici e, infine, nel circolo vizioso dell’ego-individualismo.
Risorgiamo con una mentalità nuova, un cuore nuovo che sappia accogliere e
amare senza riserve: non muri ma ponti, non guerre ma solidarietà per ritrovare
la gioia di una Umanità riconciliata, libera e fraterna. Buona Pasqua di
Risurrezione a tutti, perché il Signore Gesù è davvero risorto. Alleluya!
Domenica delle palme, 28 marzo 2021
mercoledì 24 marzo 2021
Niente paga il sorriso di un bambino: Buona Pasqua!
Gabriele Carlotti
– missionario diocesano in Amazzonia
In questo mese di marzo stiamo raccogliendo le
risposte alla verifica che abbiamo chiesto alle Comunità. Verifica sul nostro
operato e sulla nostra presenza, verifica anche del cammino della Comunità e
del suo vivere la fede. In questo primo viaggio siamo arrivati fino ad
Ipiranga, anche se non abbiamo potuto celebrare l’Eucaristia a causa del covid
19, c’erano infatti due casi positivi e i militari hanno, giustamente, proibito
ogni assembramento di persone. Siamo comunque andati per incontrare l’equipe
che coordina la Comunità. Le ultime cinque ore del viaggio le abbiamo fatte in una
specie di gara con una grande nave, la maggiore che solca il fiume. Si tratta
dell’UBS – Unità Basica di Salute. Siamo arrivati praticamente insieme al porto
di Ipiranga e qui, giustamente, l’abbiamo lasciata passare. L’UBS è una specie
di ospedale fluviale. C’è il medico generico, gli infermieri, il dentista e
alcuni specialisti di settore come malaria o altre malattie. In questo tempo di
pandemia c’è tutta una equipe per i testi del covid 19 e il primo intervento.
Non mancano poi i rappresentanti della società civile organizzata: il consiglio
dei bambini e adolescenti; l’area indigena con tanto di traduttore ufficiale; tutto
l’apparato inerente alla documentazione di cui le persone hanno bisogno. Manca
solo il prete e i “servizi religiosi”, ma per questo c’è la nostra piccola
barca indipendente.
Domenica passata, la 5° di quaresima, celebravo in città
e sono giunte molte richieste per pregare per tutti gli ammalati di
coronavirus, in ospedale e in casa. In questo momento la situazione in Brasile è
davvero complicata: più di 2.300 morti al giorno, circa 70.000 nuovi contagi giornalieri,
gli ospedali ‘chiusi’ per tutto esaurito, file enormi di gente che deve essere
ricoverata e che abbisogna di ossigeno, che manca! E se non bastasse, un quadro
politico demenziale.
Abbiamo già cambiato 4 ministri della salute e attualmente
ce ne sono due perché devono inventare un nuovo Ministero per evitare che il
ministro uscente vada in prigione. Rimanendo ministro sarebbe protetto dalle
leggi speciali dei parlamentari. Sembra che inventeranno il “Ministero
dell’Amazzonia” per proteggere la situazione penale dell’ex-ministro della
salute. Abbiamo un presidente che continua a negare la gravità della
situazione. Non usa maschera e paragona la pandemia a un piccolo raffreddore, è
contro il vaccino e riunisce folle di persone quando si muove. Ora sta
litigando in un braccio di ferro con i Governatori e i Sindaci che stanno muovendosi
autonomamente, anche nell’acquisto di vaccini, per far fronte in modo
scientifico e intelligente alla situazione ormai caotica. Ad oggi neppure il 5%
della popolazione è stata vaccinata. In questa situazione lo Stato
dell’Amazzonia, per la sua bassa densità di popolazione, va meglio che altri
Stati molto più evoluti. Le nostre sfide sono più di carattere locale: difficoltà
nei trasporti e isolamento dei popoli della foresta, mancanza di strutture e di
personale medico, corruzione dei politici locali nei diversi livelli municipale
e statale, dove spesso le cose funzionano solo se paghi salate tangenti. A
peggiorare poi la situazione abbiamo alcuni pastori di chiese evangeliche
pentecostali che stanno dicendo che il vaccino è il marchio della bestia
dell’apocalisse, o, altri, che i cinesi vogliono controllarci, oppure che se ti
fai vaccinare potresti correrai il rischio di trasformarti in un coccodrillo. Cose assurde dovute ad un
fondamentalismo crasso o a giochi politici sostenuti da una religione asservita
al potere. Fatto
sta che molti indigeni hanno rifiutato di farsi vaccinare, e questo certamente
non aiuta la situazione, ma la complica.
Ritornando alla 5° domenica di quaresima che ci ha
regalato la Parola di Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita tenendola per
sé, la perderà, ma chi la dona la serverà”; e ancora: “Se il chicco di
grano, nella terra, non muore rimane solo, ma se muore dà molto frutto”; mi
chiedevo: ma per chi davvero dobbiamo pregare? Che cosa possiamo chiedere a Dio
in questo momento così difficile e devastante? Per che cosa ci preoccupiamo?
Che cosa abbiamo paura di perdere e di non avere più? Certamente portiamo nella
preghiera i deboli, gli ammalati, gli abbandonati, i soli e quanti sono segnati
dalla perdita di un familiare o di un amico. Ma vorrei pregare anche per tutti
coloro che non hanno speranza. Per coloro la cui vita è ancora rinchiusa nel
tempo tra la nascita e la morte. Per coloro che si affannano per possedere cose
e privilegi e, per difenderli, diventano violenti. Per coloro che rimpiangono
le vacanze e non sanno che la maggioranza non le conosce. Per quanti sono preoccupati di chiudere i porti e i confini
e non si rendono conto del cammino dell’Umanità e della morte per
invecchiamento del nostro Bel Paese. Di
quanti si sono abituati alle notizie del telegiornale che mostrano tanti
fratelli e sorelle nei nuovi campi di concentramento dell’esclusione, dei muri
e delle tendopoli di rifugiati e, semplicemente, spengono la TV. Di quanti sui
social esprimono la loro rabbia contro un comunismo che non esiste più; e
sostengono un individualismo socio-economico che fa paura. Di chi si lamenta e violentemente
critica la parola di un papa pellegrino di speranza e di umanità riconciliata,
e ostentano un fondamentalismo religioso e un cattolicesimo clericale.
Ma come ci siamo ridotti! Ma che umanità è questa che ancora non si riconosce
fraterna, nonostante la sofferenza provata nella solitudine di morire intubati
o rinchiusi senza il calore di un affetto sincero?
Così nella 5° domenica di quaresima, l’ultima prima della
Pasqua, abbiamo pregato per questa nostra
Umanità sofferente e che fatica a ritrovare il sentiero della vita.
Gesù ci ha detto: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”.
Proviamo a guardare a quell’uomo nudo e essenziale sulla croce, quell’uomo
vero, e riconosciamolo nell’Umanità senza discriminazioni narcisiste e
violente. Guardiamo a quel Dio crocifisso, senza potere e senza privilegi e
sentiamoci amati nella nostra debolezza e povertà. Amati da Colui che si è
abbassato fino a noi per aiutarci a vedere oltre la morte, a scoprire la
profondità dell’amore che ci fa tutti fratelli e sorelle.
Anche nella Comunità di São Pedro si riflette questa
umanità. Siamo giunti nel primo pomeriggio, sono passato a salutare in tutte le
case, gli uomini giocando a calcio e le donne in filosso con i loro neonati in
braccio. Era una domenica pomeriggio. Verso le 6 facciamo il bagno, l’acqua del
fiume è più fredda del solito, 26° al posto dei 31° di sempre, sta piovendo
molto. Poi mangiamo qualcosa e andiamo alla scuola per la celebrazione della
Messa. É domenica, ci saremo in molti! Aspettiamo un po’, arrivano i bambini,
tutti i bimbi che giocavano nel pomeriggio, fortuna che avevo le caramelle.
Aspettiamo ancora e arriva una nonna con la nipotina, e una giovane mamma,
ragazza madre perché il marito se n’è andato.
Padre, possiamo cominciare... credo non verrà più
nessuno, siamo noi.
Mi guardo intorno e decido di non celebrare
la Messa, leggiamo il Vangelo e proviamo a parlarne un po’ insieme... “chi
tiene per sé perde tutto... chi dona riceve di più...”. Così distribuisco una caramella a ogni bambino, un
piccolo la scarta e se la mette in bocca voracemente. Richiamo la loro attenzione e dico che se qualcuno dona
la sua caramella ad un altro bambino ne riceverà due di caramelle.
Più avanti: chi dona due caramelle, ne riceverà tre; e così inizia un gioco
bello e interessante, i bambini, come esperti banchieri, fanno fruttare le loro
caramelle, chi dona di più riceve molto di più. Alla fine anche colui che si
era giocato/mangiato la sua unica caramella, si ritrova con le mani piene... Ci salutiamo e ci diamo appuntamento al
prossimo mese.
Ritornando sulla barca, preparandoci a dormire, con un
filo di tristezza, chiedo a Mosè, mio compagno di viaggio: ma perché non è
venuto nessuno? Poi sentiamo la musica e vediamo arrivare canoe dal vicinato,
tutti cominciano a bere e far festa fino alle sette del mattino... Davvero l’Umanità
si assomiglia molto ad ogni latitudine!
Il mattino, ancora assonnati, ci prepariamo a partire
verso la prossima Comunità a 4/5 ore di viaggio. Alzo lo sguardo e uno dei
bambini, forse ancora sveglio da una notte agitata, viene verso di noi, ci sorride
e accenna con la mano: grazie padre, ti aspettiamo il prossimo mese, ‘vai com
Deus’ – che Dio ti accompagni! Questo sorriso
ci ha ripagati di tutto, davvero impagabile e imperdibile il sorriso di un
bambino!
Grazie a tutti che ci
accompagnate nella preghiera e nella solidarietà:
BUONA PASQUA di RISURREZIONE!
San Oscar Romero - giornata di preghiera per e con i
missionári martiri, 24 marzo 2021
lunedì 1 marzo 2021
Soldi, salute, potere, successo: la predicazione del cristianesimo brasiliano

Don Gabriele Burani, missionario in Amazzonia
Nella precedente lettera ho informato della presenza
delle varie chiese cristiane nella nostra città (situazione simile a tutto il
Brasile) accennando a qualche caratteristica generale. Vorrei puntare l’attenzione su un aspetto
assolutamente centrale, il cuore dell’annuncio
cristiano delle chiese cristiane neopentecostali: il piano di Dio è che l’uomo
sia felice, sano, ricco, potente, persona di successo; e chi è
povero, malato, emarginato? Se è così,
una motivazione ci deve essere, e sarebbe che queste persone non rispettano la
Bibbia, sono peccatori, e sono coinvolti con il diavolo.
Negli ultimi decenni, un po’ in tutti gli ambienti, si è diffusa quella che
viene chiamata “ teologia da prosperidade”, teologia della prosperità.
Siamo stati creati per vivere nella abbondanza, nella gioia,
nella pace, nella ricchezza. La fede in
Dio è il mezzo per ottenere la salute, la ricchezza, il successo e il potere
terreno.
Come è
concepito Dio? Dio DEVE assicurare al fedele, per diritto divino, la
salute, la abbondanza economica, il successo sociale; chi è povero ha poca
fede, non segue la Bibbia, è sotto l’influenza del diavolo. Salute, ricchezza,
successo rappresentano sempre la volontà di Dio per i suoi fedeli, mentre la povertà
è demoniaca. Dio è un padre amoroso che vuole vedere i suoi figli in buona
salute, ricchi, contenti. Le vittime
della storia non hanno avuto successo
per colpa loro, non hanno fede in Dio, e le disgrazie sono una punizione per i
loro peccati. La chiesa è luogo di guarigioni, Gesù ha preso
su di sé le nostre infermità ( MT 8,17) quindi chi ha fede viene
guarito, la guarigione è fisica e spirituale.
Dio ha vita in abbondanza e tutta la ricchezza dell’universo è a nostra
disposizione se abbiamo fede: come non potremmo essere sani e ricchi? I poveri, malati, falliti sono sotto il
dominio di Satana, e Gesù è venuto per liberarci dal dominio di Satana. La
salute e la ricchezza sono il segno della benedizione di Dio; il Gesù della
teologia della prosperità è il Risorto Glorioso che sta nei Cieli, non l’umile
servo vissuto su questa terra. La
preghiera è lode e richiesta fatta con insistenza, Dio deve rispondere; Dio come una grande macchina che elargisce benessere: il
fedele mette la monetina e la macchina-Dio risponde realizzando le richieste
dell’uomo.
In assemblea si dà
testimonianza dei doni ricevuti e i fratelli gridano e cantano Amen, Alleluia! Dio lavora per ‘massimizzare’ il nostro
potenziale nel sistema capitalista imperante; in questa prospettiva l’ esperienza
di unione con Dio non è importante, una
storia di amore con il Signore non rientra negli interessi: Dio viene
riconosciuto e lodato e temuto per la sua funzione, di rendere l’uomo ricco,
appagato, realizzato e non per la comunione con Lui.
Nel nostro mondo dove tutto è in vendita, anche la vita
religiosa risponde a una logica commerciale, di scambio
con Dio; e la grande enfasi è sul possesso dei beni materiali, della salute,
come segno visibile della fede in Dio. Chi si converte a Gesú supera la
maledizione della Legge ( Gal 3,13-14), cioè le malattie, la miseria, secondo
Deut 28. Il cristiano ha il diritto ad
avere il meglio su questa terra, per questo deve avere una auto bella e nuova,
vestiti eleganti, una vita nel lusso, godendo di tutto ciò che il mondo del commercio
offre.
Il ‘dizimo’, la decima parte dei ricavi
economici, entra nella logica del commercio: se dai la decima alla tua chiesa,
Dio ti dovrà benedire con successo e abbondanza. Se
non arriva ciò che desideri, significa che hai poca fede; e se non paghi la
decima, rimani vincolato al diavolo e avrai una vita di miseria.
I mezzi di annuncio. La televisione è un potente mezzo, e in
Brasile sono molto seguiti i canali televisivi religiosi: la TV del santuario
di Aparecida e Canção Nova (Rinnovamento nello Spirito) tra i cattolici, e
tante altre della galassia evangelica-neopentecostale. La Tv trasmette le predicazioni dei pastori,
e insiste molto sulle guarigioni e la testimonianza di persone ricche e di
successo, per confermare che con la fede in Gesù e partecipando della chiesa ‘Tale’
si arriva al benessere garantito. Le TV
di questi gruppi sono strutturate come un grande messaggio pubblicitario.
Le scenografie sono molto curate, così i
canti, le musiche, gli appelli persuasivi…. Tutto
strategia di marketing; la simbologia e la liturgia uniscono Antico e Nuovo
testamento; la potentissima e ricchissima Chiesa Universal ha costruito a San
Paolo il Tempio di Salomone, immenso, che può contenere migliaia di persone
comodamente sedute, un ambiente lussuoso, con ministri che indossano gli abiti
descritti nel Pentateuco, le frange e i filatteri poi la menorah, lo shofar, i
cherubini e l’arca della alleanza, montagne di oro…. Insieme a simboli cristiani.
Luoghi di predicazione sono cinema, teatri, e nuove
costruzioni comode, luminose, pulite, lussuose, con le più efficaci amplificazioni….
non le vecchie chiese cattoliche, buie,
troppo fredde o troppo calde, disadorne e mal curate, con duri e scomodi banchi
di legno, umide, con infiltrazioni di acqua, i microfoni che non funzionano….
Nel mondo e
del mondo. Il cristianesimo ha sempre predicato
moderazione e diffidenza verso i mezzi ‘mondani’; ci sono esperienze sia in
ambito protestante che cattolico di rifiuto della vita urbana, per formare comunità
con una logica alternativa al mondo. Un tema classico nella storia del
cristianesimo è la rinuncia al mondo, nel senso di spirito mondano. Siamo nel
mondo ma non del mondo, ci aveva detto Gesù. Le ambizioni mondane (ricchezze, potere) erano
condannate dalla morale cristiana. Ora
assistiamo ad un rovesciamento di prospettiva, le chiese neopentecostali
predicano la prosperità in questo mondo, e utilizzano i mezzi mondani con
scaltrezza, privi del pudore delle chiese storiche. I mezzi di persuasione
mondana, e i valori di questo mondo (denaro, potere, successo, salute e abilità
strategica) vengono ricercati e esibiti. Il dono di Dio è la grazia, è la vita
stessa di Dio che ci rinnova per una vita di carità, giustizia, santità; nella nuova prospettiva il dono
di Dio sono i beni materiali che l’uomo chiede per soddisfare i desideri
‘mondani’! Dio a servizio
dell’autoaffermazione dell’uomo.
Siamo di fronte a una generazione di credenti che non ha conoscenza della
storia cristiana, della teologia, non conosce il messaggio della croce (dono di
sé per gli altri) ma rivendica in nome della croce di Gesù (come un amuleto
magico) il successo terreno egoistico.
Paradossale ma reale.
L’esibizionismo è un’altra caratteristica
che sconcerta chi è abituato a meditare sulla umiltà, sul
nascondimento, sulla modestia come segni di una autentica vita spirituale; no,
qui il fedele deve esibire ricchezze, lusso, potere come segno della
benedizione di Dio e quindi della sua fede. Più si è spudorati nel mostrare,
meglio è: non siamo forse nella società della immagine?
Sono chiese che si dicono cristiane ma annunciano più l’Antico che il Nuovo testamento. O meglio, annunciano alcuni testi dell’Antico testamento scelti per motivare la propria teologia. Parti fondamentali del vangelo (come le beatitudini) vengono dimenticate. Difficile riconoscere una forma di cristianesimo in questa proposta religiosa. Comunque queste sono le chiese che hanno avuto in Brasile una notevole diffusione negli ultimi decenni.
sabato 20 febbraio 2021
“Libertà non è uno spazio libero... Libertà é partecipazione!” G. Gaber
Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia
Nel mese di febbraio, come ho scritto nell’ultima
lettera, abbiamo scelto di non celebrare nelle Comunità per lasciare il tempo e
l’impegno di fare una verifica del cammino appena iniziato. Vedremo in marzo
quale risposta incontreremo, speriamo davvero sia una possibilità di
condivisione e di riflessione per rafforzare lo spirito di comunità. In
questo periodo abbiamo però visitato tutte le Comunità ricordando loro che inizia
il cammino della Quaresima e che sarà una buona occasione per iniziare con
decisione a celebrare la Parola riunendo la Comunità alla domenica, giorno del
Signore. Abbiamo inoltre celebrato la festa della Madonna della salute e di San
Lazzaro, patroni di quattro Comunità. Momenti belli e carichi di una fede
segnata dalla cultura popolare.
Non sono poi mancate le difficoltà del viaggio, ormai avrete capito che viaggiare per giorni sull’acqua
è sempre rischioso, perché sempre succede qualche imprevisto. Eravamo a
Ipiranga, sul confine colombiano, ci fermiamo per l’identificazione al posto
militare, dove ci fanno anche i controlli per il Covid 19, visto la situazione
in peggioramento. Tutto a posto, rientro sulla barca e metto la retromarcia per
dirigermi verso il porto. Sento un grosso rumore, come di un ferro che batte
contro un altro ferro e i comandi non rispondono più, la barca è in balia della
corrente che ci trascina per oltre un chilometro fino a sbatterci contro la
sponda, dove riusciamo ad ancorarci ad una pianta sporgente. Esperienza già
vissuta nella notte precedente, quando un forte temporale ci ha tolto
completamente la visibilità, facendoci perdere l’orizzonte e facendoci girare a
vuoto sul grande specchio d’acqua del fiume in piena. Fino a costringerci a
prendere la decisione di fermarci per la notte legati a un grande albero ai
margini del fiume, aspettando l’alba del nuovo giorno per riprendere il viaggio
in sicurezza. Che fare, il cellulare non funziona, nuotare neanche a pensarci,
attraversare a piedi la fitta vegetazione della foresta con stivali di gomma e machete
alla mano sembra la soluzione migliore, anche se vi confesso che non me ne
avanzava perché la foresta riserva sempre incontri speciali: serpenti, scimmie,
cinghiali... oltre naturalmente alle pantere e ai coccodrilli. Ci prepariamo
per affrontare 4 o 5 ore di cammino, prima che venga la notte, ma, grazie a Dio,
sentiamo avvicinarsi una lancia dell’esercito. Ci hanno visti e sono venuti a
prenderci.... Pensavamo si fosse rotto l’ingranaggio delle marce, ma no,
semplicemente avevamo perso l’elica... e un motore senza elica davvero non serve!
Fortuna che ne avevo acquistata una di scorta e con l’aiuto di due simpatici
giovani militari, che hanno lavorato come sommozzatori, siamo riusciti a installare
l’elica nuova, pronti a ripartire il mattino seguente, verso casa.
Passiamo la notte
nella Comunità di San Giovanni Battista del “lago grande”. Al mattino, mentre prepariamo il caffè per la
colazione, si avvicinano due giovani mamme e mi dicono: “frei (per loro
continuo ad essere un frate!), non ti fermi per la messa oggi? Perché volevo
battezzare il mio bambino...”. Mi informo se il papà è presente e, come
sospettavo, non abita più con la mamma. Le dico che se così stanno le cose,
visto che sono separati, possiamo battezzarlo anche senza il papà, ma lo faremo
nella messa del prossimo mese, perché in febbraio non abbiamo le celebrazioni,
ma è tempo di verifica. Tutto bene, la mamma è contenta, aspettare quindici
giorni non è problema! Riprendo a far colazione, visto che le banane sono cotte
e possiamo condividerle. Ma la mamma mi chiama ancora:
“frei, ho un’amica
che abita a Juì/Villa Alterosa e ha tre bambini, vorrebbe battezzarli, posso
dirle che può venire anche lei nella prossima messa?”
Juì è un paese di 2.500 abitanti fondato da Irmão José, sede della chiesa della Cruzada.
Dal libro di storia di Celestino Ceretta - Storia della
Chiesa nell’Amazzonia centrale”: “Il fenomeno di Irmão José da Cruz è
cresciuto molto tra gli indigeni Tikuna nella parte brasiliana, sulla frontiera
con il Perù e la Colombia, fenomeno nato nel 1972 creando molta confusione tra
le popolazioni con poca formazione religiosa. Il nome originario del cittadino
era José Nogueira Fernandez, originario dello Stato di Minas Gerais. José
Nogueira da giovane provò ad entrare nella vita religiosa, poi si è sposato e
ha avuto sette figli, è stato militante in diverse organizzazioni religiose e
assistenziali. Nel 1944 ha dichiarato che il Figlio di Dio gli aveva donato la
croce e il vangelo e lo aveva incaricato di salvare il mondo. Così ha lasciato
la famiglia, si è vestito con una veste bianca e si è messo in viaggio per
predicare. La sua predicazione era dura e apocalittica, insistente, ripetitiva
e molto personalizzata. Dove arrivava piantava una grande croce e faceva i suoi
discorsi religiosi, organizzava una piccola comunità, sceglieva i responsabili
e poi seguiva il suo cammino. In quegli anni è sorto molto fanatismo intorno al
fenomeno di Irmão José. “
Nella nostra città Irmão José è stato cacciato e, fuggitivo,
si è fermato lungo il fiume Içá, circa a metà, a 280 km dalla città, e ha
fondato un paese dando vita a questa nuova setta religiosa, dicendo che la
chiesa cattolica e le chiese evangeliche/pentecostali sono come le due braccia
della croce per raccogliere tutti i fedeli nella vera chiesa apostolica
cattolica evangelica degli ultimi tempi. Lungo il fiume Içá abbiamo 25 comunità
cattoliche, 6 comunità evangeliche/pentecostali e 21 comunità della chiesa
della croce o Cruzada. A Juì/Villa Alterosa dove è sepolto Irmão José e dove è stata costruita la cattedrale della
cruzada, non ci sono comunità cattoliche, anche se ormai molti non seguono più
questa setta. Mentre i primi erano tutti battezzati nella Chiesa cattolica e
poi sono entrati nella Cruzada ricevendo un nuovo battesimo nelle acque vive
del fiume, oggi alla terza generazione, la maggioranza dei giovani è stata
battezzata solo nella Cruzada, battesimo non riconosciuto dalla nostra Chiesa
cattolica.
Solo ora, con queste due mamme mi rendo conto di questa
situazione strana, e, quasi per curiosità, chiedo loro che battesimo hanno
ricevuto, scoprendo che anche loro, come molti, hanno ricevuto il battesimo
della Cruzada. Chiedo alla mamma: “perché la tua amica vuole battezzare i
suoi bambini nella Chiesa cattolica se lei appartiene alla chiesa della croce?”
Risposta: “molta gente non partecipa della Cruzada e ora il Pastore (unico
responsabile e padrone di tutto, successore di Irmão José) non accetta di
battezzare i figli di chi non è sposato, ancor meno della mia amica che è
ragazza madre...”
Mi viene in mente quel passaggio degli Atti
degli Apostoli in cui si chiede quale battesimo avessero ricevuto, quello di
Giovanni il Battista, e per questo furono battezzati nel nome di Gesù. Per
me non ci sono problemi, credo che il Signore si serva di molti battesimi e di
molte acque, senza troppi scrupoli, ma chiederò anche il parere del vescovo per
vedere se battezzare solo i bambini o anche le mamme. Già ho dovuto
ri-battezzare un papà per poter realizzare il matrimonio, visto che aveva
ricevuto solo il battesimo della Cruzada. Ci lasciamo con l’impegno di ritornare
nella prossima messa con una risposta chiara che possa essere un cammino, una
strada per chi vuole seguirei il Vangelo e accogliere l’amore che Dio ha per
tutti e che ci ha mostrato nelle parole e nei gesti di Gesù di Nazaret, il suo
amore gratuito che vince la morte e, nella luce della risurrezione, ci apre un
cammino di speranza e di gioia, un cammino di vita eterna.
Nella notte ripenso a questo incontro e mi risuonano le parole del Signore: “perché legate pesanti fardelli sulle spalle della gente, e
voi non volete sollevarli neppure con un dito!?”. Ripenso alla semplicità e all’immediatezza di tante
persone che chiedono il battesimo per i loro bambini; ripenso alla confusione
che gli uomini delle chiese mettono nella mente e nel cuore della gente. E mi
confermo nella certezza che il Vangelo di Gesù non sia un nuovo insegnamento
religioso; che il Signore Gesù non abbia voluto fondare una nuova religione. Sento forte la gioia della libertà del Vangelo da tutte
le religioni e da tutte le forme di coercizione; sento la libertà dell’amore
gratuito di Dio che chiede umilmente di essere accolto, perché l’amore non si
impone, ma accoglie e chiede di essere accolto. Sento l’invito, la
chiamata ad essere chiesa, non appena appartenere ad una chiesa, ma essere incontro
e partecipazione per vivere una fraternità che si offre come possibilità di
vita nuova. Anche la Campagna della Fraternità ecumenica di questa Quaresima ci
invita al dialogo e all’accoglienza dei ‘diversi’, denunciando gli abusi di
potere e la mancanza di responsabilità di alcuni politici di governo e di
alcune chiese pentecostali. Così afferma il Vangelo: “Il tempo è pieno e il Regno di Dio si è fatto vicino, è
una possibilità per tutti di vita nuova e fraterna. Convertitevi e credete al
Vangelo!”. Quindi, restiamo liberi
di partecipare...
Prima domenica di Quaresima, 21 febbraio 2021
martedì 26 gennaio 2021
Oggi non abbiamo il pranzo...
Gabriele Carlotti – missionario
diocesano in Amazzonia
Nel gennaio 2021 abbiamo fatto un unico viaggio, iniziato
il giorno 9 e concluso il giorno 21, visitando tutte le Comunità cattoliche che
stiamo accompagnando. In questi giorni ho provato a rifare la mappa del Rio Içá,
includendo tutte le piccole Comunità sul fiume: 25 cattoliche, 21 della cruzada
e 6 evangeliche. Nel mese di febbraio non andremo per la celebrazione della
Messa, ma abbiamo chiesto alle Comunità di incontrarsi per fare un bilancio di
ciò che è stato positivo, di quello che è mancato e anche dei limiti o errori
commessi. Dopo sei mesi che percorriamo il fiume da punta a punta, incontrando
e celebrando la vita e la fede mensilmente con tutte le Comunità, ci sembra
bello ed opportuno ascoltare le persone, dare la parola al Popolo di
Dio perché valuti e verifichi il nostro operato e anche la loro partecipazione.
Qui la chiamano “avaliação”, ed è una caratteristica della Chiesa brasiliana,
del suo vivere la pastorale e l’impegno per l’evangelizzazione: tutti gli anni
si fa una Assemblea con i responsabili laici delle Comunità, i preti, le suore,
i ministri e il vescovo; il Popolo di Dio si incontra per fare una verifica sul
cammino e gli obiettivi, col fine di imparare dal vissuto, evitare di ripetere
errori del passato e scoprire nuovi cammini di vita.
Questo è stato un viaggio un po’ faticoso, per la durata e per le molte
Comunità incontrate. Finalmente
arriviamo a Mamurià, Comunità vivace e partecipativa, una delle
due che sempre ci offre il pranzo per passare insieme qualche ora in più e
conversare della vita... Arriviamo presto, verso le nove del mattino, poi
impariamo che loro vanno col sole e quindi per loro erano solo le otto del
mattino. Come sempre l’accoglienza è festosa con tanti bambini, ma, osservando bene
stanno mancando alcuni giovani, sono presenti le ragazze, e anche alcuni uomini
non sono venuti ad accoglierci. Non ci preoccupiamo, andiamo verso la chiesa e
la celebrazione è molto bella e curata come sempre. Gli assenti non sono
venuti... dev’essere accaduto qualcosa! Poi ci fermiamo a parlare del più e del
meno, la novità è che il governo ha inviato alla Comunità una lancia con un
motore di 40 cavalli per le emergenze di salute e non solo. É la prima volta
che questa Comunità riceve qualcosa dai politici, non sono classificati come
indigeni e quindi sono fuori dai normali canali del Governo federale. Il resto
dipende dalla politica locale e questa volta, dopo dodici anni, il candidato
che hanno appoggiato ha vinto le elezioni, quindi è arrivato subito il “suo”
ringraziamento. Altre Comunità che hanno appoggiato il perdente, non hanno
ricevuto nulla. Non sempre la vita e le persone hanno lo stesso valore agli occhi
di chi comanda. Vedo che l’animatore della Comunità parla con sua moglie e
con la moglie di suo fratello, le due donne si scusano e si ritirano, le vedo
andare in cucina, nel fondo della casa, e preparare qualcosa che non riesco ad
identificare. Continuiamo il nostro dialogo e verso l’una, per loro
mezzogiorno, ci invitano in casa e ci dicono: “Scusate,
ma oggi non abbiamo il pranzo! Abbiamo preparato una merenda per voi, macaxeira
frita e beijou com suco de abacaxi”. Solo in questo momento mi
rendo conto che la casa è piena, ci sono tutti i bambini e le ragazze, tutti
seduti per terra e con un grande sorriso stampato in faccia... ma nessuno
mangia e non c’è cibo, né piatti o pentole sul pavimento. Così per apprezzare
il lavoro delle mamme e la bellezza di questo momento, un po’ con vergogna, faccio
merenda, tra l’altro molto appetitosa, e allungo qualcosa ai bimbi che
prontamente si avvicinano aiutandomi, in un batter d’occhio, a concludere il
pranzo. Fuori c’è agitazione, ritornano alcuni giovani con il fucile in mano,
ma non hanno selvaggina.... speriamo che gli uomini siano riusciti a pescare
qualche grosso pesce. Quando non c’è il pranzo, si spera ci possa essere la
cena...
Così riprendiamo il nostro viaggio e spesso il pensiero
ritorna a quel momento: “Oggi non abbiamo il pranzo”. Detto con naturalezza,
come se non fosse la prima volta... si mangia quando c’è il pranzo, se no pazienza,
e nessuno si lamenta! Una buona lezione di vita anche per me che ero
preoccupato per il viaggio di ritorno, visto che il cibo stava finendo sulla
barca.
Ma vorrei tornare alla nostra “verifica”. Abbiamo lasciato
alle Comunità un foglio per ricordare i passi fatti da agosto 2020 (quando è arrivata
la barca) a gennaio 2021: celebrazione della Messa tutti i mesi, libretti di
canto, rosari, materiale illustrato per una catechesi biblica per i bambini, e
alcune dispense fatte da noi per aiutare a celebrare la domenica giorno del
Signore risorto e della Comunità, le celebrazioni dell’Avvento e del Natale e
ora le celebrazioni della Quaresima e della Pasqua. Piccoli aiuti per seguire la
liturgia domenicale e i tempi liturgici, come pure un incentivo alla preghiera
comunitaria. Le nostre Comunità vedevano il frate solo due o tre volte
all’anno... Abbiamo sempre incentivato il ritrovarsi la domenica per la
preghiera e la condivisione, alcune Comunità hanno iniziato a celebrare la
Parola e a far colazione insieme. Tra le domande che abbiamo lasciato per
aiutare la verifica chiediamo di valutare la nostra presenza, se è stata
positiva o negativa, se ha aiutato o è stata di ostacolo... chiedendo
concretamente come possiamo migliorare affinché la Comunità possa crescere
nella fede e nell’amore fraterno. Cosa chiedono al prete... come continuare il
cammino... che cosa privilegiare... come incontrare persone disponibili per le
diverse responsabilità nella Comunità... quale catechesi per un Battesimo
spesso “solo” amministrato e ricevuto... come conoscere la Parola di Gesù e
vivere l’Eucaristia... Da ultimo stiamo anche incentivando la costruzione di una
piccola cappella in legno come segno di identità della Comunità di fede. Le
immagini sono parte della tradizione, ma sono anche fonte di molta confusione
tra i credenti di diverse confessioni, per questo abbiamo proposto di collocare
al centro della chiesa una croce con su scritto: “JESUS RESSUSCITOU”. La croce
ci ricorda la sua morte per amore, ma la croce ‘nuda’ ci dice che il Signore
Gesù oggi non è morto, ma, in quanto risorto e asceso alla destra del Padre, è
il Vivente! Poi, chiaramente, la piccola immagine del patrono non può
mancare...
Sappiamo che non sarà facile realizzare
questo momento di verifica, ma abbiamo fede che porterà molti e buoni frutti. Il
pensiero va così alle nostre Parrocchie o Unità pastorali dove un prete arriva,
un altro se ne va e non ci si ritrova per valutare e verificare il cammino, non
per criticare, ma di cuore aperto per imparare e migliorare il servizio di fede
di cui la Comunità dei credenti è debitrice alla società e al mondo. Anche il
cambio di un vescovo dovrebbe essere una grande possibilità di verifica e di
crescita per una Chiesa locale. Non si può solo criticare o sperare un
cambiamento secondo le ‘nostre’ idee e aspettative... ma bisogna valutare e
crescere nella fede ad ogni nuovo passo, con umiltà e purezza di cuore. Non mi
riferisco solo agli aspetti liturgici, pensavo, per esempio alle lotte
politiche per le scuole confessionali cattoliche. Davvero hanno realizzato il
Vangelo di essere lievito affinché tutta la farina possa crescere, o sono
diventate delle isole monocolore che non hanno aiutato le scuole pubbliche a
crescere nei valori cristiani? Forse si sarebbe dovuto investire molto di più
nell’accompagnamento e nel sostegno degli insegnanti che sono anche credenti
oltre che docenti. Non lo so, valutare, verificare è sempre importante, è un cammino sinodale che il Concilio ci ha proposto e
papa Francesco ci scongiura di compiere.
Poi
abbiamo ripreso il viaggio, a Ipiranga
nella Messa abbiamo anche celebrato alcuni compleanni con diritto alla
torta e alle candeline. I lavori della chiesetta vanno avanti piano piano, come
anche il cammino della Comunità ha bisogno ancora di molto tempo. Ci siamo
fermati nel “paranà da Boa União”, una
scorciatoia sul fiume dove ci sono poche case. Una coppia è arrivata da poco e
nel precedente viaggio avevano chiesto di sposarsi e battezzare il loro bambino
di sette anni. Ci aspettiamo perché ogni
famiglia viene con la sua canoa, finalmente ci siamo tutti. Mi accingo a
preparare l’altare, ma nella casa non c’è neppure un tavolino, solo una panca
già occupata. Così stendo la tovaglia sul pavimento di assi e invito tutti a
sederci attorno all’altare improvvisato. Mi scappa un sorriso pensando alle
polemiche della mia Diocesi sul fatto che l’altare non possa essere mobile, ma
debba essere fisso e che anche una tavola non sarebbe adeguata... e penso: più
fisso del pavimento non si può, quindi siamo in regola! Al momento di preparare
i documenti per il matrimonio ci accorgiamo che lo sposo è stato battezzato
nella chiesa della croce, chiesa nata negli ultimi quarant’anni e che non si
definisce neppure evangelica, anzi si definisce “evangelica – cattolica –
apostolica” non “romana”. Il Battesimo non è riconosciuto dalla nostra Chiesa e
allora dobbiamo rimediare perché lo sposo, comunque, è un credente, cristiano e
attuante nella Comunità. Bene, procediamo con ordine, prima battezziamo il
papà, poi benediciamo le nozze e, infine, battezziamo il loro bambino. Davvero
grande è la misericordia del Signore! Con gioia continuiamo la Messa e ci
nutriamo della presenza del Signore risorto che nella sua Parola ci ha chiamato
ad essere “pescatori di uomini”. Pescatori non per interesse, il pesce, ma per
amore alla vita delle persone, gli uomini appunto. La Parola ci chiama alla
conversione perché il Regno di Dio è presente e si fa prossimo; l’Eucaristia
sostiene il nostro cammino perché è il segno più bello della gratuita
dell’amore del Padre.
Può succedere che “Oggi non abbiamo il pranzo”, ma non mancherà l’accoglienza
e la gioia di chi ha imparato a condividere il “beijou e a macaxeira”: a condividere iniziando dalla propria povertà.
Festa della conversione di San Paolo Apostolo, 25 gennaio
2021
I SEGNI DELLA PASQUA
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