domenica 30 novembre 2025

UNA MARCIA PER GESÚ

 

La marcoa per Gesú a... San Paolo


Ciao a tutti e tutte e buon inizio di Avvento!

 

Si, noi della chiesa cattolica abbiamo iniziato l’Avvento, ma per i nostri numerosi fratelli e sorelle delle chiese evangeliche questi sono stati i giorni della “Marcha para Jesus”, che è l’evento più importante che le chiese evangeliche vivono nell’anno.

L’evento non ha una data fissa, ogni municipio lo programma nell’anno quando crede, e qui è tradizione farlo a fine novembre: già lo avevo visto lo scorso anno, arrivato da poco in S. Antonio, ed ero rimasto colpito dalla grande affluenza ed un po’ tramortito dagli altissimi volumi della musica e delle parole.

Quest’anno ho ricevuto l’invito ufficiale, come già avveniva gli anni passati con d. Gabriele. Non è una cosa scontata, perché se vi sono chiese evangeliche aperte ad un dialogo, ve ne sono molte altre assolutamente chiuse e che fanno una forte propaganda contro la chiesa cattolica, considerata idolatra e non cristiana per via del culto dei santi (e devo ammettere che certe nostre “devozioni” che sono anche “deviazioni” danno buon materiale per queste accuse…).

Quest’anno la Marcia era composta di due eventi: la serata di venerdì con la presentazione delle diverse chiese (nella lista erano presenti in undici, ma in realtà sono molte di più) e canti dei gruppi ecclesiali; la marcia vera e propria di sabato, seguita da un concerto con famosi cantanti gospel, evangelici. In modo “non ufficiale” nella lista era inserita anche la Chiesa cattolica, non come parrocchia ma a nome di una delle nostre cappelle: io ho imparato la cosa dal volantino, ma va bene così.

Noi cattolici dovevamo fare due canti, ed allora il gruppetto di canto interessato ha “ben” pensato di inserire la batteria, cioè il sottoscritto. Sulla prestazione musicale lasciamo perdere… ma ho molti giustificativi: ora devo suonare con una batteria “normale”, mentre io sono mancino ed ho sempre suonato col piede sinistro, poi la prima prova di canto è stata giovedì sera ed i due canti (che non conoscevo) sono diventati tre e nella prova di venerdì pomeriggio sono diventati quattro con uno dei primi tre modificato… lo stile delle prove amazzonensi non è proprio il nostro…

Insomma, un piccolo disastro (ma il pubblico presente non aveva orecchio molto raffinato), che però è servito, perché in diversi hanno apprezzato che il prete cattolico fosse lì suonando con la sua comunità.

Lo hanno apprezzato anche alcuni pastori: in particolare il pastore della “Assembleia de Deus” che dirigeva la serata ed è venuto a salutarmi. Nel corso della serata ci siamo rivisti ed anche ieri quando sono andato alla partenza della Marcia è venuto a salutarmi. Penso che a Natale lo cercherò per fargli gli auguri: mi è sembrato una persona onesta ed aperta e se fosse l’inizio di un dialogo sarebbe un grande vantaggio per molti. Anche quando ieri sera sono passato per vedere un attimo il concerto ho avuto molti sorrisi e saluti dalle persone: sono cose piccole, ma sono ponti che si aprono, anche attraverso una batteria molto “steccata” (dimenticavo… mentre suonavo non sentivo gli strumenti, perché gli altri batteristi avevano la cuffia, ma io no…).

Alla marcia invece non sono andato, ma mi sono limitato ad essere presente alla partenza. Non sono andato perché lì si vede tutta la differenza tra i nostri modi di pregare e lodare il Signore: un caos incredibile, altoparlanti a mille, tamburi e bandiere in stile militare (compresa una bandiera di Israele…), esaltazione del “Dio forte” e vittorioso. Insomma: che siano cristiani ok, ma le differenze sono ben marcate. Del resto, il loro rapporto molte volte è più con l’Antico che con il Nuovo Testamento: i pastori che hanno fatto presentazioni il venerdì si sono quasi sempre riferiti a Salmi e Profeti, quasi mai al Vangelo.

Miguel Oliveira, il pastore adolescente piú famoso del Brasile


Poi, il concerto. Io mi sono fermato un po’ ascoltando il primo ospite, caratterizzato da una musica molto rockkettara, ma la star della serata era Maria Marçal: 16 anni, con un aspetto da pre-adolescente ma una voce molto “matura”, già in auge da alcuni anni, consacrata diaconessa nella Assembleia de Deus de Madureira, con un onorario di 210.000 R$ per serata… In alcune chiese evangeliche stanno avendo successo questi “pastori bambini”, visti un po’ come “miracoli dello Spirito Santo”.

Insomma: è stata una bella cosa esserci, perché mi ha dato modo di cogliere il “sentire religioso” emotivo e miracolista del nostro popolo (in parte anche quello cattolico) e perché mi ha fatto conoscere un pastore col quale si potrebbe camminare un po’, ma devo ammettere che veder certe cose non può non suscitare preoccupazione per un popolo che con una certa facilità si lascia trascinare da chi urla più forte.

Vedremo, intanto camminiamo incontro al Signore.

 

Il Signore ci accompagni!

martedì 25 novembre 2025

L'IMPORTANZA DI ASCOLTARE

 

Il momento di preparazione con il gruppo che oggi ha fatto la Prima Comunione,  compresi Luciane e George con la loro figlia: una coppia molto bella ed unita, che ora sta programmando il matrimonio.



Ciao a tutti e tutte,

rieccomi, dopo alcuni giorni in più di assenza. Di fatto qui sono stati giorni un po’ intensi e caotici e molte cose stanno mutando in breve tempo: questo mi ha coinvolto in modo piuttosto forte e sono contento di trovare finalmente la mezz’ora per scrivervi.

 

Partiamo dall’Assemblea del Popolo di Dio della scorsa settimana: esperienza davvero interessante, ove ho finalmente potuto conoscere le altre parrocchie e conoscere meglio le persone di S. Antonio che hanno partecipato. Questo secondo aspetto non è stato meno importante del primo: stare a tavola con loro, avere tempo per parlare, cercare di capire il pensiero ed il comportamento di ognuno ha aperto la strada ad una nuova qualità di relazione che ora sta dando i suoi frutti. Ci sono state anche le conseguenze negative: fra tutte, la condivisione della camera con gli altri uomini del gruppo, che da buoni brasiliani impazziscono per il climatizzatore e mi hanno lasciato in eredità un raffreddore che si è affezionato molto alla mia gola.

 

Dall’assemblea sono uscite quattro direttrici molto concrete da seguire per i prossimi anni, che in parte riprendono e rafforzano quelle già esistenti:

·         Curare l’Iniziazione alla Vita Cristiana, sottolineando che non è solo per i bambini e che è iniziazione alla Vita e non solo ai Sacramenti, che sono strumenti preziosi per la Vita.

·         Curare lo sviluppo delle Comunità Ecclesiali di Base e dei Ministeri, di una chiesa non centralizzata, ma che vive nel territorio. È una sfida grande, ma che va vissuta con tanta fiducia.

·         Avere cura delle fragilità delle persone e del creato. Per noi si traduce immediatamente nel riprendere in mano la nostra Caritas, che è in un momento di seria difficoltà per mancanza di persone, ma soprattutto di obiettivi e modalità di azione più chiare. Non è solo un problema nostro: una sensibilità per i fragili non è diffusa, oscurata dal mito dell’avanzamento sociale.

·         Dare spazio ai giovani, seguendo i loro cammini di crescita. Questo chiede tanto ascolto, perché in questo momento lo “stacco generazionale” si sta sentendo molto anche qui. La cosa importante è stare liberi dal desiderio di “riempire la chiesa di giovani”, per aiutare i giovani a “riempirsi di Dio e di amore alla sua chiesa”.

 

In radio con Aricia. Il sabato mattina dalle 7 alle 9 abbiamo una trasmissione dedicata alla comunità cattolica. Sto iniziando... qui la radio locale gode di buona attenzione.

Con questi indirizzi me ne sono tornato da Tabatinga ed in questi giorni sto vivendo la sensazione e l’esperienza di un reale “passaggio di consegne” con d. Gabriele. Per la gente di qui comincio ad “essere il parroco”, ad essere considerato tale a tutti gli effetti. È molto bello, ma anche molto impegnativo, sia per carenze ancora molto evidenti nella lingua, sia per la complessità di una comunità con una storia segnata da molte sofferenze passate e presenti.

Il primo compito che mi spetta è contenere l’ansia di dover capire e fare tutto, con il distruttivo senso di colpa che sempre ne consegue. Il secondo è quello di ascoltare, ascoltare, ascoltare, anche se di quello che ascolto capisco solo una parte (più o meno grande, dipende da chi parla): anche se non capisco tutto, la cosa importante è che loro si sentano ascoltati e che io inizi a lasciarmi toccare ed interrogare da realtà che fino ad ora ho visto solo esteriormente. In questo si sta rilevando importante anche l’esperienza delle Confessioni, che sto iniziando a vivere: sono una porta di ingresso in realtà a volte molto crude, che poi sono chiamato a portare in me per lasciarmi un po’ ri-modellare da questo mondo affascinante e complesso.

La nostra casa oggi, sotto lo sguardo attento ed un pó pensieroso di d. Gabriele, che è la "mente" di tutto


Sempre legato all’esperienza dell’essere parroco, vedo anche crescere e modificarsi alcune relazioni che possono diventare importanti: cominciano ad esserci persone che mi guardano col desiderio di essere guardate, di entrare in un rapporto di fiducia ed affidamento. È un aspetto da vivere con grande attenzione, perché i “codici” di qui sono molto diversi dai nostri; di certo non posso interpretare il loro modo di relazionarsi, i loro gesti e parole, le loro presenze o assenze, con i criteri che usavo in Italia. Quelli di qui ancora non li conosco e questo mi chiede di usare molta prudenza, che però non può tradursi in una distanza artificiale. Al momento tendenzialmente rispondo ai loro “movimenti” con atteggiamenti dello stesso tipo, evitando di prendere iniziative di qualsiasi tipo e conservando sempre quella “distanza formale” che qui ha molto valore.

Poi vedremo cosa succede…

 

Mi fermo qui. Abbiamo iniziato i “grandi lavori” in casa, e su questo ci sarebbe molto da dire, ma ve lo lascio per una prossima volta.

 

Il Signore ci accompagni sempre!

d. Paolo

giovedì 6 novembre 2025

ASSEMBLEA DEL POPOLO DI DIO

 

In viaggio per partecipare all'Assemblea del popolo di Dio



Don Paolo Bizzocchi

Ciao a tutti e tutte, questa settimana vi scrivo con un po’ di ritardo, mentre sono sulla lancha che mi sta portando a Tabatinga. Ancora fuori parrocchia?

Si, ma non da solo: con una rappresentanza della parrocchia (siamo 9 persone, dovevamo essere 11, ma due non si sono presentati) ci stiamo recando alla “Assemblea del Popolo di Dio” che la nostra diocesi tiene ogni anno. Sono quattro giorni (più i viaggi fanno sei) nei quali tutte le parrocchie si ritrovano col vescovo per pregare, ascoltare, confrontarsi, riflettere, verificare il cammino fatto e programmare. Quest’anno è particolarmente importante, perché abbiamo il compito di tracciare le linee guida per i prossimi quattro anni.

 

Le ultime linee, tracciate cinque anni fa, erano state queste:

-Consolidare l’iniziazione alla vita cristiana in tutte le parrocchie, formando discepoli missionari;

- La spiritualità e la liturgia in un processo di inculturazione.

- una chiesa in uscita e samaritana, che si prende cura della casa comune

- La creazione di una rete di comunità ecclesiali di base, che diventino missionarie

I nomi sono grandi e la realtà è ovviamente piccola, ma ho potuto cogliere come anche la nostra parrocchia, con la coppia Burani – Carlotti e sr. Mariana, abbia fatto passi concreti, che la gente coglie. I due maggiori probabilmente sono stati il decentramento, con la creazione di nuove comunità, ed il fatto che le persone stanno accogliendo l’esistenza di ministri della Parola e dell’Eucaristia e le Celebrazioni della Parola domenicali (come non ricordare la nostra esperienza nella UP “Gioia del Vangelo”?). Al di là di quello che si riuscirà a fare, credo che già l’esistenza di un evento così sia una cosa grandiosa. Cristiani che si prendono una settimana di tempo per stare insieme, pregare e pensare il loro vissuto ecclesiale: una vera Grazia, che sono molto curioso di sperimentare!

Purtroppo, non è così in tutto il Brasile. Non solo l’imporsi di stili di vita (e di uso del tempo) più “occidentali”, ma soprattutto un crescente clericalismo fanno sì che in diverse diocesi queste assemblee si riducano ad un incontro con il Vescovo o qualche relatore, dove si ascolta, forse si fanno alcune domande, si va a casa con un programma (se c’è) fatto a tavolino, che non nasce da una condivisione di comunità.  Ringrazio molto il Signore di poter sperimentare questo diverso modo di essere chiesa! Sono anche stati giorni di vissuto ecclesiale più intenso.



Il 14 avremo le Cresime (56, fra giovani ed adulti) nella nuova cappella di Santa Clara ed in preparazione a queste sono intervenuto per la prima volta in un ritiro con i cresimandi, fatto sulla chiamata di Samuele. È stata un’esperienza bella, anche se nel tempo ridotto di una mattina: entrare nel loro modo di sentire la fede e la vita non è facile, ma la cosa chiara è che in loro c’è una ricerca ed una disponibilità all’ascolto che da noi è difficile intercettare. Poi sono giovani come i nostri, dicono A e fanno B, mettono insieme il diavolo e l’acqua santa con grande disinvoltura… ma questo non è problema.

Abbiamo avuto anche la celebrazione dei Defunti, con una Messa nel cimitero principale ed una benedizione in un altro piccolo cimitero. In quest’ultimo, nella comunità più prossima alla foresta, mi ha sorpreso l’alto numero di tombe di bambini, segno di una mortalità infantile per malattie ed incidenti ancora molto alta. Il loro rapporto con la morte devo ancora capirlo bene… da una parte segnato da grande commozione, soprattutto dovuta al legame familiare, dall’altra una accettazione – rassegnazione per un evento naturale che in fondo è accettato come parte del corso della vita.



Da quanto mi dicono, molti – anche tra i cristiani – non hanno una vera fede nella risurrezione.  È stata interessante la presenza “multireligiosa”: da una parte noi cattolici che celebravamo la Messa, all’ingresso del cimitero i Testimoni di Geova con i loro volantini (con i quali mi sono intrattenuto con serene chiacchiere), in mezzo la Chiesa “Universale” che distribuiva la sua rivista, basata sulla fede delle chiese pentecostali.  Però eravamo tutti lì: la morte in qualche modo ci unisce…



È anche tempo di nuovi orizzonti che si aprono. Dopo la domenica missionaria abbiamo avuto un primo incontro con la comunità del Barrio Pantanal: una quindicina di persone, pescatori ed agricoltori, che manifestano interesse per la chiesa cattolica. È interessante che nella visita missionaria è risultato che diverse persone sono fuoriusciti dalle chiese evangeliche: o perché non più convinti della loro opera, o perché cacciati per la situazione familiare “irregolare” o per l’impossibilità di pagare il “dizimo” per il mantenimento della chiesa e del pastore.  È molto bello pensare alla nascita di una comunità cattolica fatta con persone rigettate perché povere o “impure”, richiama la comunità di Gesù!



Un altro orizzonte forse si è aperto stamattina, con la visita di una persona della comunità indigena tutelata più prossima alla città. D. Gabriele Burani frequentava questa comunità, ma con la sua partenza la relazioni si erano interrotte ed anche il capo comunità è diventato evangelico (ma qui i cambiamenti sono molto elastici…). Ora alcune persone della comunità chiedono la presenzaa della chiesa cattolica ed hanno inviato il loro portavoce.  Tenteremo di incontrarli, se il capo comunità lo permetterà: per legge, senza la loro autorizzazione nessuno può entrare in queste comunità.  Confidiamo che possa avvenire, intanto di preghiamo un po’…Vi ho raccontato molte cose… mentre la barca và, ho tempo…

Concludo con una triste cronaca brasiliana.

La settimana scorsa una grande operazione delle forze di polizia ha fatto una mega – operazione a Rio de Janeiro per espugnare la base di una delle più potenti mafie del Brasile, il “Comando Vermelho”. Purtroppo, l’operazione si è distinta per la sua brutalità, che ha causato più di 120 morti, 4 dei quali poliziotti.

Ora vi è una grande discussione sull’opportunità e l’efficacia di un intervento di questo tipo, soprattutto in un contesto nel quale manca ogni forma di supporto sociale ed educativo in grado di sottrarre la popolazione ed in particolare i giovani alla forte tentazione del potere e del guadagno dato dalla malavita.  I toni della discussione sono molto accesi.  Da una parte le forze che difendono ed esaltano l’operazione, perché “bandito buono è bandito morto” (anche quando non si è certi che sia davvero un bandito…); dall’altra altre componenti che sollevano dubbi sulla legalità, l’opportunità e l’efficacia di quanto compiuto.  In mezzo, una popolazione che per un attimo respira per l’eliminazione di una forza criminale che opprimeva crudelmente il territorio (ma per quanto?) e famiglie che piangono la perdita di mariti e figli, poliziotti o criminali o altro che siano. Un aspetto molto preoccupante è la volontà di alcune forze politiche di destra che intendono configurare questo gruppo criminale in una modalità che aprirebbe la strada ad interventi degli Stati Uniti sul suolo brasiliano, come probabilmente avverrà in Venezuela ed in modo più pacato in Colombia.

Adesso basta davvero. Spero di non avervi stancato. Al più presto, notizie dalla nostra Assemblea del Popolo di Dio!

 

Il Signore ci accompagni!

domenica 26 ottobre 2025

LA MISSIONE É ANCHE QUESTIONE DI... AFFETTIVITÁ

 

Un gruppo di canto



Paolo Bizzocchi

Oggi vorrei parlarvi di affetti, di diverso tipo.

Vengo su questo tema, perché è l’esperienza che sto sperimentando dopo il mio ultimo ritorno da Manaus. Forse anche a causa delle ripetute assenze, forse perché il mio portoghese sta diventando più comprensibile (anche se a comprendere quello che dicono gli altri a volte faccio ancora molta fatica), la cosa che in questi giorni sto riscontrando con piacere è l’affetto che diverse persone mi stanno mostrando, con un linguaggio ed espressioni che per certi versi sono molto vicine alle nostre, ma allo stesso tempo con un “sentire” che può essere molto diverso.

Come “funziona” qui il linguaggio degli affetti? Posso dare alcune piccole impressioni, partendo da quello che mi succede e da quello che vedo, chiaramente molto limitato. Io direi che ci sono tre linguaggi, tre modi di esprimere un legame.

 

AFFETTO FORMALE. Una cosa che da noi non si usa, ma che qui è importante. In un mondo dove tutto è un po’ comune, vi è un “linguaggio” affettivo che sostiene le “buone relazioni”. È difficile vedere due persone che litigano apertamente, udire risposte date in modo sbrigativo o scortese, alzare la voce davanti agli altri… anche se poi ci sono scontri forti e la violenza è parte del vissuto sociale e familiare, a volte in modo forte.  Ci sono saluti dati anche a distanza, sorrisi, saluti con la stretta di mano o anche l’abbraccio. Nulla di rumoroso o affettato, ma una serie di “rituali” che percorrono la vita quotidiana e che creano un certo clima di comunità.  D’altra parte, sono molto sensibili a qualsiasi forma di relazione “aggressiva”; per noi italiani, molto pragmatici anche a livello relazionale, questo non è sempre facile. Abituati a dire “pane al pane e vino al vino”, dobbiamo abituarci a dire le cose con molta attenzione e con la cura di non ferire nessuno, perché queste ferite non sono facilmente rimarginabili. È un popolo che ha subito molti attacchi, e gli risulta facile sentirsi attaccati.

AFFETTO SPONTANEO. È sempre calibrato in gesti caratterizzati da una certa finezza e formalità, che non vanno forzati. Quando si sentono accolti ed amati, diventano molto affettivi e lo dimostrano in modo semplice e bello, senza paura di esporsi in pubblico. Vi sono persone anziane che abbracciano e vogliono essere abbracciate, sempre con molta delicatezza, giovani che esprimono chiaramente la gioia di un incontro, persone che in modo molto aperto manifestano la stima con parole che vanno ascoltate finché non le hanno dette tutte. In questo non hanno molti filtri, si lasciano andare con una spontaneità vera, anche se sempre calibrata. All’opposto, gli è molto più difficile esprimere quello che non va ed i sentimenti negativi. Piuttosto che alzare la voce o entrare in discussione aperta – tranne alcune persone – preferiscono allontanarsi o anche sparire. Anche questo chiede molta attenzione, perché si possono perdere persone per motivi che noi non capiamo ed occorre la pazienza di andarle a cercare finché non riescono ad esprimere il loro malessere.

AFFETTO INTERESSATO. Questo è trasversale ed a volte può lasciarci stupiti. Chiedere soldi o altri tipi di aiuto qui è normale e la relazione di amicizia ed affetto non è una cintura di sicurezza contro questo tipo di “sfruttamento” nei nostri confronti. Anche una persona sinceramente amica in un certo momento può usare l’amicizia per ottenere un guadagno.  Tutto questo usando con molta disinvoltura la menzogna: inventare un falso bisogno (sempre “immediato”) per convincerci a dare denaro, non è considerato un male né tantomeno un “peccato”. È uno dei tanti strumenti di sopravvivenza. Questo non deve stupirci: non è mancanza di sincerità o tendenza ad approfittarsi di noi, ma semplicemente una eredità storica.  Da sempre uno strumento usato dagli europei per ottenere i terreni dei popoli indigeni per poi sfruttarli sono stati i regali. Le tribù indigene sono state sommerse di mercanzie regalate dai “bianchi”, per attenuare la loro forza di volontà, disabituandoli al lavoro ed alla caccia, e per convincerli che le opere che i bianchi volevano realizzare sarebbero state in loro favore. Regali in cambio di diritti.

È quindi molto naturale che la cultura indigena, qui prioritaria, abbia imparato a relazionarsi con il bianco cercando di ottenere da lui quanti più regali possibili. Convincere il bianco, anche con menzogne o sorrisi, a dare soldi o beni non è per loro una forma di ipocrisia, ma semplicemente parte di una dinamica secolare: “tu vieni per dominare e mi vuoi conquistare con i regali, io mi lascio dominare e cerco di strappartene quanti più possibile”. Basta prenderne coscienza, poi si impara a difendersi, sempre con un sorriso (in questo l’esperienza con i poveri in Italia mi è indubbiamente di grande aiuto…).

Mi fermo qui. È un aspetto della vita di questo popolo, da accogliere senza giudizio sia nei suoi aspetti più belli che in quelli per noi più problematici.

Il Signore ci accompagni!

sabato 18 ottobre 2025

TRA MISSIONI E NUOVI CANALI DI EVANGELIZZAZIONE

 

Il Presidente del Brasile Lula ed il vescovo protestante Samuel Ferreira


 

Paolo Bizzocchi

 

Ciao a tutti e tutte.

Oggi vi scrivo da… una stanza d’albergo di Manaus. Mi ero organizzato per ripartire ieri per S. Antonio ed arrivare oggi pomeriggio, con una buona combinazione fra l’aereo per Tabatinga ed il successivo traghetto per S. Antonio. Ma ieri, dopo più di sei ore di ritardo, il volo è stato annullato e tutta la comitiva spedita in albergo…

Nulla di drammatico e molto di edificante, vedendo la straordinaria capacità di questo popolo di far fronte alle difficoltà: nonostante la presenza di anziani e madri con bambini, i sorrisi e le battute hanno abbondantemente prevalso sullo sconforto ed i brontolamenti.

Come scrivevo un’altra volta, se c’è una buca ci si gira attorno, poi la si aggiusterà, se possibile.

Vista la mia impossibilità di arrivare, in parrocchia si organizzeranno con le Liturgie della Parola, perché d. Gabriele è sul fiume: anche in questo sono speciali, capaci di grande flessibilità (poi fanno come possono, senza molte pretese…).

Ciò che mi spiace è che non potrò partecipare alla “Giornata Missionaria” che grazie all’intraprendenza di Mariana si terrà domani. Vivere la “Giornata Missionaria Mondiale” facendo una missione nella città… una grande idea!

In cosa consiste? Ormai nella città abbiamo una cappella in ogni bairro (quartiere, ndr), con comunità più o meno attive. Ne manca uno, il Pantanal; qui abbiamo comprato il terreno, ma non abbiamo costruito nulla. Ma prima di costruire, occorre iniziare a radunare una piccola comunità.

Per questo, domani un gruppo di persone della parrocchia faranno visite alle famiglie, organizzeranno alcuni giochi con i bambini, pranzeranno nel quartiere ed organizzeranno un incontro con gli abitanti.

Possibilità di ottenere risultati? Pochissime, perché la maggior parte delle famiglie del quartiere partecipano alla chiesa evangelica più attiva della città…, però si va’.

Quello che mi ha stupito e che volevo “toccare con mano” è stata la grande risposta delle persone, perché alla missione parteciperanno uomini, donne e giovani provenienti da tutte le nostre comunità; non certamente tantissimi, non servirebbero, ma con una partecipazione che nasce dal cuore.

Non è una cosa da poco, significa esporsi come cattolici davanti a famiglie e persone che non è detto che accoglieranno volentieri e che il giorno dopo si potranno rivedere sul lavoro o a scuola o facendo la spesa… È un segno di vitalità molto bello, che dà coraggio ed interpella!

 

Nel contempo, si muovono altri canali di “evangelizzazione” fatta con altri schemi… Leggevo ieri la notizia che il presidente Lula in vista delle elezioni del 2026 ha stretto un’alleanza con il vescovo Samuel Ferreira, figlio del vescovo Manoel Ferreira, leader della più potente chiesa evangelica del Brasile, che nelle precedenti elezioni era alleato con Bolsonaro.

Vescovi chiaramente non cattolici, con una trasmissione dinastica di una lideranza ecclesiale che ha caratteristiche più manageriali che spirituali.

Di fatto stupisce l’enorme potenza economica e politica che alcune chiese evangeliche hanno assunto in pochi decenni, diventando centri di potere capaci di influenzare in modo notevole la politica e l’economia della nazione. Il nome di Gesù e di Dio è esibito come simbolo di appartenenza e di presenza in edifici sempre più grandi ed in luoghi sempre più visibili, con una miscela fra la fede semplice della gente ed i giochi di potere dei leader che non può lasciare indifferenti.

Dobbiamo scandalizzarci? Credo di no, perché non è molto diverso da quanto è avvenuto nella chiesa cattolica a partire dal IV secolo e fino a ieri l’altro (e qualcuno vorrebbe anche oggi e domani…), con alleanze fra sacro e profano di certo non molto edificanti. Chi ha la mia età, forse ricorda le lotte per distinguere Chiesa Italiana e Democrazia Cristiana che abbiamo vissuto negli anni ’80… Quello che oggi stupisce con le chiese evangeliche, è la rapidità del processo: in pochi decenni sono passate dall’essere fenomeni secondari ad avere altissimi livelli di influenza in diversi settori della vita del paese.

Più che scandalizzarci, credo che dobbiamo rallegrarci.

Rallegrarci del cammino compiuto dalla Chiesa cattolica negli ultimi decenni, dei pontificati che ci hanno aiutato e ci stanno aiutando a riscoprire l’essenza della fede cristiana, di papa Francesco, di papa Leone e del suo primo documento “Dilexit te”, che rimette i poveri e la povertà al centro della vita cristiana.

Rallegrarci perché, attraverso tante prove ed indecisioni, c’è un cammino di rinnovamento che si sta realizzando e ci vede protagonisti.

L’imposizione della fede o della morale cristiana attraverso alleanze politiche ed economiche, possiamo tranquillamente lasciarle ad altri…

 

Il Signore ci accompagni!

d. Paolo

lunedì 6 ottobre 2025

VISITA A DON PAOLO E ALLA FAZENDA SPERANZA

 

La chiesa della Fazenda Speranza



 

Paolo Bizzocchi

 

Ciao a tutti e tutte!

Anche se non è una cosa “brasiliana”, permettetemi di iniziare il mio “esame d’incoscienza” con un sentito omaggio ai volontari della “Global Sumud Flottilla”: uomini e donne che in modo totalmente non violento si sono lasciati scuotere ed hanno messo rischio la loro incolumità per denunciare l’incredibile situazione della Striscia di Gaza e tentare di smuovere il nostro occidente ed Israele, addossandosi anche offese ed insulti senza rispondere con aggressività. Un esempio ed una provocazione che non possiamo lasciar passare come se nulla fosse e che non può evitare di interrogarci, soprattutto noi cristiani.

Di loro Gesù parla con chiarezza:

“Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia…

Beati gli operatori di pace…

Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli”.

 

Torniamo in Amazzonia.

Sabato e domenica sono stato nella parrocchia di d. Paolo Cugini, “São Vicente de Paulo”, nel bairro Compensa di Manaus.  È stata una vera gioia incontrare comunità così vive e vedere d. Paolo pienamente inserito nella loro vita: entrare in certe realtà è un bene che fa bene.

La cosa più bella però non sono state le Messe ben frequentate ed animate nelle cappelle, ma andare con d. Paolo in un quartiere nel quale solo da poco è potuto entrare. In precedenza, la malavita locale gli aveva mandato il messaggio di stare fuori, e saggiamente lui non aveva fatto passi rischiosi.  Poi, una giovane del quartiere ha chiesto la Cresima e con lei d. Paolo ed altri volontari sono potuti entrare per celebrare la Messa in una famiglia, con alcune persone del vicinato. Cinque o sei in tutto, più gli animatori della cappella più vicina per aiutare la celebrazione.  È il germe di una comunità che sta nascendo, senza fare pressioni inutili ed attendendo che maturassero i tempi giusti, nella fiducia che il Signore ha cura di tutti i suoi figli e figlie e dove trova disponibilità e fiducia può far agire la sua Provvidenza con generosità.

 

Con don Paolo Cugini

Approfittando del tempo disponibile sono stato anche a visitare la “Fazenda Esperança” di Manaus: la realtà rivolta a persone con dipendenze alla quale anche la nostra diocesi di Alto Solimoes fa riferimento.  Non pensavo di trovarmi di fronte ad una cosa così grande, parte di una rete di più di cento centri nata negli anni ’80 ad opera di un Francescano Minore tedesco e di un giovane della sua parrocchia.  La spiritualità di fondo attinge, oltre che dal francescanesimo, soprattutto dal mondo dei Focolarini di Chiara Lubich, ai quali il fondatore faceva riferimento.

Qui incontriamo innanzitutto un prete fidei domun italiano, di Padova: pe. Benedetto, prete da quindici anni e da dieci in Brasile, che ora vive nella Fazenda con il compito della guida spirituale e dell’ascolto.  Ci spiega che la “terapia” della Fazenda è semplice: lavoro, preghiera, condivisione della vita concreta ed interiore, riprendendo un po’ il “ora et labora” benedettino. L’ambiente è straordinariamente (soprattutto per il Brasile…) ordinato e pulito, curato anche nei particolari. Si trova fuori della città, ai limiti della foresta, per favorire l’isolamento.

Il nucleo centrale era un carcere minorile, tristemente noto per i soprusi sugli internati; nel locale detto “stanza delle torture” ora sorge una piccola cappella, con un Gesù Bambino attaccato alla croce: segno di tutti i bambini, ragazzi e giovani che in quel luogo hanno condiviso la croce di Gesù. Il centro dell’ampia area, attorno al quale sorgono le abitazioni degli ospiti, è una chiesa eretta a “Santuario della Misericordia”: nell’altare si trovano le reliquie di S. Faustina, S. Giovanni Paolo II, S. Caterina da Siena e S. Domenico.



Con pe. Benedetto vi sono alcune consacrate e diversi operatori, parte dei quali provenienti dal cammino di recupero. Un operatore ci racconta che lui era biochimico, con una buona posizione e molta insoddisfazione: da più di vent’anni vive nella Fazenda ed ora sta laureandosi in Legge per seguire tutte le complesse procedure della Fazenda nelle relazioni con le amministrazioni e la politica.

Con il sig. Bonafé, che in questi giorni è il mio fedelissimo “Anjo da guarda” (Angelo custode), lasciamo la struttura emozionati ed anche un po’ provati: troppa grazia, tutta in una volta…

Insomma, anche nei “noiosi” giorni di Manaus, mi è data la Grazia di toccare con mano come il Signore agisce anche qui; spero di tornare presto a vedere come agisce a S. António…

 

Il Signore ci accompagni tutti!

d. Paolo

sabato 13 settembre 2025

LE GRANDI TENSIONI POLITICHE NEL BRASILE

 



Ciao a tutti e tutte!

Anche oggi vi mando un paio di pagine de “La caduta del cielo” di Kopenawa (è in PDF e non riesco a riportarlo nel blog -ndr.): pagine inquietanti, perché parlano della missione cristiana, ad opera di evangelici statunitensi, nel villaggio dell’autore. Pagine che fanno male, perché ci fanno capire come sia facile fare della religione una violenza alle coscienze ed un mezzo per comandare o perseguire altri interessi… pagine utili e purificanti, perché ci aiutano a guardare a noi stessi ed al nostro rapporto con la realtà nella quale viviamo.

Però sono pagine attuali, anche e soprattutto qui in Brasile. Come già vi scrivevo, assieme al ministero sincero di tanti preti e vescovi cattolici e pastori evangelici, il fenomeno di una fede cristiana posta al servizio di partiti e gruppi culturali molto dubbi qui è molto forte e portato anche con vanto. Sono di pochi giorni fa le notizie di un vescovo che, affiancato da un “angelico” fr. Gilson (personaggio che vedo sempre più ambiguo…), ha usato una grande processione per chiedere a Dio di liberare il Brasile dal “comunismo” (che significa il governo Lula) e di una parrocchia che ha tolto dal programma una Messa che p. Julio Lancellotti avrebbe dovuto celebrare in una mensa per i poveri: importanti sostenitori della mensa avevano minacciato di togliere i finanziamenti se il prete “comunista” avesse messo piede nel locale.

Abbiamo anche toccato con mano – io per la prima volta – la violenza della grande industria agraria. Abbiamo ospitato per una notte il rappresentante di una tribù indigena di una parrocchia a noi vicina. Insieme ad un’altra rappresentante, ospitata dalle suore, erano venuti a S. Antonio per incontrare il Procuratore di Giustizia ed atri enti di tutela dei popoli indigeni: un fazendeiro, a titolo personale o di qualche grande industria agraria, si è presentato in cinque villaggi del luogo ove diverse famiglie indigene vivono da quasi cinquant’anni, presentando un “documento” che attesta che la terra gli appartiene e minacciando le famiglie di chiamare la polizia se non se ne fossero andate al più presto.



D. Gabriele mi ha spiegato che in Bahia ha visto molte volte fatti come questi e che occorre sperare che la polizia o il giudice non siano stati adeguatamente remunerati da chi vuole impossessarsi della terra. In quanto al documento, già a Brasilia ci avevano parlato della notevole produzione di documenti falsi, che vengono anticati artificialmente (o semplicemente mettendoli in un cassetto con gli insetti giusti…) per appropriarsi dei terreni e fare agro negozio.

In questo momento qui in Brasile la situazione è molto delicata. Alla fine di un difficilissimo procedimento, il Supremo Tribunale Federale – l’organo giudiziario più alto del Brasile – ha condannato l’ex presidente Bolsonaro a 27 anni di carcere per tentato colpo di stato ed altro (è la pena minima per i reati contestati), assieme agli alti vertici militari e politici che avevano partecipato all’organizzazione ed esecuzione degli eventi del 8 gennaio 2023.

Su cinque giudici quattro hanno votato a favore, mentre l’unico contrario è stato il giudice nominato dallo stesso Bolsonaro. Dopo la mancata condanna degli esecutori del regime militare del 1964, per il Brasile questo atto rappresenta un’affermazione forte della democrazia brasiliana. Ora occorrerà vedere cosa succede: il fronte bolsonarista è molto forte ed aggressivo, Trump – che ospita uno dei figli di Bolsonaro – dopo l’imposizione di pesanti sanzioni e misure punitive contro il giudice che ha curato il procedimento, ha usato parole minacciose contro il Brasile… Speriamo che tutto finisca con le parole, ma guardando quanto sta avvenendo in Venezuela, nulla è certo.

In compenso, qui stiamo bene e procediamo con pace e serenità, con tanta coscienza del nostro poco, ma tanta fiducia nel tanto di Dio.

Per chi vuole, ci vediamo (via Meet) sabato prossimo alle 21.30 a Praticello!


Il pirarucù


PS.: Abbiamo avuto la pesca del Pirarucú, il grande pesce del Rio Solimoes, molto appetitoso. É un pesce con caratteristiche preistoriche. Le squame sono di osso, molto dure, per resistere agli attacchi dei Piranha!

 

Pe. Paolo

UNA MARCIA PER GESÚ

  La marcoa per Gesú a... San Paolo Ciao a tutti e tutte e buon inizio di Avvento!   Si, noi della chiesa cattolica abbiamo iniziato l’Avven...