Lettere, diari e notizie dalla missione in Amazzonia della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla
martedì 29 agosto 2023
lunedì 31 luglio 2023
Riconoscenza
Carissimi amici, vi scrivo per condividere la gioia
della vita. Domani andrò nella Segreteria di Azione Sociale per farmi
rilasciare il documento di anzianità: 60 anni compiuti. Qui in Brasile è
importante perché c’è una legge che difende la dignità degli anziani, non solo
gli riconosce il diritto alla pensione, ma anche la gratuità sui trasporti
pubblici e la priorità nelle lunghe file negli uffici e nelle banche. Senza
accorgermene ho raggiunto il significato del mio servizio: prete = presbitero =
anziano. Alla scuola della vita impariamo a vivere.
La vita è la nostra grande maestra. Per questo,
credo, che Gesù raccontasse spesso fatti di vita: il Regno dei Cieli è come il
seminatore, la semente piccola, il lievito, il grano e la zizzania, il tesoro,
la perla, la rete. Ormai da quattro anni, 21 in Brasile, mi trovo qui in
Amazzonia. Un po’ fuori dal mondo, o forse al centro di un mondo nuovo.
Nell’ultimo viaggio missionario la Comunità di Apaparì ci ha regalato un grosso
pesce, un tambakì, e ci abbiamo mangiato per due giorni. L’amico colombiano ci
ha dato parte del cerbiatto appena ucciso nella sua proprietà. Nella Comunità
di Barro Alto quando siamo arrivati, stavano scuoiando due cinghiali, catturati
vicino a una fonte d’acqua e hanno condiviso con lo stinco, parte pregiata.
Nella notte, purtroppo, un bimbo piccolo è stato morsicato da uno scorpione, lo
abbiamo medicato, ma il dolore è rimasto intenso e per molto tempo. Siamo poi
arrivati a Mamurià e, dopo la messa, Assis mi annuncia, visibilmente contento:
padre, oggi potrai provare una prelibatezza, scimmia bollita, e così, un poco
titubante, apprezzo la carne scura di questo primate.
Nella Comunità di Nova Esperança c’è grande
movimento, l’acqua del fiume che stava rapidamente scendendo si è fermata da
due giorni e gli insetti hanno invaso i campi e le case. Non sono riuscito
nemmeno a celebrare la messa, non avevo le calze per proteggermi e i piedi
erano letteralmente martoriati dai morsi dei pappataci. Ma prima di ripartire,
la nonna mi chiama e mi offre due grandi salsicce di carne scura; nella notte i
nipoti avevano ucciso una grande Anta (una specie di asino selvatico), senza
frigo perché non c’è energia elettrica, si cuoce la carne e si fanno insaccati.
Così, mentre risaliamo sulla barca pensavo alla complicità tra Natura e
Umanità, al respiro della vita. A quel tesoro nascosto nel campo che tante
volte non riusciamo più a vedere perché abbiamo perso l’entusiasmo di cercare
la bellezza di una perla di grande valore. Allora ancora mi domando quale sia
l’autenticità della vita, dove sta correndo il nostro mondo frenetico e
tecnologico, guerrafondaio. Cerco di lasciarmi coinvolgere dall’essenziale che
dà il giusto valore al superfluo e che con gioia vende tutto per quel tesoro
che ha trovato, per la luce di quella perla preziosa.
Nella prossima tappa ci aspettano quattro
battesimi, in una Comunità dove i bambini non hanno ancora imparato a fare il
segno della croce, ma sanno divertirsi con una palla di stoffa e sgranano gli
occhi per pochi biscotti al cioccolato che giustificano il loro ‘sopportare’ la
Messa dei grandi. Siamo ormai di ritorno verso la città, l’elica della barca ha
toccato il fondo del fiume che sta rapidamente seccando, lasciando allo scoperto
grandi banchi di sabbia dorata, tentazione per chi ancora cerca oro inquinando
le acque e senza rendersi conto della sua inutilità: non serve come cibo, né
per costruire le case, solo riempie gli occhi di chi si illude e attacca il
cuore alla falsa ricchezza. In questi giorni è in atto una grande operazione
della Polizia Federale, promossa dal governo Lula a salvaguardia dei popoli
dell’Amazzonia. L’esercito brasiliano assieme ad un contingente colombiano e
peruviano sono entrati nei territori del garimpo illegale, sul fiume Puretê, un
affluente del rio Içá e stanno distruggendo le imbarcazioni per l’estrazione
dell’oro e l’uso del mercurio. Nessuno parla, tutto tace, ma l’aria è molto
pesante, c’è un senso di impotenza e di rabbia per chi vede sfuggire il sogno
di ricchezza; un senso di giustizia e di liberazione per quanti costretti a
subire le conseguenze di malattie provocate dall’acqua e dal pesce contaminati
dal mercurio.
Arriveranno a breve cinque giovani inviati dal
Centro Missionario Diocesano, che hanno scelto di “ascoltare” e di usare le
loro vacanze per venire in Missione. Li aspettiamo con gioia perché possano
fare esperienza del respiro della vita, del legame tra Natura e Umanità, perché
sentano sulla loro pelle le ferite di un mondo diviso tra Nord e Sud, tra
ricchi e poveri, tra bianchi e tutti gli altri…, sentano l’odore della morte
provocata dall’ingiustizia di un sistema economico e politico preoccupato di
accumulare ricchezza e capitale. Ma specialmente perché respirino a pieni polmoni
la forza della vita che si fa resistente e sempre risorge. Ancora una volta
chiediamo al Signore, come il giovane re Salomone, che ci insegni ad ascoltare
per saper discernere tra il bene e il male, e usare del dono di una mente
sapiente e intelligente. Al Signore che continua a chiederci: “Ma voi avete
capito tutto questo?”, vogliamo rispondere “Si”, e tirar fuori dal nostro cuore
cose nuove di pace, di giustizia, di perdono, di gratuità nell’amore, e cose
vecchie di fedeltà e di perseveranza, per essere, anche oggi, suoi discepoli.
Gabriel Carlotti, missionario dell’Amazzonia
Santo Antonio do Içá, 31 luglio 2023 – 60° della mia
nascita
sabato 1 luglio 2023
2° Assemblea delle Comunità Ecclesiali di Base
che vivono lungo i fiumi Solimões e Içá
della Parrocchia Santo Antonio di Lisbona
Diocesi dell’Alto Solimões – Amazzonia
Il sabato 10
giugno abbiamo iniziato la nostra 2° Assemblea delle CEBs. Su 29 Comunità
hanno partecipato 21, solo 8 sono mancate a questo importante appuntamento.
Abbiamo preparato questo incontro portando l’invito alle Comunità circa due
mesi prima della data prevista, invitando almeno tre persone per ogni comunità
e offrendo la benzina per i viaggi di andata e ritorno di una canoa, chiaro,
secondo le distanze di ognuno dalla città; qualcuno è vicino e impiega tre ore
per arrivare, altri debbono viaggiare due giorni e una notte, abitando molto
distanti. 80 persone hanno così partecipato, con alcuni bambini che non
potevano rimanere a casa e molti giovani, più della metà dei partecipanti.
All’interno dell’invito a partecipare c’era anche un resoconto dei punti
positivi e negativi visti nell’Assemblea dell’anno passato, come anche gli
impegni presi. Questo per aiutare le Comunità a valutare eventuali progressi o
stagnazioni nel cammino nella fede e nella vita comunitaria.
VEDERE
Siamo 29 Comunità, con circa 225 case e 250
famiglie, per un totale di 1.135 persone. 20 Comunità sono costituite solo da
cattolici, in 5 sono presenti alcune famiglie delle chiese evangeliche e in 4
della chiesa evangelica della croce. La maggioranza beve acqua della pioggia,
alcuni bevono l’acqua delle sorgenti e altri quella del fiume che è sempre più
inquinato anche a causa dell’estrazione illegale dell’oro. 9 Comunità sono
senza luce elettrica, 6 hanno la luce ma spesso non funziona e 4 utilizzano un
piccolo generatore a benzina. 3 hanno placche solari nelle scuole, montate
dall’Amministrazione comunale per migliorare le condizioni di insegnamento,
utilizzando anche internet. Nel campo della salute, 11 Comunità hanno un
responsabile per la salute che visita le famiglie settimanalmente fornendo
alcune medicine basiche; ma 9 Comunità hanno grossi problemi per il trasporto
dei malati, che spesso possono usufruire solo della canoa, quando c’è benzina
disponibile. Questa la realtà fotografata nel dialogo con i responsabili delle
Comunità.
Ci sono poi alcuni SOGNI, desideri che sono stati
espressi dalle Comunità: 5 vorrebbero un trasporto migliore, con una piccola
lancia a motore; 4 che ci fosse un responsabile per la salute nella propria
Comunità; 4 vorrebbero una scuola migliore per i loro figli; 4 chiedono energia
per le loro case e per la conservazione del pesce; 3 si lamentano per l’acqua
sporca che bevono e vorrebbero che si perforasse un pozzo artesiano; 3 sono
ancora senza la cappella per celebrare la propria fede e condividere il cammino
della vita; 2 sognano che l’acqua possa arrivare in tutte le case con un
piccolo tubo e rubinetto; 2 sentono la necessità di avere un luogo per riunirsi
e realizzare incontri comunitari; 1 Comunità chiede aiuto per migliorare le
condizioni delle loro case; e 1 vorrebbe internet, come altre hanno avuto nelle
scuole.
Con questi dati possiamo paragonare il cammino
della nostra Chiesa fatta di piccole Comunità, al “resto di Israele”: tutto è
iniziato con i 12 apostoli, o 24 se consideriamo anche le donne presenti, e noi
siamo circa 250 famiglie, circa 1.135 persone in mezzo a un totale di circa 12.000
abitanti che vivono sulle sponde dei nostri due grandi fiumi. Un “piccolo resto”,
ma che animato dallo Spirito e aperto alle altre chiese evangeliche, potrà
essere una presenza di fede e di libertà, capace di inspirare anche le chiese
evangeliche e i cattolici addormentati. Abbiamo bisogno di svegliarci con una
fede impegnata nella la vita, la giustizia e una ecologia integrale; questa è
la nostra missione. Cerchiamo di realizzare i nostri sogni, in una Chiesa dal
volto amazzonico, come impegno di una Chiesa di Comunità che camminano insieme
sinodalmente.
GIUDICARE
Dopo aver visto la realtà ci siamo fermati a riflettere
sul nostro ESSERE CHIESA di COMUNITÁ ECCLESIALI di BASE – CEBs. Abbiamo
riflettuto su due fiumi: il fiume dell’Utopia e il fiume della Comunità che
celebra la sua fede insieme alla sua vita. Tutta la bibbia ci parla del sogno
che Dio ha per noi: i profeti, il Vangelo e l’apocalisse annunciano “cieli
nuovi e terra nuova”. Questa promessa di Dio, per non restare solo un bel
sogno, ma per essere utopia capace di diventare realtà, deve essere celebrata
da Comunità che credono nel Risorto e vivono la fraternità con tutti. Solo una
Chiesa presente nella vita della gente, nel suo quotidiano, per farla
incontrare con la luce trasformatrice della risurrezione di Gesù, reso presente
dallo Spirito, solo questa Chiesa potrà aiutare a far si che l’utopia diventi
realtà.
Þ
L’evento centrale della
nostra fede è la morte per amore di Gesù sulla croce e la sua risurrezione.
Þ
La Comunità – CEB,
celebra la propria vita in questa fede nella pasqua di Gesù (morte e
risurrezione).
In questo modo la CHIESA – POPOLO di DIO è formata
da una rete di Cebs, di piccole Comunità tutte in relazione le une con le
altre, come a formare una “rete” dei pescatori, immagine biblica per parlare
del Regno di Dio. Non c’è più la “chiesa parrocchiale” e le varie cappelle, in
Italia si direbbe la parrocchia principale e le altre parrocchiette dell’Unità
Pastorale, ma una rete di Comunità, diverse tra di loro, ma che camminano
insieme in comunione di fede e fraternità di vita. Ogni Comunità, con la sua
dignità di Chiesa, vivendo e celebrando la sua Speranza e anche la sua
Resistenza (o Resilienza), due caratteristiche dell’unico volto di Chiesa nata il
giorno di Pentecoste. Altre linee indispensabili di questa Chiesa sono il Ben
Viver: terra, acqua, salute, lavoro, educazione, mezzi di trasporto, …; la
Gioia: unione tra fede e vita; la Missione: la Parola – il Pane – la Carità – l’Evangelizzazione;
l’Impegno Sociale: la giustizia e la libertà economica, politica, culturale e
ecologica.
Þ
Vogliamo ESSERE una
CHIESA di CEBs, POPOLO di DIO: al servizio di una vita piena per tutti e tutte
(giustizia); con un volto amazzonico e latinoamericano (cultura); sinodale, di
comunione e partecipazione di tutti e tutte, laici e laiche, tutti protagonisti
del cammino di Comunità, dove si ascolta, si condivide la responsabilità, si
cresce nella formazione della fede e si decide insieme.
Nella domenica
11 giugno abbiamo lavorato in 4 gruppi, quattro tavoli di lavoro su 4
tematiche:
1.
La catechesi dei bambini
prendendo spunto dai canti liturgici, imparando i canti, scoprendo le referenze
bibliche, attualizzando il contenuto in relazione alla vita di oggi.
2.
La centralità della
Parola di Dio, l’uso della bibbia nella preghiera personale e nel
culto/celebrazione domenicale della Comunità; la relazione con le altre Chiese
cristiane evangeliche.
3.
Adolescenti e giovani,
il loro mondo e la loro presenza, la valorizzazione nella propria Comunità
ecclesiale. Dinamiche di gruppo.
4.
Come preparare una
Celebrazione della Parola: partendo dalla vita nella Comunità, nell’ascolto del
Vangelo – Buona Notizia, curando l’ambiente e la simbologia, nella condivisione
della preghiera di intercessione e di rendimento di grazie. Il nutrirci del
Pane Eucaristico, legame al mistero pasquale di morte e risurrezione, in
comunione con tutta la Chiesa. La scelta dei canti appropriati.
In questi due giorni di lavoro pastorale, ci ha
aiutato molto il canto fatto insieme, l’animazione scherzosa e coinvolgente,
come anche la condivisione della colazione, del pranzo e della merenda. Anche il
corpo deve partecipare… non solo la mente e il cuore.
AGIRE
Il lunedì 12
giugno abbiamo finalizzato i lavori della nostra Assemblea. Ci siamo divisi
in gruppi minori per permettere il dialogo e il coinvolgimento di tutti i
presenti, perché ognuno avesse la possibilità di esprimersi senza paure o
condizionamenti. Ogni gruppo doveva rispondere a un’unica questione:
Þ
Dopo aver ascoltato la
nostra realtà, dopo aver lasciato entrare la luce della Parola di Dio e dello
Spirito, quali proposte concrete possiamo abbracciare per il cammino
della vita delle nostre Comunità, per migliorare la loro organizzazione e
affinché siano effettivamente e affettivamente Comunità missionarie?
I gruppi hanno lavorato per circa due ore, poi ci
siamo riuniti per condividere la ricchezza di tutto quello che lo Spirito ha
detto alla sua Chiesa riunita in Assemblea. Finalmente abbiamo cercato di fare
sintesi e tutti abbiamo approvato 6
proposte – impegni per il cammino delle nostre Comunità:
A.
In primo luogo, ripassare tutto il contenuto
della nostra Assemblea, alle nostre Comunità affinché tutti possano condividere
il cammino e abbiano l’opportunità di portare il loro contributo.
B.
Promuovere lungo l’anno alcuni incontri fra le
Comunità vicine, tipo una domenica di fraternità: con un momento di formazione,
la celebrazione della Messa, il pranzo comunitario e giochi, tornei ….
C.
Visita delle suore/missionarie a tutte le
Comunità rimanendo due giorni e due notti per ascoltare e aiutare lì dove c’è più bisogno: nelle
famiglie, nella catechesi dei bambini, con gli adolescenti e giovani, nella
celebrazione della fede e della vita della Comunità, affinché la domenica
divenga sempre più opportunità di incontro e di fraternità, tempo di missione e
di carità.
D.
Continuare e migliorare l’organizzazione delle
Comunità affinché i vari servizi siano svolti da più persone e non concentrati nei
pochi disponibili. Migliorare l’ascolto di tutti perché ci sia una vera
condivisione e partecipazione nelle responsabilità e nelle decisioni. Iniziare
la Pastorale della Decima, dove ognuno scelga liberamente di contribuire,
mensilmente, con la vita della Comunità, per crescere nella condivisione e
anche nell’auto-sostentamento, quindi in una libertà maggiore.
E.
Impegnarci perché ci sia in tutte le Comunità
la catechesi dei bambini e degli adolescenti, dando una attenzione speciale ai
giovani, nell’ascolto e nel loro coinvolgimento nella vita della Comunità.
F.
Valorizzare la Domenica come “Giorno del Signore”,
celebrando in Comunità la Parola di Dio e condividendo il Pane della vita. Che
sia giorno di incontro e di fraternità valorizzando la presenza e la
partecipazione delle famiglie. Che sia anche opportunità di Missione, visitando
e ascoltando quelle famiglie che ancora non partecipano, offendo loro la Buona
Notizia del Vangelo e la vita in Comunità.
Così abbiamo concluso la nostra 2° Assemblea delle
CEBs dei grandi fiumi, siamo ritornati pieni di gioia alle nostre Comunità,
portando con noi le decisioni prese insieme, mossi dallo Spirito e frutto del
nostro incontro. Ora sarà importante, un passo alla volta, provare a mettere in
pratica quello che abbiamo condiviso, affinché l’Utopia degli albori della
Chiesa degli Atti degli Apostoli, piano piano, diventi la nostra realtà di
vita:
“Tutti erano
perseveranti nell’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, nella comunione
fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere. In tutti loro c’era un
grande stupore, a causa dei numerosi prodigi e segni realizzati dagli apostoli.
Tutti coloro che avevano abbracciato la fede erano uniti e mettevano in comune
tutte le cose; vendevano le loro proprietà e i loro beni e dividevano il denaro
con tutti, secondo la necessità di ciascuno. Tutti i giorni, insieme, frequentavano
il Tempio e nelle case spezzavano il pane, mangiando insieme con gioia e
semplicità di cuore. Lodavano Dio e godevano della stima di tutto il popolo. E,
ogni giorno, il Signore univa alla Comunità altre persone che accoglievano la
salvezza”. Libro degli Atti degli
apostoli: 2,42-47
mercoledì 28 giugno 2023
DON GABRIELE BURANI CI SCRIVE DA SANTO ANTONIO DO ICA
Comunitá
Rio Içá 18-26 giugno 2026
(don Gabriele Burani)
Partiamo
da S.Antonio domenica 18 giugno 2023, alle 12:30. Io, Moises, Moacir e Mariana.
Arriviamo a Santa Maria alle 17. Qui ci accoglie una coppia di sposi, Valdi e
Maria Joana, con i loro figli e nipoti, una famiglia grande con varie famiglie.
Verrá ad abitare qui anche una figlia che ora è in cittá con una figlia che ha
problemi di cuore. La cappella, gialla,
è nuova, costruita in aprile, con il loro lavoro ( e aiuti dall’Italia). Li
ricordo perché, con alcuni bambini, hanno partecipato pochi giorni fa alla
assemblea parrocchiale. Non hanno la
corrente elettrica, il generatore è rotto da tre mesi. Celebriamo la messa alle 18, quando ancora ci
si vede con la luce naturale: 12 persone, la coppia piú adulta e figli e
nipoti. Con Mariana la missionaria facciamo una prova di canti, e loro cantano
bene. Ancora non si incontrano per celebrare la domenica, ma il sig. Valdi mi
dice che ora, con la cappella, intendono fare la celebrazione domenicale. Un
dei figli è professore, insegna nella sua casa perché non hanno un
edificio-scuola; d’altra parte ci sono solo 10 alunni.
Mariana si fermerà con loro un giorno, poi la porteranno alla comunità vicina. Virginia la raggiungerà e faranno il loro
percorso fermandosi un paio di giorni nelle comunità. Veniamo assaliti dalle zanzare e cerchiamo
rifugio sulla barca! ( Per la prossima
messa ci saranno due bambini da battezzare).
19-06-23
Partiamo alle 7:30 e arriviamo a União da boa fé alle 9:15. Poche case ( ne
vedo 4), si nota la cappella che quando arriviamo sta funzionando come Scuola
materna, e davanti una costruzione aperta che per ora è la scuola per i piú
grandi. Ci accoglie il cacique quando approdiamo e alcune giovani donne;
riconosco il gruppo che ha partecipato alla Assemblea parrocchiale. Ci fermiamo
a chiacchierare e alle 10 celebriamo la eucaristia. Arrivano i bambini davanti
all’altare; un giovane, Thailon e una ragazza, Luciana, scelgono i canti e fanno
le letture. Hanno il libretto dei canti e tutti cantano durante la
celebrazione; loro si incontrano sempre la domenica per la celebrazione. Li
invito a pensare alla catechesi e mi dicono che hanno un po’ iniziato, anche se
non in modo continuativo.
Alla messa partecipano 5 adulti, 7 giovani, 14 bambini; le famiglie qui sono
tutte cattoliche e mi dicono che avrebbero intenzione di ampliare la cappella;
alla fine della celebrazione i bambini condividono i biscotti che abbiamo
portato e guardano le fotografie che ho scattato. Mi sembra una buona comunità,
si respira un clima di famiglia e simpatia.
Anche per loro l’handicap della mancanza di energia elettrica; avevano
un generatore ma è rotto da anni ( possibile che non ci sia modo di
aggiustarlo, mi chiedo).
Alle
16 messa a Manacapuru. Ci sono 3 adulti e 7 bambini piccoli; non sanno i canti
della liturgia e facciamo qualche prova prima; nemmeno qui arriva la elettricità
e per mantenere in fresco le cose, come il pesce che pescano, ( in questo clima
caldissimo) vanno a Santo Antonio, comprano sacchi di ghiaccio per metterlo
nelle casse di polistirolo dove si conserva il pesce per un po’.
Partiamo
per Nova Esperança I, messa alle 19.
Partecipano 17 persone ( adulti, giovani, bambini); ancora non sanno scegliere
i canti per la liturgia così io e Moises li aiutiamo con i canti e le
letture. Sono poche le famiglie,
comunque mi dicono che alla domenica si incontrano per celebrare. L’orario
serale è il piú affollato per zanzare e altri insetti, siamo assaliti….
Martedì
20 partiamo alle 7:30 e arriviamo a S.Lazzaro alle 16; vedo 8 case e la cappella, dal tipico colore
giallo di quelle costruite negli ultimi anni. Chiacchieriamo con Valdeci e la
sposa che hanno partecipato alla assemblea delle comunità; una bella famiglia,
ci sono 5 bambini e una ragazzina ( 13 anni) sta studiando a Santo
Antonio. Ci raccontano di un incidente
accaduto ieri: tagliavano legna nella foresta un anziano e un giovane della città
venuto ad aiutare nel lavoro e un albero è caduto sul giovane, ferendolo, che è
rimasto privo di sensi perdendo sangue. Erano a una ora di cammino dal
villaggio e l’anziano non sapeva proprio cosa fare; non sapeva come
soccorrerlo, si è incamminato per avvisare nel villaggio, dove sono riusciti a
telefonare i responsabili della assistenza medica, che hanno inviato una barca
per il soccorso. Ora è in ospedale, non sappiamo quali siano le condizioni.
Nel
pomeriggio parliamo anche con la signora che ci ha ospitati in casa, ci
comunica il desiderio di avere qualche lezioni per continuare gli studi; ha
frequentato i primi anni di scuola poi si è fermata; i suoi genitori non
permettevano di uscire dalla comunità così è sempre rimasta lí e ora
desidererebbe ( e anche altri adulti) studiare ancora un po’. Penso che l’Ufficio
Scuola potrebbe nominare un professore per il gruppo di giovani-adulti che
vorrebbero continuare gli studi. Mi
sembra una bella esigenza da parte sua. Ci ritroviamo nella cappella alle 19 e
facciamo prove di canto con i bambini, poi celebriamo la eucaristia con 8
adulti e 11 bambini, ancora piccoli, ma partecipano; mi sembrano buone
famiglie. Un giovane che suona la
tastiera nelle celebrazioni festeggia il compleanno oggi; per ora la tastiera
rimane ferma, il trasformatore è bruciato, dovrà cercare a Santo Antonio uno
nuovo.
21
giugno, mercoledì. Partiamo alle 6:30, arrivando a Apaparí alle 9:15. Comunità
che è solo una famiglia e il capofamiglia con gli altri é in questi giorni a
Santo Antonio. A casa un figlio e alcune persone che lavorano per la famiglia.
Per coincidenza quando noi arriviamo arrivano anche loro su due barche, dopo un
giorno di pesca; hanno tre pirarucu di circa 1 metro e due sui 2 metri; hanno i
fucili, hanno cacciato e hanno preso una paca ( grosso roditore) e un uccello
grande come un gallo. Con destrezza, usando grossi coltelli, squamano e
puliscono i pesci, mettendoli nel ghiaccio per poi venderli a S.Antonio ( e da
Santo Antonio, una parte per Manaus e Leticia in Colombia). Chiedo se posso
comprare il tambaqui ( un pesce) e ce lo regalano per il pranzo. Dato che la
famiglia non è presente, continuiamo il viaggio.
Alle
16,40 arriviamo al Sitio Nova Esperança, luogo molto bello; abita una sola
famiglia, allevano mucche, pecore, galline. Erano a Santo Antonio per la assemblea delle
comunitá e ancora non sono tornati, è rimasto solo uno dei figli come custode
della casa ( anche qui, quando la casa è vuota, arrivano i ladri) e prendersi cura degli animali. Quando scendiamo dalla barca ci accoglie un
cinghiale nero, addomesticato e affettuoso, che si ferma accanto a noi per
ricevere carezze. Molto simpatico! Rimaniamo a parlare con il ragazzo, poi si
riparte per la vicina comunità di Itu.
Alle 19 celebriamo con la coppia che ci ospita nella loro casa ( donna
Helena e il marito), una figlia e 8 nipoti dai 14 a un anno di età. Prima della messa con i bambini faccio prove
di canto; sono tutti battezzati, tranne la bambina piú piccola. Sarebbe cosa buona organizzare una catechesi
per i piú grandi, ancora non siamo riusciti.
22
giugno 2023, giovedì. Partenza da Itu
verso le 8. Alle 10 arriviamo a Mamuriá; ci accolgono sulla riva, con un canto
di benvenuto. Gli alunni della scuola interrompono la lezione quando arriviamo;
chiacchieriamo, ci aggiornano sull’intervento della polizia per distruggere
alcune delle draghe illegali che cercano oro
sul Juí e Purité, affluenti del rio Içá. Pensiamo che sia stata fatta
una azione in grande stile, ma tornando a casa apprendiamo che i garimpeiros
hanno saputo in anticipo della azione e hanno nascosto le loro draghe, così che
la azione non è stata tanto efficace.
Nella comunità abbiamo un gruppo di adolescenti così li invito per un
piccolo incontro biblico; tutti vengono con la bibbia e il libro dei canti;
faccio un ripasso sulla ricerca dei testi biblici ( libro, capitolo, versetto)
e cerchiamo qualche testo sulle caratteristiche di Gesù: un miracolo di
guarigione, una parabola, la scena della morte in croce. Celebriamo la messa, 20 persone presenti,
qui abbiamo anche un ministro della Parola e uno della Comunione. Tutti cantano
alla celebrazione, è una liturgia partecipata.
Ci invitano a pranzo nella casa di Assis ( 10 figli, solo uno
maggiorenne), mangiamo insieme pirarucu, riso e uova. Una loro difficoltà è la scuola: sono in una stanza
ormai vecchia, con il legno deteriorato; hanno chiesto al municipio di
costruire una scuola nuova, ma non è stata fatta. In realtà gli alunni non sono
molti, forse stanno programmando di unirli ad una altra comunità.
Alle
14:30 ripartiamo, alle 17 arriviamo a Barro Alto, una comunità nuova che ancora
non conosco. Sulla riva ci accolgono due simpatiche bambine, Alexandra e Maria
Vittoria. Poi conversiamo con gli adulti. È la quarta volta che si visita questa piccola comunità, un
gruppetto di famiglie. Stanno sistemando una area per coltivare manioca, vedo
due case con le pareti di legno e altre che hanno solo il pavimento e teloni di
plastica come pareti. Seduti sul
pavimento di legno impariamo qualche canto poi celebriamo la messa * prima del
tramonto, perché non hanno elettricitá): sono 5 bambini e 7 adulti. Vorrebbero
costruire una cappella e dare il nome alla comunità, quando tutto sarà pronto:
San Giuseppe. Comincia la notte e
scendiamo alla nostra barca; ci regalano
un pezzo di carne di cinghiale per la cena.
23
giugno 2023. Venerdì Partenza alle
7,45. Alle 9:30 arrivo a Ipiranga. I
militari impegnati a tagliare erba; entriamo nella cappella per
pulire e la troviamo in ordine. Vorrei
visitare la prima città colombiana, Tarapacá, ma non abbiamo con noi la
bandiera della Colobia, quindi Moises mi dice che non possiamo andare. La messa
alle 20.00; un giovane suona qualche canto con la chitarra; è ancora alle prime
armi, conosce solo pochi canti ma riusciamo a organizzare la liturgia. Pochi partecipano:
questo giovane e il fratello, una coppia di anziani ( di cui il marito non
vedente), una signora e qualche ragazzino, 11 persone in tutto. Mi dicono che
ora non si incontrano la domenica per celebrare, e dei soldati e ufficiali
dell’esercito nessuno viene. In questa
situazione non sappiamo a chi affidare le comunità.
24
giugno 2023. Sabato, festa della Nativitá di S.Giovanni battista. Siamo a Nova
Esperança II, celebriamo nella scuola con 17 persone. Il cacique Cristovão e
coppie giovani con figli piccoli. Mi dicono che sono della Cruzada ( e una
famiglia protestante); il cacique è stato per 40 anni tra i responsabili della
Cruzada e dato che abbiamo un unico Dio mi dice che è bene dialogare con tutti,
accogliersi e si impara qualcosa da tutti. La sua volontà, come cacique è anche
mantenere pace e armonia nella comunità. IAccolgono il prete cattolico quando
va per celebrare. Alle 11:30 ripartiamo.
Alle 17:30 arriviamo a Santa Clara, è una sola famiglia: una coppia con figli e
i loro figli. Facciamo solo un momento di preghiera e canti. Ci sono 8 bambini
e 4 giovani-adulti, oltre al padre; hanno intenzione di costruire una piccola
cappella. In futuro potremmo fermarci con loro con calma, e anche iniziare a
celebrare la messa.
Nova
Canaan. Celebriamo alle 19:30 nella scuola, al buio. Hanno il pannello solare
nuovo ma oggi non sta funzionando, forse
non lo sanno gestire bene. Compaiono due candele, e con le nostre torce a pila
possiamo celebrare. In 25 della comunità,
4 adulti e il resto bambini e qualche giovane.
Si dovrebbe tentare di farli radunare la domenica e iniziare una forma
di catechesi se si riesce a responsabilizzare qualcuno.
25
giugno 2023, domenica. Partiamo alle 8 e arriviamo alle 10:30 a S.Pedro. C’è la scuola nuova ma oggi è chiusa e il
professore e la professoressa sono usciti essendo giorno di festa. Ci fermiamo davanti alla scuola, dove
troviamo ombra, in cerchio; ci sono 15 bambini 2 giovani e 3 adulti. I bambini sono molto timidi, è
difficile farli esprimere; mi dicono che quasi nessuno sa leggere e scrivere
perché stanno ancora imparando. Facciamo
insieme qualche canto, insegno a fare il segno della croce: la maggioranza è
incerta sul come farlo. Preghiamo il Padre Nostro, leggiamo un brano del
vangelo e condividiamo i biscotti e alle 11:40 ripartiamo. Arriviamo dopo una ora a Apaparí, è ora di
pranzo. Ci sono solo giovani coppie che lavorano e pranzano e la famiglia che
di solito ci ospita è fuori. Ci dicono
che è meglio se celebriamo la messa il prossimo mese quando passiamo e ci
saranno tutti. Alle 14 ripartiamo e
arriviamo a Vista Alegre alle 18:30; comunità
tikuna, cattolica. Facciamo un giro per parlare con Moises, il ministro: è
nella cappella con il cacique e un altro giovane, stanno facendo le pulizie e
preparando la cappella per la liturgia. Una chiesa grande ancora da ultimare,
la più grande tra quelle che ho visto e in muratura, con il pavimento in
ceramica ( per ora metá); è coperta ma mancano porta e finestre. È su una
altura, qui non arriva acqua del rio Içá anche quando è in piena. Vicino un campo da calcio, ci sono molti
giovani anche di altre comunità, fanno spesso tornei sportivi. Alle 19:30 celebriamo la eucaristia, prima
arrivano i bambini che si mettono davanti, poi giovani e adulti, circa 60 persone: canti e preghiere
in tikuna, e il ministro traduce le mie parole dal portoghese. Si radunano sempre la domenica per il culto,
ma anche altri giorni della settimana.
Per quel che ho visto è la comunità maggiore che abbiamo sul Rio Içá. Mi
chiedono un aiuto per la formazione di catechisti della comunità che possano
fare catechesi a bambini e adolescenti.
Le missionarie potranno dare un aiuto, poi vedremo. ( Il tema della lingua è
sempre problematico, ma dovrebbe esserci materiale di catechesi in lingua
tikuna).
26
giugno 2023 Lunedí. S.Cristovão I.
Arriviamo alle 10, ci sono le missionarie Mariana e Virginia dal giorno
prima. Facciamo giochi con i bambini, un
gruppo grande, con le mamme sedute che guardano contente. È una comunità con alcune famiglie cattoliche
( 5, mi pare) e il resto protestanti. La maggioranza dei bambini presenti sono
di famiglie protestanti. Alle 11
celebriamo la messa, nella prima stanza di una famiglia che ci ospita, siamo
ammassati in 50 ( anche bambini delle famiglie non cattoliche che sono rimasti
con noi); ci fermiamo poi per il pranzo. La professoressa dice che comincerà a
radunare la comunità per la celebrazione della domenica.
Alle
15 arriviamo a S.Vincente e alle 19:30 la eucaristia. Partecipano 12 persone;
la ragazza che di solito anima la liturgia è fuori con il marito, per impegni
scolastici. Il cacique arriva tardi, alle 21, perché ha avuto un guasto nella
barca. Mi dicono che alla domenica si radunano per la liturgia. Dormiamo a S.Vincente e il giorno dopo si
ritorna a Santo Antonio.
sabato 10 giugno 2023
Viaggio Missionario Rio Içá. 2-6 giugno 2023. Cronaca
Sabato2 giugno partiamo alle 12,30di un caldo pomeriggio.
Arriviamo alle 16,45 alla comunità di N.S di Nazaré; celebriamo in una casa.
Alla messa 2 sposi adulti, 2 figli giovani e una signora con una figlia
piccola. Si uniscono ai canti che io e Moises scegliamo, loro hanno ancora difficoltà
nella scelta dei canti. La zona è allagata, non si vede terra; abbiamo molti
delfini di fronte a noi.
Alle 18 ripartiamo, arrivando a S.João de Japoacuá alle
19; un piccolo villaggio, arriviamo al tramonto con alcune persone sulla riva;
si nota la cappella recente, con la croce sulla facciata. Entriamo nella nuova
cappella di legno per la messa, alle 19:30 e la cappella è vuota; ancora non è
entrato nessuno, non c’é tavolo e non ci sono sedie. Aspettiamo e pian piano qualcuno arriva; mi
dicono che la tavola-altare é stata portata nella scuola; alcuni ragazzi
portano due panche. Io mi metto in terra per la celebrazione e li invito a
mettersi in cerchio; con Moises scegliamo i canti ( normalmente hanno una animatrice
del canto, ma oggi non é presente); ci sono 27 persone, qualche adulto e la
maggior parte bambini e ragazzi di 10-13 anni. Tutti fanno la comunione. La
professoressa della scuola é anche catechista e ha fatto catechesi eucaristica
per questo gruppetto (anche se nel mese di maggio non si sono incontrati); il
ragazzo che era un buon animatore della liturgia ora sta studiando a Tonantins
quindi dovranno organizzarsi per le celebrazioni della comunità. La notte è
fresca e silenziosa, si ascoltano le voci di vari uccelli, senza altri rumori;
una esperienza che in altri luoghi è difficile per rumori di fondo continui, ed
è molto bello rendersi conto della vivacità e varietà degli uccelli attorno a
noi.
Domenica 3 giugno,
Solennitá dela SS Trinitá. Partiamo alle
8,20 e arriviamo alle 16,20 alla comunità di S.Sebastiano I, allagata; si
arriva alla casa in cui si celebra camminando sui tronchi di legno
galleggianti. Ci aspettavano, la grande stanza con pavimento di legno è ben
pulita e al centro la tavola con la tovaglia, per la eucaristia. Solo 5
persone, una coppia di sposi anziani e tre uomini della famiglia. Si chiacchiera
un po’, poi la celebrazione: in pochi, ma con fede e attenzione. I due anziani
andranno a S.Antonio nella casa di un loro figlio, nei prossimi giorni. In questi mesi con la comunità allagata la
vita non è semplice; non lo è mai, ma ora che ci si può spostare solo con la
canoa, senza un pezzetto di terra-ferma,
specialmente per due anziani è complicato.
Arriviamo poi a MOINHO, un centro maggiore, che
raggiungiamo in pochi minuti. É tutto allagato (ma l’acqua non arriva al pavimento
delle abitazioni), ci sono persone davanti alle case, altri che si spostano in
canoa. La messa dovrebbe essere nella scuola; con la nostra barca non è
possibile attraccare accanto alla scuola perché davanti ci sono i fili della
corrente elettrica; quindi ‘parcheggiamo’ vicino ad un albero, aspettando che
qualcuno venga a aprire la scuola e a darci un passaggio in canoa. Aspettiamo
ma non arriva nessuno; non c’è terraferma, quindi non possiamo arrivare alle
case. Le persone ci vedono, qualcuno passa acanto con la canoa, ma nessuno ci
chiede qualcosa, nessuno apre la scuola; Moises mi disse che sono quasi tutti
protestanti, forse i pochi cattolici sono in città. Una casa viene chiusa, con
assi di legno inchiodate a porte e finestre: probabilmente vanno a S.Antonio, ritornando
qui quando il livello del fiume si abbassa. Rimaniamo fermi anche la notte, e al mattino
alle 7 ripartiamo, passiamo davanti alla comunità di S.Sebastiano II, e qui vediamo tutte le case chiuse. In effetti
ieri avevamo incontrato una barca piena di persone di questa comunità, diretti
a S.Antonio, che ci avevano avvisato :
non avremmo trovato persone in questi giorni.
Continuiamo il nostro viaggio e arriviamo nel pomeriggio
alle 15 a S.João do Lago Grande. Dato che è tutto allagato, i bambini davanti
alle case si stanno divertendo nuotando, tuffandosi; una mamma (che è anche
professoressa della piccola scuola) vigila dalla finestra; sulla piattaforma
galleggiante a cui attracchiamo sono appesi due pirarucu (i pesci più pregiati)
a seccare. Dalla piattaforma chiacchieriamo un po’ con la professoressa alla
finestra; ci dice che sta cercando un terreno in Santo Antonio per farsi una
casa, anche per il disagio di vivere in un luogo che é allagato alcuni mesi
all’anno. Le case sono costruite su palafitte ma, a volte, l’acqua arriva fino
al piano di abitazione e oltre.
Ieri il marito ha ucciso una grande anaconda che stava
mangiando le loro galline e oggi é uscito a pescare, ma quando il fiume è in
piena non si pesca molto.
Celebriamo la messa alle 19:30 in casa della cacique; è notte, non hanno la
corrente elettrica (il generatore si è rotto, un tecnico lo ha preso per
aggiustarlo e non restituito) da due mesi; un ragazzo ci viene a prendere in
canoa e ci accompagna nella casa della signora. Buio, un buio quasi totale
perché ci sono le nuvole e la luna è oscurata; mi impressiona sempre la
esperienza del buio vero, quando esci e non vedi nemmeno i tuoi piedi, la tua
mano... una esperienza che nelle nostre città italiane non abbiamo più; qui
capisco meglio la simbologia luce/tenebre, e che il buio é veramente situazione
di pericolo e di non-conoscenza. La messa é con due anziani ( la cacique e il
marito), altri tre adulti e una decina di bambini, alla fioca luce di alcune
candele; non hanno preparato la liturgia, noi proponiamo qualche canto e
facciamo le letture. Noto in un angolo un altare, con la croce tipica della
religione della ‘cruzada’; poi Moises mi disse che questa cacique è in conflitto
con altri della comunità perché vorrebbe che tutti entrassero nella ‘cruzada’.
Martedì 5 giugno 2023. Arriviamo verso le 10 a Boa
União; non riusciamo a posizionare la nostra barca vicino alla casa per non
rimanere incagliati, ma ci vengono a prendere in canoa. Stanno costruendo una cappella della comunità,
ma ancora non è ultimata, e ci fermiamo in una casa. Ci sono 7 adulti e 7
bambini, famiglie giovani; chiacchieriamo e celebriamo la messa. Non hanno
molta formazione ma sono molto accoglienti, con lo spirito allegro, una
compagnia piacevole. Speriamo che finiscano la cappella, così avranno un
incentivo per riunirsi tutte le settimane per la celebrazione.
Alle 16:30 siamo a S. Cristovão II; andiamo nella piccola scuola (costruita con
il contributo dei nostri amici di Reggio); qui, per ora, non si celebra la
messa. Al nostro incontro ci sono 8 bambini piccoli e tre giovani donne (2
della religione della ‘cruzada’ e una protestante della chiesa ‘Deus è amor’);
leggo un brano del vangelo, facciamo qualche preghiera insieme e la immancabile
distribuzione di biscotti. Un incontro ecumenico
sereno.
Alle 18 siamo a S.João da Liberdade. Da questa
parte del fiume la terra sale quindi la comunità non si allaga; facciamo un
giro sulla collinetta su cui stanno costruendo nuove case. Celebriamo nella
scuola, con circa 20 persone, in maggioranza bambini. Una animatrice sceglie i
canti e organizza per le letture. La comunità è vivace, penso che si possa fare
un certo lavoro con la catechesi.
Mercoledì 6 giugno si riparte per S. Antonio, arrivando
intorno alle 13. Per fortuna senza rotture alla nostra nuova barca.
Don Gabriele Burani
venerdì 12 maggio 2023
RITORNO AL FUTURO
È un privilegio, una grazia speciale passare queste
ore sulla barca, attraccare a un albero su una riva di un lago, di una palude,
di un rivolo, lontano da qualsiasi abitazione, senza luce elettrica, senza i
suoni stridenti della città, udendo solo il concerto di rospi e rane, orchestra
di mille flauti e cicale, versi di uccelli notturni che non feriscono il silenzio.
Trovarsi nel nulla del nulla. Gli alberi e le sponde diventano sempre più fitti
man mano che ci si avvicina al confine colombiano e le case sempre più rare. Il
vento culla le chiome frondose degli alberi centenari. Alcuni sono in fiore. Un
luccicante giallo e un delicato lilla risaltano nel verde scuro. E le stelle,
così vicine che sembra di poterle prendere con la mano, si specchiano
nell’acqua come scintille silenziose e saltellanti. Che silenzio, profondo,
misterioso, divino. La linea della foresta spacca l’orizzonte. Se non ci
fossero gli alberi non distinguerei davvero l’acqua dal cielo.
Senza
sosta andiamo visitando le varie comunità, senza far caso ai venti, alle
piogge, alla piena e ai problemi che la barca ci dà. Alcune comunità ci
attendono e ci accolgono, perfino con petardi e fuochi d’artificio, in altre si
fa più fatica a incontrare le persone perché impegnate nel lavoro o nella pesca...
L’attesa è già una questione spirituale. L’attendere è già una presenza.
I
primi giorni in queste comunità ammetto di averli vissuti con molta urgenza di
“dare in cambio qualcosa”: un racconto, un gioco, un dono… Ma presto sono
arrivata a capire che questo baratto non
è necessario. Stando insieme alle comunità capisco che è solo richiesto che IO
SIA in ascolto con il cuore aperto. Importa solo il COME sei, il CHI non
importa a nessuno.
C’è
un verbo portoghese, “mergulhare” in acque profonde, ovvero andare sempre più
in profondità a questa misteriosa esistenza. In pochi metri di foresta esiste
un numero di specie, di animali e di piante e insetti maggiore che in tutta la
fauna e flora europea. La natura sembra avere una propria intenzionalità.
Questo popolo custodisce una sapienza antica e profonda che integra vita e
morte, essere umano e natura, rende compatibili lavoro e divertimento, in
sintonia tra cielo e terra. Una terra dove il mito non è racconto ma realtà,
dove le storie quotidiane sono popolate di animali fantastici, dove i “pajè” (uomo del sacro e dei misteri capace di
curare con le piante della foresta) custodiscono questa sapienza
ancestrale. In questo senso, questo popolo è altamente civilizzato per quanto
tecnologicamente primitivo. Qui l’invisibile fa parte del visibile.
“Mergulhar
na vida”, vuol dire però anche entrare sempre più in profondità in dinamiche di
ingiustizia e corruzione disarmante.
Lo
sfruttamento irrazionale della terra e del lavoro non riguarda solo il povero,
ma anche la natura. Il protrarsi della devastazione delle foreste e della
biodiversità mette in pericolo la vita di milioni di persone, in particolare
quella dei giovani in cerca di futuro, che vengono spinti verso terre di bassa
qualità o nelle grandi città, come Manaus, dove si trovano a vivere ammucchiati
in miserevoli periferie rimanendo soli. La crisi culturale si manifesta da un
lato come una crisi di senso e dall’altro come fondamentalismo, che si esprime nelle
ramificazioni delle grandi religioni e nelle ideologie politiche. Il valore
della vita è bassissimo: il credere superstizioso “nel paradiso” fa sì che la
sofferenza, l’ingiustizia e la morte non vengano riconosciute come tali e non
abbiano il loro spazio di comprensione. Il conflitto è quotidiano e spesso
violento: genitori in lite con i figli, figli in lite con i cognati, mogli con
le suocere, nonni che non vogliono che i padri incontrino i figli, le madri che
lasciano i figli per relazioni con ragazzi più giovani. Relazioni che si alternano
come si cambia un paio di ciabatte, bambini che spariscono, forse venduti al
mercato internazionale di organi, cacciatori d’oro, abbandoni, incesti… E in
tutto questo… L’omertà del popolo per non incorrere nel pettegolezzo.
Il
maschilismo è fortissimo: le autorità proteggono e difendono il maschio. Tutto
ruota attorno agli interessi di una potente oligarchia a caccia di guadagni
immediati. I politici si scelgono in base a chi potrebbe vincere, non in base a
chi si fa carico del bene per la tutta la comunità. C’è paura di denunciare.
Perché ci si dovrebbe ribellare se poi non c’è un sistema che ti sostiene? Ciò
che chiamiamo giustizia nei nostri paesi è una giustizia formale, lenta e
costosissima, che opera lontano da luoghi come questo e non permette ai poveri,
che non conoscono i sistemi legali e non riescono a pagare avvocati competenti,
vedere garantiti i loro diritti minimi e riconoscerli come tali. Calunnie,
diffamazioni, minacce di morte sono le armi che vengono utilizzate per chiudere
la bocca a chi alza troppo la voce … Ma non si può tacere.
Mi
chiedo chi è povero. Lei, lui, o io? Loro non sanno né leggere né scrivere. Io
ho due lauree, un master e diversi corsi di perfezionamento. Ma le persone che
incontro qui sanno pescare, seminare, costruire, nuotare, leggere la natura
meglio di me. Ci sono donne giovanissime capaci di tirare su 9 figli e rimanere
bellissime. Come si misura la povertà? In intelligenza? In denaro? Forse la
povertà si misura in termini di ingiustizia. La quantità di ingiustizia che deve
vivere e sopportare una persona innocente. E quando queste ingiustizie sono
considerate normali è il peggiore dei casi. È
dunque questo che chiamano vocazione? La cosa che fai con gioia come se avessi
il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo? Se le comunità cominciassero
insieme a fare una resistenza di massa, dire NO ai “garimpo” illegali
(estrazione illegale dei minerali), allora forse smetterebbero. Lavoriamo
sull’onestà.
Questa
terra è la concreta conseguenza di ciò che ha generato la logica del
capitalismo: il lavoro è lavoro. I garimpero brasiliani cercano l’oro
illegalmente a discapito dei governi europei. I poveri vengono sfruttati a
rotazione come forza lavoro: si guadagna di più con l’oro che con la semina, ma
a discapito degli altri. Ognuno pensa al proprio interesse, non al bene per la
vita della comunità, del fiume e della foresta. Ed è anche questo il
capitalismo: l’importante è che ci sia sempre un gruppo di lavoratori attivo e
chi non ha un possedimento economico valido può soccombere perché è inutile
alla società. L’accumulo di denaro, a cui si sacrifica tutto, a cominciare da
se stessi, porta le persone a diventare sempre più insensibili nei confronti
del prossimo perché questa schiavitù
anestetizza la capacità di attenzione e compassione. E noi incontriamo queste
famiglie, inventando riti e raccontando storie di resistenza, ingiustizia e
libertà, da Gesù al Re Mida passando per fiabe africane. Siamo ridicoli? Forse.
O forse no. Partendo dalla più grande storia di ingiustizia, un innocente messo
in croce, ci diciamo che la morte non è mai l’ultima parola, e neanche
l’ingiustizia, cerchiamo di far capire che il proprio interesse personale non
può essere sempre e soltanto la cosa primaria. L’oro luccica, ma porta solo
fame.
“Parli
facile tu che sei ricco, ma io sono povera. È più importante il lavoro
dell’amore.” Ma se il lavoro non ti gratifica, se degrada la tua salute, saccheggia
la tua terra e la tua vita e se questo lavoro legittima la gerarchia e la
corruzione, non è un lavoro. È sfruttamento. È schiavitù. La convinzione che
l’unico miglioramento possibile sia quello individuale è una illusione. Il
culto della carriera, la competizione con i colleghi, la ricerca ossessiva di
gratificare i superiori ci rende divisi. E quando siamo divisi ogni nostro
diritto è sotto attacco. Il lavoro migliora l’uomo e la vita con l’aiuto
dell’altro e di una comunità, non con la corruzione e la disonestà.
Affinché
ci possa essere parità e uguaglianza, è necessaria una Legge che sia garante di
questi diritti e che venga rispettata da tutti. Se questa manca, allora
mancherà sempre la giustizia in queste case. Non è facile, soprattutto quando
si scopre che perfino le istituzioni più stimate sono corrotte, come ci
racconta Gabri Carlotti nella sua ultima lettera. Violenza che genera violenza,
morte che viene vendicata da altra morte (non ci sono statistiche affidabili
sui casi di morte violenta). Sembra proprio che tutto questo non abbia fine.
Questa
realtà ci sbatte in faccia l’effetto collaterale di questa nostra società che
ci vuole divisi, nuclei, in conflitto. Una società che ci tiene insieme con la
paura e ci dimentichiamo del valore della libertà. “Non abituatevi a tutto
questo! Non abituatevi!”… Eppure continuo ad essere fermamente convinta che
nessun potere, nessuna forza, nessuna ingiustizia può vincere sulla vitalità e
sull’amore che una persona può vivere e donare, proprio perché unica
irripetibile e capace di creatività. Queste persone non hanno potuto scegliere
certo il loro destino, il luogo del mondo in cui nascere, o la famiglia
sgangherata in cui crescere, ma possono e desiderano dare un senso alla loro
vita e alla loro morte. E noi con loro. Non
temere, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te, risuona
ancora la voce del profeta.
E
mentre ci lasciamo alle spalle il confine colombiano prendendo la rotta verso
Sant’Antonio, con un martello pneumatico di domande senza risposta nella testa,
ancora una volta guardo il cielo: e la natura parla. Vedo due arare, sono
uccelli con ali lunghe e strette che si vedono mentre si attraversa il fiume.
Sono uccelli che volano sempre in coppia. Gabri mi racconta che una volta che
si guardano, si scelgono e da quel momento volano per sempre insieme. Il loro
volo si distingue dagli altri perché tracciano traiettorie sincroniche in
parallelo. Le loro curve sono così perfette che sembrano lineari. La libertà
del volo di una comincia con la libertà del volo dell'altra. E allora la natura
risponde: sì, è possibile fare scelte coraggiose e rimanere nella semplicità.
Riconoscere il sentimento, che sia rabbia o amore, riconoscerne il valore e
scegliere che direzione darci. È possibile scegliere l’onestà e la libertà.
Condivisa.
Lo
stupore e la gioia più grandi sono proprio nel vedere la nascita di luoghi
nuovi in questa terra. Se non c’è lo spazio, lo si crea. Dove c’è una urgenza,
si risponde alla necessità. “Padre, vorremmo una chiesa in comunità!”, “Facciamola”.
“Padre, non c’è una scuola!”, “ Vi aiutiamo”. “I garimpos ormai hanno
avvelenato tutto il nostro lago”, “Avete bisogno di acqua? Vi diamo una
cisterna con depuratore per l’acqua piovana, che è sicuramente più sana di
quella del fiume”. I discorsi oggi dominanti affermano che non c’è alternativa
al capitalismo, che le utopie non hanno più senso e che la storia è arrivata al
capolinea. Sono discorsi di autogiustificazione e disperazione che infieriscono
sui poveri! Generano pessimismo e depressione. La speranza nasce quando le
vittime cominciano a parlare, ad agire, a organizzarsi per conto proprio;
quando i missionari si fanno presenti in mezzo al popolo, rinunciando ai
vantaggi della propria classe sociale, accompagnando i processi di
organizzazione, aiutando a cancellare il sentimento di incapacità; quando si
danno delle opportunità per essere un inizio nuovo. La speranza ci dà le
ragioni e la forza per decidere tra un presente imprevedibile e sofferente e un
esodo verso un futuro imprevedibile e rischioso. Vivere nella speranza ha i
suoi rischi: esige presenza, visione e intervento. Siamo attori…sociali. Camminare,
ascoltare e agire. È questo che mi insegna ancora l’Amazzonia. La fede, prima
di essere teologia, prima di essere credo e religione, prima di essere
filosofia, prima di essere cultura, prima di essere tutto quel bagaglio di
conoscenza che se fine a se stessa non serve a nulla, è incontro e presenza.
Comunità di Vista
Alegre, ultima notte in barca. Alle 4 del
mattino sentiamo dei petardi e una barca, con le sue luci abbaglianti, ci
sveglia. Ci alziamo tutti e tre per capire cosa sta succedendo. Sono arrivati
degli uomini della comunità con il materiale per costruire la chiesa. Gabri si
alza a guardare chi è: “Beh io non lavoro adesso… fanno poi loro…” e torna a
letto esausto. Prima di richiudere gli occhi mi fa “é la vita mia cara…” e
torna questo mantra. Rido. È la frase ricorrente in queste settimane. Ma ormai
non si dorme più. Non siamo allenati come gli abitanti della foresta. Ci
alziamo alle sei e riprendiamo il viaggio. Solchiamo il fiume. Alzando gli
occhi non si vede il sole, ma i suoi raggi giocano con le foglie sui rami più
alti. “Di tramonti ne vediamo tanti… ma di albe poche…”. Tainà, dice Gabri. È la parola che si grida
quando il sole sorge: vogliamo essere un mondo nuovo, né primo né terzo, un
mondo secondo e fraterno. Si, è la vita.
Anna
Chiara e Gabriel,
missionari dell’Amazzonia
Santo
Antonio do Içá, 12 maggio 2023 – mese di Maria e di tutte le mamme
La tentazione della torre di Babele
Paolo Bizzocchi Ciao a tutti e tutte, eccomi ancora da voi da Brasilia. Sinceramente è una città con la quale fatico a fraternizzare… non...

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