Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia
Il
giorno 14 giugno, come tutti i 14 del mese, arriviamo a Ipiranga, ultima
Comunità sul fiume Içá, prima di cambiare il suo nome in ‘Putumaio’, entrando in terra
colombiana. In città a Santo Antonio è tempo di festa, tredici giorni animati
dalle Comunità dei quartieri cittadini, anche il vescovo, dom Adolfo, ha voluto
essere presente per celebrare la festa con la nostra gente. Il giorno 9 siamo partiti
per visitare e celebrare la fede con alcune piccole Comunità lungo il fiume...
torneremo il 17 del mese e la festa
popolare sarà solo un bel ricordo, già aspettando la prossima nell’ormai vicino
2022.
La sera del 13, giorno di Santo Antonio, celebriamo nella Comunità di Nova Esperança II, tre
candele accese perché non c’è energia, il motore è rotto, le bragi della cena
ancora accese, tre bimbi che già dormono in braccio alle mamme. Siamo una
decina di persone, pochi, ma si percepisce la fede presente nella semplicità.
Chiedo: “Che cosa vi manca? Possiamo aiutare?” Un silenzio prolungato, cercando
una risposta che alla fine ci fa quasi vergognare. Così il cassique ci risponde:
“Voi avete un buon cuore, ci avete portato cinque casse per raccogliere l’acqua
della pioggia, vi preoccupate con la nostra vita. E sinceramente vi
ringraziamo”. Il giorno seguente leggo la prima lettura della Messa e trovo le
parole di San Paolo: “Manchiamo di tutto, ma non ci manca niente”. Così
finalmente riesco a capire la risposta del cassique Kocama, che non ci ha
chiesto nulla.
A Ipiranga portiamo una lavagna e materiale scolare
per il doposcuola. L’insegnante è già in chiesa con alcuni bambini, altri
verranno nel pomeriggio. Così quel ‘rudere’ diventato la chiesa di Santo
Espedito, ora serve anche come scuola per quei bambini che hanno più bisogno di
un aiuto. È un piccolo doposcuola, 30 bimbi in tutto, iniziato per non perdere
la presenza di una signora, maestra da 17 anni in Ipiranga, che per causa della
politica non è stata contrattata nella scuola ufficiale. Lei è una presenza
molto importante perché conosce tutte le famiglie e ha già preparato altri
bimbi per la prima comunione e alcuni giovani alla cresima. In verità ci stiamo rendendo conto che questo piccolo
segno di attenzione gratuita verso i bambini più poveri, parla più di molte
‘prediche’. Alla sera, alla celebrazione comunitaria
dell’Eucaristia, tutti i genitori sono venuti, la loro presenza silenziosa ci
ha ripagato abbondantemente tutto lo sforzo fatto per realizzare questo piccolo
segno. Alcune torte hanno coronato la serata.
Durante il viaggio di ritorno diamo un passaggio, di
tre giorni, a due insegnanti che rientrano in famiglia per una settimana a
Santo Antonio. Tre giorni perché ci fermeremo ancora in tre Comunità lungo il
cammino. Così la barca naviga al completo: io e Moises, due maestre e una scimmietta
di un mese e mezzo che mi hanno regalato nella Comunità di Mamurià III. Il suo
nome è “Pipoca” che è il nostro granoturco soffiato, quello che si comprava
negli anni ’70 per andare al cinema...
Contemplando il fiume ancora carico d’acqua, penso ad un incontro con il signor Antonio, della Comunità
di Novo Pendão. Arriviamo vicino alla vecchia casa, ormai tutta
smontata, perché l’acqua è entrata e Antonio ha dovuto spostarla di 50 metri
più in su, per evitare di aver l’acqua in casa ad ogni anno. Ci avviciniamo e
leghiamo la nostra barca in sicurezza agli ultimi pali rimasti. Vedo che molti
uomini stanno lavorando alla costruzione di una grande zattera. Chiedo:
“Antonio, state facendo un “flutuante” per avere un posto migliore per le
vostre canoe?” “Sì padre, ma lo porteremo all’interno del fiume ‘Puritè’ a
circa due settimane di viaggio da qui, per estrarre oro nel garimpo”. Lo guardo
incredulo, pensavo che solo i ricchi potessero permettersi i macchinari cari
per l’estrazione dei minerali, quei ricchi che si sono sentiti minacciati dalla
Chiesa e che ci avevano minacciato. “Vedi padre – continua Antonio – fatto il
flutuante (grande zattera) gli uomini del garimpo imprestano i soldi per
comprare il motore-pompa, quarantamila reais (8.000 eu), ma in un mese potremo
ripagarlo, l’oro è pagato bene: 240 reais al grammo, qui a Vila Alterosa o in
Santo Antonio. Gli dico di stare attento perché c’è molta violenza, già hanno
trovato gente morta nel fiume, per causa dell’oro, perché la “febbre dell’oro”
non rispetta la vita, anzi inquinando l’acqua del fiume uccide pesci e persone.
Antonio mi guarda con occhi diversi, capisce che non approvo questa loro scelta.
Chiedo ancora: “Ma, ci sono molte ‘draghe’ per l’estrazione del metallo?” “Circa
10 molto grandi, di chi ha soldi, e un centinaio piccole, come la nostra...”.
Così mi rendo conto che la febbre dell’oro ha già contagiato la nostra gente e
mi passano nella memoria immagini di alcune Comunità che stavano costruendo
fluttuanti sulla riva del fiume. Non erano per la pesca, ma per l’oro! Durante
la Messa, con la presenza anche delle donne, ritorno sull’argomento, esternando
la preoccupazione per la cecità che la febbre dell’oro produce, per le famiglie
che vedono i loro figli e mariti rimanere lontani molto tempo, per la
prostituzione e la droga che sempre accompagnano i luoghi di garimpo, per la
violenza legata ai soldi facili e abbondanti, per la distruzione e
l’inquinamento delle acque e della foresta. Tutti
ascoltano, ma regna un grande silenzio, e vedo negli occhi l’illusione di uscire
dalla miseria. Una povertà dignitosa cambiata per una promessa di
ricchezza bagnata di sangue. Che fare? Per ora non lo so. Tutto è illegale e
dovrebbe essere il Governo a intervenire, come aveva fatto 3 o 4 anni fa lungo
il fiume Japurà, con l’intervento della marina, dell’esercito e
dell’aeronautica, distruggendo tutto il garimpo. Ma con l’attuale presidente
del Brasile, gli organi di controllo della foresta, sono stati praticamente
disattivati e sarà molto difficile e improbabile un loro intervento. Ora che
anche la gente umile, delle nostre Comunità, viene contagiata dalla febbre
dell’oro, chiediamo al Signore della vita che doni luce e sapienza per rimanere
a fianco delle persone e continuare ad essere presenza, amorevole e critica,
che sappia accompagnare questo processo.
Ancora alzo lo sguardo e vedo il grande fiume, la
bellezza della foresta e dei suoi abitanti, e ripenso alle Parola della Genesi:
“Erano nudi e non ne provavano vergogna... poi si sono nascosti agli occhi di
Dio... fino a quando Caino alzò la mano contro Abele”.
E il Signore della vita continua ad interrogarci: “Dov’è
tuo fratello?”
Giornata mondiale per combattere la secca e la
desertificazione, giovedì 17 giugno 2021.
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